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Autore: KiarettaScrittrice92    25/07/2014    4 recensioni
Ho deciso di raccogliere qui tutte le mie vecchie e future one-shot di Detective Conan.
Chiedo scusa se ho eliminato quelle vecchie con tutti gli splendidi commenti dei miei lettori, ma spero che questa raccolta riceverà altrettanti commenti e consigli stupendi.
P.S. Alcune informazioni della ff le ho messe in evenienza a one-shot future, quindi non vi scandalizzate XD
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Shinichi Kudo, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Verso una nuova vita

«Takagi, mi stai ascoltando sì o no?» chiese nervoso l’ispettore Megure, facendolo riscuotere dai suoi pensieri.
«Sì scusi ispettore, oggi proprio non è giornata.» rispose passandosi una mano sulla faccia esasperato.
«Ascolta Takagi, so che sei nervoso, ti posso capire. Risolvi questa faccenda e potrai avere il resto della giornata libera, ok?» lo rassicurò Megure dandogli una pacca sulla spalla.
«Sarà fatto ispettore!» rispose mettendosi sull’attenti  e uscendo dall’ufficio.

 

L’auto rallentò proprio davanti alla banca, di fronte alla porta di vetro scorrevole c’erano due uomini che discutevano animatamente: uno vestito elegantemente e l’altro con un abbagliamento spartano, vicino a loro dei poliziotti in divisa che cercavano di calmare le acque. Takagi scese dalla sua vettura e si avvicinò al gruppo.
«Signori posso sapere che accade?» chiese.
«Accade che questo farabutto ha rapinato la mia banca questa notte!» sbraitò l’uomo elegante puntando il dito contro l’altro.
«Le ho detto che non è vero!» rispose esasperato l’accusato.
«Un momento, uno alla volta signori. – fece Takagi, nel tentativo di calmare i due uomini, che sembravano quasi pronti ad arrivare alle mani – Signore se si tratta di rapina perché ha chiamato la omicidi?» chiese al proprietario della banca.
«Perché la mia guardia giurata che stava davanti al caveau è stata uccisa.» rispose l’uomo ricomponendosi e sistemandosi la giacca.
«Bene, allora passiamo ai fatti. Lei è?» chiese ancora Takagi.
«Mi chiamo Toshiro Makuri e sono il proprietario di questa banca. Sta mattina quando sono venuto ad aprire ho trovato il caveau spalancato e senza più soldi e una delle mie migliori guardie morta. Ho chiamato subito la polizia e sono arrivati loro.» disse indicando i poliziotti in divisa.
Takagi perciò si rivolse ai suoi colleghi.
«Si sa qualcosa di come si sono svolti i fatti?»
«Assolutamente sì: il caveau non presenta segni di scassinamento, al contrario, molto probabilmente è stato aperto dall’interno, abbiamo infatti scoperto un tunnel che arriva proprio dentro di esso.»
«E quel tunnel conduce proprio a casa sua!» disse il proprietario puntando di nuovo il dito verso l’altro uomo.
«Ma io le ho detto che non ho fatto nulla!» protestò ancora quello, facendo sospirare, con tono quasi esasperato, Takagi.
«Signore si calmi. – disse rivolgendosi al proprietario, poi si voltò verso l’altro uomo – Lei è?»
«Mi chiamo Mozuni Funame. Le assicuro agente che non posso essere stato io, questa notte ero a casa di mia sorella, abbiamo festeggiato il suo compleanno e ho passato la notte lì, lei glielo potrà confermare.»
«Ma qualcuno ha scavato un tunnel da casa sua alla banca, com’è possibile?» chiese ancora Takagi.
«Non lo so!»
«Ha dato a qualcuno le sue chiavi di casa?»
«Ovviamente no! Però abito al piano terra, è anche possibile che siano entrati dalla finestra. Lascio sempre la finestra aperta la mattina prima di uscire per andare a lavoro.»
In quello stesso istante un martello pneumatico di un cantiere lì vicino iniziò a trivellare il cemento.
«Bene, – urlò Takagi per farsi sentire – gli agenti vi scorteranno dentro la banca, rimanete lì finché non ve lo dico. Dobbiamo risolvere questa faccenda!»
Dopo aver detto questo si chiuse in macchina. I doppi vetri della sua auto permettevano di aver un minimo di pace per le orecchie e il suono di quel maledetto martello pneumatico era ovattato, abbastanza basso da poter ragionare. Eppure non ebbe neanche il tempo di iniziare a pensare a qualcosa che gli arrivò un messaggio sul cellulare, prese l’apparecchio telefonico e lesse velocemente.
«Oh perfetto, ci mancava anche questa!» si lamentò ad alta voce.
Con uno sbuffo digitò un numero sulla tastiera e si avvicinò l’apparecchio all’orecchio.
«Pronto?» rispose una voce femminile dall’altra parte.
«Yumi, sei in centrale?»
«Sì Takagi, perché?»
«Puoi chiedere all'ispettore Megure se può trovare qualcuno che mi dia il cambio per il caso?»
«Oh andiamo Takagi, cosa direbbe Sato se fosse lì?» lo rimproverò lei.
«E proprio di Sato che mi preoccupo e in questo momento del caso non me ne frega molto.» brontolò invece Takagi.
«E invece ti sbagli! Sato vorrebbe che tu risolvessi il caso prima di raggiungerla. Ora scusami ma devo correre in ospedale!» disse per poi chiudere la chiamata.
«Certo, lei corre in ospedale e io sto qui senza sapere che fare.» sbuffò.
Rimase a rimuginare una decina di minuti, poi prese una decisione: sapeva che non era molto professionale, ma doveva sbrigarsi e, oltretutto, l’ispettore Megure lo faceva sempre.
Prese di nuovo il cellulare e digitò un altro numero.
«Pronto?» questa volta la voce era maschile.
«Ah Kudo, so che sei incasinato, tra i vari preparativi del matrimonio eccetera, ma avrei bisogno del tuo aiuto. Ho un caso strano da risolvere e lo devo fare in fretta.» spiegò velocemente l’agente.
«Fammi indovinare, sta arrivando?»
«Esatto! E non vorrei perdermelo.»
«Tranquillo, ti aiuto volentieri, anzi a dirti la verità mi stavo annoiando. Ran è da mezz’ora che continua ad assillarmi sul fatto che non sa decidere tra crema e panna per il colore delle tovaglie al ricevimento.»
Takagi fece una risata nervosa, era talmente teso che non riusciva neanche a ridere come si deve. Spiegò tutto ciò che aveva sentito fino a quel momento a Shinichi, che però come al solito rimase completamente zitto, anche dopo la fine del racconto, tanto che per un attimo Takagi pensò che fosse caduta la linea.
«Shinichi ci sei?» chiese.
«Sì scusa, stavo ragionando… Takagi ha mai letto l’avventura della lega dei capelli rossi?»
«La lega dei capelli rossi?»
«Esatto, è una delle avventure di Sherlock Holmes. Degli uomini avevano creato un gruppo chiamato “Lega dei capelli rossi” e avevano assunto un uomo che mostrava le caratteristiche per farne parte. Gli diedero un compito semplice e strano pagandolo una buona cifra, ma ad un tratto lo licenziano all’improvviso senza nessuna spiegazione reale. Alla fine Holmes scopre che durante l’assenza dell’uomo in casa, che impiegava a fare il lavoro datogli, il gruppo aveva organizzato una rapina partendo da casa sua.”
«Ma certo! – disse Takagi dandosi un colpo sulla testa – Il ladro era senz'altro qualcuno che conosceva le abitudini dell’inquilino e che quindi sapeva benissimo a che orario usciva e rientrava in casa!»
«Esatto, in questo modo avrebbe agito indisturbato.»
«Perfetto! Grazie Kudo, sei stato di grande aiuto.»
«Non c’è di che agente Takagi, quando vuole.» rispose il ragazzo per poi riattaccare.
Ora aveva il caso in pugno. Certo sarebbe stato difficile individuare il colpevole tra tutti i conoscenti dell’uomo, ma con un paio di ricerche ben mirate in centrale il problema si sarebbe potuto risolvere. 
Per l’ennesima volta l’agente dal completo grigio prese il cellulare e digitò un numero.
«Ah ispettore Megure, credo di essere arrivato alla soluzione del caso, ma ci vorrà più tempo del previsto, bisognerebbe intraprendere le pratiche d’indagine sui movimenti di certe persone.»
«Perfetto Takagi, sapevo di poter contare su di te! Manda una mail alla centrale coi nominativi e poi sei libero: ho saputo che devi sbrigarti.»
«Già, lo farò subito ispettore, arrivederci.»
«Ah Takagi…»
«Sì?»
«Congratulazioni!» disse Megure dall’altro lato della cornetta, facendolo arrossire.
«Grazie ispettore.»
Takagi chiuse la chiamata e inviò velocemente la mail, mentre si dirigeva dentro la banca. Appena vide uno dei suoi colleghi in divisa parlò.
«Il caso è sospeso, potete mandare entrambi a casa, le altre istruzioni fatevele dare dall’ispettore Megure, io sono in ritardo per un appuntamento.» snocciolò in fretta, poi corse di nuovo fuori e si fiondò in macchina.

 

Arrivò davanti alla porta bianca col fiato grosso e la faccia sudata, davanti ad essa c’era l’agente Yumi, ovviamente ancora in divisa.
«Sono in ritardo?» chiese a mezza voce.
«Sei arrivato appena in tempo!» sorrise la collega.
Da oltre la porta, si sentì un vagito e poco dopo un’altro, dopodiché un pianto inarrestabile. Il cuore di Takagi iniziò a martellare frenetico, ma si avvicinò alla porta e abbassò la maniglia per poi aprirla: ad accoglierlo ci fu un’infermiera col camice verde. 
«Lei è il padre?» chiese.
«Sì…»
«Prego entri, congratulazioni!» le sorrise.
Lui si avvicinò, sdraiata sul letto c’era la sua Miwako, con in braccio uno scricciolo avvolto in un’asciugamano bianca.
«Takagi, ho partorito io non tu, come diavolo sei messo?» chiese Sato con il suo solito tono ironico, ma lui non riusciva a parlare: aveva occhi solo per quel piccolo pargoletto tra le braccia della madre.
«È bellissima non è vero?» chiese di nuovo lei, questa volta con tono dolce.
«Bellissima?» chiese stupito lui guardando finalmente la moglie.
«Eh sì, lei è la nostra piccola Misaki… Fai ciao a papà Misaki?» disse prendendo la manina minuscola della figlia e muovendola su e giù.

Angolo dell'autore:
04/02/14
Questa fanfic la dedico a Chiara, che me l'ha chiesta con tanta insistenza ^^
Ammetto che non sono molto brava con la coppia in questione.
Insomma sebbene adori la coppia TakagixSato non riesco a trasmettere gli stessi sentimenti che trasmetto con la coppia ShinxRan.
Spero comunque che vi sia piaciuta
Un bacione da me e dal mio onii-san Kaito ;)
KiarettaKid

  
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