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Autore: elev    25/07/2014    7 recensioni
"In un mondo pieno di dolcificante artificiale, aspartame, saccarosio e derivati vari.
C'è chi ha perso la dolcezza dello zucchero e la naturale duttilità del miele."
Per quel giorno avevano previsto neve.
Erano le 7.30 di mattina e Juliet svoltava l’angolo del 142 di Portobello Road.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- 11 -
Trash, Trampoline And The Party Girl

 

La giovinezza sta nel provare ogni giorno le proprie idee e passioni contro la realtà, per vedere se tagliano.
Ugo Ojetti



 
- Anche quel segno rosso che hai sul collo è un ricordo dell’ultimo quarto di finale dei mondiali? - Ridacchiò Tea fissando il collo dell’amica attraverso lo specchio del bagno.
Stay aveva cercato di sviare l’argomento illustrando a Tea i risultati dell’ultimo sondaggio apparso su Vanity Fair, secondo il quale la metà delle donne che si allontanano dal tavolo con la scusa di rinfrescare il trucco, al bagno delle signore non ci va per quel motivo ma per spettegolare sulla gnoccaggine dell’amico sconosciuto degli amici in comune, che proprio quella sera non aveva avuto null’altro da fare che auto invitarsi a cena, o al bar, o…
I vispi occhi di Tea però si erano subito insospettiti e quindi, l’aveva scoperta immediatamente. Sebbene avesse motivazioni pressoché “comuni” in quel momento per frequentare il bagno delle signore.

 - Festeggiamenti….mondiali giù al pub – ammiccò l’altra!
- Cosa? Ecco dove ti eri cacciata ieri sera! Ti avrò lasciato mille messaggi ma vedo che hai avuto ben altra occupazione… e menomale che il risultato si è fermato al tre a due…. –
- Già! Non oso immaginare cosa sarebbe successo se si fosse vinto cinque a zero! – Rispose Stay cercando di rimanere seria. Ma, non riuscendoci, scoppiò in una fragorosa risata.
- A dire il vero dopo la quinta birra il poverino mi si è addormentato sulla spalla con la bavetta spontanea – aggiunse con una smorfia schifata.
- Ecco perché ti concentri a cercare in tutti i modi di trovarmi l’uomo ideale – rise Tea
- Oh insomma, trovatemelo voi un fidanzato no!? – Sbuffò quell’altra, e prima di spingere l’amica fuori dal bagno aggiunse  – certo che anche tu, se vai al pub…il massimo a cui puoi ambire è  uomo + pinta di birra in confezione risparmio! – sospirò Tea appoggiandosi alla porta spalancata. – Interessante… dici che saranno legati assieme col cellophane? – Rise Stay

-Ehi, voi due?! – Una voce stridula interruppe le risate delle due ragazze. Nancy,  alias “mi rifaccio il naso e anche tutto il resto quando mi pare e piace”, si era avvicinata sculettando e lasciando dietro di sé una scia pesante di profumo. – Non ci verrete mica così alla festa vero? – squittì indicando il maglione di Stay.
- Perché? Che hanno i nostri vestiti? – Insisté la White socchiudendo gli occhi con aria provocatoria.
Nancy squadrò disgustata  i vestiti “normali” delle due ragazze prima di aggiungere – nel negozio di mia madre fanno i saldi… magari trovate qualcosa che si possa adattare a voi. Anche se ne dubito, si sa, la classe non ce l’hanno tutti. Di certo non posso sfigurare per colpa vostra! – Girò i tacchi e continuò sculettando lungo il corridoio, salutando Ted, il capitano tutto muscoli e poco cervello della squadra di football del liceo, seguita dalle sue fedeli  “diventare-come-Nancy-è-il mio-obiettivo-della-vita” e una scia di “bava spontanea” di tutti i ragazzi della scuola.
- Stronza! -  bofonchiò la White. – Dai Stay lascia perdere – la rincuorò Tea prendendola sottobraccio.

****

Tea afferrò il borsone della palestra che aveva riempito freneticamente qualche istante prima, poi, senza dire altro, uscì di casa sbattendo la porta.
Per una volta che aveva cercato la “via del dialogo”(quella che sua madre andava predicando da una vita), non aveva funzionato. Tea aveva cercato di dissuaderla dal fatto che si era convinta frequentasse cattive compagnie, o che peggio, si era messa a bere, fumare o… . Tutto soltanto perché era rientrata troppo tardi, il giorno prima da una sessione di studio/pizza party a casa White e quel pomeriggio per la missione “cercare abito per festa” – festa per la quale sua madre aveva espresso vari apprezzamenti urlando per casa cosa avesse mai fatto di male per avere una figlia così- con Stay.

Stupida festa.  Quella stupida festa alla vecchia fabbrica in disuso. Si era fatta convincere da Stay a cogliere la palla al balzo per “cercare un uomo in un posto diverso”. – Me l’hai detto tu che devo frequentare altri posti, oltre al pub! – aveva puntualizzato l’amica prima di salire sullo scooter diretta al luogo della festa.
Poco dopo, dando ragione ai sospetti di Tea,  Stay era scomparsa tra la folla puntando un “candidato papabile” che danzava sensualmente accanto a lei, prima di trascinarla su un divanetto pronto per approfondire la conoscenza.

La ragazza si trovò sola al bancone del bar sorseggiando l’ennesima patetica bibita analcolica, finché una mano calda si posò sulla spalla lasciata nuda dalla scollatura del vestito.  Un ragazzo alto e muscoloso le rivolse un sorriso ammiccante – Ehi bellezza, che ne diresti di cambiare bevanda? – Disse porgendole un bicchiere dal doppio spessore che emanava una luce fluorescente.
Tea sorrise forzatamente ma forse, per non dare la soddisfazione a Stay, afferrò il bicchiere urlando un grazie nell’orecchio del tizio.

Il cocktail sapeva di fragola, era dolce, e quando Tea barcollò leggermente contro il bancone, il ragazzo sogghignò ed esclamò – la prima volta eh? Che ne pensi di uscire? Potremmo prendere un po’ d’aria e potresti lasciarti un po’ andare…- sfiorandole la guancia con il dorso della mano.
- P-per chi mi hai presa? Sta lontano da me! Capito? – ribatté Tea tenendosi la testa.
- Dai piccola, rilassati…
- Ha detto di starle lontano, hai problemi di udito amico? – lo interruppe un’altra voce maschile
- E tu che vuoi ancora? – mister muscolo si era avvicinato a quella figura esile che aveva osato intromettersi e lo fissava minaccioso.
All’improvviso la musica si fece ovattata e le orecchie di Tea cominciarono a fischiare. Sbatté le palpebre più volte per riprendersi, aprì una, due volte la bocca ma non ne uscì nemmeno un suono.

Gli occhi di Sean si posarono su di lei per qualche istante e con voce truce le ordinò: - Tu… vattene!
Tea corse fuori dalla fabbrica, l’aria fresca le bruciò nei polmoni. -Sean! – pensò ed iniziò a correre.
Corse finché credette di morire.
Corse finché, facendo le scale a due a due, si ritrovò davanti alla casa di Luca. Frugò sotto lo zerbino e con la chiave aprì la porta, la richiuse dietro di sé e ricominciò a respirare.

Tea fu felice di notare che la casa era vuota. Luca, probabilmente era al lavoro. Che avrebbe detto stavolta? Sicuramente la scusa –la-chiave-di-scorta-è –sempre-sotto-lo-zerbino- non sarebbe bastata. Ma Luca, Tea ne era certa, avrebbe capito. Nel frattempo si sarebbe inventata qualche cosa.
Con questo pensiero si buttò sul divano affondando il viso in un cuscino. Aveva quasi preso sonno quando un rumore alla porta d’ingresso attirò la sua attenzione, allarmandola.
Tea, si alzò di fretta, ritrovandosi in mezzo al salotto. Spense la luce e arraffò un cuscino come se fosse un arma convincente contro un eventuale intruso.
Con il cuore in gola, si avvicinò alla porta ma il rumore finì in un leggero lamento.
La ragazza guardò dallo spioncino ma non vide nulla, perciò, socchiuse lentamente la porta che, nell’aprirsi fece perdere l’equilibrio ad un corpo che si accasciò a terra.

Tea riconobbe una certa familiarità in quel braccio tatuato, spalancò la porta e si coprì la bocca con le mani esclamando -Oddio! Sean?! Ma che ti hanno fatto?
Il viso tumefatto, livido e sanguinante del ragazzo non gli impedirono di rispondere sogghignando – sei sparita… posso entrare?
Tea lo aiutò ad alzarsi abbracciandolo alla vita – chi ti ha ridotto così? Il tizio della festa vero? Che ci fai qui?- Gli chiese mentre lo faceva accomodare sul divano.
- Stai lontana da certa gente ok? – Rispose Sean mentre lei frugava nel freezer alla ricerca di una busta di ghiaccio. - Mia sorella abita qui di fronte ma ho perso le chiavi e lei è al lavoro… come al solito… - borbottò. – E tu invece?-
- T-tua sorella?- balbettò, poi aggiunse - Luca è un mio amico, sono scappata di casa poi dalla festa… et voilà! – rispose sedendosi accanto a lui sul divano. E tamponando il livido con il ghiaccio.
- Grazie – sorrise leggermente il ragazzo
- Grazie a te che mi hai difesa… - sussurrò Tea.

- Ehi ehi, vacci piano…ci sei capitata in mezzo, avevamo dei conti in sospeso – precisò poi.
- Sì certo, e tu i conti li risolvi riducendoti uno schifo – ridacchiò – Ma cosa c’entra con te quello?
- Fai troppe domande – rispose truce il ragazzo.

-Fa male? – chiese preoccupata dalla smorfia di dolore che gli si era formata in viso.
 - N-no… sei molto…dolce – mormorò abbassando lo sguardo poco dopo.

Esitò per un istante, poi una forza lo spinse verso le sue labbra. Un bacio solo, solo un bacio di pochi secondi. Se solo Tea non l’avesse tirato a sé portandogli una mano dietro la nuca con urgenza senza staccare le labbra dalle sue.
Sean la tirò a sé con foga mentre le mani della ragazza si insinuarono sotto la camicia ancora macchiata del sangue che gli colava dal sopracciglio, accarezzandolo. Fece una smorfia tra il dolore e la sorpresa quando lei gli esplorò ogni centimetro del collo salendo lungo alla mascella per ritornare sulle labbra. Una sensazione di calore, dolcezza e sicurezza invasero il suo corpo.
Tea ebbe un sussulto e staccò le labbra dalla spalla scoperta di lui – Sarà meglio che ti curi anche la ferita – sussurrò.


Sean la fissò e sorrise leggermente. Tea inarcò un sopracciglio mentre cercava di non pensare all’accaduto e di fissare alla bell’e meglio un cerotto sul viso del ragazzo. – Vuoi stare fermo e spiegarmi che c’è di così divertente? – Protestò la ragazza – No nulla… - rise di nuovo di nascosto. – Ah, il serio, freddo Sean allora è un essere umano?- sghignazzò poi – vuoi dirmi che cavolo hai?, Sarai mica ubriaco vero?-
- Pensavo… - rispose poi – siamo sempre in tempo a trovare un costume da crocerossina… anche se ti avevo detto che non avrei giocato a paziente e dottore con te… -
- Ah, ah, molto spiritoso – rispose lei offesa pizzicandogli un braccio e provocandogli una smorfia di dolore.
Dei rumori ovattati interruppero le risate dei due ragazzi.

***

La giornata intensa di lavoro era finita all’Old Lighthouse e Juliet e Luca finirono di pulire la cucina verso le una meno un quarto.
- Buona notte – sbadigliò Angie – non vedo l’ora di essere a letto. – Già a letto… con chi? – sghignazzò Liz aprendo la porta sul retro dopo aver salutato Luca e Juliet.
- Vuoi un passaggio Chef? – sorrise Luca mentre Juliet si infilava il giacchetto. – Non perdi occasione eh? Per una volta potrei anche approfittarne. Sono stanca morta. Prima arrivo, prima vedo se mio fratello è a casa.
- Sei troppo ansiosa “Giulia” è un ragazzo – cosa vuoi che faccia – disse girando la chiave.
Proseguirono il viaggio in silenzio. Juliet si strinse le braccia al petto e osservò il quartiere fuori dal finestrino.

****

- Oddio arriva qualcuno – squittì Tea tappandosi la bocca con le mani. – Forza sparisci! Nasconditi dietro il divano! – Aggiunse spingendo Sean dolorante a terra.
- Mamma che gli dico? – Mormorò prima che la porta si aprisse e si accese la luce nel corridoio.
- Sarà meglio che tu t’inventa qualcosa di credibile, ragazzina! – Tuonò Luca varcando la soglia del salotto, trovando Tea seduta sul divano. – Che cavolo ci fai qui!?
- L-l-uca n-n-on è come sembra! – Balbettò la ragazza ma Luca si avvicinò al divano e la guardò fisso negli occhi quando aggiunse – Non avrai mica bevuto vero? Non avrai organizzato un festino in casa mia – alzò la voce arrabbiato.
- Ehi! Quella cos’è?
 - Oh, -n-nulla! Uno straccio! – protestò Tea cacciando la felpa di Sean nel cestino dei rifiuti.

La voce di Juliet echeggiò dall’appartamento alle scale quando si accorse che Sean non era in casa. Allarmata, aveva preso a chiamarlo sia a voce che al cellulare noncurante dell’ora tarda.
All’improvviso una suoneria al massimo del volume trillò dentro al cestino della spazzatura e Tea, con un nodo alla gola, lo fissò pregando che Sean facesse finta di nulla.

- Ehi! La mia felpa! – Protestò invece una voce maschile da dietro il divano. Sean si alzò dal suo nascondiglio recuperando la felpa dal cestino.

- Uno straccio eh? – Mi prendi per il culo? – si arrabbiò Luca. – E lui chi cavolo è? Il cameriere del servizio in camera forse?
Luca prese a camminare avanti e indietro lungo il corridoio cercando di mantenere una certa calma e finì per affacciarsi alla porta d’ingresso. Juliet saliva e scendeva nervosamente le scale con il cellulare in mano.

- Problemi Chef? – Bisbigliò l’uomo.
- Il fatto che tu mi abbia fatto un piacere dandomi un passaggio a casa non ti autorizza a provarci anche sulle scale! – Ansimò la donna – Sean non c’è!
- Mh, ne terrò conto. Tuo fratello Sean è un biondone con una felpa azzurra? Credo di sapere dove sia! – fece strada verso l’ingresso verniciato di verde.
- Che cavolo ci fai qui? – Urlò Juliet, incurante della quiete notturna. – E lei? Oddio mio fratello fa sesso nell’appartamento del mio vicino di casa! – Non abbiamo fatto… - protestò Tea.
- Cosa sono quei lividi? – Fila a casa! – Abbaiò poi, spingendolo fuori dall’appartamento.
Prima di uscire si voltò per un attimo incrociando lo sguardo confuso, arrabbiato ed incredulo di Luca – e tu che hai da guardare? Prestare la casa alle ragazzine! Vergognati! – Latrò la bionda.

- C-cosa? Che c’entro io, non ospito nessuno io!
- Ehi! Io non sono una di quelle… - piagnucolò Tea stringendo i pugni - E tu, Luca si rivolse a Tea, non raccontarmi altre balle perché non ci crederò mai. Credevi che non me ne accorgessi? Farsi coinvolgere in una rissa per di più! –
- Non ti preoccupare, ne riparleremo domani!
- Bene! Buona notte Giulia!
- Non mi chiamare “Giulia”, zuccone! – Juliet trascinò Sean in casa e sbatté la porta.

Luca rimase a fissare il pianerottolo per qualche minuto, stordito da tutta quella confusione – Bei vicini che hai! – interruppe la voce sarcastica di Tea dietro di lui. Luca si voltò, la fulminò con lo sguardo e sbottò – ancora parli? Sta zitta che è meglio. Faremo i conti domani assieme a tua madre! -
E, presa la via della camera da letto, varcò la soglia e chiuse la porta sbuffando.
 
 

 
Angolo cottura (anche se stavolta di cotto non c’è proprio nulla):
Carissime! Eccomi qui, finalmente dopo diversi (vani ) tentativi di autoipnosi  che mi hanno costretta a rivolgermi ad un noto mago/ricattatore, sono riuscita a sfornare l’undicesimo capitolo.
Abbiamo visto veramente poco di Juliet e Luca o meglio, sono stati protagonisti soltanto verso la fine. Premetto che stavo scrivendo questo capitolo da circa un mese (quindi ditelo: “se c’ha messo un mese a scrivere sta schifezza… chissà come  veniva se ce ne metteva due e mezzo!”)
Spero che comunque vi possa piacere e che non vi abbia annoiato “calarvi” un attimo nel “modo ggiovane” J Oltretutto abbiamo anche del peperoncino... spero di non essere stata patetica o melensa. Sappiate che quei due personaggi sono imprevedibili. Lo so che si conoscono da poco ma...
Visto che quest’estate sembra più un prolungamento dell’inverno (meteorologicamente parlando) lanciatemi altre verdure che alle mie latitudini non cresce più nulla! Anzi “affoga nel fango” invece di maturare….
Vi abbraccio tutte!
Ps. Il titolo di questo capitolo si ispira “alle lettere b”, mi spiego “trash , trampoline and the party girl” è il lato b di “a Celebration” singolo degli U2 del 1982. Ho fatto caso che il file per la stesura di questo capitolo si chiamasse “11 b”…. trastullamento cerebrale mio… scusate!!
-elev
 

 
  
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