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Autore: oblivionC    25/07/2014    0 recensioni
Il contrario dell'amore non è l'odio. L'odio è assenza d'amore, così come il buio è assenza di luce. L'opposto dell'amore è la paura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Poche, ma essenziali informazioni riguardo questa piccola Fan Fiction.
E' ambientata dopo la Seconda Guerra Magica, Ron ed Hermione hanno già dichiarato i loro sentimenti e sono felicemente fidanzati da ben due anni, ma qualcosa ha appena rotto quel perfetto equilibrio. Una discussione, degenerata in lite, seguita da un periodo di totale silenzio tra i due personaggi. 
Avviso importante: 
Il personaggio di Ron Weasley è scritto e interpretato da http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=88805.
Una piccola collaborazione, spero che come me anche voi amerete la sintonia non solo tra i due protagonisti, ma anche tra noi due autrici.



 

A tutti coloro che hanno sempre sostenuto, amato e creduto in loro,
due personaggi, due personalità, un destino.
Dedico questa piccola, nuova Fan Fiction a voi e ad una persona in particolare; a te, cara Gaia.
Buona lettura.
 
 


 
Capitolo 1. Presente imperfetto

Hermione Granger


Chiusa nella sua stanza, lontana dalle continue domande, Hermione sedeva sul proprio letto. Stretto tra le sue mani non vi era il solito libro, la quotidiana lettura serale, ma un album. Un album fotografico.

Non appena ebbe terminato la sua cena, sua madre tentò per l’ennesima volta di rivolgerle una parola, chiederle una spiegazione, ma l’unica risposta che ricevette fu un debole e finto sorriso, accompagnato da un leggero sussurro: “Grazie.”
Una volta chiusa la porta dietro alle sue spalle ed ignorato le voci provenienti dal piano inferiore, gli occhi stanchi di Hermione ignorarono del tutto la libreria, le carte e i protocolli sparsi sulla scrivania, e diressero lo sguardo verso il letto, per sprofondare nella calda trapunta invernale. Passarono due ore, fuori il mondo risposava, dentro Hermione la tempesta era appena iniziata. Durante il giorno era facile distrarsi, ingannare la mente, riempire le ore, ma nel silenzio della notte era impossibile ignorare il suono dei pensieri, le ondate dei sensi di colpa, le urla delle preoccupazioni. Era un incubo reale, ad occhi aperti.
Sicura di non riuscire a chiudere occhio nemmeno quella notte, scoprì le lenzuola e abbandonò il tepore del suo letto per raggiungere il cuore della sua inquietudine. Sul terzo scaffale della libreria, vicino ai suoi romanzi preferiti, c’era il regalo di Ronald Weasley, la promessa di una vita insieme.
Quando mancavano pochi passi dal raggiungerlo, le gambe di Hermione smisero di avanzare. Una fitta al petto la costrinse a fermarsi e per qualche istante rimase immobile, al centro della stanza, in attesa di una tregua. Non si era mai sentita così prima d’ora, fragile, debole, vulnerabile, sola.
Lei era una certezza, lei era forza, coraggio, determinazione, autocontrollo. Lei era immune al battito accelerato, al respiro irregolare, all’imbarazzante rossore nel sentire, notare, sfiorare, semplicemente guardare il motivo dei tanti perché. Eppure era successo, contro ogni previsione, contro ogni logica e probabilità, Hermione Granger aveva provato, sperimentato ogni sfumatura dell’infatuazione.
Più costringeva se stessa a resisterle, più questa si insinuava in ogni suo gesto, in ogni sua parola, era riuscita ad impossessarsi dei suoi pensieri e a comandare le sue emozioni, fino a vincere la sua razionalità. Fu quello il momento in cui divenne amore.
Ed ora era lì, ferma ad osservare il dono dell’unica persona che era riuscita ad impossessarsi del suo cuore. Quando Ron Weasley le dichiarò le sue intenzioni, di voler condividere la sua vita con lei, qualcosa dentro Hermione ruppe ogni cosa.
Mai avrebbe permesso ad un sentimento di distruggerle ogni certezza, mai avrebbe messo a tacere la ragione per un qualcosa di totalmente folle, insensato, assurdo. Eppure era già accaduto, Hermione Granger si era innamorata, si era arresa al suo cuore nel momento in cui un’improvvisa fitta colpì il suo petto, quando colui da sempre considerato amico preferì le labbra di un’altra.
La prima volta si trattò di amore, la seconda fu un qualcosa ugualmente intenso, ma completamente diverso.
Stringendo la chiave della loro futura dimora, della promessa di una vita insieme, Hermione provò la più grande delle sue paure: la paura stessa, pura e distruttiva.
Donandogli il suo cuore, Hermione gli aveva concesso la sua fiducia, le sue certezze, ma non sempre fu ripagata. Nei mesi precedenti un lungo e doloroso litigio aveva compromesso la loro relazione, messo a dura prova il loro legame che, nonostante tutto, era riuscito a sopravvivere e a ricongiungere due anime destinate ad essere gemelle.
Eppure quel periodo di assenza, di lungo silenzio, aveva ferito Hermione, insinuato insicurezze, dato vita a numerose domande che avevano smesso di esistere nel momento esatto in cui Ronald Weasley era apparso davanti ai suoi occhi. I loro sguardi si unirono e la giovane Grifondoro non riuscì a resistere al richiamo di un suo abbraccio, al desiderio di averlo al suo fianco e scelse il perdono. Bastarono poche settimane per far si che la paura di perdersi diventasse un brutto ricordo, ma la ferita non era riuscita a rimarginarsi e quando il suo ragazzo le dichiarò di desiderare un “per sempre” fu come sfiorare il cielo con un dito, ma senza paracadute. Non sempre c'è qualcuno ad afferrarti e nella vita non c'è rete di sicurezza.
Amore e paura.
Due sentimenti così intensi e così diversi, una forza attrattiva ed una repulsiva. Una battaglia interiore prese vita dentro di lei e, nei giorni a seguire, una di esse prevalse sull’altra.
La paura di ricadere in quel ricordo, di rivivere quei momenti, di provare di nuovo delusione, di accettare l’idea che la persona così tanto amata potesse realmente prendersi gioco del suo cuore trionfò su tutto il resto, perfino sull’unica forza capace di dominare il suo orgoglio.
Le gambe iniziarono a muoversi, il battito riacquistò la sua regolarità, così come il respiro, ed Hermione riuscì a raggiungere l’origine delle sue paure. Prese l’album ed osservò la copertina. Weasley-Granger's Family's Album. Con le dita sfiorò le lettere che componevano un futuro, una dichiarazione d’amore, un lieto fine da “vissero per sempre felici e contenti”. Si concesse qualche secondo prima di aprirlo, poi, spinta dalla curiosità e dall’infinita mancanza, sfogliò le pagine del loro passato. I primi anni ad Hogwarts, le gite insieme, le giornate trascorse alla Tana, i lunghi pomeriggi davanti al focolare di casa Weasley, tante piccole magi-foto con un unico punto in comune: loro. In ogni scatto si intravedeva l’espressione buffa di Ron, per nulla fotogenico, e la risata o lo sguardo accigliato di lei, intenta ad osservarlo. Sette anni raccolti in un piccolo album più uno, l’anno del nuovo inizio, il periodo più splendido della sua vita. Nel mentre riviveva ogni singolo istante, la paura iniziò a vacillare, perdeva colpi contro il crescente e mai estinto legame che non aveva mai smesso di combattere. Voltandosi verso la scrivania, vide i vari gufo mai aperti ed immaginò lui, in attesa di una risposta, nella sua piccola stanza da letto, costantemente in ansia e speranzoso di ricevere le parole che avrebbero placato le sue preoccupazioni.

« Che stupida!» disse ad alta voce, ignorando la possibilità di svegliare i suoi genitori.
Per la prima volta ragione e sentimento smisero di scontrarsi e iniziarono a collaborare, condividendo lo stesso avversario.
“Ci sono delle cose su cui vale la pena puntare, per sbancare il casinò del futuro devi aver avuto il coraggio di scommettere nel presente.” E fu così.
Hermione guardò la sveglia, erano quasi le quattro del mattino. Di corsa raggiunse il suo armadio e prese i primi indumenti che riuscì ad afferrare. Un maglione blu, un pantalone grigio e una camicia bianca. Ignorò del tutto il pensiero di un abbinamento del tutto sbagliato ed indossò il cappotto. Guardò fuori dalla finestra, nessun rumore, nessuna figura che attraversava le strade notturne, solo un leggero vento muoveva alcune foglie sparse sul marciapiede. Decisa, aprì il terzo cassetto della scrivania, lì dove aveva rinchiuso i suoi sentimenti per Ron. In una delle precedenti notti insonni, Hermione aveva dato sfogo alla sua memoria e riportato su di un foglio i ricordi più belli trascorsi con lui, una sorte di capsula temporale, qualcosa che desse ragione alla sua irrazionalità. Sfilò dalla pila un foglio pulito ed iniziò a scrivere, senza freni, senza limiti. Dopo aver terminato l’ultima frase, numerò le pagine in modo da non confondere l’ordine ed inserì tutto nella busta. Aprì con cautela la porta della stanza e, lentamente, scese le scale, raggiungendo così l’ingresso di casa. Prima di chiudere gli occhi afferrò il suo “dono” e si concentrò sulla sua destinazione: una camera da letto completamente tappezzata di poster dei Cannoni di Chudley.


In pochi secondi abbandonò la sua stanza e venne catapultata in un ambiente del tutto diverso, dove il disordine regnava sovrano.
Lì, nel suo letto, Ron Weasley dormiva sotto un enorme trapunta invernale, ignaro della presenza di Hermione. Si era ripromessa di non tergiversare, aveva poco tempo, ma non appena si avvicinò al comodino, la debole luce della luna costrinse il suo sguardo ad ammirare il suo viso. Delle piccole occhiaie risaltavano sulla carnagione chiara, insieme alla miriade di lentiggini. Hermione riuscì a frenare la sua mano prima che essa potesse sfiorare la sua guancia, ma le fu impossibile allontanare il suo sguardo da lui. Era già accaduto di non vedersi per una settimana, a causa dei troppi impegni derivanti dal Ministero, ma ora era diverso. La consapevolezza di averlo perso – Hermione conosceva fin troppo Ron Weasley ed era più che sicura che il suo gesto, l’aver dubitato della sua parola ed essersi allontanata da lui senza alcuna spiegazione, le sarebbe costato caro – rendeva impossibile resistere al desiderio di averlo accanto.
Un suo leggero borbottio riportò Hermione alla realtà . Si allontanò di qualche passo, sopprimendo ogni opposizione. Dalla tasca del cappotto sfilò una lettera, le sue scuse, e lì, proprio sul comodino, fece la sua più grande scommessa, mise sul tavolo il suo cuore.

Nella lettera vi era la sua dichiarazione, la promessa di amarlo qualunque fosse il loro destino, perché Ron era stato l’unico, lui e soltanto lui, ad averle fatto ammettere di essersi sbagliata.
Con gli occhi presi dal suo viso, posò la lettera e si diresse verso la porta. Si udì un leggero “crack”, pochi secondi dopo Hermione era a casa, di nuovo nella sua camera da letto. L’orologio segnava le cinque. 
  
   
 
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