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Autore: Mushroom    24/07/2014    9 recensioni
Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the fire'
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Titolo: After the fire (I'll be with you)
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Words: 4031/36k+ 
Genere: Generale, Romantico
Rating: PG-13
Warnings: AU, fluff, (sorta, diciamo che di tanto in tanto degenera in) (credo) monologo interiore, mention of past codependency, mention of (past) drugs abuse, rescue of kittens, cliché, un numero esorbitante di riferimenti al canone più o meno palesi e un numero esorbitante di richiami a Mistery Spot più o meno palesi, ooc-ismi, Dean Winchester è una ragazzina, Dean Winchester ha sul serio lavorato su se stesso, maltrattamento di fiori

Prompt: Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean. (Lasciato dalla bellissima Noruwei)
Chapter: 6/?

Note: Aggiorno in mega ritardo causa problemi con il pc - è finito in assistenza per problemi di driver, quindi mi sono dovuta arrangiare tra uno smarphone e un guardare orange is the new black sul suddetto smartphone per occupare il tempo. Anyway, sono una bruttissima persona e non ho ancora risposto alle recensioni, ma stasera prometto che avrete tutte le mie risposte /o\ vi darò biscotti extra per chiedere scusa. 

Partecipa all'iniziativa Chapters Challenge @fiumidiparole 

VI

«Ho rivisto mio fratello» esordisce Cas, vede le sue spalle guizzare mentre si toglie il trench coat «Per questo non ho risposto»

Dean non ha ancora i pantaloni addosso. Sembra un dettaglio molto rilevante, mentre Cas poggia il suo trench sulla sedia. Vorrebbe dire figurati, amico e cosa vuoi che sia e grazie per essere qui, ma in fondo non sono cose che si dicono quando non si hanno i pantaloni, si perde credibilità. E magari Castiel può essere quel Dottore che gioca con i suoi pazienti e fa turni extra solo perché vuole farli e non ruba asciugamani dagli hotel perché non si ruba, e sa poco della sua famiglia – che Castiel è cresciuto senza un padre, che suo fratello si è preso cura di lui, che è stato educato in una certa maniera, in un mondo in cui tutto deve essere in ordine. Poi ovviamente, siccome Castiel è un po' un cazzone, anche se lo nasconde bene o finge di non esserlo, se ne va in giro con una cravatta storta, e i polpastrelli di Dean fremono per toglierla –– no, raddrizzarla, Dean vuole raddrizzarla.

«Riunione di famiglia?»

Castiel sorride. Il tono ironico non gli è sfuggito «Michael... non è una persona facile, ama il controllo»

Dean rilassa le spalle – davvero, pantaloni, ora –e sbuffa e sul serio, tra tutte le cose devono parlare di controllo, Castiel deve avere un fratello maggiore che ama il controllo. Dio si sta divertendo un mondo, vero? «Così non lo fai sembrare meglio»

Castiel guarda Dean per un attimo, sbatte le palpebre «Non è una cattiva persona»

Anche Sam non è una cattiva persona, si ritrova a pensare; questo non significa che non si sia comportato in modo merdoso, all'occasione. Poi Cas si siede, aspetta che Dean prepari la colazione – gli da' le spalle, lo ascolta parlare del convegno, di cose che ha fatto e persone che ha rivisto. Di uno che ha un nome tipo Balthazar – Castiel sorride, nominandolo, Dean si irrita un po' perché Cas sorride raramente in quel modo e se lo fa per uno che si chiama Balthazar forse un motivo c'è.

«Comunque siete okay?» Dean non ci ragiona troppo, gli esce mentre cerca di girare un pancake «Tu e i tuoi fratelli, intendo»

Castiel sembra pensarci. Lo vede con la coda dell'occhio slacciarsi i polsini della camicia, stirare le labbra, e forse doveva starsene zitto e non chiedere niente, perché le persone non se ne vanno in giro a chiedere delle famiglie degli altri. E Cas ha un rapporto complicato con la sua. Cristo santo, Dean stesso ha un rapporto complicato con la sua, di famiglia. In realtà, lui con la sua famiglia non ci parla affatto, il che è anche peggio «Ci vediamo un paio di volte l'anno. Gabriel di solito si fa vivo per il ringraziamento, guardiamo la partita in tv e mangiamo tacchino»

Per qualche motivo, l'immagine lo fa sorridere. Quindi Cas fa cose da persone comuni. Mangia il tacchino. Festeggia il ringraziamento. Una parte di lui era convinta che, non so, andasse a servire alla mensa dei poveri o cenasse con i bambini in ospedale. Secondo quanto ne dice Meg – deve essere davvero andato, per ascoltare Meg – Cas ha fatto cose come servire alla mensa dei poveri.

«Lo scorso natale ha tentato di far venire a casa delle spogliarelliste»

Dean quasi si soffoca con la sua stessa saliva e oh merda il pancake è bruciato, grandioso, e «Che cosa?»

«Non ha funzionato. Le spogliarelliste erano tutte prenotate»

Si prende un lungo, imbarazzante momento per voltarsi e chiedere silenziosamente se stia scherzando, ma Castiel è mortalmente serio. Dean si schiarisce la gola. Sam non gli ha mai permesso di prenotare delle spogliarelliste – non si è mai saputo divertire, l'idiota.

«Michael è più complesso, non parliamo spesso. Non parliamo affatto, in realtà» si ferma, sovrappensiero, poi alza il capo, fissando Dean con qualcosa che si scioglie negli occhi, acquistando una nuova sfumatura di blu, e inizia a frugare nella tasca come se stesse cercando qualcosa. Dice: «Dammi una mano» e inizialmente Dean non capisce e fa un passo in avanti, verso di lui, e si chiede se voglia una mano nel cercare nei pantaloni, cosa che non ha bisogno della mente di Dean Winchester per essere un doppiosenso, okay? Solo che, insomma, è proprio come è formulata la frase, è formulata male – e Castiel sbuffa, afferrandogli il polso e il cuore di Dean si ferma mentre gli apre il palmo, con gentilezza «Rimani così»

Ubbidisce senza neanche pensarci. Castiel torna a frugare nella tasca. Gli sorride, posando qualcosa sulla sua mano.

Un cioccolatino.

«L'ho preso» mormora, come se fosse un segreto tra di loro, qualcosa di stupido come rubare un dannato cioccolatino che non andava rubato; e Castiel sembra un po' più giovane visto così, tutto serio e circospetto per un cioccolatino di un hotel, e Dean si ritrova a fissarlo e ripetere solo «L'hai preso» stringendo la mano. Quindi dice «Mio fratello si laurea» con un filo di voce. Ormai ha rinunciato agli stupidi pancakes e al tenere la sua vita per sé. Fa un passo indietro.

Castiel aggrotta la fronte «Non lo stai dicendo come se fosse una cosa bella»

Silenzio. Dean si volta, si passa una mano sulla faccia. Sente lo sguardo di Castiel sulla pelle e sa che dovrebbe aggiungere qualcosa, non si iniziano i discorsi per lasciargli a metà. Quindi «Sai cosa? So che ho un gran bel culo, però non dovresti fissarlo in quel modo. Sai come mettere le persone a disagio»

__

Nei giorni successivi, Ellen – e poi Jo e poi Bobby, grazie tante per la solidarietà – chiamano in successione per informarlo che non hanno nessuna intenzione di accettare la decisione di Dean di non andare, perché a quanto pare non è affatto un adulto e non ha diritto di fare ciò che gli pare. L'ultima volta che ha controllato, l'America era un paese libero.

Quindi evita l'ufficio di Bobby, passa la giornata accettando di occuparsi più o meno di tutte le chiamate che ricevono in caserma – sì, anche quella del gatto, e Benny ride da quando Dean si è arrampicato per recuperare quella specie di bestia del cacchio che gli ha a) graffiato la guancia e b) fatto starnutire fino a sera, perché i peli di gatto sono ancora più subdoli dei loro proprietari e rimangono addosso qualsiasi cosa tu faccia (tranne con la doccia, la doccia funziona più che bene) – e infine stacca il cellulare, per poi sentirsi irrimediabilmente in colpa per averlo fatto e riaccenderlo, trovare tre chiamate di Ellen e sentirsi irrimediabilmente male per averlo riacceso.

C'è anche un messaggio di Charlie. Charlie che non sente da almeno una settimana perché troppo impegnato con i suoi casini. Quella Charlie. Per un attimo sente il senso di colpa serrargli la gola – è un egoista, un amico egoista che non si può permettere di trattare così gli altri – poi vede il messaggio e la terra ritorna a girare nel verso giusto e smette di sentirsi in colpa – sul serio, Charlie, sul serio?

Andrai alla laurea di Sam, vero?

Fissa lo schermo. Si sente tradito.

No

Risposta, quasi immediata: “Io ci sarò. Quindi vedi di venire

Dean inizia a valutare l'idea di trovarsi in un universo parallelo in cui la parola no ha un altro significato a lui del tutto sconosciuto.

«Cas dice che guardi Dr. Sexy» Meg ovviamente se ne frega del cazzo di dolore esistenziale di Dean, perché Meg non possiede neanche un briciolo di compassione e questo la dice lunga sul mestiere che si è scelta «Spiegami: è per le OST melodrammatiche o per gli stivali da cowboy e il tuo kink per i Dottori?»

Dean non sa come diavolo Cas sia arrivato a parlare di Doctor Sexy con Meg – che poi non ha mai detto di essere fan, è solo capitato che trovasse i suoi cofanetti delle stagioni e non facesse domande. «Non ho un kink per i Dottori» borbotta, suonando sulla difensiva perché non è mai stato bravo a nascondere queste cose.

«Quindi il kink è limitato a quest'ospedale?»

Apre e chiude la bocca. «'Fanculo»

«Volentieri» Meg sogghigna – probabilmente si diverte a molestarlo verbalmente – e Dean alza gli occhi al cielo, inizia a pensare di aver a che fare con una bambina. E di averne abbastanza. Può andare oltre il telefono che vibra – porca puttana, ancora Ellen? Sul serio? Una persona non può avere un po' di pace, no, vero, proprio no – e i gatti, anche se odia i gatti e odia Meg, ma non può andare oltre Doctor sexy. Un uomo deve avere le sue priorità.

Castiel arriva qualche minuto dopo, Dean ha addosso il suo forzatissimo sorriso da non ho idea di cosa stia succedendo, Meg non mi ha appena mandato a 'fanculo chiedendomi preferissi essere accompagnato da te, in quel culo, e non ho affatto un kink per i Dottori – e Meg ride, perché è un demone e all'inferno deve avere una stanza tutta per sé o qualcosa del genere.

«Hai un graffio sulla guancia» commenta Cas, stringendo gli occhi, perché non può dire ciao come tutte le persone normali. Dean allarga il sorriso, passando da forzato a imbranato, e trova che ci sia qualcosa di agghiacciante nel modo in cui lo sta fissando e non ha molto tempo per dirsi che sì, è Cas, lui fa la cosa di fissare in modo agghiacciante, prima che senta il suo pollice accarezzare il taglio e Meg dire «Attento, Clarence, Dean ha una cosa per i Dottori»

__

«Un gatto» Castiel stacca le labbra dalla bottiglia, deglutendo «Sei stato aggredito da un gatto»

Dean annuisce, prende un sorso di birra «Mai fidarsi dei gatti»

Castiel sbatte le palpebre sorpreso, sistemando la schiena contro il divano, facendo sfiorare le loro spalle. L'idea che un gatto possa essere tanto irriconoscente da graffiare il suo salvatore sembra metterlo in crisi. Contempla davanti a sé per un lungo istante, Dean prende un altro sorso e guardicchia la tv, lanciando di tanto in tanto uno sguardo al suo fianco per essere certo che Cas sia ancora lì con lui. A un certo punto, se ne esce fuori con «Quindi i vigili del fuoco salvano sul serio i gatti». Si volta, serio in volto, facendogli sbucare un sorriso perché Dean è stanco e il suo telefono continua a vibrare e Cas dice certe cose come se fossero un punto essenziale della sua esistenza.

«Qualche volta. Solo quando sono abbastanza stupidi da salire e non ricordarsi come scendere»

Castiel sbatte le palpebre «Come possono dimenticarsi come scendere?»

Per un attimo Dean ammutolisce. Che cazzo ne può sapere di gatti, li odia, lo fanno starnutire e gli gonfiano gli occhi; però a quanto pare quella è una domanda seria «Forse hanno paura di cadere» borbotta, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Cas «Tipo con gli aeroplani. Quando ci sali hai sempre paura di cadere»

«Gli aeroplani sono più sicuri delle automobili, Dean» può letteralmente sentire Castiel roteare gli occhi.

«Stronzate. Solo perché ci sono più auto che aerei, e allora logico che ci siano più incidenti automobilistici, no?» e davvero, Dean preferirebbe farsi tutti gli stati uniti guidando l'Impala che salire su un aereo.

C'è un attimo di pausa, in cui si sorprende quando Castiel aggiunge «Cadere mi sembra una paura accettabile» e per un po' entrambi non dicono niente, stanno solo lì a aspettare il fattorino della pizza, mentre Cas si guarda intorno come fa sempre quando è nel suo appartamento e Dean prega che non individui la sua collezione di porno, che forse potrebbe tenere sotto il letto come ogni buon adolescente – anche se non è un adolescente, okay – ma che ha invece catalogato in ordine alfabetico e messo dentro a una scatola nella libreria. Che poi che gliene frega, in fondo, Castiel avrà i suoi porno a casa – con il dettaglio che la sua casa è bruciata, e magari lo sono anche i suoi porno, ma il punto è che li avrà avuti. Comunque a un certo punto smette di fregargliene dei porno – sono uomini adulti, Cristo – e Cas ha i bottoni della camicia sbottonati, la cravatta che è stata infilata nelle tasche del trench coat quando sono arrivati, e si distrae un attimo e si accorge di star fissando solo quando Castiel interrompe il silenzio.

«Ho trovato un nuovo appartamento»

Dean alza gli occhi, la sua eloquentissima risposta è un «Uhm?». Probabilmente ha davvero bisogno di farsi una dormita.

«Dobbiamo comprare un microonde»

Dean sogghigna «Quando vuoi» e sente Castiel muoversi, il calore del suo corpo farsi più vicino. Mette nella lista di cose da fare comprare un microonde, e poi si chiede quanto Meg lo sputtanerà per aver promesso una cosa simile. Non gli importa che sia amica di Castiel – o qualsiasi altra cosa. In effetti non si è mai posto la domanda. Castiel ha solo detto che una volta hanno spostato dei mobili. Se significa che hanno scopato, è una pessima similitudine. E Dean è Dean, e l'immagine di Cas sudato e ansante e col viso rosso e le labbra di Dean sul suo cazzo è troppo forte per non farlo saltare, per non costringerlo a cambiare posizione e bere ancora e poi ancora perché adesso ha la bocca secca e fa fatica a deglutire e Meg è una stronza, si sbaglia, non sono i Dottori, col cazzo che ha questi pensieri sul Dottor Sexy (al massimo, in quel caso, è Dean quello a cui viene succhiato, grazie tante).

«Dean?»

Adesso non ha più il cuore in una posizione anatomica accettabile. «Uhm

Castiel lo guarda.

«Sono stanco» Dean se ne esce con la scusa migliore che gli venga in mente, annaspando, chiudendo gli occhi e sperando che il viso smetta di andargli a fuoco «Ho salvato un gatto, oggi, e sono riuscito ad evitare che Bobby continuasse a parlami di Sam»

«Dean?»

Oh.

«Chi è Sam?»

Cazzo.

(Cazzo Cazzo Cazzo)

«Mio fratello»

C'è stato un tempo in cui Dean avrebbe venduto l'anima al diavolo, prima di lasciarsi sfuggire quelle parole. Però era lo stesso tempo in cui aveva problemi ad ammettere di avere un fratello, in cui credeva di aver fallito come persona perché non era riuscito a tenere Sam lontano dall'autodistruzione. «È per la cosa della laurea»

Silenzio.

«Credi ancora che non sia una bella cosa?»

E sì, certo che è una cosa bella. Il problema non è quello. «Vogliono che – insomma, quella che sarebbe la mia specie di famiglia vuole che vada da lui, per, sai, sì, la cerimonia» tiene gli occhi chiusi, ha paura di vedere quello che c'è sul viso di Castiel, paura che in fondo scopra che questo lato di Dean – quello codardo che ha paura di suo fratello – non gli piaccia. «E non voglio»

«Oh» Castiel prende un piccolo respiro «Non dovresti lasciare che ti facciano pressioni» risponde, con cautela, come se avere ricevuto pressioni dalla sua famiglia tutta la vita non fosse abbastanza da permettergli di dire qualcosa in più. Dean alza gli occhi, qualcosa che gli si annoda in gola pensando che è Cas, che in fondo prima o poi quelle cose le avrebbe scoperte da solo. E quindi aggiunge, piano «Non so che cosa fare» perché è vero, perché ha paura di pensare a Sam, di volerlo rivedere, di scoprire che è cambiato sul serio, che quello che Bobby e Ellen e Jo continuano a ripetere su suo fratello sia vero – che ora sia pulito e sano e felice. Dean ha paura di scoprire che sia lui, a non essere mai cambiato. Di essere ancora dipendente da Sam come Sam è dipendente da l'eroina.

La cosa più triste è che Sam è la sua unica famiglia, ma che in realtà essere legati in quel modo – in cui Dean non poteva essere Dean se non c'era Sam, non poteva essere niente se non c'era Sam – non gli ha mai resi una vera famiglia.

«Il pensiero di non andarci mi fa sentire peggio dell'andarci sul serio. Mi fa sentire una cattiva persona» Dean lo dice avvertendo un vuoto allo stomaco. Si sente una grande ragazzina, al di là della paura e di quello che è stato con Sam e di quanto fosse sbagliato quello che era con Sam – al di là di questo, Sam è suo fratello.

Castiel lo guarda, pacato, questa cosa minuscola che scioglie il blu dei suoi occhi, come se Dean avesse detto la cosa giusta e come se sapesse esattamente che l'avrebbe fatto. A volte si chiede dove Castiel trovi quella fiducia in lui. «E tu non sei una cattiva persona»

Non è una domanda. Dean alza gli occhi «Non posso affrontarlo da solo» deglutisce, stringendo le dita intorno alla birra.

Si sente uno sbuffo «Sì, puoi»

«Non voglio affrontarlo da solo»

Il campanello suona. Castiel si muove verso di lui, sporgendosi in avanti, gli occhi appena socchiusi. Questa volta ha lo sguardo serio. Sta usando la sua vera serietà, quella pratica e sincera e che deve vestire ogni giorno mentre lavora, quella che Dean immagina che abbia, quella che gli ha visto addosso, spiandolo per i corridoi in una di quelle numerosissime volte in cui si è recato in reparto con una dannatissima scusa, perché non riusciva a prendere il telefono e chiamare «Vengo con te» decide, piano.

Dean lo guarda. Il campanello continua a suonare.

__

Chiedere un permesso di tre giorni per la laurea del tuo dannatissimo fratellino minore con cui non parli da sei anni può essere solo peggio del chiedere a Bobby un permesso di tre giorni per la laurea del fratellino con cui non parli da sei anni. Ma sono cose che succedono, quando il permesso lo devi chiedere al tuo capo e quando il tuo capo è, oh, ma guarda, Bobby.

Bobby alza entrambe le sopracciglia, sembrando estremamente divertito oltre il suo berretto da baseball «Hai cambiato idea?»

Dean probabilmente non da' mostra della sua espressione più intelligente «Sì, e allora?»

Bobby stringe gli occhi come se non ci credesse, schiarendosi la gola e sistemando il berretto. Fa bene a non crederci, neanche Dean vuole crederci. «Sono fiero di te, ragazzo»

Questa è una di quelle stupidissime cose che Dean non si aspetta, che lo fanno irrigidire, non è come se qualcuno gli avesse mai detto di essere fiero di lui, come se Dean si senta fiero di se stesso o si sia mai sentito fiero di se stesso. Bobby mette su una faccia alla cosa hai da guardare?, che lo mette ancora più a disagio – disagio sul serio, non disagio alla lavata di capo – e lo fa sembrare un ragazzino. Bobby sbuffa, gonfiando le guance «Idiota» e «Via da questo ufficio, prima che me ne penta».

Si scopre che Bobby, comunque, deve aiutare Ellen con la cerimonia. Hanno intenzione di organizzarla in una specie di giardino – Dio, questo deve essere Sam, è una cosa troppo da ragazzina per essere di qualsiasi altra persona – e deve aiutare con dei gazebo, o cose simili; e col catering, anche se dubita che Ellen sia così sconsiderata dal lasciare che Bobby pensi anche solo di poter provare ad avvicinarsi al cibo.

«Perché rispondere ad almeno una chiamata era troppo, vero?»

Dean alza gli occhi al cielo, stringendo il telefono «Sono stato impegnato» serra le labbra e butta giù un «Ho deciso di venire» tutto d'un fiato. C'è un lungo silenzio dall'altra parte del telefono. Si chiede se quello sia davvero sufficiente a zittire Ellen.

«Mi sembra ovvio che lo farai» Ellen non sembra impressionata; sembra solo infastidita, come se non avesse mai preso in considerazione il fatto che Dean potesse non venire e ora gli stesse solo facendo perdere tempo «Avrei preso a calci il tuo culo dal Nebraska fino alla California, se non l'avessi fatto»

«E porto una persona»

Doveva proprio dirlo in quel modo, vero? Ellen si ferma, può vederla posare qualsiasi cosa abbia in mano, qualsiasi cosa stia facendo alla roadhouse, e prendere un profondo respiro «Dean Winchester, hai intenzione di portare una delle tue puttanelle alla laurea di tuo fratello?»

E questo è più o meno quello che fa precipitare la conversazione. Prima di tutto perché Dean non è mai uscito con puttanelle – okay, magari un paio di loro lo erano – e poi perché deve spiegare per almeno dieci fottutissimi minuti perché non c'è nessuna possibilità che Castiel sia una cosa del genere.

Quando chiude la chiamata, Kevin lo sta fissando «Porti Castiel alla laurea di tuo fratello?»

Dean apre e chiude la bocca. Perché lo dice in quel modo? Perché lo dice come se fosse rilevante? E poi lui non porta nessuno, è Cas che vuole venire di sua spontanea volontà. Kevin mette su un sorriso, uno furbo che non gli piace e gli mette la pelle d'oca – è un ragazzino, non dovrebbe sorridere in quel modo, quello è un sorriso alla Meg «Dio, amico, sono così felice per voi»

__

A Benny non sembra importare quello che Dean ha da dire. In realtà, a nessuno sembra importare quello che Dean ha da dire, e i successivi due giorni sono un susseguirsi di scambi di battute e auguri e Garth gli batte il cinque con la faccia di chi sa esattamente per cosa stia battendo il cinque.

«Come può Garth conoscere Cas?»

Benny lo guarda come se fosse evidente «Non lo conosce» dice, e prima che Dean possa aggiungere altro «Ma non è come se la voce non si sia sparsa, capisci?»

No, Dean non capisce, non capisce affatto. Passa tutto il pomeriggio stando dietro a fascicoli di vecchi casi, sentendo gli occhi addosso e trovando decisamente terrificante il modo in cui Kevin continua a ripetergli quanto sia felice. Ash addirittura gli fa un occhiolino. Dean scappa prima di uccidere qualcuno; o di vomitare.

Il giorno dopo, Ellen lo sveglia per dirgli di aver comprato i biglietti aerei. Sotto testo: sei fregato. È tutto nella sua email, per lui e per la persona. Odia il modo in cui lo dice, lo irrita perché non c'è niente da presumere, niente da dire; e lo rendono nervoso, come se non fosse già nervoso per la storia di Sam, del modo stupido e imbarazzato in cui gli sorriderà, con lo sguardo gentile ma distante e di quella stronza di Ruby – Dean odia quella stronza di Ruby.

«Non mi importa se siete solo amici o cosa» sbotta Ellen, mentre Dean alza gli occhi al cielo e apre la sua cena precotta «Ma è importante. Per Sam è importante. Quindi non fare cazzate»

Chiude il telefono prima che Dean possa dire che non ha nessuna intenzione di fare cazzate. Andrà perché è giusto andare. Mangerà qualche tortina, fingerà che vada tutto bene e probabilmente ritornerà a casa in pulman – non può sopravvivere a un'andata e a un ritorno in aereo. Poi il cellulare riprende a squillare – prima è Jo, poi è ancora Ellen, poi Bobby che si lagna di Ellen e che chiede se può fare il doppio turno, il giorno prima di partire, e Dean guarda il suo piatto freddarsi e certo che può fare il doppio turno, un po' di lavoro in più può solo fargli bene, può farlo non pensare e ha bisogno di non pensare. Alla fine di tutta quella merda, smette anche di avere fame e lancia nel cestino qualsiasi cosa stesse per mangiare. Tanto non sembrava veramente commestibile.

Rimane per qualche secondo a fissare il cestino della spazzatura, come un idiota che sta per avere una crisi di identità su un dannatissimo cestino. Non che stia avendo una crisi di identità, ma quando il telefono squilla di nuovo risponde con un «Dannazione, Jo» perché tanto sa che è Jo, è la più rompi culo di tutti quando ci si mette, e non gli interessa che l'università sia stancante – andiamo, è la fottutissima vita ad essere stancante – lui si prenderà la stanza più grande. Sono adulti, o quantomeno Dean finge di esserlo, quindi dovrebbero smettere di – «Dean?»

Smette di fissare il cestino, boccheggia «Cas?»

Lo sente respirare, lo immagina sorridere in un angolo dell'ospedale, probabilmente nascosto da qualche parte, parlando a voce bassa perché i bambini stanno dormendo, con il telefono che penzola dalla mano come se non sapesse che farci «Anna ha detto di potermi sostituire» annuncia, Dean vorrebbe dire grazie ma non ce la fa «Ci vediamo domani in aeroporto» 

   
 
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