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Autore: The Princess of Stars    25/07/2014    2 recensioni
*SEQUEL DE "IL PRINCIPE E L'ASSASSINA"*
Ormai ritrovata la madre perduta, scoperto di essere l'erede al trono di Scizia, felicemente sposata e madre di due figli, Annabeth sperava di proseguire la sua vita in modo tranquillo. Ma diventare la Gran Maestra del Clan non ha tutti i suoi lati positivi, soprattutto se per diventarlo si ha ucciso Crono, il vecchio Gran Maestro malvagio e carismatico, e si è la futura regina dell'Attica e di Scizia.
Un 'vecchio' nemico è tornato e Annabeth e Percy dovranno affrontarlo, non solo per salvare il regno, ma anche la loro famiglia.
Annabeth stessa ha detto che tutti hanno un lato oscuro e quello dell'assassina era il suo, ma ha anche detto che Percy era la sua forza. Percy riuscirà ancora a farle da ancora e trattenere il suo nascosto istinto d'assassina? Fin dove può spingersi l'amore di una madre per i propri figli?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehm... ciao! Come va? Lo so! Scusate la lunghissima attesa ma... no, non ho scuse. Mi è finita l'ispirazione. Scusate se troverete errori di grammatica, ma vado di fretta e dovevo pubblicare il capitolo. Vabbè... scusate ancora e buona lettura!
 




Annabeth's POV:

“PERCY ATTENTO!!” gridai vedendo la manticora scagliare un colpo con la coda. Percy alzò la spada e deviò il colpo mentre Blackjack accelerò ancora di più la sua corsa. Una manticora seguiva me, l’altra Percy. Non appena Blackjack aumentò la velocità anche Starlight fece lo stesso. Mi voltai un momento appena in tempo per vedere la manticora tentare di colpirmi con il pungiglione. Come Percy subito lo deviai con la spada ma appena mi voltai vidi buio e un gran dolore in faccia. Presi in pieno un ramo basso e caddi da cavallo, Starlight non si fermò. Sentii Percy gridare il mio nome. La manticora si era fermata e voltata per attaccarmi. Nella confusione del momento mi misi una mano sul viso e oltre che sentire un po’ di bruciore, vidi sangue, ma in quel momento, sentii ringhiare. Alzai lo sguardo e vidi la manticora prepararsi all’attacco. Il mostro caricò e mi saltò addosso, ma riuscii a rotolare e riprendere la spada che mi era caduta a terra. La manticora tentò di scagliarmi un altro colpo che deviai e tentai di contrattaccare ma il mostro parò il colpo con la coda. Quando il mostro mi diede una zampata, spostandomi invertimmo le posizioni e vidi Percy. Era sceso da cavallo anche lui e stava combattendo con l’altro mostro per arrivare a me. La manticora alzò una zampa per colpirmi e questa volta fu più veloce di me, mi prese in pieno e mi scaraventò sul tronco di un albero, non perse tempo e mi saltò addosso, ma questa volta riuscì a spostarmi e la manticora prese in pieno il tronco da spezzarlo. Il mostro non si mosse, non era morto ma almeno era stordito. Corsi subito in aiuto di Percy che era stato messo a terra dall’altro mostro. La manticora spingeva su di lui con il pungiglione e Percy faceva opposizione con la spada. Ne approfittai subito, corsi vicino ai due e tagliai il pungiglione del mostro che subito si allontanò da Percy. La manticora questa volta caricò su di me, infuriata, io mi scansai e le colpì una zampa, mentre Percy la infilzò nel fianco uccidendola. Percy mi corse subito a fianco.

“Stai bene?” mi chiese controllandomi il viso

“Sì, solo un paio di graffi” risposi. Non feci in tempo a vedere se lui stava bene, che  vidi l’altra manticora rimettersi in piedi. “Percy, l’altra manticora!” avvisai, lui si voltò e caricammo per primi. Il mostro colpì Percy con la coda e me con la zampa, ma entrambi riuscimmo ad evitare il colpo. Il mostro tentò di colpire Percy che gli era più vicino e io ne approfittai per tentare di colpire, rotolai sotto la pancia del mostro e alzai la spada al momento giusto per colpirlo da sotto. La manticora si alzò sulle zampe posteriori ruggendo per il dolore e fu in quell’istante che Percy affondò Vortice nella manticora, uccidendo anche quella. Eravamo riusciti a uccidere entrambe le manticore, ora dovevamo dileguarci.

“Ce l’abbiamo-”

“-No, non ancora. Dobbiamo andarcene da qui, se ci sono altre creature sicuramente verranno qui” dissi. Non attesi la risposta, lo presi per mano ed iniziammo a correre nella direzione che stavamo seguendo prima della mia caduta. Corremmo per parecchio tempo finché vidi la fine della foresta. I rami che da fittissimi si sfoltivano sempre di più mi dicevano che stavamo per uscire. Un passo dopo l’altro e saremmo usciti di lì e ci riuscimmo. Fummo finalmente fuori dalla foresta. Ci fermammo un momento per riprendere fiato dalla corsa e finalmente notai in che condizioni stava Percy. Non stava messo male, ma mi stavo preoccupando per la macchia di sangue che si intravedeva dal gilet di pelle perforato appena sopra al bacino.

“Che ti è successo?” chiesi allarmata.

“Tranquilla, mi sono spostato subito. E’ solo un graffio” disse lui.

“No, Percy. Se fosse un graffio sarebbe strappato, il gilet è perforato. Lascia che te lo guardi! Le manticore hanno un veleno pericolosissimo”

“Annabeth, sto bene. Se fosse riuscita a iniettarmi il veleno non pensi che come minimo sarei svenuto poco fa?”

“Percy-”

“-io sto bene. Dobbiamo andare. Blackjack e Starlight non devono essere troppo lontani, sono addestrati per non lasciare il loro cavaliere” disse Percy allontanandosi e guardandosi intorno. Si portò due dita alla bocca e fischiò. Inizialmente non sentimmo niente, allora ci provai io. Niente.

“Se sono scappati posso anche capirli” dissi. Percy roteò gli occhi e provò una terza volta e sentimmo nitrire. Poco dopo si avvicinarono a noi due stalloni, uno nero e uno bianco, Blackjack e Starlight.

“Dopo 8 anni hai poca fede nel tuo destriero” disse Percy con un sorriso. Scossi la testa e mi avvicinai a Starlight appena trottò vicino a noi con il suo compare. Salimmo di nuovo a cavallo e ci guardammo intorno per orientarci.

“Riesci ad orientarti?” mi chiese Percy. Guardai la mia ombra, quel poco che si vedeva, e i dintorni per orientarmi.

“Stavamo andando a Ovest, abbiamo corso in linea retta quindi… da quella parte” dissi indicando la direzione. Percy annuì e ci dirigemmo al galoppo verso la Gola che ci avrebbe abbreviato la strada, ma era una manovra rischiosa. La Gola di Livada non brulicava solo di banditi, ma anche di mostri come le manticore, che trovavano rifugio in essa. Poco dopo fummo finalmente fuori dalla foresta e Percy ed io fermammo i cavalli per guardarci intorno. In lontananza si riusciva a vedere la Gola che ci avrebbe portato a Livada nel tempo più breve. Guardai in alto e notai che il sole si era spostato più di quanto pensassi, eravamo già nel primo pomeriggio, sicuramente ci avremmo messo minimo un paio d’ore a raggiungere la gola. Dovevamo muoverci e non perdere nemmeno un secondo.

“Vedo la Gola” disse Percy puntandola col dito

“Dobbiamo muoverci, se ci sbrighiamo forse possiamo raggiungere la Gola e superarla. Se cala la notte e ci addentriamo…”

“Potremmo direttamente scriverci in fronte ‘pappa buona’ o ‘venite a derubarci’ o ‘vogliamo morire’. Tu quale preferisci?” concluse Percy.

“Io preferisco: ‘Smettila di fare il cretino e andiamo’.” dissi io spronando Starlight che subito ripartì al galoppo seguito da Blackjack.

“Sei troppo tesa, Annie. Cerco solo di distrarti”

“Perseus, vuoi le parolacce?” dissi irritata

“Risparmiale per Pallante”

“Per lui ne ho anche in Macedone e Siriano”

“Ottimo” A seguire questa breve chiacchierata, non dicemmo più niente, continuammo a galoppare e galoppare. Davanti a me vedevo solo la Gola di Livada. Per superarla ci voleva parecchio. Era grande, con le pareti ripide, una volta entrati c’era solo una via d’uscita, era il posto perfetto per agguati e imboscate. Mentre galoppavamo verso la Gola non riuscivo a fare altro che a pensare ai miei bambini e a come l’avrei fatta pagare a Pallante e cosa stavano pensando di fare a casa, riguardo alla situazione. Se conosco bene mia madre e Sally come penso, avranno capito che siamo andati a riprenderci Leon e Sabeen e sicuramente avranno trovato un modo per temporeggiare o per evitare che venissero mandate squadre di ricerca. Pallante non si sarebbe arreso facilmente, di questo ne ero sicura. Anche se Percy ed io saremmo riusciti a recuperare i nostri figli, Pallante sarebbe tornato alla carica più infuriato di prima. Dovevamo essere veloci, non dovevamo farci scoprire e dovevamo tornare a casa tutti e quattro interi. Poi Percy ed io penseremo a preparare la città. Ero talmente concentrata che non mi ero accorta di quanto tempo fosse passato, il sole era basso… troppo.

“No! No! NO!” borbottai “Coraggio, Starlight! Più veloce! Più veloce!” dissi spronando il cavallo che già correva a più non posso.

“Annabeth, è inutile! Rallenta!” diceva Percy

“Percy, sbrigati! Possiamo farcela!” risposi io.

“Annabeth! Ferma!” Io non gli risposi ma colpii coi talloni i fianchi dei Starlight che aumentò ancora la velocità. Sentii Percy spronare Blackjack, ma invece di trovarmelo a fianco, Percy di colpo si mise di trasversale, fermandosi davanti a me. Starlight si inchiodò alzandosi sulle zampe posteriori e nitrendo per poi tornare giù.

“Ma sei impazzito?! Che stai facendo?!” gridai incredula dando delle pacche sul collo di Starlight per calmarlo.

“Ti sto fermando dal fare una stupidaggine” disse Percy guardandomi severo

“Possiamo farcela! Possiamo superarla! Stiamo perdendo tempo”

“Annabeth, non ce la facciamo! E’ tardi! Ci troveremmo bloccati nella Gola per la notte” disse mio marito, allungandosi e prendendo Starlight per le briglie. Sapevo che Percy aveva ragione, ma al momento volevo solo andare a riprendermi Leon e Sabeen.

“Perseus, spostati e andiamo. Ce la possiamo fare”

“Non ce la faremo e tu lo sai”

“Togliti!” dissi acida, ordinando a Starlight di spostarsi, ma Percy tirò il muso del cavallo verso di sé

“Annabeth, sii ragionevole. Guarda che ore sono. Lo sai che non ce la faremo come sai che anch’io voglio riprendermi Leon e Sabeen. Possiamo combattere contro tutto ma non contro il tempo e tu sai
meglio di me che chi passa la notte nella Gola di Livada non ne esce vivo” Questo era vero. Quando Luke e Crono mi portarono ad allenarmi qui anche loro mi portavano via per la notte, almeno ad un paio d’ore di cavalcata dalla gola. L’allenamento si svolgeva in un’area vicino a una delle due uscite e durava fino al tramonto. Quando il sole era basso allora, Luke mi caricava su un cavallo e galoppavamo fuori, prima che il sole calasse del tutto e nonostante la distanza, non eravamo al sicuro. La città di Livada, infatti era molto lontano da essa. Feci un sospiro, sconfitta.

“Muoviamoci, facciamo un’altra oretta e poi ci accampiamo” dissi. Percy lasciò le briglie di Starlight e si spostò accanto a me, allungò una mano accarezzandomi il viso, poi partimmo al galoppo. Come avevo detto, galoppammo per un’ora e poi ci accampammo. Mentre Percy sistemava la legna che avevo trovato per fare un fuoco, non potei fare a meno che notare il contrarsi del suo volto ogni volta che si abbassava e guardai il gilet di pelle perforato e sporco di sangue. Ordinai a Blackjack e Starlight di stare fermi e mi avvicinai a lui.
“Percy, via la camicia e il gilet e fammi vedere quella ferita” dissi autoritaria.

“Annabeth…” protestò lui.

“No, Percy. Lo vedo che ti fa male. Ti ha colpito un pungiglione di manticora, profondo o no, tanto o poco veleno è da medicare” dissi.

“Annabeth. Stai tranquilla. Non ce ne è bisogno. E’ solo un graffio e sì, mi fa male, ma non è letale”

“Questo sta a me deciderlo”

“Annabeth, sto bene. Adesso siediti, mangia qualcosa e dormiamo. Domani ripartiamo” Io rimasi in silenzio per un momento, mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla guancia.

“Non devi sempre fare l’eroe. So che anche tu vuoi riprenderti Leo e Sabi tanto quanto me, ma non per questo devi metterti in secondo piano. Tu per me sei importante quanto loro” gli dissi con tono delicato. Non volevo che Percy pensasse di dover soffrire per non farmi preoccupare di più. Percy mi fece un mezzo sorriso, mi portò una mano dietro la nuca e mi baciò la fronte.

“Se sto male ti avviso. Stai tranquilla” disse e andò ad accendere il fuoco. Io rimasi lì immobile per un momento. Sapevo che cosa stava facendo Percy. Cercava di mostrarsi forte, non voleva che io mi preoccupassi anche per lui. Ma come potevo non farlo? Feci un respiro profondo e scossi la testa… Stai tranquilla? I miei figli rapiti da uno psicopatico e mio marito ferito dal pungiglione di una manticora… come faccio a stare tranquilla?


 



(N/A: Scusate il mio pc fa lo spiritoso)
SABEEN'S POV:

Era passata almeno una giornata da quando rinchiusero me e il mio fratellone in questa cella puzzolente fredda e umida. Avevamo due brande, ma io e Leon dormivamo insieme su una, sia per il freddo sia per farci un po’ di coraggio. Avevo paura, tanta. Vorrei tanto essere come il mio fratellone, lui sì che è coraggioso. Solo lui riesce a insultare quel… uhm… Pallone?... Padellone?... Padella?... Paella? Pallante?- Pallante! Giusto! – Ecco, solo lui era riuscito ad insultare Pallante, anche se non sembra essere servito a qualcosa. Beh… almeno quel bruto desce… decelle… quello che è, sa che cosa pensa di lui Leon.
Leo era stato tutto il giorno seduto sul pavimento duro a fissare la porta e a guardare male la guardia, giocherellando i ramoscelli di paglia sparsi qui e là sul pavimento. Stava pensando, lo sapevo. Sia lui che la mamma avevano lo stesso sguardo quando pensavano e i loro occhi da azzurri diventavano quasi grigi. Io invece è tutto il giorno che giro per la cella. Non riesco a stare ferma è più forte di me. Leon è stato silenzioso tutto il tempo, quando gli parlavo rispondeva a grugniti. Mamma e Papà saranno in viaggio per venirci  a prendere. Ne sono sicura, come sono sicura che la mamma è buona adesso e ci vuole bene. Forse sarà stata cattiva prima ma adesso sono sicura che non lo è più. Poi, se papà è sempre stato buono e si è innamorato di lei come nelle favole che ci leggono i nonni, come dice nonna Atena ‘un motivo logico c’è’; e come se non bastasse, Mamma e Papà sono considerati eroi ad Atene e gli eroi sono buoni. Tutti in città e nel regno li ammirano. Se la mamma ha fatto delle cose brutte in passato ma tutti la rispettano significa che è stata perdonata. Sempre come dice nonna Atena, ‘è logico’.
Cominciavo ad avere sonno, dalla piccola finestra in alto entrava poca luce, ma spostandomi nel punto giusto avrei potuto vedere un po’ di cielo, che infatti era buio. L’unica luce che entrava era quella della luna. Guardai il mio fratellone che fissava le sbarre della cella, seduto a terra a gambe incrociate e le spalle al muro. Mi avvicinai a lui. Leon alzò la testa, i suoi occhi azzurri cangianti incontrarono i miei verde marino, poi aprì le braccia. Io non me lo feci ripetere due volte e mi sedetti affianco a lui stringendogli le braccia alla vita mentre lui mi cinse le spalle.

“Non so come possiamo uscire” disse lui “Sto pensando” fece una pausa guardando verso di me, mentre io gli poggiai la testa alla spalla alzando lo sguardo “Stai tranquilla, Sabi, usciremo di qui. Mamma e Papà verranno a prenderci” disse lui per rassicurarmi.

“Lo so” dissi abbassando lo sguardo. Ci fu un momento di silenzio.

“Leo”

“Hm?”

“Ho paura” confessai

“Lo so. Tranquilla ci sono io-”

“-no, intendo… per Mamma e Papà. Loro sono in due e questi sono tanti, come faranno?” Leon mi fece un sorriso.

“Sono eroi, Sabi e sono una squadra, come me e te. Quando sono insieme non li ferma niente”

“Leo… ci hanno sbattuto qui dentro come sacchi patate” borbottai

“Ma noi non siamo eroi” disse Leon, ci guardammo “Almeno non ancora” Ci scappò una risatina, ma poi i nostri sorrisi svanirono quando ci ripiombò addosso la gravità della situazione. Leon mi schioccò un bacio sulla fronte stringendomi a sé.

“Ma che carini… vomitevole” disse un vocione che riconobbi subito “Non fatevi false speranze, mocciosi. I vostri genitori arriveranno, ma io sono pronto” disse Pallante con un ghigno maligno, guardandoci da fuori della cella.

“Loro ti sconfiggeranno!” disse Leon guardandolo male.

“Ha!” fece Pallante sfottendolo “Conosco Annabeth come le mie tasche. Va sempre dritta all’obiettivo e sa che non conosco vostro padre. So già che farà” disse lui estraendo dal fodero un pugnale ed esaminandolo “Annabeth userà subito il ‘vantaggio’, un vantaggio che sarà la sua rovina. Sempre che riesca ad arrivare qui, come dicevo, conosco Annabeth. E’ scaltra, sicuro, ma è abbastanza pazza da fare mosse fin troppo azzardate per arrivare all’obiettivo, come passare per la Gola di Livada, magari farlo di notte… hm… no, così suicida non è… ma chi lo sa? Secondo voi fin dove può spingersi una madre per salvare i suoi figli? Non so più se mi sorprenderei a venire a sapere che ha tentato di superare la Gola di notte…” Pallante fece una pausa fingendo di essere pensieroso “Ma ora sto andando fuori tema. Dicevo, conosco bene Annabeth. Penserà sicuramente che io pensi sia venuta da sola. Sicuramente tenterà di usare il principe Perseus a suo vantaggio” disse esaminando il suo pugnale e facendolo passare tra le dita come per assicurarsi che fosse affilato, poi guardò noi “Quando Annabeth verrà qui per distrarci, Perseus verrà a prendervi. Lui vi troverà e io lo catturerò… e quando Annabeth verrà qui per raggiungerlo…” e conficcò con forza il pugnale su una trave di supporto delle pareti, al suo fianco. Lo fece con una tale violenza e in modo così improvviso che anche Leon fece un salto e io mi strinsi a lui. Pallante ci guardò soddisfatto e con un ghigno malvagio estrasse il pugnale.

“Ben detto, capo!” disse un bruto che ci faceva la guardia alla porta. Pallante lo guardò male e gli tirò un pugno in faccia con l’elsa del pugnale. Leon ed io facemmo un salto stringendoci l’un l’altra

“Non ho chiesto la tua approvazione! Taci e fai il tuo lavoro” disse alla guardia. Poi guardò noi con sguardo soddisfatto e rimise il pugnale nel fodero.

“Annabeth è spacciata e dopo di lei, voi e vostro padre potrete assistere alla distruzione lenta dei dodici regni” Nonostante fossi terrorizzata da quel gorilla barbuto, brutto e bruno, mi arrabbiai per come parlò di loro.

“I nostri genitori te la faranno pagare!” dissi io, non so con quale coraggio.

“Non riuscirai a farla franca, Pallante” disse Leon guardandolo con rabbia.

“Oh… poveri mocciosi illusi. Io sono La Volpe… ci sono già riuscito” disse e se ne andò.
Sapevo che quello che diceva quel bruto non mi sarebbe dovuto importare. Ma avevo paura, la mia mente si stava affollando di dubbi. Il suo piano sembrava perfetto. Aveva pianificato tutto e sinceramente… io avrei fatto la stessa cosa. Se io e Leon ci fossimo trovati contro uno come Pallante che aspettava me da sola, avrei fatto da distrazione e avrei mandato Leon a fare il lavoro principale. E se Mamma e Papà cascheranno nella trappola? E se sono passati per la Gola di Livada? Pallante già li aspetta!

“Sabeen” mi chiamò Leon.

“Leon…”

“Mamma e Papà ce la faranno. Non gli credere” disse lui “Ce la faranno, verranno a prenderci e torneremo a casa. Okay?” disse accarezzandomi la testa. Io annuì, ma in fondo capii che anche Leon stava cercando di convincersene lui stesso.

“Okay… sì. Andremo a casa. Mamma e Papà verranno a prenderci” dissi io nel suo medesimo tentativo.

“Andiamo a dormire” disse Leon. Ci alzammo tutti e due, poi Leon si stese sulla branda e io mi stesi accanto a lui, appoggiandogli la testa sul petto e cingendogli la vita con un braccio mente lui stesso mi abbracciava. “Usciremo di qui, Sabi” disse il mio fratellone.

“Lo so” risposi “Mamma e Papà ci riporteranno presto a casa”

“Ti voglio bene, Sabi”

“Anch’io ti voglio bene, Leo” poi dopo qualche minuto ci addormentammo,  sperando di uscire presto di lì.

  
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