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Autore: Kosmos    25/07/2014    2 recensioni
-Salve, sono Keiner, sì esatto, il mio nome è nessuno, perché sapete, la mia identità resterà segreta. Non conoscerete nessuno dei miei dati anagrafici, compreso il sesso. Ma nonostante questo, vi racconterò la storia di una star finita dalle stelle alle stalle.-
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo.

-Salve, sono Keiner, sì esatto, il mio nome è nessuno, perché sapete, la mia identità resterà segreta. Non conoscerete nessuno dei miei dati anagrafici, compreso il sesso. Ma nonostante questo, vi racconterò la storia di una star finita dalle stelle alle stalle.-

11.7.Anno non dichiarato

Le mani di Tom cercavano il cuscino, il buio non gli permetteva ancora di focalizzare la stanza, ma le sue narici vennero attraversate da un forte odore di birra, si girò su un fianco ma il suo corpo si scontrò con qualcosa di duro, quindi si girò dall’altra parte ed ottenne lo stesso risultato, si alzò a sedere e la sua testa colpì qualcos’altro, fu allora che capì di essere in uno spazio molto ristretto, prese un respiro ed urlò con tutta la voce che aveva in gola.

Aprì di colpo gli occhi e focalizzò il soffitto, il suo sterno si muoveva a ritmo di respiri veloci “Era solo un incubo, va tutto bene” pensò, facendo in modo di tornare a respirare in modo regolare. Si alzò da quello che doveva essere il suo letto, in realtà era un materasso adagiato sul pavimento, urtò una lattina di birra che rotolò a terra e il poco contenuto che era rimasto all’interno, si versò sul pavimento –Merda!- imprecò raccogliendola, poi raggiunse il piccolo bagno e prese uno straccio per pulire il danno fatto.
–Papà?- Una testolina spuntò dalla porta principale –Piccola, da quanto sei sveglia?- Chiese Tom mentre passava lo straccio sulle mattonelle, Jamila era stata concepita per errore otto anni prima, con una modella africana dopo un’avventura passionale, ed era una di due gemelli, il suo fratellino si chiamava Karim e al contrario della piccola viveva con la madre, il loro concepimento non era stato previsto ma lui non li aveva mai considerati un errore, erano forse l’unica cosa bella che gli era rimasta.
–Sono sveglia dalle dieci e mezzo e ho fame- Rispose mettendo il broncio, Tom alzò di scatto la testa sbarrando gli occhi –Che ore sono?- Chiese mentre si alzava in piedi per posare lo straccio nel lavabo, la piccola per tutta risposta gli indicò la sveglia, che segnava le dodici e un quarto.
Tom sistemò al meglio il “letto” e aprì il frigorifero che era quasi completamente vuoto, fatta eccezione per qualche lattina di birra, una bottiglia d’acqua e della frutta –Dai vai a vestirti, andiamo a mangiare qualcosa- Le disse sorridendo dolcemente, Jamila annuì e corse in bagno a vestirsi, Tom sbattè il frigo senza farsi vedere e si sedette sul bordo del materasso passandosi una mano davanti al viso, era una vergogna vivere in quelle condizioni, ma da quando si erano sciolti i Tokio Hotel, la situazione era andata degenerando sempre di più, Bill era stato preso in qualche agenzia per modelli, o qualche robaccia simile e dopo aver litigato di brutto con lui, avevano perso ogni tipo di contatto, Georg aveva continuato a suonare in qualche locale e Gustav era sparito dalla circolazione, probabilmente era tornato a vivere dalla sua famiglia.
 Sta di fatto che quello che stava nelle condizioni peggiori era Tom, che viveva in un monolocale nella periferia di Berlino, dove l’affitto era fin troppo alto e lui era squattrinato, senza uno straccio di lavoro e con una figlia a carico.
 Fece un bel respiro e si rialzò in piedi, raggiunse una specie di armadio la cui anta sinistra era scardinata e pendeva da un lato, guardò a lungo i vestiti sparsi alla rinfusa poi prese un paio di jeans larghi e una maglia bianca a maniche corte, anch’essa larga, si tolse i vestiti che indossava, per infilare quelli puliti, poi infilò le scarpe da ginnastica e raggiunse Jamila in bagno, sollevandola –Allora sei pronta?- Le chiese sorridendole, la bimba sorrise di rimando e annuì alla sua domanda –Papà mi compri le patatine fritte?- Chiese facendo gli occhi dolci e sbattendo le lunghe ciglia, Tom non potè fare a meno di sorridere intenerito, odiava doverle dire di no –Vedremo, se te le sei meritate- Rispose rimettendola a terra e prendendola per mano.

«Ah yeah, Yo! This song is dedicated to all the happy people, All the happy people, who have real nice lives .And who have no idea whats it like to be broke as fuck»
«Ah yeah, Yo! Questa canzone è dedicata a tutte le persone felici. A tutte le persone felici che vivono una vita davvero bella. E non hanno idea di cosa voglia dire essere fottutamente al verde»


La tavola calda più vicina era all’incirca a undici fermate d’autobus dalla casa in cui vivevano. Tom scese dal mezzo, con Jamila in braccio ed attraversò la strada, raggiungendo il marciapiede dall’altra parte di essa. Entrò nel locale e posò delicatamente sua figlia a terra, salutando subito dopo, il proprietario, con un cenno del capo –Buongiorno signorinella- sorrise August salutando la bambina, che si nascose dietro le gambe di Tom –Che volete mangiare ragazzi?- Chiese poi rivolto a lui, che diede un occhiata veloce al listino prezzi –Una pizza margherita e una porzione piccola di patatine fritte- Rispose poi per la gioia della piccola, che iniziò a saltellare sul posto, era tutto ciò che poteva permettersi –Basta così?- Chiese l’omone paonazzo in viso a causa del caldo, Tom annuì abbozzando un sorriso e si sedette ad un tavolo, Jamila iniziò a giocherellare con la forchetta poi guardò Tom –Tu non mangi papino?- Chiese innocentemente, lui scosse la testa –No tesoro, papà non ha fame- Rispose sorridendo anche se il suo stomaco gorgogliava, era dalla sera prima che non toccava cibo, ma non gli interessava, per lui la cosa più importante era sfamare la sua bambina.
August raggiunse il tavolo poco dopo e posò il vassoio di fronte alla piccola, Tom notò che sul vassoio c’era una porzione di patatine fritte in più, aggrottò la fronte e aprì la bocca per ribattere ma l’uomo lo anticipò –Quella la offre la casa- Disse strizzandogli l’occhio in segno d’intesa per poi tornare in cucina, Tom sorrise seguendolo con lo sguardo, era grato che esistessero persone del genere.
Iniziò a mangiare una patatina dopo l’altra mentre guardava sua figlia sorridere e mangiare contenta, il suo mondo perfetto e felice era racchiuso in quel tenero sorriso, valeva più di qualunque somma di denaro.

«We'll all gone blow up and leave the past behind us. Along with the small fry's and average half pinters»
«Verremo tutti spazzati via e ci lasceremo il passato alle spalle, insieme con un porzione piccola di patatine fritte e una birra media »


Una BMW X5 metallizzata si fermò fuori dalla tavola calda e Tom scorse con la coda dell’occhio, una figura familiare scendere dalla macchina e raggiungere l’entrata.
–Avanti piccola sbrigati a finire le patatine, papà ha delle cose urgenti da sbrigare- Sussurrò nel tono più dolce che poteva mentre guardava circospetto fuori dalla vetrata. La piccola Jamila obbedì e finì le ultime patatine rimaste nel piatto, Tom si alzò dalla sedia e lasciò una banconota da 10 euro sopra il tavolo per poi prendere la bimba in braccio e dirigersi velocemente fuori dal locale.
Nel farlo si scontrò con la persona che stava entrando, lui abbassò la testa sussurrando uno “scusa” con voce roca e proseguì di pochi passi prima di sentirsi tirare per il colletto della maglia –Ehi, ehi dove credi di andare?!- Esclamò una voce dietro le sue spalle, Tom deglutì e posò la bimba a terra, prendendola per mano, per poi girarsi verso l’uomo che lasciò automaticamente la presa sulla sua maglia per tornare ad infilarsi una mano in tasca –E’ un po’ che non ci si vede, eh Kaulitz?!- Disse in tono amichevole, forse anche troppo, per il doppio senso che avevano quelle parole –Allora, lei è tua figlia?- Tom annuì senza proferire parola, Jamila alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo interrogativa.
–So che non è il momento migliore adesso, ma abbiamo ancora un conto in sospeso io e te- Continuò l’uomo mantenendo un finto tono amichevole –Che ne dici se un giorno andiamo a prenderci un caffè, così discutiamo di questa cosetta, mh?- Quelle parole gli fecero accapponare la pelle, ma rimase in silenzio e annuì nuovamente, per poi voltare le spalle e tornare a camminare insieme a sua figlia –Ci vediamo presto allora- Rise l’uomo da lontano per poi sparire nella tavola calda.
Tom e Jamila raggiunsero la fermata –Chi era quel signore?- Chiese poi la piccola, Tom abbozzò un sorriso –Nessuno, solo un amico- Rispose schiarendosi la voce.

-Tom, Tom, Tom. Ecco cosa succede ad una stella che cade rovinosamente a terra, con la stessa velocità di un meteorite.-

 

  
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