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Autore: Anthony96a    24/07/2014    0 recensioni
Prime è un ragazzo di 17 anni ormai stanco della sua vita, legata ad una situazione familiare difficile soprattutto a causa del padre, violento e noncurante dei sentimenti del figlio, che spingerà il ragazzo a scappare seguendo il percorso di una ferrovia e soffermandosi sui luoghi che lo attendono. Troverà una compagna, Zoe, ragazza autolesionista ed anoressica, ad affiancarlo nel suo viaggio. Ad accomunarli c'è la passione per la musica e la voglia di aiutarsi reciprocamente in un momento delicato per entrambi i ragazzi.
Imbattendosi in mille difficoltà e in molti personaggi strambi non perderanno mai la loro voglia di cambiare in qualche modo il mondo che li circonda, trovando un senso alla loro vita.
P.S. Il titolo della storia è ancora da decidere, one friend can save a life è solo una frase molto significativa.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cominciai a cercarla dappertutto ma sembrava sparita, il paesino era piccolo quindi non ci misi molto per esplorarlo tutto, ma ovunque andassi lei non c'era ed un po' a malincuore decisi di rinunciare.
Arrivato alla stazione con l'intenzione di proseguire il mio viaggio rimasi sbigottito quando la trovai lì, seduta a terra con la testa tra le mani e il volto rigato dalle lacrime. Non aveva la solita sicurezza, per la prima volta oltre a uno sguardo triste vidi lo sguardo di una ragazza sola e fragile.
-Zoe...
Appena alzò lo sguardo si asciugò immediatamente e riprese la sua arroganza.
- Perché continui a seguirmi e non mi lasci in pace?!
- Non lo so, potrei lasciarti qui da sola ma non me la sento, dov'è casa tua?
- Non ce l'ho più una casa, anzi, non l'ho mai avuta. Da un paio di giorni sono scappata via.
- Ora non hai neanche un posto dove andare?
- Ti ho detto di no!
- Ok calmati... Anche io sono scappato di casa proprio oggi.
- Non mi dire di calmarmi. Come mai sei scappato?
- Perché non stavo più bene. - Le mostrai l'occhio nero che mio padre mi aveva lasciato il giorno prima.
- Ohw... Capisco.
- Senti nemmeno io ho un posto dove andare però ho molti soldi, perché non vieni con me? almeno avremo un tetto sulla testa durante la notte.
- Perché dovrei seguirti? Non ti conosco nemmeno.
- Meglio stare con una persona anche se sconosciuta al caldo durante la notte che sola e al freddo o alla pioggia no?
- Devo pensarci su...
- Ma non ho tempo, sto partendo. Proseguirò lungo i binari visitando ogni paese o città mi capiti davanti.
Era titubante ma sapevo che una parte di lei voleva seguirmi, ne ero sicuro così le presi la mano guardandola negli occhi con sicurezza. Dietro la freddezza vedevo un piccolo bagliore di speranza, volevo vedere quegli occhi brillare.
- Vieni con me.
- Va bene... Ma solo finché non sarò riuscita a guadagnare abbastanza da proseguire da sola. - disse liberandosi immediatamente dalla presa
- Ci sto!
Quella ragazza nonostante le sue stranezze mi faceva sorridere. Volevo vederla felice.
Così ci incamminammo lungo i binari, lei cercava sempre di mantenere una certa distanza ed era molto diffidente nei miei confronti nonostante i miei tentativi di conoscerla meglio o perlomeno di fare quattro chiacchere.
- Senti un po' 
- Cosa vuoi?
- Hai detto che vuoi guadagnare abbastanza per proseguire da sola.
- Si, e allora?
- Hai già un'idea su come fare?
- In realtà no. Ma qualcosa mi inventerò.
- Capisco, io con una parte dei soldi comprerò una chitarra.
- Sai suonare la chitarra? - Disse entusiasta, forse avevo trovato qualcosa che le piacesse.
- Non sono bravissimo ma si, so suonarla.
- Io suonavo la batteria prima che me ne andassi.
- Wow! Ho sempre desiderato imparare a suonare la batteria, mi insegnerai vero?
- ahahahaha vedremo, non è cosa da tutti la batteria - Affermò ridendo di gusto.
- Per caso mi stai sfidando? Guarda che te ne penti - le dissi con tono di sfida. 
- Uhhh che paura, sì direi che è una sfida. - rispose divertita.
- Sfida accettata!
Stava sorridendo finalmente, non so quanto potesse essere sincero quel sorriso ma era bellissimo.
Mi ero così distratto nel guardarla che non mi accorsi di una curva così inciampai sul binario ferendomi con le pietre a terra.
- Prime stai bene? - mi chiese sbellicandosi.
- Si si, sto bene... che bella figura - dissi imbarazzato.
- Ma stai sanguinando!
- Dove?
- lì, sul polso.
C'era una piccola ferita provocata probabilmente da una pietra
- Ohw... non è niente tranquilla.
- Fammi vedere.
Fece per alzarmi la maglia quando con uno strattone riuscii ad evitare che lo facesse.
- Ti ho detto che non è niente!
Se avesse alzato la manica della maglia, avrebbe visto quel taglio, avrebbe capito tutto il suo disagio che provo, ed era l'ultima cosa che volevo.
Spesso si accosta il tagliarsi con l'essere emo, ormai è diventata una moda anche quella di tagliarsi, nel mio caso non era così.
Avrei potuto fare altro, mi sarei potuto sfogare suonando, ma la bestia che vive dentro mio padre l'aveva distrutta, mi era sembrata l'unica soluzione e infatti è servita. Ho provato piacere nel farlo. Lo rifarei altre mille volte se mi trovassi in situazioni del genere, ma comunque lei non doveva assolutamente sapere, chissà cosa avrebbe pensato e non avevo intenzione di farla scappare.
- E poi quella strana sono io. Stavo solo cercando di aiutarti, coglione!
- Non ho bisogno di aiuto per un graffietto ok?
- Ok.
Non parlammo per un bel po', fin quando non ci trovammo di fronte una nuova stazione, avevamo camminato per circa un'ora ed eravamo abbastanza stanchi entrambi. Ci sedemmo su una panchina nella stazione, avevo una gran fame.
- Ti va di mangiare qualcosa? - le chiesi offrendole i viveri comprati in precedenza.
- Non ho fame.
- E' ora di pranzo. Dovrai pur mangiare qualcosa.
- Ti ho detto che non ho fame! Sembri mia mamma.
Si allontanò lasciandomi sgomento, possibile che dicevo sempre la cosa sbagliata? Volevo farla stare bene e invece finivamo sempre per litigare. Lasciai tutto sulla panchina e andai da lei.
- non so più come comportarmi con te. Sono gentile e mi attacchi, sono distaccato e ti allontani, cosa devo fare per avere rapporto civile con te?
- Non saprei, prova ogni modo finché non trovi quello giusto.
- Mi sa di cosa complicata...
- Beh, io sono molto complicata!
- L'avevo capito, proverò ogni modo. - mi arresi sospirando
- Bravo, vedo che cominci a capire. 
E ora sorride... ma si può essere più lunatici? bho non la capirò mai, almeno potevo tornare a mangiare, c'era un lato positivo.
- Mentre tu finisci io comincio a vedere il posto.
- Va bene, nel caso non ci ritrovassimo torna qui ed aspettami.
- Va bene comandante! - esclamò portandosi la mano alla fronte a mò di saluto militare, poi se ne andò sorridente.
Era davvero carina anche con tutte le sue stranezze. Finito il mio pranzo cominciai a vagare anche io per la nuova cittadina, al contrario della precedente era di sicuro più affollata. C'era una grande piazza in cui erano riunite persone di tutte le età, dai ragazzi appena usciti da scuola ai più anziani. Inoltre gli edifici erano abbastanza moderni e c'erano anche degli Internet point. Mentre osservavo la grande piazza piena di gente in un vicolo vidi Zoe. Era in ginocchio, mi avvicinai e appena sentì dei passi abbassò le maniche del suo felpone, grande due volte lei.
- Zoe tutto bene?
- Si. Alla grande - cercò di convincermi sfoderando un sorriso fintissimo.
- hai visto quanta gente? Non è meraviglioso?
- No! Ho paura dei luoghi affollati e di stare a contatto con le persone.
- Wow! che strana fobia.
- E non è l'unica!
- Di cos'altro hai paura?
- Delle armi, e dell'abbandono... Ho paura di rimanere sola.
Lo disse con un filo di voce, aveva paura dei luoghi affollati ma allo stesso tempo di rimanere da sola. Ci pensai un po', e capii quello che voleva dire. In realtà era già sola. Si chiudeva in se stessa per non permettere agli estranei di capire le sue debolezze. Ma alla fine cercava solo qualcuno che la salvasse.
La abbracciai, lei tentò di divincolarsi ma ero più forte e la strinsi a me, non l'avrei lasciata più sola.
- Perché l'hai fatto?
- Perché voglio aiutarti.
- Aiutarmi? A fare cosa?
- A non essere più sola
- Io... io non sono sola!
- No non lo sei, perché ora ci sono io.
Rimase qualche istante in silenzio,sembrava sorpresa. Per la prima volta era davanti a me per quella che era, una ragazza debole, piena di paure. La luce in fondo ai suoi occhi era un po' più visibile.
- Sono sempre riuscita a nascondere tutto a tutti. Poi arrivi tu e senza neanche conoscermi dici tutto questo, com'è possibile?
-non lo so... Dalla prima volta in cui ti ho vista ho capito che c'era qualcosa di oscuro in te, ancora non riesco a capire cosa, ma voglio aiutarti ad essere felice davvero. A rendere visibile a tutti la luce dentro i tuoi occhi. Da oggi il mio obiettivo sarà solo questo, renderti felice.
- Non ci riuscirai, lasciami in pace, è meglio per tutti.
Scappó via. Ma perché?
- Aspetta!
Era tardi, era già troppo lontana.
Decisi di andare alla stazione ed aspettarla lì, il punto di ritrovo era quello.
Mi stesi sulla panchina e guardai il cielo. Le nuvole stavano lasciando il posto ad un cielo azzurrino, con un sole freddo ma piacevole. I raggi del sole mettono allegria, fanno apparire le cose in modo diverso, più chiare. Ora vedevo chiaro anche io, l'avrei salvata anche senza il suo consenso.
Mi addormentai così. Non so per quanto tempo, il suono della sua voce mi svegliò.
- A qualcuno piace dormire!
- Ma cos..?
Aprii gli occhi sbadigliando, mi prese la mano e mi tirò.
- Su forza andiamo, questo posto mi ha annoiata.
- Va bene ma non correre!
- Come sei noioso dai vieni!
  
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