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Autore: Dragon_Flame    25/07/2014    4 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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9.


Lidia sorrise per l'ennesima volta con un'espressione inebetita e beata stampata in viso, incapace di pensare ad altro che non fosse Ivan. Con il volto a cuore poggiante fra le mani, con i gomiti che sorreggevano il tutto, la ragazza se ne stava stesa sul proprio letto, incurante della calura pomeridiana, fissando con aria sognante e felice i poster di Serj Tankian, Chester Bennington e Chris Wolstenholme che aveva appeso alla porta scorrevole dell'armadio, oscillando furiosamente i piedi avanti e indietro.
Il cuore ancora pulsava rapidamente, in preda alle emozioni intense e gioiose che aveva provato quella mattina. Ricordò il bacio che si era scambiata con l'infermiere con bramosia, desiderando di poterlo fare nuovamente. Il modo in cui lui l'aveva accarezzata, stretta a sé e baciata l'aveva eccitata da morire. Mai nessuno era riuscito a sconvolgerla così tanto nel suo intimo. Perfino con Roberto, che era esperto, di sei anni più grande di lei, e che di ragazze ne aveva avute tante, era riuscita a provare solo una pallida parvenza di eccitazione.
Che razza di sentimento poteva essere, quello che ardeva nel suo animo per Ivan? Amore? Passione? Desiderio? O si trattava di un semplice coup de foudre che si sarebbe esaurito rapidamente così come si era originato?
Ma a Lidia non importava granché sapere che genere di sentimento o emozione fosse. Le bastava essere felice, per ora.
Gettò un'occhiata all'orologio alla parete, lievemente innervosita. Doveva aspettare fino alle quattro e mezza per poter parlare con Céline di ciò che le era successo. Voleva dirglielo di persona, perché non le sembrava giusto informarla per mezzo di Whatsapp, Facebook o sms, e poi perché sua madre riusciva sempre a scoprire - incredibilmente - la password del suo cellulare, andando a leggere le conversazioni della figlia con gli amici. Sara era estremamente curiosa e ancor più estremamente invadente. Lidia non sopportava più quelle impertinenze.
Erano solo le due del pomeriggio, considerò. Che posso fare?, pensò seccata dall'attesa.
Un'idea la folgorò improvvisamente: poteva sentirsi con Ivan. Però l'entusiasmo della castana fu subito arrestato da un'altra riflessione: presi com'erano dall'improvvisa novità che aveva rivoluzionato le loro vite, né lei né l'uomo avevano pensato a scambiarsi di numero di cellulare. Lidia non sapeva nemmeno se lui avesse un profilo Whatsapp o Facebook.
Ma come faccio ad essere tanto scema?!, si insultò mentalmente da sola, gemendo per l'esasperazione. Sono un caso irrecuperabile, ammise con sé stessa, non penso mai a niente. La prossima volta che lo incontro provvederò a informarmi, si promise, recuperando in parte il proprio buonumore.
Annoiata dalla lunga attesa che le si prospettava davanti, la giovane decise di starsene stesa sul letto, imponendosi di aspettare con calma l'arrivo della sua migliore amica. In breve, la noia e il peso di un sonno agitato e sconnesso vinsero la loro battaglia sulla sua resistenza, facendola piombare in un sonno sereno e senza sogni.

 
***

Ivan rimise a posto le garze nell'armadietto, dirigendosi quindi verso la sala d'attesa. Notò che era vuota. Quel giorno, per fortuna, sembrava che non ci fosse nulla da fare, nonostante in genere fossero sempre molto impegnati nei reparti del Pronto Soccorso dei vari ospedali del capoluogo toscano.
Erano le tre e il moro aveva cominciato il turno di lavoro pomeridiano circa un'oretta prima, ma fino ad allora s'era occupato di due soli malcapitati, una turista tedesca che s'era presa un'insolazione e una bimbetta di sei anni che, correndo lungo le scale della casa dei nonni, era scivolata dai gradini sbattendo la testa in fondo ad essi, arrivando al Pronto Soccorso locale con un vistoso taglio sulla fronte, per fortuna poco profondo.
Si ritrovò a stupirsi da solo mentre fischiettava un'arietta allegra senza motivo, pensando a una qualsiasi cosa che non sapeva neanche lui precisamente quale fosse.
Il pensiero di Lidia lo fece sorridere. S'era dimenticato di chiederle il numero, ma avrebbe rimediato con l'occasione futura più prossima. Contava di essere invitato a una cena nel fine settimana con le famiglie di Tony e Rita, Sara e Domenico e Giorgio e Maria. Il bello della serata stava in due cose: l'avrebbe passata interamente con Lidia e non ci sarebbe stata Alessia a rovinare la cena e il dopocena.
Per motivi di lavoro, infatti, la moglie dell'infermiere era obbligata a rimanere presso la casa dell'anziana signora che assisteva fino a tarda notte, dato che le condizioni di salute della donna s'erano un po' aggravate. Per lo stesso motivo, Alessia non sarebbe nemmeno partita per la vacanza di quindici giorni che avevano infine prenotato a Breuil-Cervinia, in Valle d'Aosta - più precisamente nella piccola e incantevole località di Valtournenche -, a duemila metri d'altezza. Il piccolo paese di settecento anime, situato proprio sul confine con la Svizzera, in cui si sarebbe svolta la loro vacanza bisettimanale era il luogo perfetto per lui per trascorrere quelle ferie con Lidia, dato che erano molti i sentieri per escursioni che si diramavano da quella zona inerpicandosi su per i monti circostanti. Lidia e Ivan erano abituati a correre la mattina presto e avrebbero potuto farlo anche lì, con Sara che si sarebbe fidata sicuramente a lasciare la figlia sotto la custodia responsabile di un suo collega di lavoro. E loro due avrebbero potuto passare del tempo insieme. Da soli.
Il solo pensiero di Sara rafforzò i sensi di colpa nei suoi confronti. Ivan sospirò. Non era giusto tradire così un'amicizia. Sapeva di essere dalla parte del torto e la tentazione di renderla consapevole del proprio 'sentimento' - non riusciva a trovare un nome adatto a ciò che provava per la ragazza - che lo legava a Lidia era forte, ma facilmente reprimibile. Lui provava un'attrazione inarrestabile per la primogenita della sua amica. E intendeva rispettare la sua decisione di mantenere segreta la loro relazione, per cui non ne avrebbe fatto parola con la madre. Era pronto a sopportare dei sensi di colpa, anche opprimenti, pur di vivere una storia serena e ricca di sorprese e imprevisti, come sicuramente sarebbe stata quella con Lidia.

 
***

"E quindi alla fine avete deciso di frequentarvi?!" esclamò interdetta Céline, una volta che il breve e conciso resoconto dell'amica sugli avvenimenti delle ultime ventiquattro ore le fu riferito.
L'interlocutrice della ragazza le gettò un'aria pensierosa: perché la sua amica aveva usato quel tono critico? Aveva forse qualche obiezione da tirare fuori?
"C'è qualcosa che non va, Celia?" chiese infatti Lidia subito dopo, chiamando la ragazza col suo nome di battesimo per sottolineare la serietà messa nella domanda postale.
"Certo che c'è qualcosa che non va, Lidia! Ti rendi conto che ti sei andata a cacciare in un bel guaio? Hai deciso di imbrigliarti in una relazione con un uomo di vent'anni più grande di te, con esperienze e trascorsi diversi dai tuoi, che conosci a malapena da quindici giorni! Ti rendi conto della gravità della situazione? Te ne rendi conto?" quasi le gridò contro Céline, cedendo facilmente - come suo solito - alla critica.
"E che problema ci sarebbe? Mica è un maniaco sessuale, è solo un uomo... di quarant'anni" replicò debolmente la castana di fronte all'assalto furioso dell'amica.
"Sì che invece lo è! Tu hai vent'anni di meno, Lidia! Vent'anni, cazzo! Cioé, le sue sono tendenze pedofile o quasi, te ne rendi conto? As-tu compris?°"  insistè la corvina confondendo francese e italiano. La ragazza, infatti, era bilingue, essendo per un quarto di ascendenza belga.
"Oui, oui, j'ai compris, Céline! N'exagérer pas!°°"
Quando Celia cominciava a sclerare in francese Lidia doveva assecondarla e parlare in lingua straniera pure lei, dato che altrimenti la discussione sarebbe stata soltanto uno scambio inconcludente di battute in due idiomi differenti. Perciò la castana le rispose nella lingua madre della nonna dell'amica, faticando un po' a comprendere il fiume di rimproveri in francese che usciva precipitosamente dalle labbra carnose di Céline, troppo velocemente per essere comprese tutte. Lidia comprendeva abbastanza bene la lingua dato che la studiava al liceo, ma, essendo madrelingua italiana e tedesca, non afferrava sempre tutte le parole dette dalla sua interlocutrice.
"Lidia, Ivan si sta approfittando della situazione, ti rendi conto di ciò? Tu lo hai rassicurato dicendogli che non rivelerai nulla di voi due a tua madre, ma lui cosa farà, dopo? Continuerà a essere l'uomo gentile e rispettoso che conosci o si rivelerà un individuo completamente inaffidabile? E poi è più grande di te! Insomma, Lì, potrebbe essere tuo padre, capisci?... Cioé, è un collega di tua madre. E tu potresti finirci anche a letto! E che cosa farai quando accadrà? Se si stancasse presto di questo giochetto e ti lasciasse? Ci soffriresti come un cane bastonato, come è successo con Roberto! Non voglio vederti soffrire ancora, Lidia, non per una persona con cui non vale la pena impegnarsi!"
La replica in francese di Céline fu dura e brutalmente sincera. Era preoccupata per l'amica e scettica sulla piega che avevano preso gli eventi. Tuttavia la castana non intendeva farsi dire dalla sua best friend cosa doveva fare e non fare, per cui rispose seccamente che non le importava di ciò che secondo Céline poteva succedere, perché lei era convinta che la bruna avesse esagerato e ingigantito di molto la questione. Una questione molto semplice.
"Dov'è finito il tuo senso teutonico per la decenza, Lidia? Non eri tu quella che non osava mai compiere un passo falso, quella che usava il cervello e analizzava ogni situazione con distacco e lucidità prima di mettersi in gioco...? Dov'è finita la vera Lidia, quella ragionevole, che in un altro caso simile mi avrebbe dato sicuramente retta?"
"Con tutto il rispetto... a quel paese, Celia. Sì, sono cambiata, e pure repentinamente, ma questo non vuol dire che io abbia perso la testa. Semplicemente, ho deciso di mettermi in gioco con meno insicurezza, perché mi fido di Ivan. Con lui sono felice, mi sento al sicuro. Voglio provare a esplorare il mondo che mi si aprirà davanti con questa relazione. E se dovesse andar male... be', mi servirà a crescere. Dopotutto, come spesso affermi anche tu, le delusioni e i dolori fanno parte della vita e ti aiutano a maturare e a fare esperienza, giusto?" fu la controffensiva che Lidia schierò in campo per difendersi dal pesante attacco verbale rivoltole da Celia.
L'amica non trovò nulla da ridire nelle sue argomentazioni, tuttavia appariva preoccupata.
"Temo solo che questa relazione ti porti a combinare un casino enorme con la tua famiglia, Lì" le spiegò con poche parole. "Insomma, Ivan è un caro amico di tua madre... pensa alle conseguenze che ci saranno se lei venisse a scoprirlo. E tuo padre, come reagirebbe? Lui è molto geloso di te ed Eva. Pensa soltanto ai rapporti di amicizia e fiducia reciproca che si spezzerebbero... e poi, se Ivan decidesse di finirla con questa storia? Tu sarai molto legata a lui, affettivamente, e per te sarà un duro colpo. Non negare, ti conosco dalla nascita e conosco ogni sfumatura del tuo carattere. So con quanta devozione e quanto ardore tu ami le persone, una volta stabilito un rapporto intimo e duraturo."
"Le tue preoccupazioni sono inutili, Céline... grazie per l'apprensione che mi dimostri, ma questa storia riguarda me ed Ivan, e me ed Ivan soltanto, per cui non nuocerà a nessuno se non a noi due. Se terminerà, sarò soltanto io a soffrirne e solamente perché non ho voluto ascoltare i tuoi avvertimenti, ma tu non dovrai fartene una colpa. Hai assolto pienamente ai tuoi doveri di amica fidata nei miei confronti. Ora, non preoccuparti più e sta' tranquilla, perché saprò come cavarmela" le rispose dolcemente Lidia, stringendo forte la mano dell'amica.
Céline sospirò pesantemente.
"D'accordo..." concesse infine all'amica, decidendo di non immischiarsi più in quella faccenda. Si sarebbe limitata ad aiutare Lidia se fosse stata in difficoltà e se le avesse chiesto aiuto, ma nient'altro.
"Grazie, Céline!" esclamò raggiante di gioia la castana, abbracciando di slancio la figura bassa e sottile della sua migliore amica da sedici anni.

 
***

Venerdì sera Lidia e Céline si incontrarono a casa della prima insieme ai rispettivi familiari. Alla fine, i partecipanti alla vacanza in Valle d'Aosta avevano deciso di riunirsi a casa di Sara e Domenico, gli organizzatori delle due settimane in montagna, per stabilire quando partire, dove incontrarsi e per passare insieme una serata allegra e conviviale.
"Che mi metto, Céli?! Non so che indossare per stasera" disse a voca piuttosto alta la castana, sovrastando la musica dolce e ritmata di 'Starlight' dei Muse, che avevano deciso di ascoltare mentre chiacchieravano. Le due amiche facevano sempre così, quando si trattava di parlare dei loro fatti personali, perché le madri di entrambe, curiose di carpire qualche segreto delle figlie, alle volte si appostavano nei paraggi della camera in occupazioni casuali, l'orecchio teso e vigile ad ascoltare tutto ciò che riuscivano a captare. Anche precedentemente, quando Lidia aveva confidato a Celia ciò che le era successo con Ivan, aveva deciso di mettere su 'Deer Dance' dei System Of A Down, di cui entrambe erano fan accanite, per tenere lontana Sara, la quale odiava a morte quella canzone per il pesante rombo del basso e per le forti influenze nu metal che la caratterizzavano.
"Insomma, mica devi andare a una cena ufficiale! Sta' tranquilla e mettiti su una maglietta semplice e un paio di shorts, truccati un pochino e vedrai che sarai perfetta... e poi credo che tu gli piaccia per altri motivi, non per come ti vesti" rispose scherzosamente la mora, dandole una leggera gomitata al fianco.
Lidia si scostò bruscamente con una smorfia infastidita sul viso.
"Ma io non credo proprio" la contraddisse. "Io non ho nulla di notevole, come fisico. Anzi, ancora mi chiedo che cosa gli è passato per la testa quando si è preso un abbaglio per me."
"Non dirmi che hai intenzione di domandarglielo!"
"Sono curiosa di sapere..."
"Lidia, lascia perdere" la interruppe Céline con aria rassegnata. "Nei sentimenti, come tu sai..."
"...non c'è logica ed è inutile tentare di ragionarci" aggiunse la ragazza completando la frase iniziata dall'amica.
"Esatto" confermò la mora. "E adesso sbrigati, fra venti minuti arrivano e dobbiamo scendere giù ad aiutare quei rompipalle ad organizzare la tavola" la incitò.
"Non dire così di loro. Io, piuttosto, li ringrazierei, se ne avessi la possibilità... posso vedere Ivan, così. E' da quella mattina che non lo rivedo" ammise mestamente la giovane, ravviandosi i capelli mossi con una mano per poi decidere finalmente di legarseli in un semplicissimo chignon per tenerli a bada.
Dopo un quarto d'ora le ragazze erano entrambe pronte, abbigliate in modo simile e con un trucco acqua e sapone che faceva risaltare la limpidezza del colore degli occhi di Lidia e la scura lucentezza delle iridi mogano di Céline. Le due scesero insieme, chiacchierando sommessamente di Diego, che era stato invitato alla festa, e di Matteo, il ragazzo di Eva.
"Be', Diego non sa ancora se partire con noi. I suoi genitori sono stati chiari: o va in montagna con me oppure con i suoi amici a Riccione, ma non farà entrambe le vacanze... in fondo, già quest'anno si è preso una settimana dopo aver dato gli esami della sessione primaverile" disse Céline in un sospiro. "Temo che non verrà con me. Andrea e gli altri del suo gruppo hanno già prenotato per lui, mentre noi ancora dobbiamo stabilire il numero preciso di partecipanti."
"Il numero può variare comunque. Ricorda che abbiamo preso degli appartamenti in affitto, per cui ci sarà spazio anche per lui, qualora decidesse di passare le ferie con noi" le rammentò l'amica con un sorriso incoraggiante. "E poi la questione è semplice: chiediglielo."
"Ma io non voglio fargli pressioni... non voglio che si possa sentire obbligato. Sai com'è di carattere. Appena gli fai presente qualcosa subito si sente sotto pressione."
"Che palle che è" sussurrò Lidia ridacchiando sarcasticamente. "Ma sempre meglio di Ivan. Lui si sente sempre in dovere di fare tutto ciò che può rendere felici gli altri, ma non fa mai niente per se stesso."
"Devi considerare la sua infanzia, Lidia. Dopo il divorzio tempestoso dei suoi genitori ha vissuto per sei anni con un padre autoritario. Lo odia talmente tanto che è da vent'anni che non ha più contatti con lui. Comunque, qualcosa della rigida educazione ricevuta gli deve essere rimasto per forza, altrimenti non sarebbe così ligio al dovere."
"Non conosco tanto della sua storia personale."
La castana era incuriosita: com'era stata l'infanzia di Ivan? Aveva solo poche e frammentarie informazioni.
"Be', credo che ne riparleremo più tardi, perché tua madre sta venendo verso di noi" replicò a bassa voce Céline, facendo cenno con gli occhi in direzione di Sara.
La donna stava cercando la figlia e la sua amica per farsi aiutare ad apparecchiare la tavola.
"La madre di Diego ha telefonato a Maria: il tuo ragazzo non verrà, Céline" disse lei non appena vide la primogenita del suo amico Giorgio, osservandola con uno sguardo dispiaciuto. "Già che siete qui, seguitemi ed aiutatemi a sistemare la tavola del soggiorno... Lidia, Céline, subito!"
"Mamma, chiedi a Eva, non fa mai niente in casa" ribatté piccata la figlia a braccia conserte.
"Tua sorella è uscita per prendermi una cosa, rientra a casa con Matteo verso le sette e mezza" rispose la madre, facendo uno sbrigativo cenno alle due di venirle dietro. "Su, seguitemi" ordinò, e si fece obbedire.
"Mi dispiace per te, Céline" mormorò la castana all'amica, giù di morale per l'assenza di Diego.
Le passò un braccio sulle spalle, dandole una pacca sulla schiena.
Dopo una manciata di minuti il suono del campanello distolse l'attenzione di Lidia dalla tavola. Domenico, suo padre, andò ad aprire. Subito la casa si colmò delle vivaci risate di Marco, che stava salutando gioiosamente l'amica Emma, per cui si era preso una bella cotta. Ivan fece capolino dall'atrio rivolgendo un saluto generale a tutti i presenti nel soggiorno, soffermando però lo sguardo sereno esclusivamente su Lidia. La castana gli rispose con un tacito sorriso smagliante, poi, chinando lo sguardo, riprese la sua occupazione e terminò di apparecchiare la porzione di tavolo assegnatale dalla madre.
Alle sette e mezza precise Eva e Matteo si presentarono a casa, aggiungendosi all'allegra comitiva. Arrivarono anche Rita e Tony in compagnia della figlia minore Federica, appena rientrata da Trieste per trascorrerre il mese successivo con i genitori. Si sarebbe aggiunta anche lei al gruppo in partenza ormai prossima per la Valle d'Aosta.
Tutti poi si sedettero e la cena cominciò. In quell'oretta e mezzo in cui rimasero seduti, i convitati conversarono del più e del meno, si lanciarono battute e scherzose frecciatine, raccontarono aneddoti e passarono insieme una bella serata conviviale. Alla fine decisero di incontrarsi la mattina della penultima domenica di luglio in Piazza della Signoria, alle sei meno venti, per fare colazione insieme in uno dei tanti bar della zona e partire intorno alla mezza alla volta di Breuil-Cervinia.
Intorno alle dieci meno un quarto Sara si levò in piedi, dandosi da fare per sparecchiare la tavola e riordinare il soggiorno e la cucina. L'incombenza di lavare i piatti toccò, come al solito, a Lidia, che si ritirò in cucina a insaponare e sciacquare le stoviglie, sbuffando sonoramente per l'irritazione che provava. Sua madre le affidava sempre tutto solamente perché era la maggiore. Avendo una spiccata preferenza per Eva, Sara non le permetteva mai di fare qualsiasi faccenda, viziandola e concedendole di tutto. Al contrario, Lidia era la preferita di suo padre, ma con lui non aveva un rapporto profondo e di confidenza stretta, rapporto mancante principalmente per le frequenti assenze di Domenico per questioni lavorative.
Lidia stava insaponando una posata, quando alle sue spalle avvertì la porta della cucina richiudersi piano. Si voltò per vedere chi era entrato e, con sua enorme e gradita sorpresa, vide che si trattava di Ivan. L'uomo le sorrise dolcemente, andando ad abbracciarla mentre lei gli saltava al collo velocemente per dargli un bacio a stampo sulla bocca grande e sottile.
"Che ci fai qui? E se ci scoprono?" chiese Lidia con preoccupazione, osservando verso la porta, oltre la spalla di Ivan.
Lui rise.
"Tranquilla. A meno che non ce l'abbiano con noi per qualche motivo, non credo che verrà nessuno. Sono tutti in salotto a chiacchierare. Io ho detto loro che voglio aiutarti a mettere a posto la cucina e sono venuto qua con questa scusa, per cui prendo un canovaccio e mi metto ad asciugare i piatti. Giusto per confermare le mie parole" le rispose facendo l'occhiolino.
Lidia sorrise rincuorata.
"Lo hai fatto per passare un po' di tempo ad asciugare le stoviglie, immagino" lo stuzzicò, prendendolo in giro.
"Sicuro. E' ovvio che io non sono qui per trascorrere qualche minuto con la sola compagnia di una bella ed intelligente ragazza."
I due risero insieme, poi ognuno tornò alla propria occupazione, lei a lavare le stoviglie, lui ad asciugarle e riporle sul ripiano del tavolo della cucina. Quando Lidia ebbe finito, si tolse i guanti e si asciugò le mani. Stava riponendo il canovaccio, quando le braccia di Ivan la strinsero al suo corpo da dietro.
"Mi sei mancata in questi ultimi giorni..." mormorò lui al suo orecchio, cingendole poi la vita con entrambe le mani. Le posò un lieve bacio sul collo, poi scostò i capelli mossi di lei dalla sua nuca, esplorando quel brano di pelle candida con le labbra. Inspirò il profumo di Lidia, che sapeva di lavanda selvatica, e poi le sue dita s'intrecciarono con le mani della ragazza, che intanto si stava voltando lentamente verso di lui per abbracciarlo.
I due si ritrovarono faccia a faccia, poi si scambiarono un bacio breve e leggero, senza staccarsi l'uno dall'altra. Rimasero così per qualche minuto, a stuzzicarsi, a parlare, a ridere insieme, piano, all'insaputa di coloro che se ne stavano nella stanza accanto a chiacchierare placidamente. Quei momenti insieme rubati al tempo di nascosto da tutti furono attimi felici, ma troppo corti.
"Sai, non ho il tuo numero di cellulare" disse ad un certo punto la ragazza, osservando la porta della stanza. "E credo che dovrai scrivermelo in fretta da qualche parte, perché ormai di là si staranno chiedendo come mai facciamo tanto tardi. Potrebbero sospettare qualcosa."
Ivan sospirò rassegnato.
"Avrei voluto che questi momenti durassero di più."
"Anche io, Ivan, anche io vorrei poter passare più tempo con te."
"Ho pensato che, quando saremo a Breuil-Cervinia, potremo trascorrere insieme qualche oretta. Da soli, intendo."
Il tono di voce dell'uomo ora si era fatto incerto, esitante, perché le sue ultime parole potevano essere facilmente fraintese. Lidia comunque non se ne curò e gli rivolse un sorriso intrigante, incoraggiandolo con un cenno del capo a continuare.
"E quale sarebbe il modo?" lo incalzò.
"Ci sono dei percorsi che si inerpicano su per le montagne circostanti il villaggio. Ci si può andare per fare trekking. Credo che tua madre ti lascerà andare a correre con me, la mattina presto."
"E' una buona idea" commentò entusiasta la castana, staccandosi dalla figura dell'uomo controvoglia. Nella stanza accanto c'era movimento.
"Ora è meglio che mi scrivi il numero" lo incitò, "prima che arrivino gli altri."
Ivan prese il proprio cellulare.
"Non me lo ricordo a memoria... Piuttosto, dammi il tuo che poi mi faccio sentire io" replicò.
Lidia gli sussurrò le dieci cifre e poi gli sorrise ironicamente, mentre lui salvava il numero nella rubrica.
"Non farmi aspettare troppo" gli raccomandò, facendogli poi l'occhiolino e mordicchiandosi il labbro inferiore con un canino.
"D'accordo... anche perché non sarei capace di attendere troppo a lungo" fu la risposta del moro.
La giovane si sporse in avanti e gli sfiorò la bocca in un bacio fugace, poi si diresse verso la porta della stanza e uscì, facendo finta di niente, seguita a poca distanza dall'uomo. I due si unirono alla conversazione sostenuta dai presenti.
Le mosse di Lidia, tuttavia, furono seguite con curiosità e attenzione dal padre Domenico, che poi volse brevemente lo sguardo serio su Ivan. Infine tornò a concentrarsi sulla conversazione di gruppo.

 
***

Prima delle undici i convitati erano già tutti andati via. Intorno alle undici e mezza la casa era immersa nel silenzio ed Eva, Sara e Domenico erano già tutti profondamente addormentati.
Lidia andò a gettarsi sul letto, stanca per quella giornata, subito dopo essersi fatta una veloce doccia fredda ed essersi infilata una maglietta e degli shorts come pigiama. Prese il suo Samsung e controllò i messaggi che non aveva letto durante la serata. Il più recente era di un numero sconosciuto. Lo aprì subito, non appena lo visualizzò, perché si trattava sicuramente di quello di Ivan.

Questa serata è stata bellissima. Spero di rivederti presto, uno di questi giorni. Dimmi tu quando vuoi e io farò in modo di esserci sempre e comunque.
Buonanotte, mio piccolo fiore.


Questo era il contenuto del messaggio. Lidia si ritrovò a sorridere a quelle dolci parole e, dopo aver salvato il numero nella rubrica sotto falso nome - per non permettere alla madre, qualora avesse letto i messaggi, di capire di chi si trattasse -, inviò un sms per risposta e poi spense il cellulare.
La ragazza si assopì in pochi minuti, piombando in un sonno felice e ristoratore.

 
***

°Hai capito?
°°Sì, sì, ho capito, Céline! Non esagerare!




N.d.A.
Salve a tutti! :D
Oddio, come posso ringraziarvi? Cioé, mi sono ritrovata sette recensioni positive per l'ultimo capitolo. E i lettori che seguono la storia sono in aumento esponenziale. Davvero, grazie dal più profondo del cuore. Sapere che la mia storia vi piace tanto e vi coinvolge è una soddisfazione enorme! ^^
Comunque, questo capitolo può essere noiosetto perché non accade moltissimo, ma, come già detto prima, è di passaggio tra una situazione e l'altra, perciò era necessario che fosse scritto così.
Bon, detto questo, mi dileguo, ma non prima di ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie mille a TnZMoni2913, hi_guys, Daisy90, sabrinacaione, controcorrente, Piebavarde e Tanny <3
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ebbene, ora me ne vado a dormire xD Buona notte a tutti!
E alla prossima :)


Flame
  
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