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Autore: MarDC    24/07/2014    1 recensioni
Faith Hamilton ha 18 anni e si trova innamorata del vice di suo padre, William. Per cercare di attrarre la sua attenzione si finge fidanzata di JJ, un ragazzo libertino abito a vivere alla giornata. Questo finto rapporto funziona finchè lui non inizia a provare qualcosa oltre l'amicizia verso Faith, così, quest'ultima si troverà a faccia a faccia con sentimenti sempre più complessi e discordi tra loro.
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Tratto dal capitolo 5
- È incredibile come le mie sbarre di difesa calino davanti a lui. L'amore che provo per lui, mi rende cieca ma ciò non impedisce ad alleviare l'intreccio di piaceri e dispiaceri dentro di me.
Solo in questi giorni ho capito cosa intendeva Romeo quando disse che l'amore di aspetto è gentile, ma poi, quando lo si mette alla prova, è aspro e tiranno. -
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 14.

Il tempo a Portland non è bello come a New York, le nuvole grigiastre coprono il cielo e con esso anche il sole. Appena William finisce la sua riunione, ci dirigiamo verso il centro della città. Essere il vice di Stefan ti da molti privilegi ma allo stesso tempo molti impegni. Ieri dopo aver sentito la porta sbattere, JJ non è più tornato a casa, non ha nemmeno risposto alle mie telefonate. Con Will non ne abbiamo parlato, la serata è trascorsa tranquilla, abbiamo fatto finta che non fosse successo niente, ma il senso di colpa mi uccideva e poco a poco mi consumava mentre sorridevo all'uomo davanti a me che mi parlava di...di non so cosa. Sono più che certa che nei giorni avvenire uno dei due si stancherà del mio tira e molla e vorrà che io scelga. Prima che ciò succeda, vorrei essere in grado di capire cosa voglio veramente.

"Posso aiutarvi?" Ci domanda una commessa del negozio in cui siamo entrati, quando vede Will gli fa gli occhi dolci e il sorriso che ha sulle labbra si allarga sempre di più, in attesa che l'uomo la degni di uno sguardo o di una risposta.

"Ehm..no grazie." le sorrido gentilmente, o almeno ci provo, allontanandomi da lei e facendo finta di essere interessata a qualche articolo. Sento Will ridacchiare dietro di me, mi volto di qualche grado per guardarlo e fulminarlo con lo sguardo, lui mi prende una mano e si avvicina a me, riducendo lo spazio tra i due.

"La commessa cercava di essere gentile." dice con una finta faccia ingenua.

"Certo, ti stava solo spogliando con gli occhi."

La sua mano che teneva la mia, si sposta su una ciocca dei miei capelli che porta dietro all'orecchio per poi fermarsi e iniziare ad accarezzare la mia pelle ,scendendo leggermente fino ad arrivare nel punto in cui si trova la carotide, dove può sentire le pulsazioni frenetiche del mio cuore.

"La mia piccola Faith è gelosa." soffia con un sorriso malizioso che mi fa andare in tilt, avvicino le mie dita ad una piega della sua camicia e la afferro portando il suo petto a scontrarsi con il mio. Sento il suo torace alzarsi e abbassarsi regolarmente, la sua presa sulla mia vita si fa più solida, alzo il capo per avere una vista migliore del suo volto, lui sfiora la mia guancia con la punta del suo naso e in seguito lascia un bacio sul angolo della mia bocca per poi allontanarsi e lasciare il mio corpo.

Lo vedo ridere sotto i baffi per l'espressione che ha assunto la mia faccia, brontolo parole senza senso e mi incammino in fondo al negozio. Mi addentro di più e trovo i camerini, non mi volto indietro, so che lui mi sta seguendo con un'aria divertita, ma il signorino non sa che avrò la mia vendetta.

"Perché non ti provi questo vestito?"

William prende un vestito blu notte  e lo alza per farmelo vedere: è senza spalline, il corpetto è fatto di pizzo e poi scivola delicato.

"Mmm ok."

Prendo l'abito e mi avvicino ad uno dei camerini, il posto è stranamente vuoto, ma appena sento dei sospiri affannati e dei gemiti soffocati mi blocco sui miei passi e capisco perché non c'è un'anima viva, mi giro e trovo Will fermo, non accenna a muoversi, i rumori delle altre due persone che sono in un mondo erotico tutto loro si alza. William ed io ci guardiamo e le mie gote vanno a fuoco, è una situazione molto imbarazzante e non so cosa fare. Lui, invece più lucido di me, mi prende ed usciamo dal negozio, dando il vestito che avevo sull'altra mano alla commessa che ci aveva accolto.

Oddio, le persone dovrebbero avere un po' di contegno quando si trovano in pubblico.

Senza rendermene conto, inizio a ridere sia per l'agitazione che per il modo in cui Will ed io siamo volati da quel negozio. Sento anche la sua di risata aggiungersi alla mia e ci sbellichiamo fino ad avere le lacrime agli occhi.

"Non avrei mai pensato di partecipare al momento clou di sconosciuti."

Intreccia le sue dita alle mie e concordo con lui, continuiamo la nostra passeggiata molto spensierati e qualche volta il mio dolce Will mi bacia delicatamente, come se volesse mostrarmi la sua felicità e ciò che prova ogni volta che le sue labbra sono in contatto con le mie. È da una vita che aspettavo questi gesti da parte sua, ma soprattutto poter stare in sua compagnia senza tenere la guardia alzata con l'ansia che qualcuno possa vederci. Tutti i dubbi e le paure che Sandy mi ha messo sono sparite, in questo momento sono più che sicura di quello che provo per William. Durante gli anni precedenti, quando lui usciva insieme ad altre donne, io ho cercato di reprimere il dolore e la mia gelosia uscendo, a mia volta, con altri ragazzi e viaggiare da una festa all'altra. Diciamo che ero una versione di JJ al femminile, ma raggiunti i 17 anni e mezzo mi sono accorta che non potevo continuare così e decisi di allontanarmi da quel mondo sfrenato. Rispetto alle mie coetanee ero sempre un passo avanti nel provare nuove esperienze e questo, non so come e il perché, rendeva la loro curiosità e la loro voglia di diventare identiche a me ad avvicinarsi e chiedermi di diventare loro amica. All'inizio era divertente portarle in giro, consigliavo loro come vestirsi, come pavoneggiarsi, come far cadere i ragazzi ai loro piedi e soprattutto dicevo a loro di non prendersi di nessuno di quei maschietti perché l'unica cosa che volevano era timbrare il biglietto per un solo viaggio e basta. Ma quelle ragazze si affezionavano troppo in fretta e le serate terminavano con alcune di loro in una crisi di pianto perché il ragazzo con il quale erano state, era scappato appena avevano finito di fare il loro viaggio dentro di loro. Allora, e tutt'ora, non sapevo come consolarle, io scappavo da quello che loro incontravano e decisi di non prendere più nessuno sotto la mia ala.

"Piccola, cosa ne dici se andiamo a cenare prima di metterci in viaggio?"

La voce di Will mi fa tornare al presente e mi accorgo che il sole è calato.

"Certo, ma posso decidere io?"

Lui annuisce e quando siamo in macchina gli dico l'indirizzo da mettere nel navigatore. La mattina durante la sua assenza, mi ero svagata su internet a cercare i luoghi da visitare qui a Portland e tra essi ho intravisto una pizzeria italiana, dalle foto e dai commenti sulla pagina web mi è sembrato carino e degno di andarci.

Un uomo da un accento diverso dal nostro ci accompagna ad un tavolo, sorridente ci porge il menù e ci lascia per permetterci di scegliere cosa ordinare.

Scorro le pagine del menù, vorrei provare qualcosa di nuovo, ma alla fine decido per la margherita.

Con Will iniziamo a parlare del più e del meno quando, dopo un momento di silenzio, mi dice: "La sera scorsa, ero andato a cercati nella tua stanza, tu non c'eri e ho visto sulla tua scrivania le lettere della Columbia e della Yale."

"Io...non ho ancora deciso per questo non ne ho fatto parola con nessuno."

La sua mano indugia sulla mia, mi prende delicatamente tra le sue lunghe dita.

"Qualsiasi sia la tua decisione, devi sapere che ti appoggerò..." 
Le sue parole vengono accompagnate da un sorriso di incoraggiamento e dalle carezze che mi fa sul dorso della mano.

Dopo aver mangiato ci mettiamo in viaggio e mi addormento durante tutto il tragitto, solo quando siamo davanti a casa Will mi sveglia delicatamente e insieme entriamo dentro la grande casa che con grande sorpresa non troviamo vuota. 
Un miscuglio di voci provengono dal salone, una di esse è quella di Antoine. Mi avvicino alla stanza e intravedo la testa del francese che parla con due ragazzi a me sconosciuti, vorrei sapere dov'è JJ, perché se loro sono qui anche lui lo è. Dico a William di parlare con il gruppetto davanti a noi ed io vado sù nella stanza provvisoria di Jamie. La strana voglia di vederlo e di parlargli mi fa dimenticare di bussare alla porta e di chiedere il permesso di entrare, spalanco il mio ostacolo e trovo una chioma riccia che copre il viso del ragazzo al quale sta praticamente mangiando le labbra. I due non si accorgono della mia presenza, fino a quando dietro di me non sento Antoine che mi dice: "Li hai trovati." 
Jamie sposta la ragazza che sta su di lui e lei con un semplice gesto della mano porta indietro i capelli roventi, ricevendo un complimento d'apprezzo da parte del ragazzo che sta al mio fianco quando vede la riccia senza maglia. Il suo corpo è coperto da un reggiseno blu e i jeans attillati, scruto meglio il volto incorniciato dai ricci e con mia grande sorpresa riconosco April. Avrei dovuto capirlo che è lei la ragazza di cui JJ stava parlando a Toni l'altra sera nel suo appartamento, c'erano tanti indizi che conducevano a lei ed io li ho ignorati. Avrei tanto voluto incontrare la ragazza che sta davanti a me, ma non in queste circostanze, credevo che lei era una di quelle che non si fanno abbindolare delle avance di JJ, che stupida! Sarà stato proprio questo suo rifiuto verso di lui ad averlo conquistato. 
La riccia, rossa in volto, scende dal letto matrimoniale e cerca la sua maglietta che non trova, JJ prende una delle sue dal cassetto in cui le ha riposte e gliela lancia. Lei lo indossa e noto che è la stessa maglia che ho usato io quando sono rimasta a dormire la prima volta da lui, un fastidio insopportabile si crea sul mio petto e per non averli più sotto la mia vista, mi giro e me ne vado entrando nella mia stanza. 
Non posso piangere e non voglio neanche farlo, mi svesto ed entro nel bagno della mia camera così rilassarmi sotto il getto d'acqua.
Avrei dovuto comunque fare una scelta e JJ me l'ha facilitata, forse non avrei dovuto neanche scegliere perché lui è innamorato di April ed io di William. Ma perché fa così male ricordare le mani di Jamie che tengono la riccia stretta a lui? Perché fa male pensare che lui è SUO?

 

POV'S JJ.

Prendo il bicchierino che il barista mi ha appena servito e lo porto vicino alle labbra per bere il suo contenuto color rame, esso scende lungo la mia gola facendola bruciare e sentendo il conforto famigliare che mi provoca ogni volta che lo ingurgito. La mia mente si appanna, facendomi dimenticare la ragione per la quale mi trovo in questo posto, era da tanto che non mettevo piede qui e anche gli altri frequentatori se ne sono accorti, specialmente Lana.

"Guarda chi si è fatto vivo." Si siede affianco a me, su uno sgabello di legno scuro, ordina una birra e si accomoda meglio per guardarmi.

"Sparisici, Lana, oggi non sono in vena."

Un sorriso ostinato e da seduttrice le appare sulle labbra sottili e rosse, penso alle volte in cui proprio quelle stesse labbra mi hanno avvolto, ma nonostante ciò il mio amico sotto rimane impassibile.

"Andiamo JJ, lo sai che ottengo sempre quello che voglio."

Prende in mano la sua birra e con fare provocatorio la sua lingua lecca il bicchiere, distolgo lo sguardo dalla sua messa in scena e chiedo un altro bourbon, il barista mi guarda con rimprovero sapendo che ho bevuto più del dovuto, ma non dice niente. 
Rimango ancora seduto davanti a quel bancone per ore, forse, fino a quando non sento una mano delicata posarsi sulla mia spalla. Mi volto a guardare la proprietaria di quel tocco così delicato e leggero e con mia grande sorpresa mi trovo davanti l'unica persona che non avrei pensato di vedere dopo le cazzate che le ho combinato. I suoi ricci cadono leggeri lungo le sue spalle e incorniciano il suo volto tenero e maturo, è cambiata molto durante gli anni. 
"Che ci fai qui?" le chiedo con voce rude, non si merita questo mio approccio, ma brucia ancora il fatto che mi abbia lasciato in balia del mio destino da piccoli.
"Ci lavoro e tu dovresti sloggiare perché è ora di chiudere." 
Il suo tono di voce è impassibile, incrocia le braccia sottili e candide aspettando che mi alzi, ma non lo faccio, mi giro, dandole le spalle e sento uno sbuffo da parte sua. Ricordi offuscati della sua bocca imbronciata mi ritornano in mente e un piccolo sorriso scappa dal mio controllo.
"Jamie devi alzare le chiappe e sparire da qui, chiama un taxi così ti riporta a casa." 
Cerca di essere paziente, ma so che durerà per poco tempo, di prima vista April ti sembra una ragazza con una pazienza infinita, ma ne ha poca e nonostante ciò cerca sempre di fare del suo meglio. 
"Non ho bisogno di un taxi, posso benissimo guidare." 
Ritiro un po' indietro la panca su cui sono seduto, facendola strillare, mi metto in piedi e mi giro, di nuovo, verso di lei, aprendo le braccia.
"Vedi, riesco a stare in equilibrio." 
"Se vuoi proprio ammazzarti, non ti ostacolerò, sei libero di fare ciò che vuoi." 
Fa per andarsene, ma l'uomo dietro al bancone la richiama.
"April se conosci questo ragazzo, riaccompagnalo a casa."
"Ma..." inizia a protestare quando una Lana rossa in faccia e i vestiti spiegazzati si intromette.
"Lo accompagno io, in fondo non sarebbe la prima volta che dormiamo insieme." 
Dormire? Che sta dicendo quest'oca, forse si confonde con qualcun altro, quando finiva con me la cacciavo subito dal mio appartamento. 
"Posso fare da solo, non sono un bambino. Buona serata." 
Lascio i soldi sul bancone, vicino al bicchierino vuoto, senza controllare la somma e mi avvio verso l'uscita. Arrivo davanti alla mia Porche e inizio la ricerca delle chiavi nelle mie tasche senza trovarle, impreco un paio di volte e prima che possa tornare dentro il negozio per cercarle, una chioma riccia mi raggiunge.
"Sai è difficile guidare senza queste a meno che tu non sappia fare magie." Alza la mano mostrandomi le chiavi nere della mia auto e le fa agitare. 
"Dammele." Allungo il braccio.
"No, da bravo, vai a sederti sul sedile del passeggero." Sorride mentre me lo dice.
"Tu vorresti guidare?" Chiedo ironico alzando un soppraciglio, di solito sono abituato a portare io in giro le ragazze come con Faith. 
"Che c'è? Pensi che una ragazza come me non possa guidare un'auto sportiva? Dai Jamie, sali, voglio tornare a casa il prima possibile." Inizia a incamminarsi verso la portiera e sale con agilità, la seguo brontolando cose insignificanti e appena entro dentro la decappottabile, April fa ruggire il motore e parte come un razzo facendoci andare indietro contro lo schienale dei sedili.
"Fifth Avenue." La informo dove si trova il mio appartamento, a casa Hamilton ci sono quel coglione che si starà mangiando Faith.
"Si, lo so." Risponde la riccia quasi sussurrando come se si vergognasse di sapere dove abito, un leggero rossore appare sui suoi zigomi quando sente il mio sguardo su di lei.
Il viaggio è silenzioso, con la coda dell'occhio la guardo che si concentra a guidare e vorrei sapere chi le ha insegnato a farlo, vorrei sapere un po' di cose di colei che una volta era la mia migliore amica. 
Quando scendiamo dalla Porche, si avvicina a me per ridarmi le chiavi.
"Sali su." Le ordino senza aspettare una sua risposta, di solito nessuno osa ribattere, a volte Faith, ma la maggior parte rimane in silenzio e mi segue con il sangue che ribolle di rabbia. 
"No, grazie." 
"Non era una richiesta." Mi fermo sui miei passi e la guardo.
"È inutile che tu insista, non verrò al letto con te. Io non sono come una delle tue amichette." La sua faccia è disgustata sicuramente al ricordo di qualche mio scambio di saliva con qualche ragazza in sua presenza. Anche se volessi, non mi porterei April a letto, credo. 
"Non credo che tua madre sarebbe contenta se venisse a sapere che sua figlia va in giro per le strade di New York a quest'ora." 
Mi gioco l'ultima carta che ho in asso, giro i tacchi ed entro dentro l'edifico elegante, la sento sbuffare e insultarmi dietro di me.

"Ti odio, Jamie, dal profondo del mio cuore." sputa cercando di essere velenosa quando siamo in ascensore, sogghigno e lei mi guarda con gli occhi a fessura fulminandomi, tanto che se potesse mi incenerirebbe in questo preciso momento.
"Lo so, Princi..." 
Cazzo, quel nomignolo. Mi blocco a metà parola e da un suo cambio repentino nel suo sguardo capisco che ha percepito il mio improvviso turbamento. 
"Allora piccola April, che ci facevi in un posto come il Black Stone?" Sposto l'attenzione su di lei che distoglie lo sguardo da me.
"Non sono piccola e ti ho già detto che ci lavoro." Cerca di spiegare con la poca pazienza che le è rimasta.
"Sai a cosa mi riferivo, perché hai scelto proprio quel posto per lavorare." 
"Non sono affari che ti riguardano, ho accettato la tua ospitalità solo perché tu non vada da mia madre, non per subire un terzo grado da te." 
Le porte del ascensore si aprono e prendendola per un braccio ci dirigiamo nel salone, si guarda intorno meravigliandosi un po' dei quadri appesi. 
"Perché sono qui?" Chiede  liberando il suo braccio dalla mia presa e riferendosi ai dipinti.
"Perché li ho comprati." Rispondo ovvio alla sua domanda, sapendo che si riferiva ad altro.
"Ora sei tu che cerchi di sviare."
Mi allontano un po' da lei e come d'abitudine, mi dirigo verso i contenitori in cui sono riposti i liquori, prendo un bicchiere, ma subito una sua mano lo prende dal mio e lo rimette apposto.
"Non ti fa bene bere ancora, Jamie." La voce mi rimprovera, torna al centro della stanza e incrocia le braccia aspettando una mia risposta alla sua precedente domanda.
"Dimmi: perché li hai comprati?" 
"Perché mi piacciono sennò perché altro lo avrei fatto?" Mi avvicino a uno dei divani e mi lascio andare. 
"Sai che i quadri di mio fratello sono privi di significato, così dicono i critici e per questo nessuno li compra, perché tu lo hai fatto?" Si mette davanti a me, bloccandomi ogni tipo di via di fuga. 
"Forse perché per me hanno un senso, un po'contorto, ma un senso c'è." 
Non le dirò mai ciò che vuole veramente sapere, in realtà ho comprato quei quadri l'anno scorso quando venni a sapere che i suoi genitori avevano smesso di appoggiare Paul, il fratello di April, e che era rimasto senza un soldo in tasca. 
"Ti odio ancora di più quando fai così, sei ostinato e cocciuto."
"Non sei la prima a dirlo." Prendo una sigaretta che accendo, per poi aspirarla e lasciare che il fumo si espanda nell'aria. Sento lo sguardo penetrante di April, cerco di non farci caso, ma è insistente e porto i miei occhi ai suoi color nocciola. 
"Che vuoi?" 
"Sei un'idiota Jamie, guarda come ti sei ridotto. Non dovresti fumare e neppure bere, cosa direbbe Clarissa se ti vedrebbe così?" 
"Non ho bisogno che tu mi faccia la paternale, la mia vita la gestisco da solo." Questi suoi dannati rimproveri mi fanno ricordare, per una volta ancora, quelli di Faith, mi fanno rivivere i momenti in cui i suoi occhi turchesi si fermavano su di me ogni volta che prendevo una sigaretta, avevo cercato di farle fumare insieme a me e con tono deciso mi aveva detto che non l'avrebbe fatto manco morta. Cazzo di sentimenti, JJ ti stai rammollendo, non puoi perdere la testa per una ragazza, soprattutto per una che è destinata a stare con un altro. 
"Se vuoi, puoi dormire sul divano oppure in fondo al corridoio alla terza porta a sinistra trovi la stanza degli ospiti." Taglio corto e vado nella mia camera, finisco di fumare e poi schiaccio la cicca sul contenitore apposito per poi lasciarlo e sdraiarmi sul grande letto e abbandonarmi in un sonno pesante.

***
Un urlo acuto mi sveglia, ieri sera sono più che certo di non aver fatto niente con nessuna, una voce maschile che riconosco dal accento si unisce con delle imprecazioni alla voce femminile che ora sta urlando al francese di andare via. 
Mi alzo di mala voglia, stiro un po' i muscoli per sgranchirli e mentre sto aprendo le braccia, la porta della mia stanza viene spalancata.
"JJ chi è quella pazza isterica?" 
Guardo Antoine con una faccia scocciata, ricordo di aver detto ad April di restare a dormire.
"Da quando in qua non si bussa?" 
Odio avere un risveglio brusco, dietro del francese appare una April furente con i capelli raccolti e qualche ricciolo che scappa alla presa. 
"Jamie dovresti dire al tuo amico di bussare prima di entrare in una qualunque stanza!!" Ringhia contro Antoine, assomigliando sempre di più ad una giovane leonessa. 
Sbuffo più scocciato e infastidito di prima, guardo in su per non perdere la piccola briciola di pazienza che mi rimane e prendere una scarpa per lanciarla in testa a quei due intrusi. 
"Non ve lo dirò una seconda volta: uscite dalla mia cazzo di stanza." 
Il tono glaciale e calmo che assumo li fa girare e interrompere lo sguardo di sfida che avevano assunto la riccia e il francese, senza dire niente fanno quello che ho detto e con calma mi sistemo per andare a fare da giudice. 
"Ti faccio i miei complimenti amico, quella tipa è un bel bocconcino." Soffia Antoine con malizia non appena April torna nella stanza degli ospiti dopo aver risolto l'incomprensione che ha avuto con il deficiente vicino a me.
"Stalle alla larga, Toni. Lei non fa per te." 
"Se non ricordo male, tu hai una specie di relazione con Faith, non dovrebbe importarti della riccia."
Il solo sentire il nome della mora dagli occhi come il cielo, mi fa ricordare il suo corpo e le sue labbra incollate a quelle del dannato William, ignoro il francese e gli dico, di nuovo, di non interferire nella vita di April. Per quanto i nostri problemi possano averci diviso, so che uno come Antoine porterebbe solo guai a quella ragazza, lei è così ingenua anche se crede di non esserlo. 
"È lei?" Toni in piedi, con l'indice indica una cornice che tiene nell'altra mano, mi alzo per vedere meglio la foto e riconosco April da piccola che mi abbraccia con fare tenero e un sorriso raggiante.
"Si." 
"Stavate insieme?" Domanda ancora il francese nel momento in cui la mia testa inizia a viaggiare indietro di molto tempo fa.
 


Ciao bellissimee! :3
Questo è un capitolo abbastanza lungo, dopodomani parto per il mare e starò via per qualche giorno :)
Vi piace? La giornata di Faith è iniziata con Will e finalmente si sono potuti comportare come una coppia di 
fidanzatini! Purtroppo, però, trova una brutta sorpresa a casa. La parte di JJ inizia da quando lui è uscito da casa 
Hamilton per tornare in uno dei posti che, diciamo, vedeva come una specie di nascondiglio dal mondo.
E c'è anche April che porterà vecchi ricordi nella, già incasinata, testa di Jamie! 
Beh spero tanto di non avervi deluse.

GRAZIE alle ragazze che hanno recensito♥, ormai ve lo dico sempre: siete tenerissime e mi date la carica
per continuare! :)

Ringrazio anche a coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite e seguite! 
Alla prossima fanciulle!!
Mar.

 

  
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