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Autore: dalialio    26/07/2014    1 recensioni
Duemilaquattordici.
Se mi trovavo nel duemilaquattordici, non ricordavo assolutamente nulla di quello che era successo negli ultimi sei mesi circa. La botta in testa mi aveva fatto davvero perdere la memoria.
In ogni caso, sapevo cos'era lo scenario che si stagliava di fronte a me.
La fottuta Apocalisse.

[Lievi spoilers nona stagione]
Sospesa per necessitata rivisitazione
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 4
W  E  L  C  O  M  E     T  O     T  H  E     N  E  W     A  G  E


I'm waking up to ash and dust,
I wipe my brow and I sweat my rust,
I'm breathing in the chemicals.

I'm breaking in, shaping up,
Checking out on the prison bus,
This is it, the apocalypse.





Capitolo 4





Mi svegliai poco riposato e con gli occhi umidi. Sbattei le palpebre più volte per evitare che le lacrime cadessero, poi mi guardai attorno. Fuori era buio. L'unica illuminazione proveniva da una lampada da campeggio appesa alla parte opposta dell'infermeria.
Un peso mi opprimeva il petto. Da quando Zaccaria mi aveva riportato alla realtà dopo quel salto nel futuro, avevo riallacciato i rapporti con Sam, per paura che, se ci fossimo allontanati, il futuro che era stato predetto si sarebbe verificato. Poi, vedendo che le cose avevano preso una piega ben diversa da quella pronosticata da Lucifero, non avevo più pensato alla possibilità che la situazione potesse diventare realtà. Invece era come se fosse stata sempre in agguato. Come se il futuro fosse stato lì a guardare e a ridere della mia ingenuità, pronto a rinfacciarmi il tutto con un "te l'avevo detto" appena fosse diventato realtà.
Mi sentivo uno stupido, imprigionato in un anno che non era il mio, circondato da persone che non avevo mai visto prima. Nemmeno Cas sembrava più lo stesso. Non riuscivo quasi a riconoscerlo. C'entrava forse con il fatto che era caduto? Non ne ero totalmente sicuro, ma se gli angeli avevano la grazia avrebbero dovuto comunque avere i loro poteri. Cas li aveva ancora? O aveva perso la grazia? Molto probabilmente non l'aveva più, altrimenti avrebbe già fatto il suo trucchetto di magia per rimettermi subito in sesto. Ricordavo che nel 2014 era umano. Quando gli avevo chiesto cosa gli fosse successo, aveva risposto: "La vita."
Rimasi sveglio fino all'alba, fissando il vuoto senza pensare a niente. Una lacrima che cadde sulla mia guancia mi sorprese, ma l'asciugai e feci finta che non fosse successo niente.
Fuori dalla tenda i rumori aumentavano man mano che la luce del sole si rafforzava, tanto che dopo una mezz'ora dall'alba c'era già un gran viavai. Poco dopo, Doc venne a vedere come stavo. Bofonchiai una risposta positiva, ma lui non diede peso alla mia poca propensione nel rispondergli. Ormai doveva aver capito che quello era il massimo che poteva ottenere da me.
Constatò che la febbre era scesa e che avevo ripreso un colorito quasi normale. Cambiò il sacchetto della flebo, poi srotolò la benda per controllare la ferita. Il ginocchio era livido e gonfio e i margini del taglio erano incrostati di sangue. Doc pulì la ferita con della fisiologica e strinsi i denti dal dolore quando il ginocchio si mise a pulsare. Poi Doc si mise a fasciarmi il tutto con una garza pulita.
"Sei venuto a prendermi del sangue?" domandai con tono infastidito.
Doc ignorò il mio umore. "No. Le ultime tre analisi hanno mostrato che sei pulito. Sono passate dodici ore, ormai sei fuori pericolo."
Nessuno parlò per qualche minuto.
"Come va con la memoria?" domandò quando ebbe finito di bendarmi la ferita.
Scossi la testa. "Nada."
Doc si alzò, avvicinandosi per controllare la ferita sul mio cuoio capelluto. "Spero tu non abbia avuto una commozione celebrale," commentò.
"Una... oddio," sospirai. Che cazzo.
"Ma il più delle volte si risolve tutto da solo. Nella maggior parte dei casi la perdita di memoria è temporanea."
Grugnii una risposta indefinita.
"Qual è l'ultima cosa che ricordi?" chiese Doc.
Sbuffai. Avevo sentito quella domanda già un paio di volte e non ero riuscito a dare una risposta. Non volevo fare la figura dell'idiota che non sapeva nemmeno che giorno fosse. Ma sapevo anche che dovevo affrontare la cosa e che dovevo una risposta a Doc, che si stava prendendo cura di me nonostante la mia ostilità. Mi sforzai di pensare. "Ehm... Sam in coma?" dissi. Ero abbastanza sicuro che quella fosse l'ultima cosa che ricordavo.
"Sam in coma?" ripeté Doc.
"Sì, dopo che gli angeli sono caduti," spiegai, vista l'espressione confusa di Doc.
"Ah," rispose soltanto. Poi distolse lo sguardo. Sembrava che mi nascondesse qualcosa.
"Cosa?" domandai.
Doc esitò.
"Cosa?" insistetti.
Nessuna risposta.
Ne avevo abbastanza. "Sono stufo di essere preso per il culo!" sbraitai. "Ho fatto finta di niente, sperando che qualcuno venisse a darmi delle spiegazioni, ma sembra che qui non importi a nessuno di me!" Nemmeno Cas mi aveva dato una risposta quando gli avevo chiesto di Sam. "Adesso mi dici cosa diavolo sta succedendo, ragazzino," gridai, "o appena mi alzo da questo letto, giuro che ti farò pentire di avermi curato!"
"Una cosa per volta," mormorò.
"Dimmi!" esclamai, ignorando le sue parole.
Passò qualche secondo prima che rispondesse. "Gli angeli sono caduti cinque anni fa."
Mi presi qualche attimo per elaborare quell'informazione. "Cinque anni," ripetei. Feci un calcolo a mente. Significava che mi trovavo nel... duemiladiciotto?
"Sono successe diverse cose da allora e non è il caso che te le sbattiamo in faccia tutte insieme. Una cosa per volta."
"Ho perso cinque anni della mia vita?" ruggii.
"A quanto pare."
Ricordavo il commento che lui stesso aveva fatto il giorno prima, quando aveva riso dicendo che la TV era sparita da tre anni. Speravo scherzasse.
La perdita di memoria non mi aveva preoccupato, all'inizio. Avrei potuto sopportare se avessi dimenticato gli ultimi sei mesi, come avevo creduto in un primo momento. Ma cinque anni. No, non volevo crederci.
"Mi dispiace, Dean," disse Doc, "ma troveremo una soluzione. Si risolverà tutto."
"Vattene," mormorai, chiudendo gli occhi e massaggiandomi l'attaccatura del naso. "Voglio restare solo."
Sentii i suoi passi uscire dalla tenda. Rimasto solo, sprofondai nei cuscini, sperando di addormentarmi di nuovo. Improvvisamente la mia mente si era fatta stanca ed era solo con le ultime forze che mi rimanevano che riuscivo a tenere le palpebre semichiuse.
L'ultima cosa che vidi prima di addormentarmi era Cas che entrava in infermeria.




***





Quando mi svegliai, mi sembrò di aver dormito per giorni. Avevo le palpebre incollate e la bocca secca. Mi stropicciai gli occhi e mi accorsi che si era fatta di nuovo notte.
Per quanto cazzo avevo dormito?
Sulla branda a un paio di metri di distanza era steso qualcuno. Russava come se al posto del naso avesse un qualche strumento musicale poco identificato. Era girato su un fianco e mi dava le spalle, ma riconobbi Cas.
Mi allungai verso il comodino, cercando di afferrare la bottiglietta d'acqua per berne un sorso, ma con un gesto maldestro riuscii a farla cadere a terra. L'impatto con il terreno provocò un colpo sordo ma distinto.
Cas grugnì e smise di russare. Passò un minuto prima che si voltasse verso di me respirando pesantemente. "Cos'è successo? E' arrivata la fine del mondo?" cercò di scherzare con la voce impastata. Non risi alla scelta poco felice delle parole.
"No, ho solo fatto cadere la bottiglia," spiegai, scostando il lenzuolo e facendo scivolare le gambe oltre il bordo del letto. Quando piegai le ginocchia, la ferita alla gamba pulsò come se qualcuno ci avesse posato sopra un mattone, ma strinsi i denti e feci finta di nulla.
"Ohi, che fai?" esclamò Cas rizzandosi in piedi, mentre mi allungavo per cercare di afferrare l'oggetto caduto a terra. "Devi stare sdraiato, altrimenti Doc mi ucciderà."
"Che vada al diavolo!" mormorai. Trattenni un lamento quando, piegato com'ero, il dolore al ginocchio aumentò.
"Dai, faccio io," disse Cas. Afferrò la bottiglia e la rimise sul comodino, poi mi fulminò con lo sguardo. "Devi stare a riposo, altrimenti non riprenderai mai le forze."
"Sto bene," grugnii, puntellandomi sulle braccia e facendo forza per sollevarmi. Quando riuscii a mettermi in piedi, trovai il viso di Castiel a pochi centimetri dal mio. La testa si mise a girare e barcollai, ma Cas riuscì a tenermi dritto afferrandomi sotto le ascelle come se fossi un poppante.
"Troppo veloce," constatai. Cas mugugnò in approvazione.
Aspettai qualche secondo per essere sicuro che la testa non girasse più. Sentivo il respiro di Cas sul mio viso e le sue mani - calde anche se il tessuto della maglietta le divideva dalla mia pelle - che stringevano saldamente il mio torace. Gradualmente allentarono la presa, finché non riuscii a reggermi in piedi da solo. Le costole che erano state a contatto con le sue mani sembravano bruciare sotto la mia pelle.
"Il bell'addormentato si è messo in piedi" commentò Cas, divertito. Non l'avevo mai visto così di buon umore. Il Castiel che ricordavo era sempre vestito di un trench e di un'espressione seria. Se Cas sorrideva, il duemiladiciotto non poteva essere così male.
La mia gamba sinistra sosteneva tutto il mio peso e cominciava a dolere. "Non è che ci sono un paio di stampelle da queste parti?" domandai.
"Per fare che?" replicò Cas, accigliato. "Non pensarci nemmeno, Dean. Stare in piedi è il massimo che posso concederti, non te ne andrai a gironzolare con la gamba in quello stato."
"Sono rimasto bloccato a letto per due giorni, è molto di più di quanto sarei riuscito a sopportare," dissi. "Ho bisogno di camminare."
Mi fissò per degli interminabili secondi, poi sbuffò, sconfitto. "E va bene, ma solo per cinque minuti!"
Trovò delle stampelle in un armadio di metallo e con quelle mi trascinai fuori dalla tenda, con Cas al seguito. Dei piccoli riflettori sparsi tra le costruzioni irradiavano abbastanza luce da permettermi di vedere quel tanto che bastava per zoppicare senza andare a sbattere contro qualcosa.
"Dove vuoi andare?" domandò Cas.
Mi strinsi nelle spalle. "Dovunque, mi basta muovermi un po'," replicai.
Fece strada nella semioscurità, mentre le stampelle affondavano nella terra umida e molle. Mi sentivo lento e ingombrante e non nella splendida forma in cui avevo affermato di essere. Ma avevo davvero bisogno di quella passeggiata, dopo essere stato immobile a letto per tanto tempo.
Vagammo per cinque minuti, in cui percorremmo non più di un centinaio di metri a causa della mia andatura, passando tra basse costruzioni di legno costruite a pochi metri di distanza l'una dall'altra. Immaginai fossero le abitazioni di chi viveva lì al campo.
All'improvviso un pensiero mi attraversò la mente. Visto che io e Cas eravamo soli, non poteva non rispondermi quando l'avessi affrontato. Mi fermai di punto in bianco.
Cas si voltò, non percependomi più accanto a lui. Mi fissò nella flebile luce dei fari. "Che c'è?"
"Voglio la verità," dissi. Mi aspettavo che mi chiedesse a cosa mi riferissi, ma se ne stette lì a guardarmi, aspettando che ponessi la mia domanda. Feci un respiro profondo per prendere coraggio. "Cos'è successo a Sam?"
Rimase a fissarmi senza tradire alcuna emozione per parecchi secondi, poi un angolo della bocca si contrasse per un attimo. "Come lo ricordi?" domandò. La sua voce era piatta.
"Come... lo ricordo?" ripetei, confuso. Non sapevo se avrei dovuto raccontargli di quando nel futuro - ormai passato - Lucifero si era impossessato di Sam. "L'ultima cosa che ricordo è Sam in coma," risposi infine.
La sua espressione era sorpresa ma allo stesso tempo confusa.
"Dopo che gli angeli..." Indugiai, non sapendo come affrontare un discorso che riguardava Castiel così da vicino. "Dopo che sono caduti."
Cas mi fissò per dei secondi interminabili. Alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro, poi si voltò. I suoi piedi rivelavano il suo nervosismo. Era come se stesse combattendo contro se stesso. Quando tornò a voltarsi verso di me, la sua espressione era determinata. "Vieni con me," mormorò. "Ti porto da Sam."







Note dell'autrice

Sì, sono ancora viva! Mi dispiace di aver pubblicato questo capitolo così in ritardo, ma tra lo studio e gli esami degli ultimi mesi non ho più avuto occasione di scrivere/pubblicare. Ma ora sono qui! Spero di riuscire a continuare la storia al più presto visto la maggiore quantità di tempo libero a mia disposizione (anche se la mia ispirazione potrebbe finire e mi troverei bloccata prima di quanto mi aspetti).
Vi ringrazio per essere così pazienti con me, vedo che la storia è comunque seguita nonostante i miei ritardi! Quindi graziegraziegrazie! :)
Al prossimo capitolo!
   
 
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