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Autore: Toki_Doki    24/07/2014    1 recensioni
Monica, un'italiana ventiquattrenne che si trasferisce a Londra per realizzare il suo sogno. Si imbatterà nell'attore che ha sempre desiderato incontrare e che, forse, le rovinerà la vita. Ma chi può dirlo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 06 Nessuna eccezione. Nessuna eccezione

Ero in ritardo, troppo in ritardo! Ero rimasta fino alle 3 al parco con Chris e non mi ero resa conto del tempo. Mi sbrigai a raggiungere l'appartamento per cambiarmi ed incontrare Matt. Mi vestii al volo dopo una rapida doccia ed uscii per giungere al più presto sul luogo dell'appuntamento. Arrivai affannata e accaldata per la corsa che avevo fatto dalla fermata dell'autobus, all'entrata della National Gallery. Ero davvero entusiasta di passare così quel venerdì pomeriggio.
Cercai con lo sguardo Matt e lo scorsi davanti le scale laterali a destra, che guardava l'orologio e poi la piazza. Ed ecco di nuovo i sensi di colpa. Mi rendevo perfettamente conto che non erano solo per il ritardo. Fino all'ultimo ero indecisa sull'accettare o meno la cena di Benedict, ma non me la sentivo di tradire così la fiducia del mio più che amico. Non lo meritava dopo averla riconquistata con fatica. Si comportava in modo esemplare con me, anche se a volte faceva il cretino con battute da ragazzino. Sorrisi nel ripensarle. Mi avvicinai piano piano e gli tappai gli occhi.
“Chi è?” Chiesi in falsetto facendolo ridere.
“La mia bella Monica?!” Tolsi le mani con il cuore in tumulto mentre i girava e mi lasciava un leggero bacio sulle labbra.
Una semplice domanda mi sorse spontanea: mi riteneva la sua ragazza? Non mi aveva chiesto di mettermi con lui. Insomma, le coccole che ci scambiavamo non facevano automaticamente di me la sua ragazza, giusto? Giusto? Quel pensiero mi spaventò, forse più del dovuto.
“Iniziamo il giro?”
“Non vedo l'ora.” Mi prese la mano. Ops! “Non sapevo ti piacesse venire qui.”
“Da quando sono a Londra, ci torno come minimo una volta al mese e mi dedico ad un'area alla volta. Mi sembra sempre di vedere qualcosa di nuovo o un nuovo particolare in un quadro. Sta quasi diventando il mio posto preferito.” Mi guardava con gli occhi luminosi e un gran sorriso. Era sempre solare e pieno di vita. Non come Benedict... Pensare a lui mi diede un brivido. Non potevo non accettare il suo invito. Perché ero così cocciuta da non volergliela dare vinta? Mi ero impuntata di dimostrargli che non cadono tutti ai suoi piedi e che- La mano di Matt si strinse di più sulla mia ed attirò la mia attenzione.
“Sei pensierosa. Tutto bene?” Non avevo pronunciato più una parola e mi ero persa nel mio mondo.
“Sono un po' stanca, niente di che.”
“Per fortuna che almeno il corso di Miron è sospeso!” Aveva sospeso le lezioni fino alla fine di Aprile perché aveva avuto dei problemi in famiglia. Mi dispiaceva per lui e speravo che si risolvesse tutto.
“Mi dispiace per lui. Spero stia bene.” Mi sorrise premuroso.
“Non preoccuparti, Mony.” Mi fece l'occhiolino e mi diede un bacio a stampo.
Ok, uscivamo da un mese e sempre più frequentemente. A volte passavamo un'intera giornata insieme. A volte ce ne stavamo chiusi in casa a guardare un film e a farci le coccole- non quel genere di coccole- ma quei semplici baci li sentivo diversi; lui era diverso. Sembrava più... dolce. Oddio! Si stava prendendo una bella cotta per me probabilmente. Mi lasciai distrarre dalle opere appese alle pareti e non pensai più a nulla.
Visitammo anche l'ultima ala, poi mi trascinò a sedermi su una panchina di Trafalgar Square. Mi mise un braccio intorno alla spalla e mi strinse a lui. Perché mi sentivo così a disagio nonostante succedesse di continuo?
“Dove ti va di cenare oggi?” Al Paradise pensai istintivamente e mi si formò un nodo in gola. Dovevo andarci; volevo andarci; volevo vederlo. Guardai l'ora e, per fortuna erano ancora le 7.10 e avrei fatto in tempo a raggiungerlo.
“P-pensavo...” Cosa? Se gli avessi detto di voler cenare a casa da sola, avrei fatto una pessima figura! “Ho detto a Chris che avrei cenato con lui.” Rimase sorpreso.
“Non immaginavi che il mio invito includesse la cena?” Certo che lo immaginavo, visto che era sempre così.
“E' il mio unico amico ed ha bisogno di me.” Abbassai gli occhi sulle scarpe.
“Non devo esserne geloso, vero?” Geloso? Oh cielo! Aveva delle aspettative che avrei deluso.
“No.” Iniziavo ad avere paura. Per quanto Matt mi piacesse, non avevo mai pensato di mettermi con lui. Non prima di un paio di mesi almeno! La mia vita era un casino; non sapevo neanche quando sarei rientrata a Roma e cosa mi avrebbe portato l'aver accettato di lavorare per la rivista X. Non potevo avere un ragazzo, qualcuno da sostenere e da amare e-
“Tutto bene?” Mi chiese allarmato. Non mi ero resa conto di essere entrata in iperventilazione.
“Scusa.” Mi strinse la mano e si alzò.
“Ti accompagno a casa.” Lo ringraziai e mi lasciai guidare fino all'appartamento.
Come una deficiente, mi venne spontaneo invitarlo a salire. Per fortuna non accettò facendomi notare che avrei fatto aspettare troppo Chris per la cena. Ero una merda. Una merda liquida. Me lo ripetevo mentre tiravo su la lampo laterale del vestito rosso che avevo scelto. Indossai anche le scarpe e passai al trucco; un trucco leggero, una spazzolata ai capelli ed ero pronta. E terribilmente in ansia.
Presi un taxi per arrivare con meno ritardo possibile visto che erano passate le 8 da un pezzo. Sperai con tutta me stessa che non se ne fosse già andato. Lasciai la mancia al tassista e mi avvicinai all'entrata. Presi un bel respiro e feci per aprire la porta, ma qualcuno mi anticipò dall'interno. Mi ritrovai davanti lui che mi guardò sbalordito, come fossi un'apparizione o una visione nel deserto. Il mio cuore ormai era abituato a fare capriole, salti mortali, wrestling. Come faceva a dimenarsi e a dare così tanto fastidio?
“Salve.” Salve? Davvero? Cervello mio, già mi abbandoni?
“Salve.” Mi sorrise dolcemente. Ora anche le gambe avevano deciso di darmi il ben servito iniziando a tremare.
Si scansò di lato e, continuando a tenere la porta aperta, mi fece entrare. Il locale era davvero carino, anche se le foto che avevo trovato su Google non gli rendevano giustizia. Si avvicinò al caposala e gli disse qualcosa; sembrava lievemente in imbarazzo. Forse se ne era appena andato con chissà quale scusa e ora voleva di nuovo il tavolo. Mi sentii in colpa e all'improvviso un'immagine si impossessò della mia mente: lui, da solo al tavolo, ad aspettarmi senza sapere se fossi andata; a rimandare indietro il cameriere per non ordinare perché non c'ero ancora. Chissà come si era sentito in quei 40 minuti. Lo guardai dispiaciuta mentre mi faceva strada al tavolo; per fortuna era di spalle- e che spalle!- e non poté notarlo. Come non poté notare il sospiro che mi scappò mentre guardavo la sua schiena. Mi scansò la sedia e mi fece accomodare.
La candela al centro del tavolo era consumata e la cera stava ancora colando. Sentii una stretta allo stomaco.
“Per fortuna non hanno subito occupato il nostro tavolo.” Nostro? Mi mancò il respiro per un attimo.
Sorrisi appena in completo imbarazzo. Non potevo comportarmi così tutta la sera: era la mia occasione cavolo! Ci si avvicinò un cameriere chiaramente spazientito che chiese a Benedict se finalmente era pronto per poter ordinare.
“E' stata colpa mia! Sono arrivata in ritardo.” Lo giustificai alle velate accuse del cameriere, che rimase un attimo sulle sue e poi tirò fuori il palmare.
Presi velocemente il menu e con una rapida occhiata decisi che prendere ma feci parlare prima lui.
“Prendiamo l'antipasto, ti va?” Mi chiese sorridente ed annuì. “Due antipasti, una bottiglia di vino e una d'acqua liscia.”
Il cameriere gli consigliò qualche vino e si fidò del suo giudizio facendo decidere lui. Ordinammo anche la seconda portata e il cameriere ci lasciò soli.
Iniziai a stritolare la tovaglia che scendeva e si posava quasi sulle mie gambe.
“Come è andato il lavoro?” Chiese ridacchiando.
“Bene. Non c'era molta gente oggi. Mi sono persino annoiata.”
“Devo tornare più spesso allora.” Sembrava divertito.
Dopo qualche istante di silenzio mi feci coraggio.
“Posso chiederti una cosa?”
“Tecnicamente l'hai già fatto!” Pignolo!
“Altre due?” Rimase spiazzato e un po' deluso. Di sicuro si aspettava che gli chiedessi un'altra domanda rispondendomi che anche quella l'avevo tecnicamente già fatta. Fregato!
“Mi sorprendi, lo sai?” Sorrisi, col cuore che iniziava già a dare di matto. Il cameriere- da dove era sbucato?- ci lasciò le bevande ed il cestino del pane e si defilò.
“Chiedi pure: ti sei meritata la mia risposta.” Mi schiarii la voce.
“Cosa leggevi in caffetteria? E' per un nuovo film?”
Fece no con la testa. “Una serie, per BBC Two.”
Rimasi felicemente sorpresa.
“Aaah! Riccardo III!” Forse ero stata troppo entusiasta. “Ti hanno già dato la sceneggiatura? ” Mi illuminai. “Quando inizierete a girare se dovrà andare in onda nel 2015?” Mi guardò divertito.
“Sei sempre ben informata, eh?!” Cioccata! Iniziai a giocare con i capelli... oh no! Poteva pensare fosse una mossa di seduzione! Seducente io?! Quasi scoppiai a ridere. Mi schiarii la voce e cercai di salvarmi.
“Mi piaci.” Si fece serio. “Intendevo dal punto di vista lavorativo. Sei un eccellente attore.” Per l'amor del cielo: TACI! Mi rimproverai in un altro monologo interiore.
Poggiò il gomito sul tavolo e il mento sulla mano: mi stava studiando come fossi una cavia da laboratorio o una scimmia allo zoo? Iniziai a sentirmi a disagio e ad innervosirmi. Come facevo a voler passare del tempo con lui se mi sentivo così?
“M-mi metti a disagio se mi guardi in quel modo...”
“Che modo?” Come se non lo sapesse!
“Curioso. Come fossi una scimmietta allo zoo.” Oddio, non potevo essermi paragonata ad una scimmia! Non con Benedict! Immaginai di sbattere con violenza la fronte contro lo spigolo del tavolo.
“Mi dispiace, scusami.” Se lo diceva con quel tono e con quel sorriso strafottente, di certo non potevo credere che fosse dispiaciuto sul serio!
Prese una fetta di formaggio e la mangiò. Un attimo: fermi tutti! Abbassai gli occhi e trovai il piatto con l'antipasto, poi guardai il suo con già qualcosa in meno. Da dove diamine erano usciti fuori? Ce li aveva portati un ninja?
“Eri troppo impegnata a guardarmi.” Mi sentii avvampare.
“Che?!” Ma come diavolo...?!?!?
“Non ti sei accorta di quando ce li ha portati perché eri persa nei miei occhi.” Oh Cielo!
Presi la forchetta e iniziai a mangiare senza dire nulla e senza azzardarmi a guardarlo, poi non resistetti e lo fissai mentre si puliva il lato della bocca con il tovagliolo. Aveva l'aria scocciata: grandioso! Sbuffai appena.
“Scusami, ma non puoi pretendere che io non reagisca in quel modo dopo essermi sent-” Mi interruppe.
“Lo so.” Posò lo sguardo nel mio; sembrava dispiaciuto sul serio. Pregai con tutte le mie forze che non accadesse più nulle di imbarazzante.
Arrivò il cameriere a portar via i piatti e riempì i nostri bicchieri di vino. A me il vino non piaceva. Perfetto. Inutile dire che il mio cervello aveva iniziato a formulare mille discorsi su come evitare di ubriacarsi o di bere qualcosa che non riuscivo neanche ad assaggiare. Poi mi insinuò altri dubbi: se avesse pensato che fossi una ragazzina perché non apprezzavo un buon vino? Beh, a quel punto erano problemi suoi visto che la maturità di cer-
“Se non vuoi, non berlo.” Innanzitutto un grazie per aver interrotto il flusso assurdo dei miei pensieri, e poi... perché mi capiva sempre? Era frustrante!
“Il vino non mi piace.”
“Vogliamo ordinare altro oltre la bottiglia d'acqua?” Perché ero così stupida da sentirmi ridicola a bere aranciata?
“L'acqua va benissimo.” Sorriso tirato e occhi in giro per il locale: ero pessima.
A dimostrazione che andava bene, ne presi un sorso e lanciai una maledizione al cameriere che era tornato con il primo. L'ho già detto che lo stavo odiando? Prima che se ne andasse, gli ordinò una lattina di aranciata. Sgranai leggermente gli occhi. Leggeva nel pensiero? Aveva acquisito poteri extrasensoriali? Quando incontrò la mia espressione sorpresa, si imbarazzò. Benedict si imbarazzò.
“Perché quella faccia?” Chiesi divertita. I ruoli si stavano invertendo! Scrollò la testa e distolse lo sguardo. Poggiai il gomito sul tavolo e il mento sulla mano, imitando ciò che aveva fatto lui, ed iniziai a guardarlo incuriosita. Sospirò e decise di rispondere alla mia domanda:
“Ti ho visto bere una lattina di aranciata una volta; me ne sono ricordato e te ne ho ordinata una.” Mi si bloccò il cuore e il respiro.
“Non c'è nulla di male ad avere una memoria di ferro.” O forse ciò che lo imbarazzava era quando o come mi avesse visto. Anche perché ricordo ogni dettaglio delle poche volte in cui ci eravamo incontrati e l'aranciata non compariva. Ora, avevo due opzioni: chiedere o lasciar correre.
“Hai deciso se accettare il lavoro alla rivista X?” Se ne uscì dal nulla spiazzandomi. Per tenermi occupata, aprii la lattina appena portata e me ne versai un bicchiere. Quasi lo bevvi tutto d'un fiato.
“Che ne sai di quel lavoro?”
“Ho i miei informatori.” Il Signor Miron, ovvio! Alzai gli occhi al cielo sbuffando.
“E' inquietante lo sai?” Lo guardai di sottecchi: stava sorridendo divertito.
Passammo il resto della serata parlando della redazione di quella rivista; delle foto che avevo già fatto per tre servizi e del fatto che forse sarei partita 15 giorni in Agosto per occuparmi di un servizio sulle principali capitali Europee.
Durante quell'ora e mezza mi aprii totalmente, su tutto: la mia famiglia; la mia città natale; i miei amici; la mia ex scuola superiore; il mio primo lavoro da barista e i miei amori. Ecco, quell'argomento lo evitai con cura rispondendo in modo vago e cioè: sono stata con uno per un anno, poi ha fatto lo stronzo e tanti saluti.
Mi chiese, a quel punto, come andassero qui le cose da quel punto di vista. Scattai subito sulla difensiva e risposi semplicemente che non lo sapevo neanch'io. Una risposta che avrebbe potuto interpretare come voleva, ed era proprio quello il mio scopo.
Dopo il dolce lasciammo il ristorante esasperati dalle occhiatacce del cameriere che evidentemente non veda l'ora che le ultime coppie sbolognassero. Ultime coppie? Mi prese un colpo solo a pensarci.
“Ti accompagno a casa.” Perché mi suonò come una domanda? Feci solo sì con la testa ed aspettai che si dirigesse alla macchina. Camminavamo da 5 minuti buoni ma della sua auto non c'era traccia. Mi guardò sorridendo e rispose ai miei dubbi, che di certo lesse sul mio viso.
“Non ci vuole molto a piedi. Ci facciamo una passeggiata.” Tanto i tacchi 12 ce li avevo io! Però ero contenta della mia scelta perché con quelle scarpe eravamo spalla a spalla e mi faceva sentire più sicura non doverlo guardare dal basso. Mi sorrise e piegò il braccio per permettermi di appoggiarmi a lui; un semplice gesto che mi mandò in tilt. Poggiai la mano delicatamente, cercando di non stritolarlo visto che avevo voglia di stringerlo forte per paura che fosse un sogno o che scappasse da un momento all'altro.
Passeggiammo in silenzio fino a casa mia; ogni tanto aveva alzato la testa per guardare le stelle, io invece ero concentrata sul battito irregolare del mio cuore. Arrivati al portone, presi le chiavi ed iniziarono i dubbi: invitarlo a salire o non invitarlo?
“Grazie per la bella serata.” Lui ringraziava me?
“Grazie a te.” Mi morsi un labbro e distolsi lo sguardo. “Grazie anche per avermi aspettata.” Mi afferrò il mento e riportò i miei occhi nei suoi.
“Grazie per aver scelto me.” Si avvicinò e mi lasciò un bacio... sulla fronte! Non che non mi provocò un turbamento sentire le sue labbra e il suo profumo, ma quelle labbra avrei voluto sentirle sulle mie.
“Buona notte Benedict.” Sussurrai.
“Buona notte.” Aprii il portone e mi voltai a sorridergli; fece lo stesso e si allontanò. Ma volevo davvero che si allontanasse? No: Avrei voluto abbracciarlo da dietro per non incontrare i suoi occhi che mi avrebbero tolto ogni coraggio, e avrei voluto invitarlo in casa. Ma non ero così, non al primo appuntamento.
Nessuna eccezione. Nessuna. Neanche per Benedict Cumberbatch. Neanche per il mio sogno proibito.




N.d.a.
Eccomi col nuovo capitolo!! Scusate se vi ho fatto aspettare più del dovuto ma sono stata impegnata con la storia che sto scrivendo a 4 mani con mia cugina e che vorremmo tentare di far pubblicare :3
Avrei voluto mettere questo capitolo il 19 Luglio (per ovvi motivi :P) ma non ce l'ho fatta visto che non ero a casa >.<
Godetevi la lettura e grazie a chi recensirà e leggerà ♥
   
 
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