Questa
storia partecipa al contest “Il Personaggio in un Pacchetto” indetto
da Mad_Fool_Hatter e Hanna McHonnor:
Capitolo 1
Skylah sfogliava distrattamente il Libro Pentacolare, mentre la sua fronte si imperlava di sudure per l’ansia che lo assediava.
Aveva combinato un disastro, da
bravo idiota qual era!
Il Maestro gliel’avevano detto mille
e più volte, che con la Magia Nera non c’era da scherzare. Eppure lui,
esuberante e impulsivo, ci era cascato anche questa volta.
Mentre consumava le pagine del
Libro a furia di girarle e rigirarle, si chiese se sarebbe mai riuscito a
rimediare com’era successo in passato.
Distolse lo sguardo dalle pagine
ingiallite e lo perse tra le foglie degli alberi.
Tutti i ricordi gli tornarono in
mente, travolgendolo.
Kyah lo fissava con impertinenza,
svolazzando sul lago argenteo e calmo.
“Sei un imbranato, Skylah!
Non riuscirai mai a diventare bravo come me! Il Maestro dice che, se continuo
di questo passo, sarò la più esperta e potente di tutti!” strillò Kyah, battendo le mani a ritmo con le sue ali gialle
screziate di viola.
Skylah
faceva di tutto per ignorarla, con la faccia affondata nel Libro Pentacolare, intento a studiare come un matto.
“Skylah! Sei
sordo? Le tue magie non riescono mai! A lezione sei il peggiore! Perché non
torni da mamma e papà, eh?”
Perché doveva essere costretto a subire le
angherie di sua sorella? Più tempo trascorreva nella Foresta ad imparare
l’antica arte della Magia Nera, più la detestava.
“E guardati, non sai neanche volare! Hai
quelle ali intorpidite da quando sei nato!” soggiunse Kyah,
esibendosi in una sonora pernacchia.
Skylah
sollevò lo sguardo da una complicata formula magica e lo posò su Kyah, che intanto si era appollaiata su un ramo.
“Ti dispiacerebbe lasciarmi in pace?”
sbottò.
Lei, sghignazzante, incrociò le gambe e
sbadigliò platealmente.
“Sei proprio noioso, lo sai?”
“Sono noioso perché voglio studiare?”
“Tanto non ti servirà a niente!” gridò Kyah, scoppiando a ridere.
“Pensa per te!” ribatté lui, contrariato.
Kyah parve dargli tregua per un
po’ e Skylah tirò un sospiro di sollievo.
Il ragazzo aveva un grosso problema:
sacrificare il proprio sangue affinché le magie andassero a buon fine.
Il Maestro continuava a ripetere che ne
sarebbe bastata una sola goccia, ma Skylah si rifiutava
fermamente di procurarsi anche il minimo taglio.
Quando doveva servirsi del sangue di
qualcun altro, invece, le sue magie erano impeccabili e il Maestro gli
sorrideva bonario, annuendo, al massimo dell’entusiasmo che ci si potesse
aspettare da quell’uomo schivo e risoluto.
Ad un tratto, mentre Skylah
leggeva per l’ennesima volta le parole ‘una goccia del proprio sangue’ alla
fine di una formula, Kyah cacciò un grido che lo fece
sobbalzare.
“Oh, guarda chi arriva! Il tuo sfigato
amichetto, Jari!” esclamò, staccandosi dal ramo e
lanciando al fratello un’occhiata maliziosa.
Skylah
si sentì morire al solo udire quel nome.
“Kyah! Cos’hai in
mente?!” gridò, lanciando il Libro sull’erba e balzando in piedi.
Quanto avrebbe voluto librarsi in volo e
rincorrere sua sorella in cielo, impedendole di avventarsi su Jari.
Kyah odiava Jari
più di quanto odiasse suo fratello e la cosa era accentuata dal fatto che tutti
coloro che frequentavano le lezioni di Magia Nera odiavano quelli come Jari.
Poteva forse Kyah
evitare di omologarsi alla massa?
Girava voce, nella Foresta, che una volta
terminata quella gavetta, gli studenti di Magia Nera si sarebbero irrimediabilmente
scontrati con quegli sfigati di Magia Azzurra. Questi ultimi non utilizzavano
per niente il sangue nelle loro formule e le loro magie risultavano sempre meno
efficaci di quelle di Kyah e gli altri allievi del
Maestro Nero, i quali ritenevano gli Allievi Azzurri delle nullità.
Skylah,
tuttavia, non odiava Jari.
Avrebbe preferito frequentare le lezioni
del Maestro Azzurro, ma i suoi genitori – esperti fattucchieri di Magia Nera –
erano stati contrari e fin dalla nascita sua e di Kyah,
avevano deciso di comune accordo che i due gemelli avrebbero seguito le loro
orme.
E mentre Kyah si
era sempre mostrata curiosa ed entusiasta, Skylah
aveva storto il naso fin dal principio.
Ecco perché Kyah
si prendeva gioco di lui quotidianamente.
“Kyah, torna
qui!” gridò Skylah, osservando sua sorella
allontanarsi sempre più.
I suoi occhi si persero per un attimo
nell’azzurro del cielo, finché non riuscì nuovamente ad individuare la sorella
che si trascinava dietro un’altra figura indistinta, starnazzando come un’oca.
Skylah
fece un sospiro, scuotendo il capo.
“Lasciami andare, strega! Ho fretta, devo
arrivare in tempo per la lezione!” stava protestando Jari,
quando Kyah lo fece volteggiare sulla testa di Skylah, dieci metri più in alto.
“Kyah, lascialo!
Ma sei scema? Mi spieghi cosa ti ha fatto? Ah, maledizione!” imprecò Skylah, frustrato per il fatto di non poter liberare Jari dalle grinfie di quella pazza.
“Tu taci, sei solo una femminuccia
incapace!”
“Ti odio!” strillò ancora il fratello,
afferrando nuovamente il Libro Pentacolare.
Aveva intenzione di scappare via e
nascondersi tra le fronde di qualche albero, poi ebbe un’idea e prese a
sfogliare freneticamente il tomo che stringeva tra le mani.
Cosa credeva di fare quella stupida di sua
sorella? Com’era possibile che entrambi fossero nati dagli stessi genitori? Kyah era la perfidia incarnata!
Quando trovò la pagina che stava cercando,
fu felice di scoprire che, per quella magia, il sangue da sacrificare non era
il suo.
Kyah, intanto, troppo occupata a
tormentare Jari, non si accorse che suo fratello
correva nella riva del lago e raccoglieva un sasso appuntito.
Skylah guardò
in su, cercando gli occhi di Jari.
Quando per un istante li incrociò, vi si
perse e provò le sue stesse, identiche emozioni.
Jari era angosciato, frustrato e
sfinito da quella vita e dalle continue persecuzioni degli Allievi Neri.
Allora Skylah,
senza pensarci due volte, pronunciò le parole che erano riportate sul Libro e
scagliò il sasso in direzione di Kyah.
Lei non si accorse di nulla e il sasso la
mancò per un pelo.
Skylah
cacciò un grido di rabbia e raccolse un altro sasso.
Jari, intanto, aveva capito a
cosa Skylah stesse mirando e, quando l’Allievo Nero
lanciò il secondo sasso, lo afferrò al volo.
E a quel punto accadde la catastrofe.
Un’abbaccinante
luce argentata li accecò per un breve istante.
Kyah gridò e perse
pericolosamente quota, trascinata dal peso di Jari
che aveva perso la capacità di volare.
Skylah
li fissò, mentre lacrime di orrore gli riempivano gli occhi.
“Incapace, idiota! Sei solo un perfetto
imbecille!” strillava Kyah, utilizzando tutte le sue
forze per non cadere rovinosamente a terra.
Ad un tratto, non potendone più di
sostenere il peso di Jari, lo lasciò andare e il
ragazzo finì dritto nel lago, gridando per lo spavento.
Kyah posò i piedi per terra e
raggiunse un pietrificato Skylah, mollandogli poi uno
schiaffo che lo fece cadere come un sacco di patate.
“Volevi impedirmi di volare, eh? Ma che
bravo! Sono certa che i nostri genitori e il Maestro saranno molto contenti di
sapere cos’hai tentato di fare!” sputò Kyah, stizzita.
Poi le sue labbra si incurvarono in un
ghigno.
“Però, l’importante è che non sia successo
a me, ma a quel tuo amico inutile e stupido come te! Intanto, pagherai per
averci anche solo provato.”
Detto questo, Kyah
gli voltò le spalle e spiccò nuovamente il volo, scomparendo tra gli alberi.
Skylah
era impietrito e terrorizzato.
Aveva combinato un casino e l’unico ad
esserci andato di mezzo era stato Jari.
Il sasso che lui aveva afferrato, scagliato
a quella velocità, aveva ferito la sua mano e l’incantesimo si era abbattuto su
di lui, anziché su Kyah.
Jari, intanto, aveva nuotato fino
alla riva del lago e si era seduto sulla terra battuta, esausto.
Tra le mani stringeva un libro, fradicio e
sicuramente illeggibile.
Skylah
si rimise in piedi, massaggiandosi la guancia che sua sorella aveva colpito,
poi corse da Jari.
“Devi scusarmi, ti prego! Avrei dovuto
immaginare che ci sarebbe stato un rischio simile! Ma il tuo libro… oh, no…” balbettò Skylah, abbassando lo sguardo sulle pagine strapazzate e
inzuppate.
Jari taceva, osservando la ferita
che il sasso gli aveva procurato sulla mano sinistra.
L’altro ragazzo era mortificato.
“Jari, io… mia sorella vi odia tutti, odia anche me! Ce la farà
pagare! Ho rovinato tutto… ma la cosa peggiore è che
ho fatto un casino anche con te! Ora non puoi più volare! Dev’esserci
un antidoto, qualcosa…”
Jari cercò il suo sguardo.
Skylah
si immobilizzò di nuovo, come accadeva ogni volta che quegli occhi limpidi come
il cielo si tuffavano nei suoi.
Jari aveva il potere di
comunicare, a chi voleva accoglierli, i suoi pensieri e sentimenti più intimi
soltanto attraverso lo sguardo.
Evidentemente, Jari
voleva che lui gli leggesse dentro, perché Skylah si
sentì morire dalla disperazione che bruciava nell’anima dell’Allievo Azzurro.
La stessa che provava lui da sempre.
“Non dovresti provare pietà per uno come
me” disse Jari, sprezzante. “Dovresti gioire per
avermi indebolito.”
“Ma io non sono così!” saltò su Skylah, desiderando di potergli raccontare tutta la sua
storia: avrebbe voluto dirgli che si sentiva oppresso dal dover frequentare le
lezioni di una magia che non sentiva sua, che sua sorella lo tormentava giorno
e notte dandogli dell’incapace e dell’inetto, che la vita era sempre stata dura
per lui…
Però tacque, perché non gli parve il
momento adatto di scaricare addosso a quel povero ragazzo tutti i suoi
problemi.
“Mi dispiace” si limitò a mormorare,
distogliendo lo sguardo.
Jari non disse nulla.
“Cercherò una soluzione al disastro che ho
combinato” promise Skylah, alzandosi.
E, mentre se ne andava a testa bassa, non
fu sicuro di poter mantenere quella promessa.
Erano trascorsi due giorni da
quell’evento e Skylah non riusciva a trovare niente,
all’interno del Libro Pentacolare, che potesse
essergli d’aiuto per annullare la magia che aveva involontariamente scagliato
contro Jari.
Anche la vendetta di sua sorella
non si era ancora fatta viva e lui sperava ingenuamente che non giungesse mai.
Eppure era consapevole che
sarebbe arrivata, potente e terribile più di quanto fosse umanamente possibile.
Aveva trascorso quei due giorni
terrorizzato da ciò che sarebbe potuto accadere e durante le lezioni con il
Maestro, aveva evitato accuratamente lo sguardo indagatore di quell’uomo.
Smise di sfogliare le pagine del
Libro e si rannicchiò meglio sul suo ramo preferito, chiudendo gli occhi.
Era davvero, davvero sfinito e la
vita gli pareva troppo dura da sopportare, costretto com’era a vivere in un
mondo che non gli apparteneva.
Skylah lo sapeva bene e lo subiva sulla propria
pelle ogni giorno, ora, minuto e secondo della sua triste esistenza.
Perché la sua famiglia non voleva
accettare che lui fosse diverso e che le sue aspirazioni erano altre?
Spesso sognava ad occhi aperti di
andare ad imparare la Magia Azzurra che tanto lo affascinava e di trovare
persone come lui che avevano come unico scopo nella vita quello di utilizzare
le arti magiche a fin di bene.
Invece, nonostante il Maestro
Nero ripetesse spesso che la magia del Libro Pentacolare
doveva essere utilizzata con parsimonia e molta attenzione, i suoi compagni si
divertivano a combinarne di tutti i colori, portando scompiglio in tutta la
Foresta.
Skylah era combattuto sul da farsi.
Se nel Libro Pentacolare
non era riuscito a trovare niente che facesse al caso suo, a chi avrebbe potuto
rivolgersi?
Non lo sapeva e si sentiva sempre
più sconfitto e amareggiato.
Ferire in quel modo Jari era l’ultimo dei suoi progetti, eppure era successo.
E tutto per colpa di Kyah.
Riaprì gli occhi e si riscosse.
Era possibile odiare così
profondamente qualcuno che si sarebbe dovuto amare?
Per Kyah
lo era e, pian piano, anche per Skylah lo stava
diventando.
Infilò il Libro nel suo zaino di
pelle nera e saltò giù dal ramo, pronto per affrontare una nuova lezione con il
Maestro.
E mentre si dirigeva verso la
Radura, la sua angoscia crebbe ancor di più, facendolo sentire un incapace
nullità, proprio come Kyah l’aveva sempre definito.