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Autore: spiritoselvaggio    25/07/2014    2 recensioni
Se Jonathan non fosse morto? Se tutto avesse preso una piega diversa? Se, però, Simon fosse scomparso e l’unico in grado di riportarlo in vita fosse colui che non avrebbe mai pensato di esserne capace?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clary aveva odiato Jonathan come non pensava si potesse odiare qualcuno mai. Era stata la causa della sua mancata serenità e ora non riusciva a capacitarsi di poter averlo come vero fratello non più infettato dal sangue di demone. Dopo aver bevuto il liquido di Magnus, era ( grazie all’Angelo) rimasto Shadowhunter, ma era come fosse rinato, e ora bisognava immediatamente fargli i marchi, altrimenti poteva essere  di nuovo posseduto da Lilith. Jonathan aveva detto che non era possibile farli tornare nel loro mondo, ma Magnus aveva avuto l’idea di chiedere aiuto a suo padre, Il principe dell’Inferno e ora Clary, Jace, Simon, Isabelle, Alec e Magnus correvano verso la Sala degli Accordi.
“ Nella nebbia che si addensava cominciarono ad apparire delle sagome. Clary vide se stessa e Simon bambini, che attraversavano una strada di Brooklyn tenendosi per mano; lei aveva dei fermagli nei capelli e Simon era adorabilmente scarmigliato, con gli occhiali che gli scivolavano giù dal naso. Ed eccoli di nuovo mentre si lanciavano palle di neve a Prospect Park; e nella fattoria di Luke, con l’abbronzatura estiva, appesi a testa in giù al ramo di un albero. Li vide al Java Jones mentre ascoltavano le tremende poesie di Eric, e in sella a una motocicletta volante che andava a schiantarsi in un parcheggio, con Jace che li guardava, gli occhi socchiusi per il sole. E poi ecco Simon con Isabelle, le mani a coppa intorno al suo viso mentre la baciava, e Clary vide Izzy così come la vedeva Simon: fragile e forte, e bella, bellissima. Ed ecco la nave di Valentine, Simon inginocchiato su Jace, sangue sulla sua bocca e sulla sua maglietta, e sangue sulla gola di Jace, ed ecco la cella di Idris, e il viso devastato di Hodge, e di nuovo Clary e Simon, Clary che gli tracciava il Marchio di Caino sulla fronte. Maureen, e il suo sangue sul pavimento, e il suo cappellino rosa, e il tetto di Manhattan dove Lilith aveva fatto rivivere Sebastian, e Clary che gli passava un anello d’oro sopra un tavolo, e un Angelo che usciva da un lago davanti a lui, e lui che baciava Isabelle… Tutti i ricordi di Simon, i suoi ricordi del mondo magico, i suoi ricordi di tutti loro, gli venivano strappati via e fatti vorticare in un turbinio che scintillava bianco-dorato come la luce del sole. Tutt’intorno c’era rumore, quasi si stesse addensando una tempesta, ma Clary lo sentiva appena. Allungò le mani, implorando senza nemmeno sapere chi stesse supplicando. — Ti prego… -Sentì le braccia di Jace stringersi intorno a lei, e poi l’orlo della tempesta la ghermì. Fu sollevata in alto e fatta turbinare via. Vide la stanza di pietra allontanarsi a una velocità pazzesca, poi la tempesta portò via le sue grida per Simon e le trasformò in un suono simile al soffio intermittente del vento. “
 
Clary era distrutta. Non aveva pensato che ora, dopo che finalmente c’era una speranza di serenità, avrebbe perso l’unica persona che le era stata accanto sempre, durante tutta la sua vita, senza eccezioni. Simon se n’era andato per salvarli tutti. E ora, le rimaneva solo Jace. Il ragazzo si avvicina a lei, sente il dolore di Clary sprizzare da tutti i pori, la porta via con sé, tornano all’Istituto, Clary non sente niente, non vede niente, sente solo le braccia del ragazzo che la circondano...quasi non se ne accorge quando lacrime amare gli solcano il viso. Pensa solo a Simon. Simon. Simon. Poi sente la terra sotto i piedi mancarle e scivola in un sonno senza precedenti.
<< Jace? >> Al suono di quella voce familiare il ragazzo apre gli occhi. Naturalmente, vede Alec. Si è cambiato, indossa una canottiera che lascia intravedere i marchi e le rune del torace ricco di cicatrici. << Dove siamo? >> chiede Jace. << All’Istituto, nel nostro mondo. Tranquillo. >> risponde il suo parabatai, senza staccargli gli occhi di dosso, come se temesse che farlo potesse influire sulla sua salute. Come a rispondere alla sua prossima domanda, poi lo aggiorna su Clary. Jace ascolta, ora sereno. Poi le porte dell’infermeria si spalancano ed entra Magnus. << Come sta il nostro angioletto? >> dice, ridendo. Lo accompagna Zaccaria, l’aria di chi non ha dormito per niente. << Avrete avuto un grande lavoro da fare, con tutti i feriti… >> dice Jace, ignorando la battuta. << Sì, sono stanchissimo…ho esaurito le forze per curare Jonathan >> replica Magnus, stendendosi. Alec gli mette una mano sulla spalla. Jace scatta a sedersi, come risvegliato. << Jonathan! Dov’è? Devo vederlo!!! >>dice, cercando di scendere dal letto. << Calma, ragazzino. Qua decido io se devo dimetterti o no >> fa Magnus, scrutandolo sospettoso. Jace alza gli occhi al cielo. << Magnus, devo assolutamente parlargli! Se non mi fai uscire andrò da solo. >> disse Jace, con un’espressione  che a Magnus fece venire voglia di prenderlo a schiaffi. << Lascialo andare, Magnus. Tornerà qui dopo che finirà di parlare con Jonathan >> interviene Zaccaria. Magnus a questo punto si rassegna e fa un cenno del capo. Jace balza in piedi e prende a vestirsi. Poi si avvia verso le stanze dell’Istituto. Prima voleva andare da Clary. Pensa, intanto, a come era cambiato tutto in poco tempo. Era difficile pensare a Jonathan come ad un ragazzo normale adesso dopo quasi due anni passati a cercare di sconfiggerlo. Jace si ferma davanti alla porta della stanza di Clary un momento, si chiede se deve dirle quello che ha in mente ormai da molto tempo. Poi entra. Come si aspettava, Clary gli salta addosso senza neanche lasciargli il tempo di spalancare la porta. Jace sorride e la stringe a sé. Poi posa dolcemente le sue labbra su quelle di lei. Ormai non hanno più paura di lasciarsi andare e si prendono tutto il tempo che vogliono, assaporandosi come la prima volta, finalmente dopo giorni. Quando si separano, si sorridono, timidi, forse ricordando quella notte, al lago, in cui si erano donati l’uno all’altra.  << Novità? >> chiede Clary. Jace annuisce. << Jonathan. A quanto pare è guarito. Stavo giusto andando a trovarlo ma prima ho pensato di passare da te >> risponde. Clary lo guarda, come se si fosse ricordata solo ora che Jonathan era lì con loro, vivo e vegeto. << Vengo con te! >> esclama. << No, Clary. Ho bisogno di parlargli da solo. Ci vediamo dopo >> le dice, in un tono che non ammette repliche. Clary si rassegna, più per stanchezza che per altro, lo lascia andare dopo averlo baciato un’ ultima volta. Jace sorride, poi si avvia.
  
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