Serie TV > Robin Hood (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Katie88    05/09/2008    6 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Robin Hood e della bella Lady Marian... La giovane nobile che si innamora dell'affascinante fuorilegge di Sherwood... Ma cosa è successo prima che Robin partisse per le Crociate? Prima che egli diventasse il leggendario Robin Hood, quando era ancora conosciuto solo come Robin di Locksley? Long fic sulla nascita di una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi (ovviamente Robin/Marian)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La Fine di Tutto?



I mesi passarono e, presto, la calda estate lasciò il posto al fresco vento autunnale e, in seguito, al gelido inverno.


Le morbide colline della campagna inglese si ricoprirono di un leggero strato di neve e, in ogni dove, si potevano scorgere bambini e ragazzi che si divertivano a lanciarsi palle di neve o a creare enormi pupazzi.


In questi mesi trascorsi insieme, Robin e Marian erano diventati praticamente inseparabili. Passavano giornate intere a cavalcare, quando il tempo lo permetteva, oppure rimanevano in casa a chiacchierare e a ridere come avrebbero fatto due vecchi amici.


Altre volte, invece, si recavano di nascosto nella foresta e lì, Robin, continuava l’addestramento di Marian. Si dedicavano diligentemente ai loro esercizi, anche se, spesso, l’allenamento veniva interrotto da uno dei soliti battibecchi, da un tenero bacio, da una semplice carezza...


Neppure l’arrivo del freddo aveva fatto desistere i due ragazzi dal correre, ad ogni buona occasione, a Sherwood per impugnare arco e frecce. Con grande disappunto della povera Sarah.


“So che ormai siete fidanzati e che volete stare insieme” aveva detto un giorno l’anziana donna a Marian “ma è molto sconveniente che tu e Robin passiate così tanto tempo da soli, nascosti chissà dove.”


“Oh non preoccuparti Sarah. Non facciamo nulla di male.” L’aveva tranquillizzata Marian. “E, comunque, sappi che la mia virtù è ancora sana e salva.” Aveva concluso, facendo arrossire la vecchia balia fino alla punta dei capelli.


Un giorno poi, dopo un’intera giornata a rotolarsi nella neve come due bambini, Robin aveva riaccompagnato la sua fidanzata a Knighton e, quando Sarah aveva notato che Marian si era beccata un febbrone da cavallo, era andata su tutte le furie. Dapprima, aveva cacciato malamente Robin, intimandogli di non farsi vedere per almeno una settimana e, in seguito, aveva obbligato Marian a farsi un bagno caldo e a infilarsi subito sotto le coperte.


Marian aveva obbedito senza lamentele, ma proprio nel momento in cui si era coricata, un paio di luminosi occhi azzurri avevano fatto capolino dalla finestra. Robin aveva scavalcato agilmente il davanzale e, leggermente preoccupato, si era sistemato su una sedia vicino al letto della ragazza, iniziando ad accarezzarle una mano, con tutta l’intenzione di rimanere lì a vegliare il suo sonno.


Marian aveva dovuto faticare non poco per convincerlo a sdraiarsi accanto a lei, sul morbido giaciglio. Alla fine Robin aveva ceduto e così si erano addormentati. L’uno nelle braccia dell’altra.


Al suo risveglio, Marian era sola. Robin, probabilmente spaventato dall’arrivo di Sarah, che, trovandolo lì, l’avrebbe di sicuro ucciso, era già sparito.


Ma sul cuscino, accanto a lei, le aveva lasciato qualcosa.


La sua preziosa sciarpa. Quella da cui non si separava mai. La stessa che sua madre aveva fatto per lui prima ancora della sua nascita.


Negli anni a venire, quel tenero ricordo sarebbe stato per Marian causa di un immenso ed indescrivibile dolore.


Il tempo trascorse ancora inesorabile e la neve iniziò a sciogliersi, così come il freddo divenne meno pungente.


Si stava avvicinando la primavera. Con i suoi fiori. I suoi profumi. Il suo tiepido sole.


E Marian e Robin erano ancora insieme. Inseparabili come il primo giorno. Più del primo giorno.


Avevano ripreso le passeggiate a cavallo e le escursioni segrete nella foresta, tanto che ormai Marian era diventata brava. Molto brava. Non tanto quanto Robin, forse. Ma sicuramente più abile degli altri uomini del villaggio.


La loro vita scorreva tranquilla e serena, fino a quel giorno.


Era un tiepido mattino di marzo e i due ragazzi, a cavallo, si stavano recando a Locksley.


Sir Thomas aveva chiesto gentilmente a Marian di raggiungerlo lì, dato che lui, per un problema di salute non sarebbe potuto andare a Knighton, per discutere, insieme a Robin ovviamente, del matrimonio che si sarebbe svolto in estate.


Robin entrò nella sua proprietà e, in pochi minuti, si trovò nei pressi della grande casa. Smontò da cavallo e Marian, dietro di lui, fece lo stesso.


D’un tratto, qualcosa attirò la loro attenzione: proprio davanti al portone d’ingresso, vi era un carrozza. Una carrozza ornata dal vessillo reale.


Marian guardò Robin, interrogativa. “Robin, ma che succede?” chiese, preoccupata.


Il giovane scosse la testa. “Non lo so. Entriamo e scopriamolo.”


Tese una mano a Marian, che la afferrò, ed insieme si diressero verso casa.


Quando entrarono, Sir Thomas, leggermente più magro del solito notò Marian, era seduto al grande tavolo di legno a parlare con un distinto signore dai capelli bianchi.


Si accorse subito dei due ragazzi. “Oh! Robin! Marian! Venite ragazzi! Venite! Abbiamo ospiti, quest’oggi!”


“Padre, cosa succede? Fuori ho visto una carrozza con...”


“Non preoccuparti, figliolo.” Lo tranquillizzò l’uomo. “E’ solo un vecchio amico che è venuto a farmi visita. Sir Charles di Norrington, uno dei consiglieri di Re Riccardo. Charles, posso presentarti mio figlio Robin?”


Robin accennò col capo. “Sir Charles. Lieto di conoscervi.”


“Mentre questa meraviglia al suo fianco è la sua fidanzata, Lady Marian, figlia del caro Edward.”


Sir Charles si alzò e fece un ossequioso inchino verso Marian. “Creatura incantevole. Edward deve esserne molto fiero. E’ il ritratto di sua madre.”


Marian sorrise imbarazzata e Robin le passò un braccio attorno alle spalle. “Ehi! Da quando fai la timida?” le sussurrò provocatorio all’orecchio, in modo che solo lei potesse sentire.


Marian gli pizzicò il fianco, facendolo sobbalzare, dolorante.


“A dir la verità, Robin, Sir Charles è venuto per parlare con te.” Spiegò Sir Thomas, attirando di nuovo la loro attenzione.


“Con me?” chiese il ragazzo, sorpreso. “E come mai?”


“Vorrei discutere con voi di alcune questioni, Robin. Questioni importanti.”


Robin lo guardò, sempre più confuso. “Si...ehm... d’accordo.” Disse, incerto.


“Marian” la chiamò il padrone di casa “mi dispiace avervi fatto venire per nulla, ma oggi proprio non possiamo occuparci del matrimonio. Spero non siate in collera con me.”


Marian gli sorrise. “Non preoccupatevi, Sir Thomas. Ne parleremo un altro giorno. In fondo c’è ancora tempo.”


“Vi ringrazio per la vostra comprensione, milady.”


“Di nulla.” Lo rassicurò Marian. “Ora però sarà meglio che vada. Non vorrei creare troppo disturbo.”


Robin annuì titubante. “D’accordo, allora.” Le disse, posandole un delicato bacio tra i capelli scuri. “Dirò a Much di accompagnarti a casa. Ci vediamo più tardi.”


Marian assentì col capo e, dopo aver rivolto un breve inchino a Sir Thomas e a Sir Charles si diresse verso la porta.


Prima di varcare la soglia, però, si voltò di nuovo verso i tre uomini, seduti al tavolo, e, guardandoli, un vago senso d'inquietudine la invase.


Perché Sir Charles aveva così urgenza di parlare con Robin? E qual erano, poi, le questioni importanti?


Era forse successo qualcosa?


Scosse la testa e si diede mentalmente della sciocca. Non c’era nulla da temere. Avrebbe dovuto sentirsi onorata che un uomo in vista come Sir Charles, uno dei consiglieri di Sua Maestà, fosse così ansioso di parlare con Robin.


Senza preoccuparsi ulteriormente, diede le spalle ai tre ed uscì in cortile, in cerca di Much.


Non sapeva ancora che quell’uomo, così cordiale e gentile, avrebbe cambiato per sempre la vita di Robin.


E anche la sua.






Erano sdraiati sull’erba fresca, in silenzio, ad ascoltare il leggero fruscio delle foglie mosse dal vento.


Robin fissava il cielo azzurro, senza in realtà vederlo davvero.


Il capo di Marian era adagiato sul suo petto, mentre lui, distrattamente, le accarezzava i capelli mossi.


Stavano lì da parecchio tempo e non avevano ancora detto una parola.


Solitamente la cosa non creava loro imbarazzo.


Anzi.


Avevano passato giornate intere allo stesso modo, ma quel giorno, quell’ostinato silenzio sembrava pesasse come un macigno sullo stomaco.


Robin sospirò frustrato.


Si sentiva in colpa. Terribilmente in colpa.


Sicuramente Marian aveva capito che qualcosa non andava. Che qualcosa, dal giorno della visita di Sir Charles, avvenuta la settimana prima, lo turbava.


Ma non gli aveva chiesto nulla.


Si era limitata a stargli accanto, discreta e silenziosa, aspettando che fosse lui a parlarne per primo.


E Marian non lo sapeva, ma quel suo essere così presente, così attenta, lo faceva sentire ancora peggio.


Sì. Perché oramai Robin l’aveva capito.


Era lei quella giusta.


Marian.


Marian bellissima e testarda.


Marian dolce e ostinata.


Marian premurosa ed incredibilmente rompiscatole.


Era lei la donna che lui voleva al suo fianco. La donna di cui era...innamorato?


Sorrise amaro, rendendosi finalmente conto di quanto fosse stato cieco fino a quel momento.


Lui amava Marian. Era innamorato di quella meravigliosa ragazza, ora sdraiata accanto a lui, da moltissimo tempo.


La strana storia, che tra loro era iniziata un po’ per imposizione e un po’ per gioco, si era trasformata in qualcosa di serio, profondo. Importante.


E i lunghi mesi trascorsi insieme, non avevano fatto che rafforzare il legame che li univa, rendendolo ormai indissolubile.


Quanto era stato sciocco a non accorgersene prima!


Aveva realizzato per la prima volta l’entità dei suoi sentimenti per Marian solo ora che stava per spezzarle il cuore.


Avrebbe dovuto dirglielo, prima di andarsene?


Avrebbe dovuto confessarle che, con lei accanto, tutto era più bello? Che lui non poteva più vivere senza averla nella sua vita? Che avrebbe fatto qualunque cosa affinché lei fosse felice?


Bè, forse non proprio tutto.


Si. Tutto.


Sai che non è vero. Non potrai fare l’unica cosa che lei ti chiederà. L’unica cosa che sai la renderebbe felice.


Robin chiuse gli occhi, triste.


Perché era tutto così dannatamente difficile? Doveva farlo, eppure non voleva.


Prese un bel respiro e si fece coraggio.


“Marian.” Chiamò dolcemente. “Ho bisogno di parlarti.”


Marian lo guardò incerta, allarmata dallo strano tono della sua voce. Tuttavia annuì e si alzò, mettendosi seduta accanto a lui.


“Marian, c’è una cosa molto importante che devo dirti.” Disse, guardandola negli occhi.


“Robin, ma che hai? E’ forse successo qualcosa?”


Il ragazzo annuì. “Si. A dir la verità, sì.”


“Robin, adesso mi stai facendo davvero preoccupare. Mi vuoi dire cosa succede?”


Il tono della ragazza era turbato, agitato e Robin capì che non poteva più mentirle. Doveva dirglielo. Subito.


E così fece.


“Sto per partire, Marian.” Confessò, abbassando lo sguardo. “Vado in Terra Santa. Salperò tra qualche giorno.”


Quelle parole per Marian furono peggio di uno schiaffo in pieno viso. Perse un battito, mentre sentì il respiro mozzarsi in gola.


“Co...cosa?” chiese con voce tremante. “In Terra Santa?”


Robin asserì col capo. Lo sguardo ancora rivolto verso il basso.


Non aveva il coraggio di guardare gli occhi luminosi che tanto amava e leggerci dentro delusione, rancore... odio?


“E cosa andresti a fare, se posso chiederlo?” domandò ancora lei, tentando, invano, di sembrare dura.


“Re Riccardo sta per affiancare il Papa nelle Crociate che serviranno a liberare la Terra Santa dagli invasori Turchi. Ha bisogno di tutti gli uomini possibili per riuscire nell’impresa e Sir Charles crede che io...”


“Ah! Quindi è per questo che è venuto la scorsa settimana! Per convincerti ad imbarcarti in quest’assurda impresa!”


Finalmente Robin alzò lo sguardo e fissò la ragazza. “Si. E’ per questo che è venuto.”


All’improvviso, Marian si alzò in piedi e si avviò a passo spedito verso il suo cavallo.


Immediatamente Robin la seguì. “Marian, ti prego! Non fare così! Marian!”


L’afferrò per un polso e la costrinse a voltarsi. La ragazza cercò di divincolarsi, ma la presa di Robin era ben salda e non ci riuscì.


“Avevi gia deciso.” Sussurrò Marian, guardandolo con amarezza. “Quel giorno, a Locksley, con Sir Charles, tu avevi già deciso di partire.”


Il ragazzo annuì.


“Perché hai aspettato così tanto per dirmelo?”


“Volevo trovare le parole adatte per...”


“PER COSA, ROBIN?” gridò Marian, furiosa. “Per dirmi che te ne saresti andato a mille miglia da qui, a combattere una guerra non tua, per un re che vuole solo compiacere il Papa?”


“MA NON CAPISCI?” Anche Robin aveva preso ad urlare. “Questa guerra è anche mia! Ed io lo faccio per l’Inghilterra, per la mia famiglia... ed anche per te, Marian!”


Marian si allontanò bruscamente da lui e lo guardò con rabbia. “Oh no! Non provarci neanche! Non lo stai facendo per me, Robin! Lo stai facendo per te! Solo per te stesso! Per compiacere il tuo ego e soddisfare la tua sete di gloria!”


“Sai che non è così, Marian.” Le disse, ferito da quelle accuse. “Mi conosci. Non lo faccio per la gloria.”


Marian rise amara. “Ti conosco? Oh! Io non credo proprio! Non so più chi sei, Robin.”


“Invece si!” esclamò il ragazzo, frustrato. “Sono sempre lo stesso! Guardami! Sono io!”


“Non voglio guardarti. Perché ho paura di quello che potrei vedere.”


Robin le si avvicinò nuovamente e le accarezzò una guancia. “Marian.” Sussurrò, disperato. “Ti prego, cerca di capire. Io ho bisogno di fare qualcosa di importante. Voglio che gli altri siano fieri di me. Voglio che tu sia fiera di me.


Rimasero in silenzio per un interminabile istante, finché Marian parlò di nuovo. “Quanto tempo starai via?”


Robin scosse la testa. “Non lo so. Sei mesi, un anno, due. Non ne ho idea.”


“Ed io cosa dovrei fare nel frattempo? Affacciarmi tutti i giorni alla finestra e guardare verso l’orizzonte, sperando di vederti tornare? Oppure dovrei aspettare che qualcuno, un giorno, si presenti alla mia porta, dicendomi che il mio fidanzato è morto da vero eroe? Pensi che questo mi farà stare meglio, Robin? RISPONDI, DANNAZIONE!”


“Forse...forse potremmo...” cominciò incerto il ragazzo. “...risolvere la questione.”


“Ah si? E come?” chiese scettica Marian.


“Potremmo sposarci.”


Marian sgranò gli occhi. “Sposarci?”


“Si, sposarci. Domani. Così il problema sarebbe risolto. Tu saresti legalmente mia moglie ed io...”


“Ma come ti permetti?” sbottò infuriata la ragazza. “COME OSI? Credi davvero che il problema sia il matrimonio? Mi credi realmente così insulsa e superficiale?”


Robin non rispose, ma si limitò a guardarla, confuso.


“E a cosa diavolo servirebbe, poi? A rendermi vedova una settimana dopo le nozze?”


“Ma allora cosa...Cosa posso fare per farti stare meglio?”


Marian gli prese una mano e la strinse forte. “Resta qui. Con me.”


Robin la fissò addolorato. Eccola l’unica richiesta che non poteva soddisfare.


“Non posso, Marian. Re Riccardo e l’Inghilterra hanno bisogno di me.”


“Io ho bisogno di te.” Implorò la giovane, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. “Ti prego, non andartene.”


Il ragazzo le sfiorò delicatamente i capelli e le rivolse un’occhiata triste. “Mi dispiace.”


A quelle parole, il cuore di Marian si frantumò in mille pezzi. Si allontanò freddamente da Robin  e si asciugò le lacrime che avevano preso a scenderle lungo le guance.


“Bene.” Disse, con voce tremante. “Se questa è la tua decisione, vai pure. Parti con il tuo prezioso re alla conquista della Terra Santa, ma quando tornerai dalle tue fantastiche e mirabolanti imprese, Robin, non troverai nessuno ad attenderti.”


“Marian...”


La ragazza fece un ulteriore passo indietro, scuotendo la testa. “Oggi è l’ultima volta che piango per te. D’ora in poi, per me non sei più niente. Niente.


Robin tentò di avvicinarsi, ma lo sguardo duro e pieno di disprezzo della ragazza lo fece desistere.


La vide voltargli le spalle e, con due ampie falcate, raggiungere il suo cavallo. Vi montò sopra e lo guardò un’ultima volta.


“Ti auguro davvero di trovare quello che stai cercando perché è evidente che non sono io.” Disse, tentando di nascondere la disperazione che provava. “Addio Robin di Locksley.” E, senza aggiungere altro, spronò il cavallo e si allontanò il più in fretta possibile.


Robin rimase lì, paralizzato, incapace di fare qualunque cosa.


Avrebbe tanto voluto seguirla, tranquillizzarla, dirle che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe aggiustato, ma sapeva che era una bugia.


Nulla sarebbe andato a posto. Nulla avrebbe riparato ciò che si era rotto quel giorno.


Non serviva ripetersi che, col tempo, la rabbia di Marian sarebbe svanita e lei avrebbe capito.


Ormai lui aveva già preso la sua decisione.


Peccato che per quella decisione, Robin avesse perso la persona più importante della sua vita.






Le lacrime le offuscavano la vista.


Non le sembrava vero! Era tutto un incubo!


Robin, il suo Robin, lo sfrontato e sfacciato ragazzo che le aveva rubato il cuore, se n’era andato. L’aveva lasciata per inseguire il suo re ed uno sciocco ed egoistico ideale.


Si asciugò le lacrime, ma fu tutto inutile. Continuavano a scendere copiose ed abbondanti lungo le sue guance rosee.


Alzò lo sguardo e fissò la pallida luna che si rifletteva scintillante sulla piatta e calma superficie del lago. Rimase a fissarla a lungo, finché un rumore alle sue spalle non richiamò la sua attenzione.


Si voltò speranzosa. “Robin...?” sussurrò.


Attese qualche istante, ma non successe nulla. Nessun affascinante ragazzo dagli occhi azzurri uscì dal bosco.


“Forse era solo un animale...” mormorò afflitta.


Per un istante, aveva davvero sperato di veder uscire Robin dalla fitta boscaglia che, con un sorriso dei suoi, l’avrebbe abbracciata e rassicurata, proprio come aveva fatto la sera della morte di Jane.


Quella sera, tra le sue braccia, si era sentita sicura, protetta.


‘...Te lo prometto, Marian. Io non ti lascerò mai...’


Marian sorrise amara, ricordando quelle parole.


Bugiardo. Falso. Ipocrita.


Ecco ciò che Robin era stato con lei.


Era mai stato davvero sincero nei suoi confronti?


Certo che si, sciocca! Lui tiene molto a te...


E allora perché se n’è andato?


Voleva renderti fiera...


Perché mi ha lasciato?


Sei stata tu a chiudere con lui...A dirgli che non l’avresti aspettato...


Sì, era vero. Era stata lei a chiudere. Ed ora sarebbe andata fino in fondo.


Si alzò da terra e si diresse verso la sponda del lago.


Guardò la luna un’ultima volta e, con un gesto secco, si sfilò l’anello che portava al dito. Lo strinse per un attimo tra le mani e poi lo gettò in acqua.


“Egoista!” gridò, spezzando il profondo silenzio della radura. “Ti odio! E ti odierò per tutto il resto della mia vita!”


Si accasciò di nuovo a terra, scoppiando in un pianto a dirotto.


“Ti odio...” sussurrò tra i singhiozzi disperati.


E la cosa peggiore era che Marian sapeva benissimo di aver appena detto la più grossa bugia della sua vita.






Robin stava controllando per l’ennesima volta il suo cavallo.


Suo padre e Sir Edward si avvicinarono a lui, che, sentendoli arrivare, si voltò verso di loro.


Sir Thomas gli sorrise triste. “Allora, sei proprio sicuro?” gli chiese, sperando che il giovane avesse cambiato idea.


Robin annuì. “Si, padre. Sono sicurissimo. Sto solo aspettando Much.”


Il vecchio genitore asserì col capo. “Bene.”


Rimasero per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, finché furono raggiunti da Much. “Eccomi, padrone!” esclamò, elettrizzato. “Stavo prendendo delle provviste per il viaggio.”


Nonostante la situazione così tesa, i tre uomini non poterono fare a meno di sorridere.


Il solito, vecchio Much! Stava per andare in guerra e l’unica cosa che lo preoccupava era il cibo!


“Much” chiamò Robin “sono sicuro che il re avrà da mangiare per il suo esercito, non credi?”


“Forse si. Ma è meglio esserne sicuri.”


Robin scosse la testa, rassegnato. “Come vuoi tu.”


Poi rivolse lo sguardo ai due anziani uomini di fronte a lui.


Sir Thomas sospirò profondamente e lo abbracciò. “Stai attento, figlio mio. La guerra non è una passeggiata. E i Turchi sono eccellenti combattenti.”


“Lo farò, padre. E voi sarete fiero di me.”


Sir Thomas sorrise. “Lo sono già, Robin. Molto più di quanto tu creda.”


I due si separarono e Robin si voltò verso lo sceriffo. “Mi dispiace, Sir Edward. Non volevo che finisse così.” Disse sinceramente. “Spero che non ce l’abbiate troppo con me.”


“Non preoccupatevi, Robin. Non dovete sentirvi in colpa.” Il ragazzo annuì poco convinto. “E non temete” continuò Sir Edward “sono sicuro che, quando tornerete a casa, Marian sarà così contenta di vedervi che si dimenticherà del vostro piccolo diverbio.


“Voi dite?” chiese Robin, speranzoso.


“Ne sono certo.”


“Ora, però, dovete andare.” Li interruppe Sir Thomas. “Altrimenti farete tardi.”


Much e Robin annuirono concordi. “Siate prudenti, ragazzi. E Much” disse, rivolgendosi al giovane servo “ho fiducia in te. Proteggi il mio ragazzo e tornate presto a casa. Noi vi aspettiamo con ansia.”


“Non vi preoccupate, signore. Ci penserò io.”


“Grazie.” Affermò l’uomo, dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla.


Un istante dopo, i due giovani salirono a cavallo e, dopo un ultimo saluto, presero ad allontanarsi.


Stavano quasi per scomparire all’orizzonte, quando Robin di voltò e fissò la collina che si ergeva proprio dietro Locksley.


Lì si trovava Knighton.


Lì si trovava Marian.


“Ti amo.” Sussurrò così debolmente che le sue parole si dispersero nel vento. “Ti amo. Spero solo di potertelo dire, un giorno.”







Scusate il ritardo! So che avevo promesso di aggiornare in fretta, ma proprio non ce l’ho fatta! Spero tanto che quest’ultimo capitolo vi piaccia! Ora manca solo un piccolo epilogo e la storia è conclusa… Come sempre, grazie a coloro che hanno recensito e letto (scusate se non vi ringrazio una per una, ma vado di frettissima!)… Mi rifarò nel prossimo, lo giuro! A presto!

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Robin Hood (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Katie88