I ricordi hanno la fragilità
dell’acqua e la loro forza.
Un momento non sono altro che un debole rigagnolo sul nero di una mente vuota e
poi, all’improvviso, sono una forza inarrestabile che spazza via tutto e annega
nel passato un cuore ormai abituato a
vivere solo nello spazio di un colpo di fucile.
Un intera parete dello Smithsonian è dedicata al sergente James Barnes, ma nessuno sembra badare a lui più di tanto. Morto troppo presto per essere ricordato a
dovere, passa quasi inosservato fra i membri Howling Commandos e le gesta di Capitan America.
Eppure c’è un uomo che da un mese circa non sembra interessato ad altro che a
lui, il primo compagno di Capitan America.
Ogni membro dello staff dello Smithsonian l’ha visto almeno una
volta. Felpa, cappellino, spalle alte e testa bassa per essere sicuro di non
esser visto bene in viso. Un tipo strambo, così l’hanno definito vedendolo
passare.
Il mal di testa che coglie Soldato d’Inverno ogni volta che mette piede
al museo è così forte da farlo guaire. I ricordi che premono per uscire hanno
la forza di un uragano nella sua scatola cranica e scuotono tutto mentre gli
occhi scorrono quella storia estranea di un signor nessuno morto da eroe.
James Buchanan Barnes, sono
mesi che Soldato d’Inverno sa che questo è il suo nome.
L’uomo del ponte, il Capitano Rogers, non ha fatto
altro che allargare la falla aperta da qualcun altro.
La donna col cappotto rosso.
La vittima sbagliata.
Soldato
d’Inverno odia uccidere le donne. Non perché trovi moralmente sbagliato farlo,
sia chiaro, ma perché sono deboli, inette e piangono come fontane quando si
accorgono di stare per morire. Per questa ragione, quando posa lo sguardo sulla
foto del nuovo obbiettivo non è felice.
La dottoressa Jane Foster oltre che essere una femmina è una civile, ovvero la
seconda categoria di gente che Soldato d’Inverno non ama uccidere.
Però gli ordini non si discutono, la donna deve morire e deve farlo in fretta. Soldato
segna il suo viso con una X rossa e Alexander Pierce gli sorride quasi paterno
mentre lo guarda caricarsi il fucile in spalla.
Londra è piena di gente, ma a Soldato non dispiace.
Nascondersi in piena vista è facile e divertente. Si può osservare il mondo
scorrere dall’obbiettivo di un fucile come dietro il vetro di un acquario.
Soldato segue una mamma tornare a casa con un bambino stretto fra le braccia.
Un uomo rincorrere il suo cappello volato in aria da una folata di vento e una
ragazzina mangiare soddisfatta da un sacchetto di patatine.
Noiosi, pensa mentre li guarda vivere
come lui non ricorda di aver mai fatto.
Passano le ore, la notte copre Londra di un manto fumoso che le stelle non
riescono a trapassare.
La dottoressa Foster ha i capelli più lunghi rispetto alla foto, ma Soldato non
ci fa caso. Le donne sono note per questi vezzi, così attende che la donna
salga in macchina e avvii il motore.
Il maggiolino s’immette in strada ed è in quel momento che Soldato spara.
L’auto sbanda, Soldato la segue con gli
occhi e sorride quando la vede puntare dritta contro un palo della luce. È
andata bene, e come al solito, sente la soddisfazione montare. È bravo in
quello che fa, ed essere il migliore nel proprio campo è sempre gratificante,
anche se il suo campo è uccidere la gente.
Ci vorrà circa un minuto e mezzo prima che gli inquilini dei palazzi si rendano
conto di quello che è successo, otto minuti perché l’ambulanza arrivi.
Soldato afferra la maniglia della portiera del maggiolino e con uno strattone
la fa saltare dalle guarnizioni. La dottoressa Foster è bocconi sull’airbag e
il sangue della ferita aperta sul fianco si mischia al rosso del cappottino che
indossa.
Soldato le afferra i capelli alla nuca e le tira indietro la testa.
-NON
È LEI!-
È
una ragazza, non una donna, con il viso paffuto e i lineamenti piacevoli. Soldato
la lascia andare con un verso strozzato
e si tira indietro sopraffatto da uno spasmo alla bocca dello stomaco.
-Non è lei. Non è la Foster.- continua a ripetersi mentre cammina all’indietro -Non
è lei!-
Pierce sembra sorpreso del
suo errore, ma non dispiaciuto. La ragazza colpita è l’assistente personale
della Foster e sua migliore amica. Sorride all’espressione di Soldato d’Inverno
-Non preoccuparti ragazzo, va bene lo stesso.-
Eppure Soldato sente che qualcosa dentro di lui è cambiato. È un debole
sussurro contro le pareti della testa, una voce sconosciuta che lo chiama
assassino e si lamenta di non esser morto davvero cadendo in quel dirupo.
Soldato sono mesi che sente quella presenza farsi più ingombrante fra i suoi pensieri. Sa che si chiama James,
sa che era un brav’uomo, uno di quelli che piacciono a tutti e che lui ha preso
il suo posto.
Sa che era amato e che amava.
Sa che era capace di farlo, a differenza sua.
Il sole è basso sulla città quando Soldato esce dalla penombra scenica
creata all’interno del museo. Una donna con un cappotto rosso gli passa accanto
e lui la segue con lo sguardo.
Non è lei, non le somiglia nemmeno, eppure non può fare a meno di guardarla.
-Trovala.- sussurra la voce del Sergente Barnes
dentro di lui.
-Perché dovrei farlo?- chiede Soldato guardando sparire quella ragazza bionda
con quel cappotto a renderla sbagliata indosso.
-Perché ti ha ridato qualcosa che credevi di non aver mai avuto…-
…La
tua umanità.
New York City.
_Libreria “Il frutto proibito,”_
(Tre mesi dopo)
“Agata fece scivolare le dita lungo il torace marmoreo di Erik, beandosi…”
-È la quinta volta che questo tizio viene descritto come marmoreo, chi diavolo
è l’autrice di questo libro? E.L James[1]?-
Darcy Lewis, ventisette anni appena compiuti, affonda
il viso nel palmo della mano mentre Luisa
Cassetti, vorace settantenne italiana, chiude il libro fra le sue mani e lo
gira per leggere la copertina -No, perché?- le chiede.
-No, sai com’è, per un momento ho temuto che fosse un'altra fan fiction di Twilight messa sul mercato.-
Luisa la fissa perplessa e Darcy sospira chiudendo
gli occhi.
-Non farci caso, continua pure a leggere.-
Sono passati sei mesi da quando la vita di Darcy è
cambiata. Era a Londra e tutto andava bene. Aveva un buon lavoro, un ragazzo
dolce che diceva di amarla e gli elfi oscuri era un solo un ricordo. Poi, un
giorno tutto è andato a puttane.
Un giorno qualcuno le ha sparato e la sua vita si è congelata su una sedia a
rotelle.
Perché è dovuta tornare a casa, perché Jane non poteva prendersi cura di lei,
non con una divinità norrena imbranata come un bambino di cinque anni fra le
scatole e perché Ian l’ha lasciata, non potendo
permettersi di passare il resto della vita assieme ad una…
La ragazza osserva le sue gambe immobili -…Vigliacca…-
-Come cara?- chiede Luisa alzando gli occhi su di lei.
È seduta su una sedia a rotelle,
ma la situazione non è così tragica volendo. Ha incontrato Luisa per caso e si
è letteralmente innamorata di lei e del suo modo di fare. Un eccentrica donnona italiana con un casco di capelli rossi, strati e
strati di trucco sul viso e un marito appena venticinquenne da sfoggiare alle
feste.
È stata Luisa a parlarle del Frutto Proibito per la prima volta e quando Darcy c’ha messo piede, beh, è stato amore.
Cosa c’è di più adorabilmente trash di una libreria erotica dove ci sono peni
ovunque e alcuni hanno su un cappello a cilindro? Ha dovuto per forza
aggiungerlo al suo curriculum vitae.
-Che ne dici allora? Lo ordino?-
Darcy storce la bocca mentre osserva il via vai dei
passanti oltre la vetrina della libreria
- Secondo me… Oh.-
-E tu chi sei splendore?-
Soldato d’Inverno si guarda attorno sbalordito. A pensare che credeva di essere
incappato in una pista falsa e invece la ragazza col cappotto rosso lavora davvero in una libreria erotica.
La guarda per un momento prima di tornare alla donna che lo osserva curiosa.
È seduta su una sedia a rotelle e anche se lo sapeva, avendo rubato i suoi
referti medici, non può dire che la sua vista, non gli strappi un curioso moto
di fastidio alla bocca dello stomaco.
-Sono qui per quel lavoro di magazziniere.-
Luisa si illumina mentre Darcy l’afferra per un polso
-Io credo che non dovresti assumerlo.-
Luisa la guarda perplessa e anche Soldato -Perché?- le chiede la donna.
-Ti ricordi l’ultimo ragazzo piacente che hai assunto?-
Luisa si liscia il mento pensosa -Uhm…-
-Quello che Nick…- il marito toy - …Ha cercato di
uccidere perché accecato dalla gelosia.-
Luisa arriccia il naso -Non ha cercato
di ucciderlo.-
Darcy sospira -L’ha inseguito per mezzo isolato
armato di un pene di marmo di trenta chili, secondo te che voleva fargli?-
Luisa apre la bocca e Darcy la blocca alzando la mano
libera -Non dire nulla, voglio conservare quell’ultimo grammo di innocenza che
mi è rimasto.-
-Ho davvero bisogno di lavorare.-
Le due donne si voltano assieme verso Soldato e Luisa quasi squittisce -Sentito?-
chiede a Darcy -Ha davvero bisogno di lavorare.-
La razza alza le mani sconfitta -Io te l’avevo detto.- sbuffa.
Luisa si avvicina a Soldato vittoriosa e
lo trascina verso il bancone della libreria -Com’è
che ti chiami raggio di sole?-
-Mi chiamo James. Solo James.-
FINE PRIMO CAPITOLO.
Questa storia è stata cancellata per errore e riscrivendola, ho cercato di
cambiarla un pochino per non rendere noiosa la rilettura.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare!
Ino chan.
[1] Autrice di 50 sfumature di grigio.