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Autore: mis_sfortune    25/07/2014    2 recensioni
In seguito all'assassinio di Seymour, Yuna e i suoi guardiani sono stati giudicati colpevoli di tradimento, condannati e hanno trovato la morte nella Via Purificatio. L'evento ha gettato Spira nel caos, ma Bevelle si è liberata di una spina nel fianco. Dall'altra parte del mondo, però, altre forze si stanno muovendo. Questa è la storia dei quattro eroi che hanno sconfitto il clero e poi Sin.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Seymour
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Don't let these spiders crawl up beside us
They want to bite us, inject the virus
Raise up your lighters, praise to the righteous
Need you to guide us, get prepared to go

Il rancore dei morti è la condanna dei vivi.

Mentre i corpi si decompongono, la carne divorata dai vermi e le ossa sbriciolate, le anime dei defunti si sgretolano in lunioli, in cerca di una guida per raggiungere l'Oltremondo. Spesso questa condizione non si verifica e, impastati di energia negativa, i lunioli si uniscono gli uni con gli altri e si trasformano in mostri.

Era stato comprovato scientificamente, ma in quel momento non importava a nessuno. Con la carabina tra le braccia, Haru misurava a passi lesti la via Purificatio, aspettando che i suoi subordinati ultimassero l'ispezione. Quella circostanza lo metteva a disagio, trattenendolo in un “fuori luogo” dal quale avrebbe preferito uscire. Il comandante era morto, l'esercito in subbuglio, Kelk Ronso autoesiliato sul Gagazet. E Yuna, e i suoi guardiani...

Un rumore di passi gli fece sollevare lo sguardo: era il maestro Seymour, affiancato dalle sue guardie del corpo. Haru rimase attonito, soffocando un singhiozzo.

Quell'uomo non gli era mai piaciuto, men che meno dopo i mormorii che aveva sentito in caserma. Girava voce che volesse sfruttare la talentuosa invocatrice per trasformarsi in Sin. Qualcosa dentro il ragazzo si era spezzato.

No, non è possibile, si diceva, una goccia di sudore a imperlargli la tempia. Avranno sentito male, sono state giornate parecchio stressanti e la stanchezza gioca brutti scherzi. Ma perché non riusciva ad allontanare dalla mente l'idea che, in questo pettegolezzo, ci fosse un fondo di verità?

“Buon giorno, Capitano”, lo salutò Seymour, curvando la bocca in un sorriso senza denti. Ad Haru parve di vedere, stampato sul volto del maestro, un paio di vermi striscianti. Quelle labbra erano maledette: avevano baciato un padre e una moglie, e le mani della stessa persona, affilate come spade, li avevano uccisi. Haru si giudicava una persona piuttosto saggia e imperturbabile, ma mantenerla di fronte a un individuo simile, per giunta maestro di Yevon, era a dir poco complicato. Dopo aver inserito la sicura, indossò il fucile usando una tracolla e si avvicinò al gruppo appena arrivato.

“Maestro...” cominciò, dopo essersi profuso in una riverenza non sentita. “Perché buttare i cadaveri in acqua? Perché lasciarci anche gli altri? Non è... non è stato abbastanza?” domandò pallido come un cencio. L'odore era pestilenziale.

“Perché ai traditori, Capitano, non è concesso l'onore di una degna sepoltura” miagolò Seymour, ammirando il canale pregno di sangue. “Le conviene abituarsi a quanto dico. Sarà di monito anche per coloro che rifiuteranno i precetti di Yevon e l'autorità dei maestri. Oh”. Lo sguardo del mezzo Guado oltrepassò Haru. “I suoi uomini hanno finito il lavoro”. Alle sue spalle, un gruppetto di templari camminava verso di loro con passo bieco e sconsolato. Non si sentiva di criticarli: respiravano morte da almeno 16 ore.

“Rompete le righe” ordinò Seymour. “Vi assegnerò altri compiti a breve. Ho come il timore che Yuna mi causerà più problemi da morta che da viva”. Gli sfuggì una risatina isterica.

È un pazzo, si diceva Haru guardandolo attonito. È un folle, e i prossimi siamo noi. Fece un cenno ai soldati. “Maestro”. Insieme si inchinarono unendo le mani su di una sfera immaginaria. Uscirono poi dalla Via Purificatio alla luce di un sole opaco.

Haru si tolse l'elmo dalla testa, sbuffando infastidito. Nonostante le nuvole oscurassero il cielo sopra Bevelle, i suoi capelli brillavano come fili d'oro. Socchiuse i suoi occhi verdi, mentre sentiva un leggero vento tirargli la lunghissima treccia annodata da una corda azzurra.

“Capitano...” Il suo sottoposto, il tono rassegnato, faceva da tramite per sé e i compagni. Nonostante avesse solo 25 anni, soldati molto più vecchi riponevano in Haru piena fiducia.

“Non so cosa dire” proferì lapidario. “Dobbiamo limitarci a eseguire gli ordini, anche se questo comporta fare del male a qualcuno”. Una pausa che durò un'eternità. “No, non so cosa sto dicendo, lascia perdere. Ne riparleremo quando i miei vestiti non saranno infracidati di morte”.

Si levò un coro altisonante: “Sissignore”.

Mentre si dirigeva verso la caserma, il ragazzo snudò le mani foderate: quasi a convincersi che la morte di cui voleva disfarsi fosse rimasta sui guanti.

   
 
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