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Autore: sunshine_S    24/07/2014    5 recensioni
Il sole splendeva alto, altissimo sull’isola di Capri quel giorno e forse picchiava come non mai. Ma tutto ciò non interessava ad Alexis Hudson, perché aveva viaggiato quasi per un giorno intero solo per raggiungere quella magnifica isola di cui tanto parlava la letteratura, la cultura, il folklore.
In molti reputavano Capri non solo come un’isola spettacolare, su cui il cielo non piange mai, ma anche come un’isola magica, capace di condurre l’uomo lungo un sentiero che mai avrebbe immaginato di intraprendere. E Alexis ne aveva sentite davvero tante su quell’isola magica.

E quale sarà la sua magia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Gli amanti di Capri
-one shot.
 
Il sole splendeva alto, altissimo sull’isola di Capri quel giorno e forse picchiava come non mai. Ma tutto ciò non interessava ad Alexis Hudson, perché aveva viaggiato quasi per un giorno intero solo per raggiungere quella magnifica isola di cui tanto parlava la letteratura, la cultura, il folklore.
In molti reputavano Capri non solo come un’isola spettacolare, su cui il cielo non piange mai, ma anche come un’isola magica, capace di condurre l’uomo lungo un sentiero che mai avrebbe immaginato di intraprendere. E Alexis ne aveva sentite davvero tante su quell’isola magica.
Forse era proprio quello il motivo per cui aveva deciso di abbandonare improvvisamente tutto lì a Manchester: famigliari, amici, lavoro, fidanzato.
“Ho bisogno un po’ di tempo per me stessa” aveva detto e il giorno dopo era già sul primo volo per la città italiana di Napoli, da cui poi si sarebbe diretta nel magnifico golfo alla ricerca dell’isola tanto sognata.
Quella notte prima di partire era stata talmente eccitata ed euforica che aveva cominciato a sfogliare prima un dizionario di lingua italiana, così giusto per cercare di imparare le frasi essenziali, poi si era persa in giro su internet tra mille foto, recensioni e quant’altro. Aveva ricontrollato dove fosse ubicato il suo hotel, che l’avrebbe ospitata un intero week end, e ricordato tutto quello che aveva da visitare. Forse neanche avrebbe avuto il tempo per godersi un po’ di sole caldo e concedersi una leggera abbronzatura, le cose da scoprire su quell’isola erano così tante.
Una volta arrivata nella hall dell’hotel, un anziano signore ben vestito le si avvicinò stringendole una mano energicamente, tentando un inglese un po’ particolare, ma ovviamente Alexis fece finta di nulla. Avrebbe voluto chiedergli quasi di non urlare così forte, che era straniera non sorda, ma quell’uomo la faceva sorridere così tanto, e in maniera così spensierata, che aveva decisamente accantonato l’idea.
Un giovane ragazzo, il cui esile corpo era fasciato dalla divisa dell’hotel, l’accompagnò con gentilezza e tanta timidezza verso la sua camera. Era rimasto in silenzio fino alla fine, accennando solo sorrisi e smorfie, forse perché l’inglese proprio non lo sapeva parlare, ma Alexis non gli faceva mica una colpa. Mormorò un “grazie” che sicuramente non era suonato come doveva, perché vide il ragazzino sorridere tra sé e sé prima di andar via.
Fu davvero poco il tempo che decise di concedersi, giusto il tempo di una bella doccia rinfrescante –il caldo di quell’isola era davvero afoso- il tempo di sistemarsi i capelli, cambiarsi e via, era già fuori a sgambettare tra quelle vie principali e la piazzetta centrale, tutte gremite di gente di chissà quante culture diverse. Per prima si dedicò alla visita di Villa Jovis, la celebre villa in cui pare che l’Imperatore Tiberio abbia deciso di rifugiarsi a suo tempo, abbandonando l’Urbe, solo per potersi dedicare al suo otium. Rimase incantata dal meraviglioso panorama che si poteva ammirare da lì, un intero panorama che abbracciava il Golfo di Napoli e l’isola di Ischia.
Quella prima visita era durata più di quanto s’aspettava, per quel motivo aveva deciso di tornare in piazzetta e ordinare un sandwich ed un Thè freddo, giusto per tenersi in forma prima della prossima visita. Aveva deciso di riservare per ultime sia la Grotta Azzurra che i Faraglioni, perciò nel pomeriggio, nonostante l’intensa giornata di sole, aveva progettato l’escursione al Monte Solaro, arrivando alla famosa Anacapri, la parte più alta dell’Isola. Sembra che quel Monte sia stato chiamato anche Acchiappanuvole, ma Alexis non aveva ben capito se fosse per l’elevata altezza di quel Monte o per qualche altra strana ragione.
Proprio in quel momento, scoprendo quel perché sulla fedele guida che aveva portato con sé, la sua attenzione fu attirata dall’immagine sfocata di una persona, ferma all’in piedi proprio vicino a lei. Sembrava anche piuttosto alta, perché riusciva ad ombrare quasi tutto il suo tavolino.
Ma quando Alexis alzò in alto lo sguardo capì che forse l’Isola di Capri le aveva nascosto, in quella stessa guida, uno degli spettacoli più belli che avesse.
Un paio di piccoli occhi verdi, di un verde brillante e così luminoso da abbagliarti, la stavano scrutando con aria curiosa, interrogativa.
Alexis quasi invidiò quel ragazzo così affascinante, semplicemente per la magnificenza di quegli occhi che non potevano di certo reggere alcun confronto con i suoi, così scuri e così banali.
Il ragazzo continuò a guardarla con la stessa aria, una sigaretta spenta che pendeva leggermente tra le labbra sottili, colorate di un rosa intenso. Tutto sembrava aggraziato in quel viso, quasi scolpito. Tutto sembrava reggere un equilibrio divino.
Poi quando avvertì il suono della sua voce, capì che doveva esserci qualcosa di sbagliato in quella situazione, in tutto il resto del mondo. Non aveva mai ascoltato una voce così densa e profonda, così sensuale, e se solo l’avesse conosciuto prima non avrebbe mai e poi mai promesso di sposare un uomo come il suo fidanzato, dalla voce così fievole e sottile.
Solo dopo qualche attimo Alexis si rese conto che il ragazzo in questione le aveva rivolto una domanda in italiano, una domanda di cui non aveva compreso neanche una virgola. Di fronte al suo sgomento lui parve sorridere divertito, la sigaretta si spostò di più verso la sua sinistra, stretta sempre tra quelle labbra.
-Sei straniera? Dimmi di si.- le chiese allora, esibendo un accento puramente inglese.
Alexis annuì con vigore, dimenticandosi completamente della fame e della sete, del pranzo che aveva ordinato.
-Oh, perfetto!- esclamò soddisfatto, allargando sempre di più il proprio sorriso. Decise a quel punto di scostarsi da lì e sedersi proprio sulla sedia di fronte alla sua. –Ti avevo chiesto se hai da accendere, per caso.-
Alexis guardò prima la sigaretta, sempre pendente tra quelle labbra, poi fu abbagliata di nuovo da quello sguardo.
-No, mi spiace, non fumo.-
-Ah, allora ce l’hai la voce.- scherzò lui e con un gesto veloce posò la sigaretta dietro un orecchio, rendendola praticamente nascosta tra quei ricci castani.
Avrebbe voluto rispondergli a tono, rispondendo a quel suo sfottò, ma alla fine si limitò semplicemente a sorridere, imbarazzata da quella stranissima situazione. Uno sconosciuto, almeno inglese, si era autoinvitato a sedere con lei e sembrava non aver alcuna intenzione di lasciarla stare.
-Di dove sei?- le chiese infatti, questa volta anche l’anonimo ragazzo sembrava rapito dal suo viso e chissà da che cosa poi. Alexis non riusciva a seguire il suo sguardo.
-Manchester, tu invece?-
Il riccio non le rispose immediatamente, alzò la mano osservando forse un cameriere nei paraggi e poi gli mostrò l’indice, come per indicargli il numero uno.
In quell’istante Alexis fu rapita non solo da quegli occhi, ma anche da quelle grandi e possenti mani, abbellite da un paio di anelli d’argento che ricoprivano il medio e l’anulare, proprio su quest’ultimo l’anello era contraddistinta da una pietra ovale di colore nero.
Immediatamente lo sguardo di Alexis cadde poi sull’altra mano, posata sul ripiano del tavolino. Anche il medio di quella mano era fasciato da un anello d’argento, segnata da alcuni ghirigori.
Le venne da sorridere, perché gli uomini dalle mani curate, con le vene in evidenza, contornate da anelli, insomma quella era da sempre stata una sua “perversione” come scherzavano le sue amiche. Chissà per quale motivo, ma le avevano sempre dato l’impressione di mani esperte, virili.
Quegli strani pensieri vennero poi ostacolati dall’arrivo del cameriere, che fulmineo aveva servito al riccio una tazzina di caffè.
Lo vide sorridergli grato e mormorargli qualcosa in italiano, prima che il cameriere li lasciasse nuovamente.
-Non fa un po’ caldo per il caffè?-
Non seppe neanche come e perché gli rivolse quella domanda, lei che da quando l’aveva visto credeva di aver perso il senno e pure la ragione.
Il ragazzo alzò lo sguardo dalla tazzina in cui aveva immerso un cucchiaino, rigirandolo lentamente al suo interno.
-Tu stai bestemmiando dolcezza, lo sai?- la sua voce apparve così seria e ferma, che solo i suoi occhi sorridenti tradirono quell’atmosfera. –Qui il caffè si beve sempre, anche con quaranta gradi all’ombra.-
Fece un veloce sorso da quella tazzina colorata, prima di passargliela improvvisamente sotto il naso.
-Assaggialo.-
Alexis lo guardò stranita, scostandosi appena. –Non mi va, grazie.-
-Permettimi di insistere, almeno così potrai capirmi.-
Le venne da ridere mentre le avvicinava ancor di più quel caffè, rischiando quasi di riversarglielo sul vestitino bianco che aveva deciso di indossare quella mattina.
Le sue labbra si appoggiarono proprio lì, dove poco prima quelle del ragazzo avevano segnato quella tazzina, e inspiegabilmente un brivido di eccitazione le attraversò la schiena.
Quando assaporò quella bevanda così calda e dolce, viva di quel vero sapore di caffeina, Alexis Hudson capì di non aver mai bevuto realmente del caffè per tutto il corso della sua vita. Quelli inglesi assomigliavano più al sapore dell’acqua e dello zucchero assieme pensandoci.
Tornarono a guardarsi quando il riccio le scostò la tazzina dalle labbra, mostrandole un sorrisetto divertito.
-E allora?- le domandò, tremendamente colto dalla curiosità.
Alexis si lasciò andare ad una risata, alzando le mani come in segno di resa.
-Avevi ragione, è buonissimo.-
-Non puoi dire di aver bevuto caffè se non assaggi prima quello di Napoli. Anche se qui siamo Capri, ma fa lo stesso.-
E in effetti aveva ragione, aveva avuto subito voglia di ordinarsene uno anche lei, altro che Starbucks e cose di quel genere.
Mentre osservava il ragazzo di fronte a sé terminare il proprio caffè, prendendo poi un fazzoletto per pulirsi le labbra, Alexis si rese conto di non aver ancora scoperto il suo nome. La semplice maglietta bianca a mezze maniche non portavano alcuna targhetta col nome, ma erano contraddistinti solo un leggero scollo che le aveva permesso di scorgere quelli che sembravano dei tatuaggi, proprio dipinti sul suo petto.
-E comunque io sono Alexis.- trovò finalmente il coraggio di dire, cercando di distrarsi dallo scoprire quali fossero quei disegni sul suo corpo.
Il ragazzo poggiò entrambi i gomiti sul tavolino e le sorrise appena, portando nuovamente la sigaretta tra le labbra e attirando, sempre nuovamente, l’attenzione di quel cameriere.
-Sei curiosa di conoscere il mio nome?-
Odiava già il suo continuo tentare di metterla in imbarazzo, non riusciva quasi a tollerarlo. Eppure ne era profondamente attratta.
Lei non ci sapeva fare, non era affatto brava nel filtrare. Lui, invece, sembrava esserne maestro.
Aveva finalmente acceso la sigaretta, che ora teneva stretta tra il pollice e l’indice della mano destra, e da gentiluomo cercava di far sì che l’odore della nicotina non l’avvolgesse del tutto, espirando il fumo lontano da lei.
L’osservò fumare per tutto il tempo, senza che nessuno dei due rivolgesse la parola all’altro. Alexis perché era troppo concentrata su ogni sua smorfia, su come quelle labbra avvolgessero quella sigaretta, concentrata sul vento che poco a poco scompigliava quella chioma lunga e ribelle, la stessa che il capello di paglia provava a tenere a bada, seppur con pochi risultati.
Quando il ragazzo finì di dedicare il proprio tempo a quella sigaretta, la spense frettolosamente e alla stessa maniera si alzò dalla propria postazione, cacciando dalla tasca degli skinny jeans neri, eccessivamente stracciati sulle ginocchia, un paio di Ray Ban Wayfarer scuri.
Lo vide allontanarsi improvvisamente da lei, all’interno del bar, per poi uscire con aria spedita, quasi come se non avesse intenzione di voltarsi.
Lo fece solo quando si avvicinò nuovamente al tavolino della ragazza, mostrandole un ghigno quasi malizioso.
-Harry.- poi, con la stessa espressione dipinta sul volto, si allontanò da quel piccolo bar della Piazzetta di Capri.
 
Alexis aveva trascorso l’intero pomeriggio, per non parlare della giornata seguente, tra una visita e l’altra, concedendosi anche un po’ di coccole: una beauty farm, un po’ di shopping. Doveva ammettere di sentirsi come rigenerata.
Ma Alexis aveva trascorso l’intero pomeriggio, e anche la giornata seguente, girando per l’isola di Capri con uno e un solo intento: gli occhi di Harry. Non credeva neanche di farlo a posta, ma non riusciva a non cercare in qualsiasi immagine umana quel verde brillante che l’aveva abbagliata il giorno prima. Da quando lo aveva incontrato, inspiegabilmente, non riusciva più a scacciarlo dai propri pensieri. Non avrebbe dimenticato quell’atteggiamento spavaldo e sicuro di sé, quel sorriso sbilenco, la sigaretta stretta tra le labbra scure, per non parlare della voce, quella maledetta, maledettissima voce. Avrebbe voluto registrarla ed ascoltarla per ore. Si sentiva un po’ perversa nel pensare quelle cose, ma effettivamente celavano pura verità.
Ancora una volta aveva cercato di non pensarci, imprimendo ben in mente il nome del suo fidanzato, e finalmente si era diretta verso il piccolo porto di Caprì, lì dove sarebbe salita su una barca per poter visitare le famosissime Grotte Azzurre.
Erano quasi le sei del pomeriggio e il sole sembrava splendere ancora forte su Capri, quasi come se fossero ancora le tre del pomeriggio. Il tempo sembrava essersi fermato.
Portò una mano sul capello di paglia bianca che aveva indossato quella mattina, e che le avevano ricordato vagamente quello indossato da Harry, il vestitino azzurro che aveva indossato svolazzava leggermente a causa del vento e, al di là degli occhiali da sole Marc Jacobs stava cercando di trovare una barca libera. Osservò a lungo, finché non noto un’ultima barca gremita di gente che era appena partita via, forse proprio verso la Grotta Azzurra.
Alexis sbuffò scocciata portando entrambe le braccia lungo i fianchi, quasi con aria sconfitta. L’indomani mattina sarebbe dovuta partire e non avrebbe di certo avuto il tempo di fare una capatina a quelle Grotte. Manchester era pronta per riaccoglierla.
Solamente a quel pensiero Alexis avvertì dentro di se una pesantissima angoscia. Quei due giorni trascorsi a Capri erano stati perfetti, libera di pensare solamente a sé stessa e nessun’altro, libera di godersi qualsiasi cosa volesse, di abbandonarsi unicamente alla spensieratezza.
Ma Alexis era anche una ragazza matura; sapeva che quella vita non sarebbe potuta durare a lungo, che quel suo stato di tranquillità aveva vita breve, la durata di un week end. Sapeva che una volta tornata a Manchester avrebbe dovuto rendere l’isola di Capri solo un dolce ricordo, pronta a vestire nuovamente il ruolo di manager, figlia, sorella, amica, fidanzata efficiente. Pronta a svolgere con assoluta serietà il suo lavoro, sacrificando ogni ora del giorno e della notte, pronta a ritrovare la risoluzione non solo per i suoi problemi, ma anche per quelli di famigliari ed amici. In realtà avrebbe voluto tanto preoccuparsi solo dei propri problemi, concentrarsi più su sé stessa che sugli altri, che qualche amica di troppo cancellasse il suo numero dalla propria rubrica e cominciasse a capire come gestire la propria vita. Forse quella di Alexis, di risolvere i problemi degli altri, era una dote innata, anche se in tal modo non riusciva mai a concentrarsi a pieno sulla propria di vita.
Forse era quello il motivo per cui non voleva abbandonare Capri, la sua piazzetta, la gentilezza degli abitanti, per non parlare del loro caffè, il vero caffè. Forse perché solo in quell’isola era riuscita a ritrovare per la prima volta quella giovane Alexis cresciuta nella periferia di Londra e perché aveva scoperto cose di sé che neanche credeva esistessero.
Aveva pensato a tutte quelle cose ferma ancora sulla riva del Lido di Gradola, con le braccia conserte e lo sguardo rivolto all’orizzonte, come ultimo saluto a quell’immenso paradiso.
Salutando mentalmente Capri, forse per l’ultima volta, decise allora di voltarsi e concedersi qualche ultimo acquisto prima di tornare all’Hotel, ma tutto d’un botto qualcosa le impedì di camminare, come se quella voce che aveva appena udito avesse convinto il suo cervello a tornare indietro.
 Quando Alexis tornò a voltarsi, tornò a specchiarsi nella lucentezza di quegli occhi, capì che non avrebbe mai e poi mai potuto lasciare Capri senza vederli, vedere lui, per un’ultima volta in tutta la sua vita.
Harry camminava proprio verso di lei, indossando questa volta un bermuda di jeans scuro, un paio di Converse All Star bianche, basse, e una canotta scollata dello stesso colore che le permetteva di scorgere finalmente i tatuaggi che gli marchiavano il petto.
Due bellissime rondini incrociavano gli sguardi, ricongiungendosi quasi, o forse come se si stessero specchiando ognuna nella propria immagine, proprio come i loro sguardi in quel preciso momento. Alexis si era addirittura liberata degli occhiali non appena aveva udito la sua voce, perché voleva permettergli di abbandonarsi completamente a loro, accecarsi con quella lucentezza.
-Alexis.- ripetè ancora una volta, dopo essersi fermato proprio di fronte a lei.
Le sorrise pienamente, intrecciando le braccia proprio come lei poco prima. Anche la loro pelle era abbellita da qualche tatuaggio sparso qua e là. -Cosa ci fai qui?-
Alexis sistemò gli occhiali da sole sullo scollo del vestito, permettendo inconsapevolmente ad Harry di sbirciare.
-Volevo vedere le Grotte Azzurre, ma sono arrivata troppo tardi mi sa.-
Il ragazzo le mostrò un ghigno beffardo, quasi divertito.-E allora, qual è il problema? Lavoro qui, posso portatici io. Vuoi?-
Sia lo sguardo che il sorriso di Alexis si illuminarono pienamente. Aveva voglia di visitare quel magico luogo tanto quanta era la voglia di passare del tempo con lui, completamente da sola.
Non udendo alcuna risposta Harry allungò una mano verso di lei, pronto ad accogliere la sua proposta. Ovviamente Alexis strinse quella mano, desiderosa forse più di stringere un contatto con essa. La sua stretta era proprio come l’aveva immaginata: salda, possente.
Come un vero gentiluomo l’aiutò a scendere sulla barca tenendole sempre stretta la mano, finché non ci si posizionò sopra anche lui. L’osservò attentamente azionare il motore, passandosi un paio di volte una mano tra i ricci scuri, lasciati liberi dall’assenza del cappello, quando quello aveva faticato ad avviarsi. Notò come la sua espressione si rilassò pienamente, seguita da un sorriso, quando le loro orecchie furono sussultarono quasi per il suo rumore così forte.
Harry si voltò poi verso Alexis, senza smettere di sorridere. –Pronti e diretti verso le Grotte Azzurre!- e non appena partirono dalle sue labbra fuoriuscì quasi un gridolino, molto simile a quello che i pirati emettevano nei film, non appena partivano con le loro navi.
La ragazza si lasciò andare ad una risata divertita, portando indietro la testa, godendosi poi l’aria fresca a cui andavano incontro, l’odore del mare che si faceva man, mano più vivo.
Non avevano parlato affatto nei primi minuti che seguirono la partenza dal porticciolo, l’unico pensiero che aveva tormentato Alexis riguardava loro due, soli su quella barca, senza nessuno che potesse intromettersi. Liberi di parlare, guardarsi, fare qualsiasi cosa volessero.
Diretti verso le Grotte, accompagnati dalle deboli onde del mare, la loro barca andò incontro ad un’altra, pronta invece a ritornare sulla calda terra ferma dell’isola. Era ricca degli ultimi turisti di quella giornata, capitanata però da un uomo sorridente e dalla folta chioma castana, gli occhi chiari quasi quanto quelli di Harry ed un’espressione mal lupina che lo contraddistingueva. Alexis non sembrò trovare poi chissà quale differenze tra i due capitani delle rispettive barche, l’unica differenza tra loro sembrava essere segnata solo dall’età. Quell’affascinante uomo doveva avere all’incirca una quarantina d’anni, se non di meno.
-E quello chi è?-
Harry si voltó immediatamente e Alexis lo vide sorridere tra se e se, gli era bastato guardare con superficialità e capire. 
-il Re di Capri..- si limitó a dire, tornando a guardarla.-Umberto Galiano, lo scapolo d'oro dell'isola. Anche se ormai ha trovato il suo amore, quello vero, ma per tutti noi resterà sempre il Re di Capri.-
Alexis sorrise divertita, scostando di poco il capo per permettere al vento di accarezzarle i capelli. 
-Ed io che pensavo fossi tu lo scapolo d'oro dell'isola. -
Anche Harry si deve coinvolgere da quell'ilarità, abbassando di poco il capo. Carrie riuscì a notare il verde dei suoi occhi al di la di quegli occhiali scuri. 
-No, non sono quel tipo di persona.
-Ah, no?- quella della ragazza sembrava quasi aria di sfida. 
Notò ancora una volta la smorfia divertita di Harry, anche se i suoi occhi erano sempre puntati verso l’orizzonte.
-No.- confermò semplicemente, concedendole solo alla fine un veloce sguardo.
Erano arrivati alla Grotte Azzurre calando nuovamente nel silenzio. L’entra delle Grotte era talmente stretta e piccola che Alexis era stata improvvisamente colta da un momento di ansia e timore. Le aveva immaginate completamente diverse, non credeva di certo di rischiare di restare bloccata con quella piccola barca proprio alla sua entrata.
Il suo sguardo semi impaurito fu indirizzato subito verso quello di Harry, che fiero e sorridente come sempre le regalò un occhiolino, quasi come se volesse comunicarle di non preoccuparsi, perché non ce n’era bisogno.
Una volta superata l’entrata le Grotte sembravano allargarsi man, mano di più, abbracciando la luce che regnava onnipresente sull’isola di Capri, rendendo i riflessi delle sue acque di un colore argenteo, mai visto prima.
 Alexis aveva avuto tutto il tempo per abbandonarsi alla meraviglia di quel posto, al silenzio quasi assordante che l’abbandono dell’ultima barca aveva lasciato posto. Si era specchiata della limpidezza di quelle acque, l’atmosfera umida e riservata, meraviglie che per qualche attimo l’avevano spinta a dimenticare della presenza di Harry al suo fianco.
-Hai bisogno che ti racconti la leggenda di questa Grotta?-
In realtà Alexis avrebbe voluto rispondergli di no, che conosceva ogni leggenda di quell’isola, ma pur di abbandonarsi alla sensualità della sua voce decise di fingere di non sapere, un po’ come suggeriva l’antico filosofo Socrate. D’altronde Harry, sicuramente ricco di esperienze “capresi” maggiori delle sue, avrebbe potuto svelarle molto altro.
Allora la ragazza annuì col capo, sistemandosi meglio verso di lui che divertito stendeva le lunghe gambe all’interno della barca.
-Pare che l’imperatore Tiberio, a suo tempo, utilizzasse questa grotta come ninfeo marino, tanto che nei fondali della Grotta furono trovate statue che le ritraevano. Per molti anni la Grotta non è stata più visitata dai marinai, che temevano i demoni e i fantasmi che vi abitavano, o almeno secondo loro. Solo un giorno, nel 1826,   il pescatore locale Angelo Ferraro accompagnò lo scrittore tedesco August Kopische il pittore Ernst Fries a visitarla soddisfacendo la loro curiosità. Fu grazie alla loro visita, che liberò la Grotta da ogni stupida diceria, che questa è diventata una tappa fissa per ogni turista di Capri.-
Alexis aveva ascoltato per bene ogni sua parola, resa ancor più intrigante e curiosa dal suono profondo della sua voce. Lo avrebbe ascoltato per altre ore, forse addirittura per tutta la vita.
Aveva continuato a chiedergli della Grotta, di tutti gli altri particolari che essa celava finché, guardandolo dritto negli occhi, gli aveva detto:-Ora voglio conoscere la tua leggenda.-
Harry era rimasto in silenzio per qualche secondo, rispondendo poi con una lieve risata. Chissà se quella richiesta lo aveva colto di sorpresa o no, se era stata la prima a proporgliela in quel modo e quelle circostanze.
-Perché vuoi conoscere la mia storia?- la serietà con cui le aveva posto quella domanda l’aveva sorpresa, forse perché era la prima volta che assumeva un’espressione del genere, così concentrata su quella sua richiesta.
Alexis alzò le spalle, continuando a guardarlo con aria tranquilla e rilassata, ma che a dirla tutta ad Harry sembrava più che maliziosa.
-Ormai conosco tutte le storie che quest’isola nasconde. Ora voglio conoscere la tua.-
Un’altra risata le era arrivata come risposta e Harry aveva poi abbassato lo sguardo con aria quasi imbarazzata, rialzandolo solo quando si era sentito abbastanza pronto per raccontargliela davvero.
-Mi chiamo Harold Edward Styles, o più semplicemente Harry Styles. Ho quasi ventiquattro anni e provengo da Holmes Chapel, contea del Cheshire..-
Non gli aveva concesso neanche chissà quanto tempo per raccontare di sé che era scoppiata a ridere.
-No, non così!- gli aveva detto poi, tra una risata e l’altra. –Non mi stai offrendo il tuo curriculum Harry, ma devi parlarmi di te, della tua persona.-
-La tua è una richiesta pretenziosa, Alexis. Da quando sono qui nessuna mi ha mai chiesto una cosa del genere.-
-Beh, un incentivo in più per farlo quindi.-
Sembrava quasi divertito da quell’atmosfera, da quel loro scambio di battute. Poi si era zittito per qualche istante prima di raccontarle la sua vera storia.
E in un attimo, come se ci stesse provando da chissà quanto tempo, era riuscito a raccontarle tutto ciò che avrebbe sempre voluto raccontare alla persona adatta, qualcuno che sapesse semplicemente ascoltarla.
-E’ questa la magia di Capri, capisci? Vieni qui per lavoro, stai per firmare un importante contratto che ti vincolerà per tutta la vita e capisci che non è quello il tuo destino, che l’hai trovato nelle acque limpide di quell’isola e nel caffè del Bar di Gianni, nei venerdì sera concessi da Anema e Core. Nell’arco di un istante capisci tutto quello che hai sempre voluto e non.-
Alexis era stata ancora una volta rapita dal suo racconto, che questa volta parlava dell’unica cosa a cui era realmente interessata. Non riusciva a spiegarsi come e perché, lei che ai colpi di fulmine non c’aveva mai creduto, eppure Harry era diventato il suo pensiero fisso da quando l’aveva conosciuto. Non riusciva a liberarsi di ogni particolare del suo viso e del suo corpo, aveva fantasticato su quelle macchie scure dipinte sul corpo, che l’ultima volta non era riuscita a scrutare attentamente. Aveva fantasticato su di lui, su di lei, lei con lui, lei su di lui e chi più ne ha più ne metta. Lo aveva desiderato al proprio fianco ogni momento di quelle giornate vissute a Capri, soprattutto quando la notte, in quella stanza un po’ umida, non riusciva a prendere sonno. E poi lei la solitudine proprio non l’accettava, ma a Capri era stata tutta un’altra cosa. Era bastato il pensiero di lui ad accompagnarla e tutto era sembrato perfetto.
Poi la sua voce tornò ad incantarla e ogni pensiero fu costretto ad essere accantonato.
-E tu invece? Hai capito qual è la tua magia?-
La magia è nei tuoi occhi, avrebbe voluto rispondergli. Perché sì, lo pensava davvero.
-Non lo so, forse ancora non me ne sono resa conto. Lo capirò domani prima di andar via probabilmente.-
Per un attimo lo sguardo del ragazzo dai lunghi capelli ricci parve incupirsi. O almeno ad Alexis piacque credere in quel modo.
-Quindi domani andrai già via.- mormorò probabilmente più a se stesso che a lei, forse per questo non suonò affatto come una domanda, ma come una constatazione arida, magari anche delusa.
Ancora una volta si erano concessi un breve silenzio, finché ad Alexis non avvertì dentro di sé qualcosa molto simile ad una scarica di adrenalina, un continuo scorrere di impulsività che ignorò il suo cervello, la sua razionalità, che la portò a spogliarsi di quel leggero vestito azzurrino e restare semplicemente in costume.
Harry assistette a quello spettacolo prima con sgomento, poi con curiosità. Non avrebbe mai immaginato da lei, o da quell’immagine di lei che gli era apparso, un gesto così azzardato. Poi lo guardava con un’aria di sfida e provocazione che proprio non riusciva a spiegarsi. Quando quello sguardo, quegli occhi, furono così vicini a lui senza neanche che se ne accorgesse, quando le loro labbra furono così vicine da permettere ai respiri di confondersi, cominciò ad avvertire dentro di sé il desiderio più vivo, quello della passione. Distrutto però dal momento in cui la risata divertita di Alexis vibrò sulle sue labbra, voltandosi e sparendo velocemente tra le acque argentee della Grotta Azzurra.
-Guarda che è illegale!- provò ad urlarle, ma Alexis non ne voleva sapere. Continuava a nuotare con aria spensierata imbattendosi tra una leggera onda e l’altra, guardandolo di tanto in tanto sempre con la stessa aria di sfida.
A quel punto neanche ad Harry importò se fosse legale o no, doveva assolutamente rispondere a quella provocazione.
Così si liberò velocemente della propria maglietta e dei bermuda di jeans, tuffandosi prontamente per poterla raggiungere. Ridevano insieme senza neanche un apparente motivo, partecipando ad un gioco che era divenuto solamente loro.
Si fermarono stanchi e stremati da quel divertimento, Harry l’aiutò a salire su uno scoglio basso lì vicino ed insieme si stesero l’uno al fianco dell’altro.
-Su una guida ho letto che i marinai si prestano anche a cantare qualche canzone tipica napoletana per i turisti..-
Harry sorrise, aveva capito già tutto. Dietro quelle parole si nascondeva un’unica intenzione.
-Ma tu non capisci l’italiano, figuriamoci il napoletano.-
Quella volta fu Alexis a sorridere.-Certe canzoni sono famose in tutto il mondo Harry, anche da noi a Manchester!- disse con una tale naturalezza, che a quel punto Harry non poté rifiutarsi.
Riscaldò appena, appena la voce prima di intonare le prime parole di una delle canzoni napoletane più famose al mondo, gli sembrava un onore poterla cantare solo per lei. Fino a quel momento si era sempre negato alla maggior parte dei turisti, dichiarandosi troppo stonato per poter cantare una canzone così bella.
O’sole mio era la canzone che amava, aveva insistito per giorni con Totonno, uno dei più anziani pescatori di Capri, per potergliela insegnare, per permettergli di cantarla come Dio comanda. E poi, si sa, Totonno è l’uomo più paziente al mondo e con Harry ci vuole tanta, tantissima pazienza. Alexis ne avrebbe avuta quanto ne voleva, quanto ne bastava, questo il riccio lo aveva già immaginato.
C’era voluta una settimana intera per imparare quel testo che, per ovvi motivi, gli era sembrato come il più difficile al mondo. Ma Totonno non aveva mai abbandonato quell’obbiettivo, non si era mai stancato di lui e di quella voglia che aveva di imparare. Poi gli erano bastati altri quattro anni a Capri per poter modificare la sua pronuncia a dovere.
Alexis non riusciva a capire neanche una parola e poteva finalmente capire come gli italiani, molto spesso, si sentissero nell’ascoltare le canzoni della loro lingua, storpiando completamente le parole ad ogni concerto. Non riusciva a comprendere il senso di quelle parole, ma la magnificenza della voce di Harry.. quella sì che la comprendeva. Forse non aveva mai ascoltato voce più bella e potente, forse non aveva mai apprezzato nessun cantante prima d’allora, prima di lui. Non immaginava che un ragazzo come lui nascondesse una voce del genere, così profonda. Lo aveva pensato dal primo momento in cui l’aveva incontrato.
Sapeva che, da quel momento, O’Sole Mio sarebbe diventata la colonna sonora di quel suo viaggio a Capri, la colonna sonora sua e di Harry e di qualsiasi cosa ci fosse tra loro.
Quando aveva terminato di cantare, anche troppo presto per i suoi gusti, Harry l’aveva guardata con aria curiosa, ma anche tranquilla. Forse aspettava un giudizio o chissà che cosa.
Alexis non aveva detto nulla, non ce n’era stato il bisogno, perché le labbra di Harry non avevano avuto tregua, immediatamente intrappolate tra quelle della ragazza.
Aveva gettato velocemente le sue mani tra quei capelli così ricci, ancora bagnati dall’acqua salata, e quel sapore era stato  contrastato dalla dolcezza delle labbra del marinaio. Harry non aveva esitato neanche un attimo nel baciarla, perché quello era diventato anche per lui il suo desiderio più grande da quando quell’affascinante straniera era giunta sull’isola. Erano quattro anni che attendeva una ragazza così, una magia del genere.
Ed era proprio quella la magia di Capri, far incontrare due persone così lontane e diverse tra loro, che mai avrebbero immaginato in vita loro di poter scoprire. Farli conoscere su un’isola lontana chilometri e chilometri, che di solito non è inserita al primo posto tra i luoghi da visitare. Tutti pensano prima a New York, Londra, Parigi, Madrid, Barcellona. Poi chissà perché dell’America si parla e sempre solo di New York, perché dell’Italia si parla sempre e solo di Milano, neanche di Roma. E di Capri, di Napoli? Perché non se ne parla mai, perché non si accenna mai alla loro bellezza, quella che manca a qualsiasi città del mondo. Perché New York si, è magnifica, ma Napoli è magica. Capri è magica.
E lo aveva capito Alexis, stesa su quello scoglio così umido, non riusciva comunque ad avvertirne la freddezza perché su di lei pesava il corpo così caldo e possente di Harry, che mano a mano si stringeva al suo facendo scontrare il colore di quei tatuaggi con il suo petto chiaro, quasi diafano.
La situazione sembrava sfuggirgli sempre di più dalle mani e i loro respiri sempre più affannati sembravano esserne testimoni. Le labbra di Harry ormai vagavano su ogni lembo di quella pelle, senza avvertire la voglia di separarsi mai, neanche per necessità.
-Forse non qui.- riuscì solamente a dire lei, trovando la forza di parlare chissà come e chissà dove. Harry tornò a baciarla con la stessa necessità che aveva di respirare. –Anche qui.- si limitò a rispondere, come se stesse già prevedendo un’intera serata e nottata unicamente con lei, prima che lo abbandonasse definitivamente. Gli amanti di Capri avevano bisogno di suggellare quel loro amore così improvviso, sorprendente, magico.
-Permettimelo.-
Dalle labbra di Harry, quella parola, parve più come una supplica, una preghiera ricca di desiderio, quasi bisogno. Lo avvertiva, tastando la pelle più sudata che bagnata dall’acqua marina, che Harry non avrebbe trovato più la forza di fermarsi.
E lei neanche l’avrebbe trovata, tra quei baci quasi violenti sparsi tra la pelle del collo, del petto, del viso. Le mani che sfioravano l’attacco del suo seno, la pelle chiara e delicatissima del suo inguine, provocando in lei una voglia sempre più grande di averlo, sentirlo suo.
Improvvisamente Alexis afferrò il suo viso tra le mani e lo obbligò a guardarla dritta negli occhi. Permise ai loro nasi di sfiorarsi con dolcezza, prima di regalargli un tenero sorriso tornandolo a guardare.
-E come potrei non permettertelo?-
Harry le mostrò uno dei sorrisi più belli mai avuti, che parve per lei uno degli spettacoli migliori della sua vita.
E in quel fantomatico luogo, in quella celebre Grotta Azzurra, gli amanti di Capri si promisero amore, un amore che nessuno dei due sapeva spiegarsi, un amore incondizionato, forse anche un amore vero, un amore magico.
E’ questa la magia di Capri, Harry. 

writer's corner.
chiedo scusa per eventuali inesattezze inerenti all'isola, per quanto riguarda "posizioni geografiche" e quant'altro, in realtà non ho mai avuto il piacere di visitare questa meravigliosa isola, ma spero di andarci presto :) e poi, permettetemi l'introduzione del meraviglioso Umberto Galiano alias Sergio Assisi in Capri, che anche se fittizio non poteva non essere citato quando si parla di questa meravigliosa isola! :)
grazie anticipatamente a chi leggerà, commenterà o semplicemente darà una sbirciatina!
un bacione. <3

 

 

P.S. Se volete cercarmi su twitter mi troverete come endlesslove95 e su facebook come Sunshine Efp  :)

 

   
 
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