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Autore: Serpensortia98    26/07/2014    0 recensioni
Dopo la Guerra Magica, il trio protagonista torna a scuola per terminare il loro settimo anno. Nonostante le varie perdite, cercano tutti di andare avanti..tranne Hermione. Oppressa dai brutti ricordi, la ragazza ha un ultimo obbiettivo: ritrovare i suoi genitori e ridare loro la memoria, pur sapendo di essere sola e di non poter coinvolgere i suoi amici in questa "battaglia". Riuscirà a portare a termine la sua missione? Sarà davvero sola come crede?
E' la prima fanfiction che scrivo e che pubblico, non sarà un capolavoro, ma spero che possa essere un punto di partenza!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Normalità...o quasi.

<< Exulcero! >>. La fattura scagliata dalla Caposcuola illuminò tutto il corridoio desolato con scaglie di luce talmente forti da costringerla a chiudere gli occhi.
<< Protego! >> Il ragazzo, con grandissima agilità e fluidità, riuscì a scostarsi in tempo per evitare di rimanere ustionato dalla fattura. Era da cinque minuti che quella lotta andava avanti; anzi, sarebbe meglio dire da ben sette lunghi anni. Nonostante gli anni, non erano mai stanchi di uccidersi tra di loro con fatture e stupidi scherzi da bambini: per loro quella era la normalità. Draco Malfoy, principe delle Serpi, Caposcuola della sua Casa, con i suoi scagnozzi da un lato; ed Hermione Granger, orgogliosa Grifondoro, Caposcuola anch'essa, con i suoi due migliori amici, Ron Weasley ed Harry Potter dall'altra. Dopotutto, sin dalle origini c'era sempre stata molta ostilità tra le due case, ma il loro rapporto andava ben oltre gli schemi: neanche la grande guerra era riuscita a placare leggermente i disguidi tra di esse, nonostante avessero lottato insieme per la sconfitta del Signore Oscuro. Funzionava sempre così: le serpi, guidati da Malfoy innescavano la bomba con le solite frecciatine, e senza neanche il tempo di pronunciare le parole ''ape frizzola'', i corridoi si riempivano di fatture ed incantesimi. Ma quella mattina fu diverso: Malfoy aveva superato il limite. Hermione era sempre stata fiera della sua inarrestabile calma e pazienza, ma quella frecciatina l'aveva stesa. Sin da quando aveva undici anni, Malfoy l'aveva spesso assillata con stupidi insulti come “sporca Mezzosangue” o “Zannuta”, tormentandola con complessi riguardanti la purezza del suo sangue e il disprezzo per le sue origini babbane, ma la ragazza non aveva mai prestato molta attenzione a quelle sciocchezze; quelle offese, dopo tutto quello che aveva passato durante la guerra magica , non la scalfivano minimamente. Ma quando quel dannato furetto si era azzardato ad insultare i suoi genitori, sperduti chissà dove in Australia, senza nessun ricordo della loro unica figlia , qualcosa era scattato in lei: aveva sentito le viscere contorcersi e prendere fuoco e la vista tutt'a un tratto si era completamente offuscata. Avrebbe sopportato qualsiasi offesa, ma i suoi genitori non avrebbe dovuto neanche nominarli, quella dannata serpe. Malfoy, accortosi del cambiamento repentino d'umore della sua avversaria e della sua distrazione, la afferrò per le spalle e la sbatté contro il muro del corridoio ancora deserto e la guardò come se volesse strangolarla con la sola forza del suo sguardo argenteo. Hermione trattenne il respiro: e adesso? Si sentì davvero in trappola, ma cercò di mascherare il suo timore sotto una maschera di impassibilità e durezza: dopotutto era pur sempre una Grifondoro, e neanche per tutto l'oro del mondo avrebbe lasciato trapelare il suo stato d'animo alla Serpe.
<< Sporca Mezzosangue, non osare mai più >> sibilò il ragazzo con tutto il disprezzo che aveva in corpo. La ragazza cercò di divincolarsi, ma la presa ferrea con cui l'aveva attaccata al muro non glielo permise.
<< Maledetto furetto, lasciami andare >>. Non ci fu tempo di ribattere perchè in quel momento, fece il suo ingresso in corridoio la McGrannitt, livida e furente nel suo lucente mantello nero che osservò prima il ragazzo con noncuranza, e poi la sua studentessa preferita, sgranando maggiormente gli occhi come se la vedesse sul serio per la prima volta.
<< Voi due, nel mio ufficio >> tuonò, con un tono che non ammetteva repliche. I due Caposcuola, dopo una serie di occhiatacce omicida si incamminarono fianco a fianco, ad una certa distanza per seguire la professoressa di Trasfigurazione, nonché nuova preside di Hogwarts dopo la morte di Silente. Il tragitto fu silenzioso, Hermione non osò guardare il suo rivale: era tutta colpa sua se si erano cacciati in quel pasticcio! Quale sarebbe stata la loro punizione? Lavare i piedi a Piton? O fare il bagno a Mrs Purr? Rabbrividì al pensiero e si concentrò sull'andatura della Mc Grannitt che li precedeva: camminava con passo sicuro di sé, fiero, che imponeva rispetto, proprio come un vero Grifondoro. Per questo Hermione l'aveva ammirata sin dal primo istante: per lei, la professoressa era sempre stata l'esempio concreto del perfetto spirito Grifondoro. Da quel lato, avrebbe voluto essere come lei: sicura di sé stessa, priva di tutte le incertezze che la attanagliavano da quando la guerra era finita e senza il minimo timore di affrontare un nemico. Il nemico. Alla fine, pensò la Caposcuola, chi era il vero nemico ora che Voldemort era morto? Malfoy in fondo, era solo un puntino indistinto, non lo definiva “un nemico”: era semplicemente una mosca fastidiosa che bisognava scacciare. Fu trascinata via dai suoi pensieri dalla sua voce glaciale come una secchiata d'acqua fredda: << Che c'è, Mezzosangue? Adesso non ci sono lo Sfregiato ed il tuo fidanzatino a proteggerti? Senza il tuoi amichetti del cuore sei proprio inutile >> le sibilò all'orecchio colpendola dritto al cuore. Gli insulti di Malfoy di solito le entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro, ma quel suo commento le aveva fatto tremare le gambe. Lei era inutile. Senza i suoi amici lei non valeva nulla. Era sempre stata una delle sue paure, sembrare superflua agli occhi delle persone dall'esterno, e Malfoy aveva sfatato questo dubbio. Deglutì velocemente, continuando a camminare, facendo finta di non aver sentito nulla. Non gliel'avrebbe lasciata vinta.
Sicura e impassibile. Quando la McGrannitt pronunciò la parola d'ordine, entrarono nel vecchio ufficio di Silente, rimasto intatto per sua memoria e dopo una breve lite su chi entrasse prima , si sedettero sulle poltrone , come aveva appena ordinato di fare la nuova preside. Li scrutò con sguardo accusatorio: Malfoy era seduto svogliatamente sulla sua poltrona, come se fosse a casa sua e noncurante della presenza perentoria della professoressa di Trasfigurazione. Continuava a fissare l'intera stanza con una smorfia strafottente e con sopracciglio alzato, come se fosse lui a tenere in pugno le due donne. Hermione, al contrario era terrorizzata; fissava la sua insegnante senza battere ciglio, bianca come un cencio e madida di sudore; l'unico segno che dava prova del suo nervosismo era lo sbattere continuo del suo piede sinistro contro il pavimento.
<< Sono molto delusa da voi due. Da lei Malfoy, me lo sarei aspettata, anche se questo non la obbligava di certo a lanciare fatture ad una sua compagna per i corridoi. Lei, signorina Granger, è stata una grande sorpresa invece >> anche se aveva la solita espressione rigida e severa, con grande stupore della Caposcuola, la Mc Grannitt la guardò in volto, e per due secondi, nei suoi occhi vide..comprensione? Compiacimento? Soddisfazione? O..pietà? Hermione non sapeva spiegarselo. Il cuore prese a batterle velocemente, pronta a recapitare la punizione che sicuramente le avrebbe fatto perdere molti punti a favore dei suoi voti. Ma il verdetto che la ragazza si aspettava di sentire, non arrivò. La McGrannitt guardò prima il Serpeverde, poi la Grifondoro, accompagnando il tutto con un'alzata di occhi al cielo.
<< Cosa devo fare con voi? E' da quando avete undici anni che vi ammazzate a vicenda, e so per certo che per ogni punizione che vi infliggerò, voi non smetterete mai di insultarvi. Tra un mese, o meglio tra qualche giorno potremmo ritrovarci nella stessa situazione. Per cui,che senso avrebbe punirvi? Non posso di certo porre fine a una guerra più vecchia di me, tra Grifondoro e Serpeverde >> e li fissò incuriosita, cercando di capire le diverse reazioni dei due ragazzi. Draco non batteva ciglio, anche se ora, la sua espressione divertita aveva lasciato il posto ad una serietà non da lui. Hermione non sapeva decifrare invece il suo stato d'animo. Sorpresa? O malinconia? Malinconia, tristezza, perchè non aveva mai sentito la McGrannitt arrendersi su quell'argomento: aveva sempre spronato le due Case affinchè arrivassero almeno ad un comportamento civile, ed ora, sentirla ammettere che il loro conflitto non l'avrebbe potuto risolvere nessuno, le creò un vuoto dentro. Se si rassegnava lei, testarda e decisa com'era, allora non c'era davvero speranza, e ciò turbò non poco la Caposcuola. Detestava Malfoy e la maggiorparte dei suoi compagni di classe, ma le sarebbe piaciuto se un giorno Grifondoro e Serpeverde avessero messo da parte le loro divergenze. Ma ciò, non sarebbe mai accaduto. << Non posso punirvi, ma devo pur sempre preoccuparmi della sicurezza della nostra scuola. Se volete uccidervi a vicenda, fate pure, ma non in questo posto. Non vi permetterò di contagiare altri studenti. Quindi, la prossima volta che vi becco duellare nei corridoi o in aula o dove volete, vi espellerò direttamente >> e con questo congedò i due Caposcuola. Malfoy, riacquistata la sua maschera strafottente, lanciò uno sguardo carico di disprezzo verso la ragazza e uscì fuori dallo studio. Hermione rimase imbambolata a riflettere sulle parole della sua insegnante.
Non vi permetterò di contagiare altri studenti. Si sentì maledettamente infetta, sporca, senza l'innocenza che l'aveva accompagnata sin da sempre. La McGrannitt aveva paura che gli altri studenti diventassero come loro. Come lei. Cercò di trattenere le lacrime, gli occhi presero a bruciarle e decise che era meglio andarsene, prima di mostrare la sua debolezza di fronte alla persona che aveva sempre stimato in quella scuola, quando quest'ultima la bloccò. << Signorina Granger, posso parlarle due secondi? >> aveva abbandonato la sua espressione rigida e la scrutava comprensiva e con un bagliore mai visto nei suoi occhi, cosa che fece insospettire Hermione, provocandole un brivido
.<< Sa qualcosa sui suoi genitori? >> aveva pronunciato quelle parole con molta lentezza, scegliendole con calma e delicatezza. La ragazza, presa in contropiede, si sentì cadere il mondo addosso. Le faceva sempre quell'effetto parlare dei suoi genitori e non aveva ancora imparato a nasconderlo, perciò fissò un punto preciso del pavimento per nascondere gli occhi velati di lacrime e parlò con voce spezzata
<< No, professoressa. So solo che sono sparsi chissà dove in Australia e che non sono ancora riuscita a trovare un rimedio per far tornare loro la memoria >> aveva parlato velocemente, vomitando quel fiume di parole come se non riuscisse più a digerirle. Stava per scoppiare, doveva andare via.
<< Signorina Granger, lo sa che più il tempo passa e più è difficile.. >>
<< Lo so >> non la lasciò terminare. Non voleva proprio accettare quell'ipotesi, non in quel momento. << Comunque sia, voglio che lei sappia che io le sarò vicina quando ne avrà bisogno. Se necessiterà del mio aiuto sulla questione sui suoi genitori, non esiti ad avvisarmi >> aveva parlato con un tono dolce, quasi materno che in un altro momento avrebbe scaldato il cuore della Grifondoro e l'avrebbe fatta sentire amata. Ma non in quel momento. Doveva scappare. << Grazie professoressa. Mi scusi.. >> e corse via dall'ufficio, non riuscendo a trattenere quelle lacrime che da troppo tempo aveva tenuto nascoste.

Voleva fuggire da tutto; era stanca di soffrire, di combattere, di indossare le sue maschere da coraggiosa Grifondoro. Era stufa di dover comportarsi sempre da “Caposcuola bacchettona impassibile a tutto”, voleva mostrarsi per quello che era: piangere quando era triste, ridere quando era felice, urlare quando era spaventata. Voleva vivere così com'era, libera da tutto, con la sua fragilità. Nella furia della corsa, non si accorse di essere andata a sbattere contro il Serpeverde, che, da come sembrava, era già circondato dai suoi amichetti: da un lato Blaise Zabini e Theodore Nott, dall'altro Daphne Greengrass e Pansy Parkinson che lo teneva stretto sotto un braccio. Malfoy, la guardò con sguardo scocciato e canzonatorio:
<< Ehi Mezzosangue, non ti è bastat... >> ma si fermò notando le lacrime sulle guance che non avevano intenzione di cessare di scendere dai suoi occhi arrossati. Aveva un'espressione addolorata, triste..quasi rassegnata. Perchè cavolo stava piangendo? Venti minuti prima lo stava ammazzando di fatture in corridoio, e ora? Possibile che tutte le ragazze scoppiassero a piangere così facilmente da un momento all'altro? Non avrebbe mai pensato che la Granger fosse così vulnerabile e così simile ad una qualsiasi ragazza. Detestava quando vedeva le ragazze piangere, lo rendeva nervoso e aggressivo. Lui non piangeva mai: le lacrime e il pianto erano solo una cosa inutile. I problemi di certo non si risolvevano in quel modo. << Malfoy, no. Tieniti gli insulti, non sono in vena. Hai vinto tu >> e scappò verso la sua torre, nella sua camera, dove nessuno l'avrebbe potuta disturbare. Avrebbe saltato la colazione, ma non le importava; avrebbe saltato ogni pasto se avesse potuto. Aveva bisogno di stare sola e pensare sul da farsi. Non poteva andare avanti così, non ogni volta che le nominavano i suoi genitori. Doveva fare qualcosa. Li avrebbe ritrovati e lei sarebbe tornata a far parte della loro vita.

<< A qualunque costo >> sibilò la Caposcuola, senza rendersi conto di quanto le sarebbe costata una simile promessa.

Salve a tutti! 
Questa è la prima fanfiction che scrivo, quindi abbiate pietà!  Cercherò di essere abbastanza creativa e di non storpiare molto i personaggi originali.
Spero vi piaccia come inizio, a presto.
  
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