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Autore: LalyBlackangel    05/09/2008    4 recensioni
Non bellissima, ma particolare.
Si, questo di certo.
Una donna così non poteva che essere perfetta per lui, per quel ritratto.
Dedicata a Kurenai88, che oggi ha compiuto vent'anni.
Auguri, Michela. Questa è tutta per te.
Genere: Romantico, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Kurenai88.
Che, nonostante i gusti totalmente diversi, ho scoperto una grande amica.
Grazie, Michela.
Auguri.




Mogano.

L’aveva vista per strada, un giorno in cui l’inverno parigino non dava la minima tregua.
Quegli occhiali che le pendevano sulla punta del naso alla francese, quegli occhi miopi di quella sfumatura rossa del castano che era identica a quei capelli.
Mogano.
Il colore aveva il nome di quel legno che per lei sarebbe stato perfetto.
Quelle labbra rosse e carnose, perennemente socchiuse.
Quelle ciglia lunghe, frementi.
Quel seno sodo e pieno, ma non eccessivo.
Quelle gambe lunghe e provocanti.
Non bellissima, ma particolare.
Si, questo di certo.
Una donna così non poteva che essere perfetta per lui, per quel ritratto.
Il ritratto della Lussuria.

Un paio di ricerche veloci e di lei aveva scoperto tutto.
Nome, impiego, residenza.
Visto che lavorava alla Maison sarebbe stato più facile convincerla.
Ridicolmente facile.
Andò li di buon’ora, verso le otto di sera.
Pochi clienti, a quell’ora.
La Maison aveva appena aperto i battenti alla notte.
“Desidera qualcosa, monsieur?”
“Si. Karin. Da ora per tutta la notte.”
“Abbiamo anche altri clienti, mons…”
Ma la donna, Madame Tsunade, subito ammutolì al gesto del ragazzo, che mise con non chalanche duecentomila franchi sul banco, estraendoli da una grande borsa rettangolare.
Sorrise e pose la mano sui soldi, mettendoli al sicuro tra i suoi prosperosi seni.
“Voglia seguirmi, monsieur.”
Lo portò al piano superiore e lo fece entrare in una stanza, a destra del corridoio.
La stanza nominata “Mogano”.

Tutti i mobili della stanza – il letto, la specchiera, la toilette, il divanetto, il comodino – erano nello stile neoclassico tipico del periodo, portato dalla magnificenza di Sua Maestà Napoleone Bonaparte.
Tutti quei mobili erano di scuro e caldo legno di mogano, rifiniti con velluto e tessuti pregiati color rubino.
Persino il catino per l’acqua sembrava intonato alla stanza, laccato con quelle strane sostanze che venivano dall’oriente.
E lei, Karin, sembrava quasi appartenere alla stanza, in un tutt’uno armonico e lascivo. La sua voce era forse un po’ acuta, ma sensuale come se l’aspettava.
“Buonasera, monsieur.”
Se fosse stato tipo da esprimere i suoi sentimenti, probabilmente sarebbe stato a bocca aperta.
Ma i suoi occhi si socchiusero, le sue labbra bianchissime si tirarono in un sorriso.
“Salve, madmoiselle Karin. Non sono venuto per i suoi servizi. La vorrei ritrarre. Queste ore che le ruberò sono state già pagate, non sarà tempo perso.”
Karin sorrise lasciva, arricciando lievemente le labbra, guardandolo da sopra la fine montatura.
“Allora non posso che accettare, monsieur…”
“Sai, madmoiselle. Mi chiami pure solo Sai.”
“Sai…”
La ragazza pronunciò quel nome come se stesse pregustando un ciliegia immersa nell’assenzio.
“Cosa devo fare, Sai?”
“Le chiederei di spogliarsi e di stendersi sul divano, madmoiselle. Rivolta verso di me. Pi sistemerò meglio io le cose.”
“Come vuole, Sai. Ma almeno mi dia del tu.”
“Certamente, Karin.”

Il ragazzo disegnò per tutta la notte, fino alle quattro della mattina.
E per tutto il tempo Karin era rimasta immobile nella sua posa lasciva, con solo una gamba e un fianco coperti da un lenzuolo di seta rossa.
Aveva trovato di meglio da fare.
Ad esempio osservare il pittore.
Attraente, in un certo senso, dalla carnagione pallida e forse un po’ malata.
E dagli occhi neri come l’oblio, profondi come l’infinito.
Osservava ogni suo minimo movimento, gli scatti attenti dei suoi occhi sul suo corpo nudo, le su mani che muovevano sicure prima il carboncino e poi il pennello sulla tela.
Bello e triste, di una tristezza mascherata sotto un viso perfetto e immobile.
“Puoi alzarti, Karin. Abbiamo finito.”
“Posso vederlo?”
Come aveva fatto prima, Sai socchiuse gli occhi.
“Certamente. Prego.”
Karin si alzò, grata, e si pose davanti alla tela.
Sgranò gli occhi.
Quella non era lei, era una Dea.
Davvero quel ragazzo attraente ma malinconico la vedeva così bella?
Lei, semplice prostituta, per quanto di alto bordo?
Il suo cuore si era fermato su quel ritratto.
Quel poco che le era rimasto si rinchiuse negli occhi senza fine di Sai.
“E’ bellissimo. Vorrei ricompensarti, Sai. Ma io non so fare altro che donare il mio corpo. Lo puoi accettare?”
Sai non rispose, spiazzato.
Ci pensò Karin a stenderlo sul divanetto e a concludere degnamente la notte.

Le notti diventarono due, puoi dieci, poi cento.
Infine Karin lasciò la Maison e la sua stanza di mobili di mogano, per andare in una sempre arredata in mogano, ma molto più calda.
Soprattutto perché era la camera sua e di Sai.
Quella notte voleva donare il suo corpo a quel pittore affascinante.
Ma gli donò ben di più.







Dedicata a Kurenai88.
AU crack pairing ambientata all’inizio dell’800.
Si, gli occhiali esistevano, anche se solo per uomini.
Mi sono presa una piccola licenza.
Spero che ti piaccia, Michela, questa è tutta per te.
E spero piaccia anche a voi tutte.
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Laura
  
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