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Autore: free_to_think    25/07/2014    2 recensioni
"Sento che con lei sarebbe diverso. Non ho sola voglia di toccarla intimamente (e Dio solo sa quanto lo desidero) ma anche quella strana e piacevole sensazione di volerla accanto a me, sempre. [..] Che questo sia sintomo di pazzia? Può darsi. Ma mai, prima d'ora, ho desiderato d'impazzire."
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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FREE TO BE ME
 
Capitolo 1
 
Lei
 24/07/14
 
Salsedine. E’ l’odore del mare. L’odore del mare alle sette di mattina, quando la spiaggia è ancora deserta e nessun auto parcheggiata sotto l’ombra di qualche grande albero.
A quell’ora, il sapore salato dell’acqua lo senti in bocca anche solo respirando, e il leggero vento estivo ti scombina i capelli e ti fa rabbrividire la schiena.
A luglio le persone vanno in vacanza.
Amano il mare, l’estate, ci vanno appena riescono a liberarsi dal lavoro. E partono da soli, con gli amici o la famiglia.
In estate il sole ti scalda la pelle come una coperta. C’è chi si sdraia sulla sabbia per abbronzarsi, e chi nuota o almeno ci prova, e sembra un pulcino indaffarato.
E’ tutto così perfetto.
Terribilmente felice.
Odioso: se penso che detesto il sole perché sono troppo pallida, e per cui  mi tocca stare perennemente sotto l’ombrellone a righe di mia zia; se penso che ho paura dell’acqua e che quando nuoto (quelle poche volte che ci provo) sembro una naufraga alla deriva.
Che nervoso!
E poi la gente sembra sempre tanto felice.
 E ci sono anche quelle neo-coppiette impegnate in chissà quali acrobazie pur di stare più vicine possibili; forse per fondersi.
O magari perché pensano di potersi accoppiare liberamente (come conigli) indisturbati davanti agli occhi, fin troppo attenti e curiosi, degli altri.
Mai nessuno che si faccia i fatti propri.
Che schifo.
Mi fanno pena.
Io preferisco la pioggia invece.
Lì non c’è tanto caldo, quel caldo afoso che ti si appiccica addosso come una seconda pelle; il sole non rischia di bruciarti, e non devi vergognarti per il corpo che hai solo perché sei costretta ad indossare un minuscolo costume alla moda, ossia un “copri nulla”.
Vedo persino ragazze girare in topless. Ma non si vergognano?
Bleah! Ogni volta non vedo l’ora che tutto questo finisca in fretta.
Una tortura.
Sarò cupa o pessimista, ma l’estate non fa proprio per me.
 Lo si capisce anche solo dal fatto che, piuttosto che andare a fare il bagno e provare a divertirmi, sono qui a scrivere su uno stupido diario cose senza senso.
Gli altri chiacchierano, s’ infervorano parlando e bagnandosi i piedi nel mare. (O, per meglio dire, li inumidiscono soltanto.
Che senso ha venire qui, farsi tredici ore di macchina, per poi compiere le stesse identiche cose che faresti da un’altra parte, a casa tua? Come se il mare fosse una gigantesca vasca da bagno in cui inumidirsi appena i piedi).
Io non so nemmeno perché lo sto raccontando a te.
Forse perché, tutto sommato, mi piace scrivere.
O magari è utile per sfogare tutta quella “rabbia repressa” che mi propinano i miei genitori.
Ti sembro arrabbiata per caso?!
No, mi piace definirmi realista.
Perché dico che odio il luogo in cui vivo, il che è tremendamente vero.
E a loro che cosa importa? E’ la mia vita, no?
E poi tu che ne sai, sei solo un oggetto.
Adesso sì che mi faccio pena da sola. Mi aspetto che un diario mi risponda.
Sto diventando pazza, me lo sento. E ho solo sedici anni.
Wow.
Forse è meglio se ti butto.
Che poi, come fanno a definirti diario non lo so.
Assomigli di più ad un’agenda, ma una di quelle vecchie e consumate, con le pagine ingiallite dal tempo. E puzzi.
Puzzi terribilmente di muffa.
Facevo meglio a lasciarti dove ti ho trovato: in un cassetto di casa, sepolto sotto a mille scartoffie.
Sì, ti butterò. E se ti troverà qualcuno… bhe, farò in modo che non accada.
 Brucierò le pagine, le strapperò oppure ti seppellirò. Non lo so ancora.
E se qualcuno dovesse trovarti e ricomporti miracolosamente… no, ma che dico?
Comunque, in ogni caso non ho messo il mio nome, così nessuno saprà che sei stato, o che sei, mio.
Non avrebbe avuto senso lo stesso, tanto io so chi sono.
Forse.
Bhe, di preciso che c’è da sapere?
Nome, cognome, età. Carattere, magari.
So di essere così, e mi basta.
Probabilmente più avanti mi scoprirò da sola.
Tanto tutti devono farlo con se stessi, prima o poi.
Tranne gli oggetti, come te.
 Tu puoi solo sopportare queste mie parole; puoi trattenerle tra le tue pagine vuote, e poi anche queste svaniranno, torneranno polvere.
Tanto tutti siamo polvere.
 Noi siamo i “figli della terra”.
Ognuno è figlio di Dio.
Io non ci credo molto, sinceramente.
Né credo al bene o al male, o all’equilibrio tra le due forze.
A me basta sapere che sono l’artefice del mio destino, e che la fortuna non esiste.
 Almeno non per me.
 Tanto le mie scelte le devo fare: a che serve sapere se poi ciò che avverrà sarà dovuto alla casualità?
E poi come cavolo sto parlando?!
Sembro una filosofa dei poveri.
 Non so nemmeno perché sto raccontando di questo, quando come tutte le altre ragazze della mia età potrei parlare di ragazzi o shopping.
Bhe, tanto non c’è nessun ragazzo in vista. E non m’interessa.
Certo, non sono lesbica e credo fermamente all’uguaglianza e alla parità dei sessi, ma questa cosa del “alla tua età è normale avere un fidanzato”, come se fosse anormale non averlo proprio non lo sopporto.
Comunque, anche se così non fosse, non è che io sia una di quelle bellezze tutte gambe e sedere, per carità.
Forse ho troppo seno, ecco il problema. E mi sembra di essere un cammello. E poi i ragazzi non mi guardano mai negli occhi.
Ho un aspetto normale, però: capelli e occhi castani, tutto molto comune e poco attraente. Anche se ho sempre desiderato avere gli occhi azzurri.
Si avvicinano al blu, e il blu è il mio colore preferito.
Oppure il verde: il colore della speranza.
Ma il blu è il colore del cielo quando cala l’oscurità, e le stelle diventano punti ben visibili in lontananza.
Mi ricorda un po’ la libertà.
Sarebbe bello essere liberi, vero?
Come se tu, diario, fossi libero di esprimerti, parlare, raccontare.
Tu narri, ma solo ciò che preservi tra le pagine.
E’ una fregatura vero?
Noi proclamiamo il diritto alla libertà quando, difatti, non siamo liberi nemmeno noi.
Libertà di esprimersi, di agire, di pensare.
Quante guerre ci sono nel mondo solo per pensieri ed idee diverse?
 Per partiti politici differenti?
E quante persone esistono, allora, che sono dovute morire, che hanno dovuto sacrificare la propria vita e le proprie famiglie, per mantenere sani e vivi i loro ideali? I loro propositi per un mondo migliore per quei figli che verranno, dopo di noi e dopo di loro ancora.
E quante, invece, sono costrette ad agire perché per loro c’é sempre una pistola puntata alla tempia (magari nel vero senso della parola)?
Bella libertà, certo.
E poi, se voglio proprio dirla tutta, quante persone esistono ormai che compiono la stessa routine? Studio, lavoro, famiglia.
 Adesso è considerato nella normalità farlo, anzi è quasi un dovere morale.
Ma se io non volessi studiare?
Però esistono le scuole dell’obbligo (e qui non metto in dubbio il loro beneficio); e se non volessi lavorare? Però devo, perché sono costretta a pagare le bollette (se no aumenta l’inflazione, e già sappiamo quanto politici e uomini “altolocati” hanno contribuito ad incrementarla. Non c’è voluto nemmeno tanto sforzo).
Che libertà è?
Che in alcuni paesi, nonostante siamo ormai nel 2014, dove si parla di parità di diritti, la donna viene ancora maltrattata?
Bho, so solo che non mi piace affatto.
Niente di tutto questo mi piace.

P.S.
Ah! Domani sera mia cugina Victoria mi ha gentilmente costretta ad andare a una festa sulla spiaggia con lei ed il suo ragazzo.
Panico totale: ho sonno e zero voglia!
E, per la cronaca, nemmeno questo mi piace.
 
                                                                          ***
Lui
25/07/14
 
Caro diario,
che giornata di merda.
Sono stato in giro con amici, oggi, a fare una passeggiata sulla spiaggia.
 E sarebbe stato bello se non fosse che la serata si è conclusa in una discussione tra Axel e Marcus per chi dei due avesse la ragazza più carina.
Ma che razza di motivazione è?!
Che poi, se vogliamo essere sinceri, quelle due sono entrambe cessi ambulanti, obrobri, scherzi della natura veri e propri insomma.
E per quale assurda ragione si mettono a mostrare le proprie fidanzate come trofei?
Bah, valli a capire.
Anche a me piace divertirmi, bere, fare sesso, ma non credo di essere come loro; comportarmi cos’ esageratamente da bambino poi… no.
Che pena.
Comunque, non ti ho dato nemmeno il benvenuto.
Non che ce ne fosse bisogno, in effetti, ma fa lo stesso.
Non so nemmeno perché ti ho comprato. Insomma: eri lì, nel negozio di antiquariato in cui lavora mia mamma, e ti ho notato.
 Con quella copertina nera, tutta trasandata; così anonimo.
Un po’ come me. La gente ti vede, ma va avanti e fa finta di nulla, e tu sembri non esistere.
Così ho preso la decisione, e ora eccoti qui.
Peccato che non sappia cosa scrivere.
Comunque Axel mi ha appena chiamato: mi ha invitato ad una festa in spiaggia questa sera, e mi tocca andarci.
 Romperebbe troppo se non lo facessi.
Lui è il mio migliore amico, e a quanto pare sa come prendermi.
Non sono molto dell’umore però, ma tra una sbronza e qualche ragazza sono convinto che mi passerà. Qualunque cosa sia.
Per di più, stamattina al mare ho notato una ragazza.
Lo so, penserai che sono stupido perché in spiaggia ce ne sono tante di ragazze (sempre che tu possa pensare, cosa che dubito fortemente).
Lei è carina, nella norma dopotutto; ma la sua espressione imbronciata è stata quella che mi ha incuriosito di più.
Gli altri ridevano e scherzavano, e lei sembrava sentirsi sola e terribilmente arrabbiata.
Con quel broncio, poi, era così dannatamente bella: aveva una sottile ruga a forma di “V” sulla fronte che le conferiva quell’ aspetto da bambina che mi ha fatto sorridere.
Però ho pensato che fosse piuttosto strano.
Ho notato che scriveva qualcosa su un’agenda, forse, ma non ho potuto guardare meglio data la lontananza.
 Eppure l’ho studiata abbastanza perché mi rimanesse impressa nella mente.
Credo indossasse un costume di un blu elettrico, in contrasto col pallore etereo della sua pelle.
 Si vede che non è del luogo.
Qui tutti siamo abbronzati.
Lei sembra un cigno in un nido di anatroccole.
Forse è questo che mi ha colpito.
E’ una novità, lei, sembra diversa, ma non so.
Ha qualcosa che… bho, forse sono solamente troppo eccitato adesso.
O forse è il caldo asfissiante che non mi fa connettere.
 Probabile.
Meglio che vada, ci sentiamo domani.
Sempre se mi “senti”.
 
                                                                             ***
 
27/07/14
Ore 02:00 del mattino
 
Non ho resistito dallo scriverti stanotte.
Avevo bisogno di raccontarlo a qualcuno.
Stasera, o meglio ieri sera, alla festa in spiaggia l’ho rivista di nuovo. Questa volta più da vicino.
Era bellissima, cioè: è bellissima, non è morta.
Stavolta l’ho guardata meglio, ed anche se ha gli occhi di un apparente e comune marrone, ho visto che quando il suo sguardo si illumina il colore diventa più caldo, di un miele dolce e chiaro.
E ieri sera i suoi occhi si sono illuminati, appena hanno incontrato i miei.
 Non credo di aver visto male, e non ero nemmeno ubriaco per immaginarmelo.
Forse lei mi confonde.
Probabile.
Ma credo di aver avuto la sua stessa reazione.
Lei ha sorriso, un sorriso imbarazzato e timido che poche ragazze fanno sul serio di questi tempi (loro non si imbarazzano più di nulla ormai), e mi è sembrato di morire in quell’istante.
Una morte lenta e dolce.
Credo sia stata la sorpresa di trovarla lì, a pochi passi da me, non so.
 Ma in quel momento stavo benissimo.
Non ho potuto raccontarlo ai miei amici perché mi avrebbero preso per pazzo e pappamolle, quindi lo dico a te.
Ho voglia di rivederla.
Ma non in un attimo fuggente, solo per incontrare di sfuggita i suoi occhi ancora una volta.
No.
Voglio toccarla (e non solo intimamente, perché solo Dio sa quanto desidero farlo), ma abbracciarla, baciarla, sapere qual è l’odore dei suoi capelli quando appoggia la testa sul mio petto.
Sento che con lei sarebbe diverso, e non so perché.
Non mi è mai successo prima, con nessuna.
Prima è sempre stato solo sesso, niente sguardi né carezze né parole dolci sussurrate all’orecchio.
Ogni volta che chiudo gli occhi la rivedo.
Sto impazzendo.
Non so che mi sia preso, ma stranamente mi piace.
Non mi fa paura.
L’unica paura che ho è quella di perderla.
 Ed è assurdo, e strano, perché non posso perdere qualcosa che non è mai stato mio.
Ma lei sì, lei la voglio, in tutti i modi e in tutte le definizioni possibili.
Lei mi piace, e non la conosco nemmeno.
Non so nulla di lei, neanche il nome. Ma mi piace, ed è questo l’importante.
Che questo sia sintomo di pazzia? Può darsi.
Ma mai, prima d’ora, ho desiderato d’impazzire.
 
   
 
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