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Autore: Robcia    25/07/2014    4 recensioni
«Si chiama viale delle anime infrante, si trova nella strada fra il paradiso e l'inferno.
Qui ci sono i pensieri non scritti delle persone, avvenimenti che le hanno segnate profondamente e che hanno cambiato il corso delle loro vite, che hanno infranto le loro anime.» Dice il ragazzo, osservando il lungo viale cosparso di piccoli bigliettini colorati, alcuni consumati dal tempo, altri limpidi e puliti.
«E io cosa c'entro con tutto questo?» Lo guardo aggrottando le sopracciglia in un'espressione confusa.
«Tu sarai il loro angelo custode, salva le loro vite e potrai salvare la tua.» Harry mi sorride, un sorriso caldo e rassicurante.
Sono finita in qualcosa di molto più grande di me, io non ne sono capace.
Io non so far stare bene le persone.
Io non posso essere un angelo custode.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


 
 
Lascio cadere ciò che è rimasto del bigliettino ai miei piedi e mi giro a guardare il ragazzo dietro di me. Restiamo così, in silenzio, a guardarci. Lui non sembra nemmeno essere davvero qui, i suoi occhi sono distanti, quasi persi.
Mi prendo qualche istante per osservarlo meglio dato che lui non sembra prestarmi attenzione. Soffermo il mio sguardo sul suo viso, ha dei lineamenti dolci, quasi da bambino. Le labbra rosse e carnose sono piegate in una curva che da al suo volto un’espressione pensierosa e creano uno strano contrasto con la sua pelle chiara. I suoi occhi osservano un punto alle mie spalle, mi giro ma non vedo altro che un vecchio muretto incrostato. Torno a guardarlo e lascio scorrere lentamente il mio sguardo sul suo corpo: è alto, muscoloso ma non troppo ed è abbastanza snello.
Solo ora riesco a vederle: delle piccole protuberanze dietro le sue scapole, sono coperte dalla sua maglia ma riesco a vederle facilmente attraverso il tessuto bianco e sottile.
«Cos’hai lì dietro?» Chiedo quando la curiosità ha la meglio sulla mia discrezione e lui sembra riprendersi dal suo momentaneo stato di trance sbattendo varie volte le palpebre per poi guardarmi corrugando confuso le sopracciglia, non capendo a cosa mi riferisco.
«Quelle… quelle protuberanze lì dietro.» Spiego con voce incerta, indicando le sue spalle. Lui piega le labbra in una smorfia e si sfila lentamente la maglia.
Alzo un sopracciglio seguendo i suoi movimenti con lo sguardo, non mi pare il momento giusto per uno spogliarello.
Si volta mostrandomi delle piccole ali nere, sono piegate verso l’interno e sembrano formare un piccolo cuore. Le loro piume sono di un nero intenso, quasi lucido. Mi avvicino lentamente a lui, incerta, e sfioro una piuma nera con la punta dell’indice. Lui sussulta appena al mio tocco, ma non sembra turbato.
«Perché ce n’è una bianca?» Guardo curiosa la piccola piuma bianca che spunta fra le altre, sembra debole.
«Non lo so, è lì da quando sono venuto a prenderti.» Spiega girandosi nuovamente per poi infilarsi velocemente la maglia bianca.
«Non sembri cattivo.» Osservo alzando lo sguardo sui suoi occhi e lui si passa una mano fra i ricci disordinati, evidentemente le mie parole lo hanno messo a disagio.
«Sono pur sempre un angelo.» Ribatte rivolgendomi un sorriso di scherno, e annuisco lasciandomi andare in una breve risata.
«Cosa stavi guardando prima?» Cambio argomento, non voglio metterlo in imbarazzo o altro.
«C’è... un fiore su quel muretto.» Indica un piccolo fiorellino bianco appena visibile che spunta da una crepa del muretto alle mie spalle.
«E…?» Lo guardo in attesa che continui, non vedo cosa c’è di strano in uno stupido fiore.
«Guardati intorno, Jillian. Questo posto è privo di vita, non c’è nulla. Non c’è mai stato nulla. E sono sicuro che quel fiore è comparso dopo che hai aiutato quella ragazza, Claire.» Accompagna le sue parole con dei gesti delle mani, preso dal suo discorso.
«E quindi? Cosa ce ne facciamo di uno stupido fiore, Harry?» Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino al muretto per poi sedermi sul bordo, dandomi una spinta con i piedi.
«Non capisci. Questo è il mio posto, Jillian. Questo è il posto dove muoiono le persone, è qui che vengo a prenderle. Da quando sei arrivata tu sento che qualcosa sta cambiando.»
Penso alla sua piuma bianca. In un certo senso il suo ragionamento potrebbe essere fondato, ma mi sembra esagerato pensare che io possa cambiare tutto questo. Insomma, sono solo io, ed ho solo aiutato un’adolescente a guardare oltre le proprie insicurezze.
«Mi stai sopravvalutando, Harry.» Sposto lo sguardo lungo il viale, dove tanti bigliettini si rincorrono l’uno con l’altro a causa del venticello. Li guardo e sento una piccola lama conficcarsi nel mio petto. Io potrei salvarli e sto negando loro il mio aiuto.
Anche io avrei voluto un angelo custode con me quella notte, un angelo custode che non mi avesse permesso di bere quel fottuto drink e tutte le altre cose che ho ingerito. Magari Harry.
Scuoto la testa allontanando quel pensiero, non lo conosco nemmeno.
Uno strano ronzio attira la nostra attenzione. Mi guardo attorno cercando di capire da dove proviene e noto uno dei bigliettini accartocciarsi e contorcersi su sé stesso. Mi alzo di scatto sgranando gli occhi.
«Che… che sta succedendo?» Deglutisco a fatica la bile che mi si è formata in gola e sento i muscoli di Harry irrigidirsi al mio fianco.
«Devi andare prima che sia troppo tardi.» Mi spinge verso il bigliettino e lo afferro velocemente ancora confusa. Le mani mi tremano mentre apro con fatica il piccolo pezzo di carta che continua a contorcersi e a piegarsi su sé stesso.
Lo scenario cambia velocemente, siamo in una camera d’ospedale. C’è una donna abbastanza giovane sdraiata su un lettino fasciato da delle lenzuola bianche, è priva di capelli e oserei dire che la sua pelle è persino più pallida di quella di Harry. Muove lentamente il petto ad ogni respiro e lotta per mantenere le palpebre aperte, sembra così debole…
«Non posso aiutarla, Harry.» Sussurro con voce debole. Non c’è nulla che io possa dire o fare per salvare quella donna. E’ contro ogni mia capacità. Lui resta in silenzio confondendomi ancora di più.
Solo ora noto un ragazzo seduto accanto al lettino, tiene una mano della donna stretta fra le sue e i suoi occhi sono fissi su di lei. E’ come se volesse trasmetterle tutta la sua forza, come se la stesse trattenendo dall’andarsene. E finalmente capisco. Non è lei, non è la donna che devo salvare, ma il ragazzo. E’ lui che ha bisogno di me, è lui che si sta contorcendo dentro come se ogni pezzo della sua anima stesse andando in frantumi.
Mi avvicino con passo lento e poggio una mano sulla sua spalla, c’è qualcosa di diverso dall’ultima volta. Lui non mi vede e non mi sente, posso dedurlo dal fatto che il mio tocco sulla sua spalla non scaturisce nessuna reazione nel suo corpo. Mi siedo accanto a lui e mi prendo un momento per osservare il suo viso. I capelli castani sono sparsi in modo disordinato sulla sua fronte, il viso è piegato in una smorfia di dolore autentico. I suoi occhi azzurri sono arrossati a causa delle lacrime indomate che stanno colando lungo le sue guance, le labbra premute fra di loro.
Porto una mano sulla sua guancia e gli sfioro delicatamente uno zigomo bagnato con il pollice, ho paura che possa sgretolarsi fra le mie mani. Serra gli occhi prendendo un profondo respiro. Sa che sono qui.
«Devi lasciarla andare.» Sussurro al suo orecchio con un tono dolce, continuando ad accarezzargli lentamente la guancia, ma lui non accenna a lasciare la mano della donna.
«Starà bene.» Dico ancora e le mie labbra si piegano in un lieve sorriso mentre le mie dita raccolgono una sua lacrima prima che possa seguire la scia delle sue compagne.
«Sarà qui ad aspettarti, non devi avere paura. Non sei solo, lei sarà qui con te. Io sono qui con te.» Sussurro portando una mano sul suo cuore e il ragazzo sussulta lievemente portandosi una mano sul petto, proprio dove ho poggiato la mia. Posso sentire il battito del suo cuore impazzire contro il palmo della mia mano. Premo le labbra sulla sua guancia nel momento esatto in cui lui lascia la mano della donna, e lo sento. Sento la presenza di Harry accanto a noi, lo vedo prendere in braccio la donna e sfoggiare le grandi ali nere. Mi erano sembrate piccole e vulnerabili quando le avevo viste chiuse sulla sua schiena, ma ora… ora sono quanto di più bello io abbia mai visto. Riempiono la stanza con una luce luminosa e tetra allo stesso tempo e la piccola piuma bianca spicca fra le altre lanciando un fascio di luce bianca sul ragazzo al mio fianco. Ha gli occhi chiusi mentre il cuore continua a battergli freneticamente nel petto.
La donna schiude le labbra rilasciando il suo ultimo respiro ed Harry scompare portandola via con sé, privando la stanza della sua luce calda mentre il monitor multiparametrico segna l’assenza di battiti cardiaci nella donna. Il ragazzo apre lentamente gli occhi guardando il corpo privo di vita davanti a noi, schiude le labbra e lascia cadere la mano prima poggiata sulla mia sulle sue gambe.
«Addio mamma.» Sussurra scostando una ciocca di capelli dal viso di sua madre e si alza mantenendo lo sguardo basso.
«Grazie.» Aggiunge senza guardarmi, ma so che si sta riferendo a me. Gli rivolgo un sorriso caldo prima di alzarmi a mia volta.
«Non arrenderti.» Lo guardo negli occhi, le mie iridi blu nelle sue azzurre. Lui sorride, e la stanza scompare riportandomi nel vecchio viale. Le mie ginocchia toccano il pavimento, una scarica di dolore percuote la mia schiena e prima che possa accorgermene la mia gola rilascia un urlo straziante.
Porto una mano sulla schiena e affondo le dita nel punto in cui sembra essersi concentrato tutto il dolore, fra le mie scapole. Sento la punta di qualcosa di morbido sotto le dita e la tiro sperando di provare un po’ di sollievo una volta che sia uscita dal mio corpo. Urlo ancora una volta mentre espello completamente la causa del mio dolore e la lascio cadere per terra.
E’ una piuma bianca, ed è sporca del mio sangue.
Il dolore è scomparso del tutto, la sfioro con le dita bagnandole di rosso. E’ morbida e calda. Il battito del mio cuore mi pulsa freneticamente nelle orecchie mentre noto il piccolo bigliettino stropicciato accanto a lei. Non si contorce più come prima, è fermo, immobile. Ma non brucia, e sento un peso schiacciarmi il cuore.
   
 
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