Capitolo
1:
<< Buongiorno,
signor Malfoy >> mi accoglie freddamente una voce
strascicata e
insinuante, non appena la porta cigolante del negozio si richiude con
un tonfo
secco alle mie spalle.
<< Signor
Sinister >> rispondo io cordialmente. Mi avvicino a
grandi ma lente
falcate al grande bancone di legno massello (tinto di nero,
ovviamente),
osservando con studiata attenzione gli inquietanti articoli catalogati
ed
esposti con puntigliosa meticolosità nelle vetrinette
polverose.
<< In che cosa
posso esserle utile? >> mi chiede Sinister, sfoderando i
denti gialli e
consunti in un ghigno sbieco e diabolico che, in teoria,doveva
assomigliare a
un sorriso.
<< Sì,
sono
venuto a ritirare… >> Sinister pende dalle mie
labbra, ma non riesco a
proseguire: un oggetto custodito in una teca di vetro ha
irrimediabilmente
incatenato il mio sguardo su di sé.
<< Quel…
per
vostro padre? >> mi aiuta l’uomo, confuso.
Annuisco impercettibilmente.
Sinister mi si avvicina zoppicando vistosamente.
<< Articolo
interessante, nevvero? >> esordisce con aria scaltra,
notando il mio
sguardo vacuo e rapito.
<< Non
direi… è
una semplice bottiglia
>>
mentisco io, fingendomi indifferente, mentre l’uomo estrae
l’oggetto dalla sua
custodia e me lo porge con delicatezza.
Si tratta di una
bottiglia di dimensioni ridotte, straordinariamente leggera e
resistente, dal
vetro opaco, smerigliato e coperto di incrostazioni, con un collo
stretto che
un tempo doveva essere stato levigato e liscio.
Antica certo, ma apparentemente insignificante.
Sinister mi squadra
con uno sguardo indagatore e inquietante.
<< Magari fosse
una semplice Bottiglia >> asserisce poi in tono
perfettamente neutrale.
<< Cosa mai
potrebbe essere? >> domando, con scetticismo e ironia.
Ancora quell’odioso
ghigno.
<< Questa
bottiglia… >> una pausa <<
E’ la dimora di un Genio >>
conclude poi con soddisfazione. Non mi faccio prendere alla sprovvista.
<< Oh,
certo…
ed esaudirà tre dei miei desideri, giusto? >>
faccio io velenoso.
<< Precisamente,
signor Malfoy >> conferma Sinister con
un’espressione cupa e vagamente
offesa << Glielo dimostrerò >>
aggiunge con furbizia.
<< Ottimo
>> approvo io, intrecciando le mani con impazienza.
Sinister sogghigna.
<<
<< Mi sembra un
prezzo eccessivamente elevato… Nessuna garanzia, una vecchia
bottiglia di
nessun valore… apparentemente inutile e di cattivo gusto
come arredo… direi che
gliene concedo trentacinque >> contratto io con fare
esperto.
<<
Trentacinque? >> sbotta Sinister indignato.
<< Non uno di
più >> confermo io arricciando le labbra.
Sinister alza gli occhi al
cieloe mi trafigge con uno sguardo carico di ostilità.
<<
D’accordo.
Vada per trentacinque. Se non altro ammiro la sua abilità
nel ritrattare… è
uguale a suo padre, signor Malfoy >> concesse poi con
cautela, ma senza
nascondere un certo sarcasmo nell’intonazione della voce.
Inarcai le
sopracciglia e mi sforzai di non controbattere. Faccio cadere sul
bancone le
monete con noncuranza, mentre egli estrae da un cassetto un involucro
coperto
da del velluto nero. Me lo porge quasi con riverenza e lo infilo in una
tasca
del mantello.
Mi congedo
gentilmente e Sinister mi dedica un’altra intensa occhiata.
<< Mi saluti
suo padre >> mi raccomanda, non proprio entusiasta, e
annuisco
seriamente. Quindi mi dirigo verso la porta e, appena giunto a Diagon
Alley, infilo con
cautela la mano nella
tasca del mantello, sfiorando la superficie irregolare della Bottiglia.
La dimora di un Genio? Sorrido tra
me e
me, divertito.
Mi Smaterializzo
direttamente sul soffice divano di velluto verde del salotto della
residenza
della mia famiglia, Malfoy Manor, dove mio padre mi accoglie con la
consueta
urbanità.
<< Hai fatto
quanto ti avevo chiesto, Draco? >> domanda, senza
staccare gli occhi
dalla Gazzetta del Profeta. Annuisco freddamente e gli porgo il
misterioso
oggetto che avevo ritirato da Magie Sinister a Nocturn Alley poco
prima.
Mi dirigo senza dire
una parola al piano superiore e, una volta raggiunta la mia camera da
letto,
estraggo
Finalmente ho la
possibilità di osservare al meglio il mio ultimo acquisto e
inizio a farlo con
inconsueta curiosità, dopo aver preso la saggia precauzione
di chiudere la
porta a chiave.
Cerco invano di
rispolverare le mie conoscenze accademiche sui Geni, ma mi accorgo di
aver
rimosso completamente le nozioni imparate a Hogwarts a riguardo. Mi
sforzo
ancora, ma la mia mente al capitolo “Creature
Magiche” presenta spaventose
lacune.
<< Dunque…
vediamo di farti uscire da lì… >> e
inizio a scuotere con fermezza
<< Spero
vivamente che Sinister non mi abbia imbrogliato >> sibilo
con rabbia, e
simultaneamente annoto la comparsa di alcune parole sulla superficie
vitrea
della Bottiglia. Lessi faticosamente: “Strofinare
il collo, non scatenare un terremoto, idiota.”
<< Abbiamo un
Genio ironico, a quanto vedo! >> commento ridendo, ed
eseguo docilmente
le istruzioni. Me lo aspettavo: non accade nulla. Aspetto ancora
qualche
minuto, speranzoso e fiducioso. Ancora niente.
Ma, proprio mentre
inizio a macchinare cruenti piani omicidi ai danni di Sinister, una
nebbiolina
sottile e azzurrognola inizia ad aleggiare per la stanza, coprendo
parzialmente
la mia visuale.
Bene: c’è
tutta la
nebbiolina che vuoi, ma del Genio nessuna traccia. Mi insospettisco,
finché una
vocina acuta e sdegnosa, che identifico come appartenente al suddetto
Genio, mi
informa annoiata che esaudirà tre dei miei più
reconditi desideri. Inutile
negarlo: sono sbigottito. Non avevo mai preso seriamente in
considerazione
l’ipotesi che ci fosse veramente… qualcuno…
dentro quella Bottiglia dall’aria così comune.
<< Come ho
ripetuto centinaia di volte a quel cerebroleso di Aladino, non ho la
facoltà di
resuscitare i morti >> continua la vocina imperterrita, e
soffoco a
malapena una risata.
<< Prego il mio
cliente di informarmi delle sue volontà entro la fine del
secolo >>
scandisce poi il Genio, irritato.
<< Perché
non
vieni fuori? >> chiedo, con una punta di malizia nella
voce.
<< Prego di
usarmi maggiore cortesia >> ghigno, accigliato.
<< Dunque…
>> mi correggo con ossequiosità
<< potrei avere l’inusitata fortuna
di ammirare le sembianze celestiali del celeberrimo Genio della Bottiglia? >> concludo,
senza
avere realmente l’intenzione di essere offensivo. Non ottengo
risposta.
<< Credevo che
Aladino si fosse rivolto a una lampada >> osservo con
noncuranza e,
proprio in quel momento, il Genio decide di degnarsi della mia presenza.
Nella mia
insignificante esistenza non avevo mai avuto la straordinaria
opportunità di
incontrare una creatura simile e, di conseguenza, non avevo la minima
idea di
come fosse fatta. Rimango sorpreso quando mi si presenta
davanti… be’, sono
tutt’ora boccheggiante… mi si presenta davanti una
mia esatta copia (a parte la vocina
stridula e ridicola,
naturalmente).
<< Ti ricordavo
blu, con il codino e le catene ai polsi >> commento,
sbalordito.
<< Quello era
il Genio della Lampada… da Aladdin,
cartone animato, Walt Disney, 1992… ignorante
>> precisa lui con quella
sua vocina orrendamente in disaccordo con la perfezione del suo
(cioè, mio) corpo
<< La realtà è diversa,
ragazzino >>.
Decido saggiamente di
ignorarlo, risparmiandolo a una morte atroce.
<< Come posso
chiamarti? >> chiedo, con forzata gentilezza. Sembra
sorpreso dal mio
tono. È davvero sconcertante parlare con il proprio clone
dalla vocina
insopportabile.
<< Genio
della Bottiglia >> sbuffa
lui, esaminandosi una ciocca di capelli << Che colore
terrificante
>>. Passo sopra anche a questo commento sacrilego. Che nome originale, penso sullo stesso
tono della sua osservazione.
<< Già,
mai
quanto Draco, però
>> ribatte
lui: evidentemente possiede anche l’adorabile
abilità di leggere nel pensiero.
Stupendo. Trentacinque galeoni per una vecchia bottiglia
crea-cloni-esaudisco-i-tuoi-desideri-e-ti-leggo-discretamente-nel-pensiero.
<< Il tuo primo
desiderio? >> chiese poi con tono professionale e
pragmatico, ignorandomi
del tutto.
Borbotto qualcosa di
incomprensibile e abbasso lo sguardo.
<< Non ho la
minima idea di che cosa chiedere! >> sbotto poi, irritato
di guardare
negli occhi i miei stessi occhi. Che scocciatura.
<< Io credo
proprio di sì, invece… Bugiardo >>
mi contraddice lui, compiaciuto. Io…
bugiardo? Ma se sono
<< Non esiste
definizione più calzante: roccioso, pesante e con la bocca
larga >> mi
aveva letto ancora una volta nel pensiero.
<< E sentiamo,
dunque… quale sarebbe il mio desiderio? >> lo
provoco spavaldamente.
<< Il tuo
desiderio >> inizia il Genio con studiata lentezza (sudo
freddo) <<
è… >> Lo dice. Accidenti. Proprio
quello. Sono fregato. Alla grande.
<<
Quindi…?
>> sbuffa spazientito << Ti decidi ad
esprimere il desiderio?
>>. Sono ancora pietrificato. Incapace di sillabare
alcunché. Il mio desiderio.
Semplicemente irrealizzabile.
La mia copia mi dà un
colpetto sulla fronte. Deglutisco, riprendo un po’ di
coscienza di me stesso.
Inspiro.
<< Genio…
>>. È fatta.
<< Quella blu
>> biascica il Genio con il suo tono annoiato, e indica
con un gesto
pigro della mano la cravatta che stringo nella destra. Me la annodo
velocemente.
<< La colonia,
Draco >>. Torno sui miei passi e mi spruzzo un
po’ di profumo.
<< Scusa, sono
così agitato >>.
<< Sono
così agitato >> mi scimmiotta
lui (lo fa spesso, molto più spesso di quanto gli convenga)
<< Devi
soltanto andare al lavoro! >>.
<< Be’,
considerando che lavoriamo nello stesso edificio e che le
possibilità di
incontro sono molteplici, direi che ho il diritto
di essere almeno un po’ agitato >> sibilo con
rabbia e afferro
<< Che cosa vuol
dire? >> sbotta, offeso.
<<
Significa…
che ti porto con me >> una saggia decisione, direi:
chissà cosa avrebbe
combinato la mia fotocopia se lo avessi lasciato a casa. Sì,
probabilmente un
disastroso cataclisma.
La sua vocina
stridula si abbassa di parecchi decibel, ma non abbastanza da impedirmi
di
ascoltare le sue veementi imprecazioni.
Con un sonoro pop
mi Smaterializzo direttamente al
Ministero.
Entro con
disinvoltura nell’Ascensore,
diretto al
settimo piano, accompagnato anche da una quantità
imprecisata di fastidiosi
aeroplani di carta.
<< Malfoy…
Clark ha spostato a oggi il cambio degli uffici >> mi
accoglie
freddamente una voce familiare. Mi volto e sorrido a Ginevra Weasley.
<<
Vedi di essere pronto per un quarto d’ora, grazie
>> scandisce ancora con
rabbia ingiustificata << L’ufficio Auror si
sposterà al vostro piano e…
>> inizia a spiegarmi, ma la interrompo.
<< Ci arrivo,
grazie >>.
<< Non mi
pareva ne fossi in grado >> ribatte lei beffarda, e si
volta per darmi le
spalle. Preferisco non ribattere, so che sarei troppo velenoso.
Nell’Ascensore
cade un silenzio di tomba e un mago allampanato mi lancia uno sguardo
comprensivo.
Quinto piano. Tlin.
Le porte si aprono cigolando e quasi
tutti escono svogliatamente dall’Ascensore. Tutti tranne
Alzo gli occhi e
osservo con finto interesse la lampada al neon appesa sopra le nostre
teste,
che inizia sospettosamente a scoppiettare e a lampeggiare. Ben presto
rimaniamo
al buio. << Che meraviglia >> commenta
<< Credevo
fosse il tuo sogno di sempre >>.
<< Che cosa?
>> chiede lei duramente. Tlin.
Sesto piano. Deve scendere. Blocco la porta.
<< Rimanere da
sola con me al buio >> ghigno.
<< Oh,
certo…
ci mancherebbe! Chi non chiederebbe di innamorarsi di te, viziato
arrogante
Serpeverde purosangue? >>. Quel commento mi fa trasalire
e la lascio
passare.
Qualcuno passeggia
pigramente nel mio ufficio. Ne intravedo appena la sagoma, attraverso
il vetro
opaco della porta. Entro il più silenziosamente possibile e
rimango basito.
<< Chissà
a che
ora sei venuta qui, per aver già trasportato le foto del
caro Ronnie nel tuo
nuovo ufficio! >> esclamo sorpreso, guardando una
Hermione Granger
attorniata da cartellette, pile di documenti, portafoto e astucci
magicamente
sospesi a pochi centimetri dalle sue spalle.
<<
C’è qualcuno
che qui lavora, Malfoy
>>
ribatte lei seccamente. Sembra molto irritata e, di solito, si limita
semplicemente a rispondere a tono ai miei commenti sferzanti, senza
offendersi
in modo particolare.
<< Che succede?
Litigato con Ronnie? >> la canzono io con voce suadente.
<< Da quando in
qua ti interessi alla mia vita privata, Malfoy? >> dice
lei con finto
disinteresse.
<< Mi sembra di
esagerare definendo una relazione con Weasley “vita
privata” >> mi giustifico aspramente,
ghignando. In quel
momento vengo letteralmente travolto da una furia dotata di chioma
fulva,
entrata con eccessivo slancio nell’ufficio.
Trovo il suo viso
lentigginoso a pochi centimetri dal mio. Non sembra pensare neppure un
secondo
di spostarsi. Le sorrido. Strano, ricambia.
<< Non riesco a
capire perché tu non ne abbia approfittato prima
nell’Ascensore, Weasley… non
mi pare il caso di scendere in intimità adesso…
c’è la tua amichetta qui >> le
sussurro con tono provocante all’orecchio e
lei arrossisce violentemente. Si alza con rapidità fulminea.
<< Che è
successo prima, Ginny?
>> indaga
<< Niente,
assolutamente niente >> risponde
<< Suvvia,
ragazze… Niente scene di gelosia! >>
intervengo sogghignando. Con un
incantesimo spedisco i miei effetti personali al sesto piano ed esco
teatralmente dall’ufficio, ammiccando con disinvoltura.
<< Niente,
dici… eh? >> sento ancora
<<
Precisamente
>> puntualizza