CAPITOLO
1 – SEI ANNI FA
Se
avrete voglia di seguirmi in questo breve viaggio nel tempo, vi
racconterò gli ultimi sei anni dalla mia personalissima
prospettiva: il punto
di vista del cuore di Kate.
Tutto
è cominciato con il
ritrovamento di un cadavere che sembrava la trasposizione di una scena
descritta in un libro di Richard Castle, famoso scrittore di gialli,
amatissimo
da Kate tanto che ne possiede tutte le opere.
Un tipo
bizzarro, va detto.
Fuori del
comune, senza ombra di
dubbio.
Presuntuoso,
logorroico e
infantile: un adolescente nascosto nel corpo di un quarantenne. Un
quarantenne
affascinante, per la precisione.
Infatti, appena
gli occhi di Kate
si sono posati su di lui, al party per il lancio del suo ultimo libro
della
saga di Derrick Storm, io mi sono messo a battere più
rapidamente, il sangue ha
cominciato a fluire nelle vene in quantità maggiore e il
cervello ha fatto una
discreta fatica a far mantenere a Kate il suo aplomb da detective
cazzuta.
Oh, scusate, mi
è scappato.
Intendevo dire risoluta.
Sapete, non
è facile per una donna
fare questo lavoro e l’unico modo è non perdere
mai il controllo della
situazione, in nessun caso. A prescindere da chi hai di fronte. Anche
se ti
appare davanti il tuo idolo, lo scrittore che adori da sempre e che ti
ha
accompagnato negli anni più bui, regalandoti degli spiragli
di luce. Non puoi
seguire il tuo cuore, ovvero il sottoscritto, che ti direbbe di
gettarti ai
suoi piedi e implorare un autografo, confessandogli quanto lui sia
stato vitale per te.
Nossignore.
Devi comportarti
come se nulla
fosse e, in generale, impegnarti il doppio di quanto farebbe un uomo. O
tre
volte tanto, e senza che nessuno riconosca pienamente il tuo valore.
Scusate lo
sproloquio, ma su questo argomento sono particolarmente suscettibile.
Comunque, Rick
Castle ci ha subito
provato con Kate, del resto è una gran bella donna e non
passa di certo
inosservata, ma il cervello lo ha immediatamente bollato come
“individuo
sgradito – tenersi alla larga”, nemmeno fosse
altamente radioattivo, e ha
aggiunto all’istante uno strato di mattoni al muro, tanto per
essere sicuri che
fosse davvero invalicabile. Per non correre rischi, insomma.
Naturalmente
l’inquilino
dell’attico non poteva sapere che l’inquilino del
loft avrebbe addirittura
scelto Kate come sua musa ispiratrice e la cosa mi ha riempito di gioia
e
orgoglio. Sentimenti che il suddetto cervello ha voluto ignorare a
oltranza,
negando persino l’evidenza. Ma gli occhi – che sono
dalla mia parte,
ringraziando il cielo – si sono incatenati più di
una volta a quelli di oceano
e di cielo dello scrittore, scrutandogli l’anima e
ritrovandovi un essere assai
più profondo e tormentato dell’individuo sbruffone
e superficiale che voleva
apparire. Non solo. I suddetti occhi si sono posati più di
una volta sulle
labbra e sul fisico dello scrittore, in particolare sul suo delizioso
didietro,
e hanno apprezzato la visuale. Oh, eccome se lo hanno fatto!
Ma torniamo a
noi.
Castle ha
cominciato a seguire
Kate al lavoro come la sua ombra, rivelandosi una fonte interessante di
teorie,
spesso completamente folli, a volte assolutamente geniali per la
risoluzione dei
casi. Ma l’aspetto principale è che la sua
presenza si è trasformata in una
sorgente continua di leggerezza nel mondo di Kate, così
difficile e duro. Ci ha
fatto tornare il sorriso, la voglia di scherzare, la
capacità di prendersi un
po’ meno sul serio. Ci ha fatto riscoprire la fiducia nel
lato magico
dell’esistenza, quella che avevamo da bambini e che era
andata perduta. Anche
se nella maggior parte dei casi si comportava come un ragazzino viziato
e
strafottente, a volte i suoi occhi hanno espresso una bontà
e una tenerezza che
a me non sono certo passate inosservate.
E sappiate che
io sono un attento
osservatore.
Inutile dirvi
quanto io abbia
dovuto combattere con il cervello, che continuava a volerlo tenere a
distanza
di sicurezza. In realtà, però, lo scrittore si
è dimostrato una sfida anche per
il raziocinio di Kate, grazie alla sua capacità di pensare
al di fuori degli
schemi, rivelandosi sorprendentemente utile.
Ma non
è stato sempre rose e
fiori.
Castle
è andato a toccare un tasto
estremamente dolente. Spinto dalla sua curiosità patologica
e dal suo bisogno
di fornire un passato alla sua Nikki Heat, ha sollevato il coperchio
del vaso
di Pandora: ha messo le mani sui documenti dell’omicidio di
Johanna. E questo
ha riaperto la vecchia ferita che ha ripreso a sanguinare copiosamente.
Non avrebbe
dovuto farlo.
Non erano affari
suoi.
Ci siamo sentiti
violati.
Quello era il
dramma mio e di Kate
e nessuno aveva il diritto di entrarci. Nessuno.
La rabbia è salita dal profondo delle viscere e ci ha
sconquassato, tanto che
abbiamo fatto fatica a perdonarglielo. Ci avevamo messo anni di analisi
per
ritrovare un minimo di equilibrio, per tenere sotto il livello di
guardia
quella sofferenza atroce che avevamo provato sin da quando avevamo
saputo della
morte di mamma e di come era morta.
Quando Beckett era entrata in polizia, avevamo dedicato ogni minuto
libero a
studiare le prove, analizzare il fascicolo, sviscerare parola per
parola le
annotazioni dei detective che avevano indagato
sull’assassinio efferato di Johanna.
Ci eravamo
macerati, sia io che il
cervello.
Consumati fino
all’ultima fibra.
Poi, con il
tempo, quella furia si
era in qualche modo calmata, anche se io, nel mio punto più
recondito,
conservavo un senso di fallimento totale. Dovevamo rendere giustizia a
mamma e
non ci eravamo riusciti.
E chi era questo
sbruffone
irrispettoso per andare a frugare nel nostro dolore?
Chi gli aveva
dato il diritto?
Però
alla fine Kate è una donna
d’oro. Anzi, io sono un cuore d’oro.
Castle ha capito
di avere
sbagliato e si è scusato. Ed era sinceramente dispiaciuto,
gliel’ho letto negli
occhi e nel cuore, tanto che non abbiamo potuto evitare di accoglierlo
nuovamente al distretto a braccia aperte. Ed è stato meglio
così. Ma di questo
vi racconterò prossimamente.
Nota
dell’autrice
Il
cuore di Kate è partito dall’inizio, ricordando
come tutto è
cominciato e come sono stati i primi mesi di Castle al distretto.
L’accoglienza
calorosa che avete riservato al prologo ha riempito il MIO
cuore!
Vi
ringrazio davvero per il tempo che mi avete dedicato e per avermi
seguito fino qui.
Al
prossimo capitolo,
Deb