Bailamos-
capitolo tredici
Com’è
vero che nel vino c’è la verità
ti dirò tutto, senza segreti.
William Shakespeare
RACHELE’S
POV
Dopo
il primo appuntamento avvenuto al cinema, guardando uno dei miei film
preferiti, ero già al quinto incontro con il ragazzo di cui
ero innamorata. Non
potevo crederci. Ero al massimo della felicità, il mio cuore
era leggero come
una piuma e in ogni momento della giornata il mio viso era colorato da
un
sorriso, tutte cose che facevano ingelosire mio padre e fremere dalla
gioia Esme.
Mi
osservai allo specchio tutta contenta. Mi ero perfino tinta i capelli
di
castano per Emanuele e devo dire che non smetteva di farmi complimenti
su
quanto questo colore mettesse in risalto i miei occhi e la mia
carnagione.
Oggi
saremmo andati a vedere uno spettacolo di danza classica. “Il
lago dei cigni”
si sarebbe messo in scena. Ero davvero eccitata all’idea di
poter, finalmente,
vedere dal vivo uno dei balli più belli della storia della
danza classica. Fino
ad adesso, mi ero accontentata di vedere e sentire le splendide musiche
di
quest’opera solo tramite dvd ma ora avrei visto tutto da
vicino.
Certo
era che a farmi compagnia c’era Emanuele,
quindi…mi sarei sicuramente
distratta.
Dopo
un’ora di guida intervallata da barzellette, musica, sorrisi
e chi più ne ha ne
metta, arrivammo al teatro.
Amavo
quel ragazzo, era deciso. E se all’inizio solo il suo fascino
mi aveva
stregato, ora amavo anche ogni sfaccettatura del suo carattere. Amavo
il modo
in cui faceva curvare le mie labbra in un sorriso quando ero un
po’ giù, amavo
il modo in cui rideva, in cui si passava una mano nei capelli, in cui
arrossiva
quando mi beccava ad osservarlo. Insomma ero innamorata, punto.
Lo
spettacolo fu, come avevo immaginato, di una bellezza stratosferica.
Era
tutto perfetto. I ballerini con la loro grazia, eleganza e
raffinatezza, le musiche, i costumi, la scenografia, tutto.
Sebbene
fossi un insegnante di danze latino americane, adoravo la danza
classica e
sapevo anche un po’ ballarla. Al posto di fare
l’università, avevo infatti,
deciso di continuare con la mia passione più grande: il
ballo, in tutte le sue
forme.
Piansi
tanto, dovevo ammetterlo.
La
scena finale fu struggente…la morte del cigno e quella
musica così triste e
travolgente di Čajkovskij, fecero bagnare le mie guance come non mai.
Quando
uscimmo Bobby mi sorrise e mi tenne per mano.
-Ma
perché stai piangendo così tanto?- mi chiese
guardandomi, con i suoi occhioni
blu.
-Beh…ecco,
scusami, non volevo ma…- un singhiozzo mi interruppe,- ma
è troppo t-triste
q-questo spet-tacolo e…
Non
mi diede il tempo di finire che mi abbracciò.
-Sei
molto sensibile Rachele…non conoscevo questo lato di te e
devo dirti che non mi
dispiace affatto…però a saperlo prima ti portavo
a vedere l’opera “Pagliacci”.-
mi sorrise, facendo ridere anche a me.
-No,
“Pagliacci” è un’altra opera
triste.- risi.
-Ah
davvero? - fece una faccia buffa che ci fece ridere.
-Dai
su ora asciuga quelle lacrime…ti va di andare un
po’ al parco?
Annui
con un sonoro “Mhm mhm”, poi ritornata nella sua
macchina il viaggiò partì.
Per
fortuna la pineta non distava molto dal teatro, così in
pochi minuti arrivammo.
Ancora
mano nella mano, gesto che faceva battere il mio cuore
all’impazzata, facemmo
una passeggiata, circondati da tanto verde, un laghetto con le papere,
ragazzi
e bambini di ogni età.
-Sai
Rachele, in tutti i nostri appuntamenti, mi sono reso conto di una cosa.
-Cosa?-
chiesi guardandolo.
-Che
mi piaci e anche molto…o meglio il fatto che tu mi piacessi
è un fatto vecchio,
perché la tua bellezza esteriore e interiore non mi era
passata inosservata, ma
conoscendoti meglio credo di aver capito che voglio che tu sia la mia
ragazza,
la mia fidanzata. - rispose, guardandomi con fermezza.
Oh
Dio mio, era forse un sogno, questo? Un pregio ma forse anche un
difetto di
Emanuele era che le cose le diceva molto schiettamente, dunque sentirmi
dire
all’improvviso che gli piacevo era…wow…!
-Oh
wow…cioè…non ci
credo…è tutto vero?
Ricambiai
il suo sguardo.
-Certo…sempre
se tu lo voglia ovviamente…
-Ovviamente
sì- risposi con enfasi, saltandogli addosso.
-Non
sai da quanto aspettavo questo momento.- continuai.
-Dici
davvero?- chiese allontanandomi un po’ per guardarmi negli
occhi.
-Ovvio,
non so come tu abbia fatto a non capirlo subito.
Gli
feci la linguaccia e lui mi sorrise stringendomi a sé.
ESMERALDA’S
POV
Felice?
Sì molto probabilmente era felicità quella che
stavo provando in questo momento.
Oggi pomeriggio sarei uscita con Gabriele.
Mi
sarei divertita? La parte più acida di me avrebbe continuata
a prendere il
sopravvento? Oppure la vecchia dolce Esmeralda sarebbe tornata?
Tra
tutte queste domande, non mi accorsi che il mio cellulare stava
squillando.
-Pronto?
-Hola
Esmeralda, sono Gabriele. Ti disturbo?
Parli
del diavolo…
-No,
assolutamente. Dimmi.
-Sì…ehm…senti,
vedi che…per quanto riguarda oggi pomeriggio
c’è un piccolo cambio di
programma.
-In
che senso?
Ti
pareva che non doveva esserci qualcosa a rovinare tutto?
-Vedi
i miei genitori mi hanno appena chiamato per dirmi che hanno avuto
problemi con
il volo Barcellona-Italia, dunque arriveranno domani mattina e non oggi
pomeriggio come previsto. Ora però il problema è
che mia cugina oggi pomeriggio
non può badare a mia sorella che è troppo piccola
per stare da sola, quindi…
-Quindi?
-Quindi
per te sarebbe un problema se venisse con noi al luna-park?
-Oh…ehm,
era questo dunque! Beh…no, tranquillo! Farò la
conoscenza di tua sorella, va
benissimo!
Ero
sincera. Non ci sarebbe stato niente di male se sua sorella fosse
venuta con
noi…e poi questo non era certo un appuntamento romantico
dunque…
-Perfetto,
scusa per l’inconveniente…allora ci vediamo
intorno alle quattro e mezza.
-Bene,
ciao Gabriele.
-Ciao
Esmeralda.
Chiusi
la chiamata e tornai in camera mia per prepararmi per il pomeriggio.
Dentro
di me ero serena. Ma avrei dovuto seriamente iniziare a togliere il
freno, ed
essere più “umana” e meno
“meccanica” con lo spagnolo? E se la sua fosse
stata
tutta una maschera? Nah, perché avrebbe dovuto nascondersi?
Ma poi la cosa che
più stava torturando la mente era perché
insisteva tanto con me?
Gabriele
Levanti. Levanti Gabriele…ah accidenti!! Eri così
gentile, dolce e galante che
mi stavi facendo di nuovo cambiare. Eri indubbiamente anche bello, e io
mi
sentivo troppo fragile…dovevo davvero fidarmi di te?
Uffa
quante domande!
-Carota
aiutami tu, ti pregooo!!- mi rivolsi alla mia fedele amica.
I
suoi occhioni neri mi guardarono, così le accarezzai la
testolina e poi andai
al computer per sbirciare qualche consiglio per un bel look.
Non
che mi volessi mettere in tiro, sia chiaro…solo
che perlomeno dovevo essere presentabile…ci sarebbe stata
anche sua sorella, d'altronde…
Dopo
un po’ il campanello di casa suonò.
Era
la signora Agnese. E in mano aveva una bottiglia di vetro, verde.
-Oh
signora, buongiorno! Mi dica.
Intanto
anche Carota mi si avvicinò facendo le feste alla mia vicina
di casa. Ormai
erano diventate amiche quelle due.
-Ciao
Esmeralda, che bello trovarti in casa di mattina.
Senti…poche ore fa mio figlio
mi ha portato due bottiglie di vino rosso, sai che è un
imprenditore lui, no?
Beh…vorresti accettarne una? Io non ne bevo così
tanto…
-Signora
no, io e l’alcool siamo come due rette parallele, non sa
minimamente come mi
potrei comportare se ne bevessi anche solo un goccio…e poi
mi dispiacerebbe privarla
di un dono di suo figlio…comunque vuole
accomodarsi…faccio il caffè.
-Oh
sì volentieri.
La
mia cara vicina entrò in casa, e in seguito
all’averla fatta sedere in cucina,
accesi la caffettiera.
-
Esmeralda ti prego accetta la bottiglia. Un bicchierino ogni tanto non
potrà
farti che bene…e poi se inviti qualcuno a pranzo o a cena un
bel vino rosso non
deve mancare. - mi ridisse Agnese, guardandomi con occhi dolci.
-E
va bene Agnese, se proprio insiste,- risposi sconsolata,-
però ora stia tranquilla,
vuole una fetta di ciambellone? L’ho fatto stamattina.
Presi
la bottiglia che aveva posato sul tavolo e la misi in frigo. Tanto
sempre lì
sarebbe rimasta…
-Grazie,
lo gradirei molto. Ma tu cucini dolci anche quando non lavori?
-Beh
ogni tanto,- sorrisi- sa il mio lavoro è anche una delle mie
più grandi
passioni, quindi…non mi dispiace fare dolci.
-Capisco,
ne sono contenta…e dimmi ieri sera come è andata
con quel giovanotto?- cambiò
discorso imbarazzandomi.
-Bene
Agnese. Ho cucinato ciò che mi ha consigliato, e sembra che
tutto sia stato di
suo gradimento. Poi abbiamo visto uno dei due dvd che lei mi diede da
parte
della mia amica Rachele.
-Oh
bene bene, mi fa piacere. Ma sentiamo… il giovanotto in
questione è quel bel
ragazzo che vidi tempo fa, a casa del signor Diomede?
-Sì…-
risposi un po’ imbarazzata.
Non
mi era mai piaciuto parlare di ragazzi.
-Comprendo…e
ti piace?
-Oh
beh…forse signora…non capisco più
niente.- confessai.
-Raccontami
ciò che provi…potrei provare ad aiutarti- mi
disse.
Così
le raccontai del giorno in cui pranzai con i miei genitori, del bacio e
di tutto
quello che poi seguì, compresi i miei cambiamenti e le mie
sensazioni.
-Interessante…beh
cara Esmeralda, io ricordo bene quando mi raccontasti di Adriano e del
suo
imperdonabile comportamento, e so che sei una ragazza meravigliosa. Non
conosco
questo giovanotto che ti sta facendo cambiare, ma penso che dovresti
provare a
dargli una possibilità. Sai io quando conobbi Antonio,
quella buon’anima di mio
marito, seppi dal primo sguardo che era l’uomo che amavo e
che avrei amato per
sempre.
-Tutte
i matrimoni dovrebbero essere come il suo, cara Agnese, fondati su
nient’altro
che amore, rispetto e fiducia. Vedrò signora,
vedrò. Ciò che ho capito è che in
fondo ci sono cose che non si possono controllare. Il cuore batte il
cervello,
più di una volta, purtroppo e per fortuna…Ah, ma
quesi dimenticavo, Agnese oggi devo uscire con quel
giovanotto…potrebbe tenere Carota?
Gli
occhi dell’anziana donna sorrisero.
-Ma
certo…se vuoi puoi farla anche dormire da me, nel caso tu
facessi tardi…
-No,
ma che tardi signora…
-Dai
falla stare da me, Carota è vero che oggi dormiamo insieme?
La
mia cagnolina si avvicinò alla mia vicina che prontamente la
accarezzò.
-E
va bene…va bene!
Sorridemmo
e la giornata continuò.
***
Okay…il
citofono era suonato. Diedi un’ultima occhiata alla mia
figura riflessa sullo
specchio. Avevo deciso di indossare un vestitino al ginocchio verde, un
copri
spalle bianco, e dei stivaletti marroni come la borsetta di cuoio a
tracolla.
Mi ero legata i capelli in una coda alta, lasciando libere solo due
ciocche
mosse, ai lati del viso.
Sospirai
e uscii di casa, non prima però di aver lasciato Carota da
Agnese.
Ad
aspettarmi appoggiato alla sua macchina c’era lo spagnolo, e
accanto a lui una
bambina…doveva essere Luz.
Era
la stessa ragazzina della foto che mi mostrò un giorno.
Carnagione abbronzata,
grandi occhi neri quasi a mandorla e lisci capelli color carbone.
Una
piccola Pocahontas per farla semplice. In mano aveva anche una borsetta
di
Barbie e una macchina fotografica. Suo fratello invece indossava una
camicia a
quadrettoni blu e neri (con le maniche sempre rigorosamente piegate a
metà
avanbraccio) sotto un pantalone beige e delle converse blu.
-Ciao.-
dissi prima guardando il moro e poi sua sorella.
-Ciao
Esmeralda.- Gabriele si schiarì la voce,- lei è
Luz…Luz lei è Esmeralda.
-Ciao
Luz, mi chiamo Esmeralda ma puoi chiamarmi Esme.
La
piccola mi guardò per qualche secondo seriamente, quasi come
fosse concentrata
sul mio viso…magari le ricordavo qualcuna. Poi, dopo qualche
secondo, le sue
labbra su curvarono in un dolce sorriso.
-Ecco
a chi ti assomigli…sei Anastasia…
-Come?
Anastasia? E chi è?- chiesi ridendo.
Anche
Gabriele scoppiò a ridere.
-Anastasia
la regina di tutte le Russie…
Guardai
stranamente Gabriele, sempre mantenendo il sorriso.
-Credo
intenda Anastasia Romanov, da cui hanno tratto il cartone animato della
Disney…-disse Gabriele.
-Ma
sì…stessi capelli rossi, sorriso, forma degli
occhi…sei bella Anastasia…- disse
la piccolina avvicinandosi a me. Dopo qualche secondo mi sorrise e mi
abbracciò.
Ero
certa che in quel momento le mie guance si fossero tinte di rosso. Non
ero più
abituata ai bambini, alla loro innocenza e ai loro abbracci. Mia
sorella non mi
faceva quasi mai vedere Raffaele.
-Oh
grazie piccolina, ma lei non ha gli occhi azzurri?- ricordai
accarezzandole i
capelli.
-Fa
nulla, sono del mio stesso colore i tuoi.
-Bene!-
le sorrisi,- sai a chi assomigli tu, invece?
-A
chi?
Che
vocina dolce, Dio!
-A
Pocahontas…ti piace?
La
piccolina si staccò da me e guardò Gabriele.
On
no, non è che avevo sbagliato qualcosa?
-Ho
detto qualcosa di sbagliato?- chiesi con timore.
-No…è
che è la sua protagonista preferita.- rispose ridendo
Gabriele.
-Oh
beh mi fa proprio piacere.
Dopo
qualche secondo entrammo in macchina. Io e Luz decidemmo di sederci nei
sedili
posteriori insieme. Le misi la cintura di sicurezza e il viaggio
partì.
Okay…era
molto probabile che mi fossi fatta una nuova amichetta.
***
Il
viaggio non fu molto lungo. Io e la piccola Luz parlammo più
che altro dei
nostri cartoni preferiti della Disney, di gusti di gelati, di compiti
scolastici, amici e di colori. Era una bambina simpatica, gentile e
sempre
sorridente, si vedeva che era sorella a Gabriele.
Giunti
al luna-park presente in un piccolo paesino vicino a quello in cui
abitavamo,
rimasi a bocca aperta. Mi sembrava di essere ritornata piccina, alle
volte in cui
ogni domenica del mese andavo col mio papà nelle fiere dei
paesi vicini per
andare ai parchi che allestivano.
Entrati
prendemmo un piccolo volantino che mostrava tutte le attrazioni che
avremmo
potuto vedere.
Luz
scelse come prima giostra un trenino a forma di bruco.
Ovviamente
salì solo lei…eravamo troppo grandi per entrare
nei piccoli vagoncini.
-Scusami
se le cose sono andate diversamente dal previsto.- mi disse ad un certo
punto
Gabriele, salutando con la mano la piccola Luz che stava per fare il
suo primo
giro.
-Tranquillo,
tua sorella è simpatica. Si vede che è una brava
ragazzina.
-Mi
fa piacere che tu la pensi così. In effetti è una
bambina deliziosa, un po’
capricciosa a volte…ma mi vuole bene.
I
suoi occhi mentre parlava, erano fissi su Luz che stava ridendo come
una matta
durante il suo giro.
-Si
nota tanto…sono certa che lei e mio nipote andrebbero
d’accordo.- dissi
pensando a Raffaele.- solo che lui ha quattro anni.
-Ah
beh solo tre anni di differenza, in fondo!
Dopo
qualche altro minuto la piccola ci raggiunse, e mi prese per mano.
Era
bello stare in questo posto. Sebbene ci fossero più giostre
adatte ai più
piccoli, e quindi poco adatte a me e a Gabriele, era una bella
sensazione
quella di essere circondati da bambini, da sorrisi, da palloncini
colorati, dal
profumo di zucchero filato e di focaccine dolci…era una cosa
che non provavo da
tanto tempo.
Inutile
dire che mi divertii comunque molto e vedere la piccola Luz fare
capricci con
Gabriele, era un qualcosa di imperdibile, soprattutto quando la piccola
voleva
fare delle foto a me e lui. E poi vederlo nei panni di fratello
maggiore era
proprio strano.
Dopo
un paio di ore, in cui feci la conoscenza del venditore di palloncini e
di
zucchero filato, a detta di Gabriele due bravi ragazzi che servivano
per
dimostrarmi che c’erano anche brave persone nei maschi, il
cielo iniziò a
imbrunirsi così decidemmo di fare altre due giostre, e di
mangiare qualcosa.
-Anche
tu fai dolci, Anastasia? - chiese la piccola ad un certo punto.
-Luz,
ancora con Anastasia? Si chiama Esmeralda.- la riprese Gabriele.
-No
tranquillo, può chiamarmi come vuole! Comunque sì
anch’io faccio dolci, sono
una pasticcera.
-Wow
forte!- disse allungando la o, e la e.
-Qual
è la tua torta preferita?- le chiesi.
-Mhm,-
si mise una manina sul mento e volse gli occhi al cielo in una
posizione da
pensatrice,- direi la crostata alla marmellata.- rispose infine,
leccandosi le
labbra.
Era
proprio una bambina deliziosa.
-Oh
benissimo! Allora un giorno di questi te la preparo, così
Gabriele te la porta.
-Come
si dice adesso?- chiese Gabriele rivolto a sua sorella.
-Grazie!-
disse la piccola.
-Non
c’è bisogno di ringraziarmi. – le feci
l’occhiolino e lei mi sorrise,
Dopodiché
riprendendomi per mano, continuammo il nostro cammino alla ricerca di
qualche
altra giostra.
A
distanza di un quarto d’ora vedendo una di quelle attrazione,
dove bisognava
prendere un peluche muovendo opportunamente una levetta, si
fermò lì, lasciando
la mia mano e prendendo quella di Gabriele che fece stringere alla mia.
Oh
no…ero mano nella mano con Gabriele? No, no…che
imbarazzo.
Lo
spagnolo mi guardò timidamente per qualche secondo, poi
sciolsi prontamente la
presa.
-Luz,
ma che cosa combini?- la rimproverò.
-Che
ho fatto?- chiese la bambina.
-Io
ed Esmeralda non siamo fidanzati, non possiamo tenerci mano nella mano,
capito?
-Okay,
okay, ma siete carini.- rispose ridendo Luz.
Risi
anch’io. Bah che situazione!
***
Erano
le otto di sera. La piccolina sembrava stanca e il cielo era proprio
scuro. Il
momento di tornare a casa era giunto.
Gabriele
fece una telefonata a sua cugina per vedere se fosse tornata in casa.
Mi
piaceva sentirlo parlare in spagnolo.
-Senti
Esmeralda…ti dispiace se riporto prima mia sorella a casa, e
poi accompagno te?
Mi sembra stanca…tanto c’è mia cugina
che può badare a lei. - mi chiese il
moro.
-Certo,
nessun problema.
Misi
la cintura di sicurezza a Luz e a me e poi ci muovemmo verso la casa
dello
spagnolo.
Ascoltammo
un po’ di musica, e la bimba mi fece vedere le varie foto che
aveva scattato al
parco.
Ma
un attimo…quelli eravamo io e Gabriele? Eravamo vicini e
dietro di noi c’era la
ruota panoramica.
-Ehi
Luz…ma come hai fatto a scattare quelle foto? – le
chiesi curiosamente.
-Quando
mi fermavo a vedere le giostre e tu e Gabriele parlavate tra di
voi…le ho fatte
di nascosto.
Annuì
col capo e sorrisi. Dovevo piacerle molto.
Dopo
un po’ si avvicinò al mio orecchio.
-Ma
mio fratello ti piace almeno un po’?- mi sussurrò.
La
guardai sorridendo, le mimai un sì con la testa
aggiungendole all’orecchio un
“ma giusto un pochetto”, e poi misi
l’indice sopra le labbra nel gesto di mantenere
il silenzio.
Lei
ridacchiò e poi rimase a guardare suo fratello.
Dopo
una trentina di minuti arrivammo davanti casa Levanti. Salutai Luz con
un bacio
sulla guancia, poi Gabriele prendendo per mano sua sorella si
avvicinò al
citofono del suo stabile e dopo qualche minuto scese una ragazza.
Doveva essere
sua cugina…vidi che guardò verso la mia direzione
e poi, dopo che lo spagnolo posò un bacio sulla fronte alla
piccola, la prese in braccio dando al moro un qualcosa, che
dalla mia postazione non riuscii a
capire cosa fosse.
Gabriele
ritornò in macchina e posò quel qualcosa sul
sedile accanto al suo.
-Cos’è?-
chiesi curiosamente.
-Oh
nulla di che, è un dolce che ha preparato mia cugina. Mi ha
detto di dartelo.
-A
me? Perché? Non mi conosce neanche…
-Sì
per te…vedi mia cugina è come una sorella per me!
Mi vuole tanto bene e dopo la
delusione che ebbi con Almudena, la mia ex ragazza, si prende molta
cura di me
e si preoccupa per tutto. Non vuole che soffra
più…sa che sarei uscito con te e
ha pensato di prepararti qualcosa.
-Oh
ho capito! Grazie mille.
-Se
vuoi puoi sederti sul sedile anteriore adesso che non
c’è mia sorella.-
continuò.
Feci
come aveva detto, appoggiando il dolce sulle mie gambe.
Poi
la macchina partì.
-Spero
che mia sorella non ti abbia dato troppo fastidio. E’ una
peste a volte, poi le
ricordavi Anastasia quindi…
Il
suo sguardò continuò ad essere fisso sulla strada
di fronte.
-Nah
ti ho già detto che mi piace tua sorella. E poi essere
paragonata ad Anastasia
non è male per niente…nel cartone era bella.
Vidi
che sorrise.
-Sai
anche le si preoccupa per me. Almudena non le voleva molto bene, era
sempre
fredda con lei…dovevo capirlo che non faceva per me.
-Purtroppo
l’amore ci rende ciechi, molte volte. Lo so per
esperienza…
-Mhm…già.
-Ah
lo sai che ho letto che si terrà un saggio di danza, fra due
mesi, alla scuola
di ballo?- mi chiese ad un semaforo rosso.
-Ah
davvero? Pensandoci una volta Rachele lo accennò.
Però non mi faccio nessun
problema…tanto non lo farò.
-E
come mai?
-E
me lo chiedi anche? Non sono brava, punto.
-Io
non la penso così…l’altra volta notai
che ballasti bene con Giovanni.
-Ma
perché è lui bravo…quindi
nell’insieme, passo dopo passo riuscii a fare
qualcosa di decente, con questo non voglio dire che Rachele non sia
brava ad
insegnare, anzi…ma lei giustamente non può
occuparsi solo di me, e allora…
-E
se un giorno di questi ti dessi…delle lezioni private?
Se
prima il mio sguardo era posato sul finestrino, ora era su Gabriele.
-Nah…e
il tempo dove lo troviamo? Io ho da dare un casino di esami, immagino
sia idem
per te…
-Ti
posso portare in alcuni locali di ballo che conosco, ogni sabato
sera…se per
te non è un problema.
-Ci
penso e poi ti dico. - risposi, ritornando a guardare le stelle e il
cielo
serale.
Così
lo spagnolo mi rispose con un “d’accordo,
aspetterò la tua risposta” e
dopodiché decidemmo di ascoltare un po’ di radio,
e così il viaggio verso casa proseguì.
Arrivati
sotto il mio stabile, mi sentii un po’ triste. Avevo passato
una bella giornata
e mi dispiaceva dover lasciare Gabriele. Oh Dio ma come mi ero ridotta?
Non
solo non avevo offeso neanche una volta lo spagnolo, ma adesso mi
dispiaceva
perfino lasciarlo andare? Doveva piacermi troppo, per la miseria!
-Ti
va di salire a mangiare un po’ del dolce che mi ha dato tua
cugina? Niente di
emozionante non credere…solo per vedere
com’è e riferirle se è brava a
cucinare.- chiesi velocemente, guardando davanti a me.
Sentì
il suo sguardo posarsi su di me.
-Come
hai detto, scusa? Credo di non aver ben capito.
-Vuoi
salire, sì o no?- chiesi ora più acidamente.
-O-okay.-
rispose timidamente.
Poi
spense il motore della sua auto ed entrammo nel mio stabile.
Saliti in casa posai chiavi, cellulare e borsetta sul mobile del salotto e poi feci accomodare Gabriele in cucina.
Posai il dolce
sul tavolo e tolsi la carta che lo ricopriva.
Era
una torta ricoperta di panna, piccola ma carina da vedere.
Lo
spagnolo si sedette e rimase a guardarmi.
-Bene…allora…vediamo
come cucina tua cugina.
Presi
un coltello e dei piattini in cui misi due fettine di torta.
Poi
dopo aver dato al moro la sua parte, iniziai a mangiare la mia fetta.
Era
buona, molto buona, la panna si sposava bene con il pan di spagna, si
sentiva
anche il gusto di ciliegie ma anche di…oh no, oh
no…no non poteva essere! C’era
per caso…
-C’è
del liquore dentro?- chiesi con timore.
-Ehm
sì…mia cugina cucina sempre dolci con il
liquore…perché?
-Perché
io sono molto ma molto, troppo sensibile ai liquori, mi…-a
quel punto feci un
singhiozzo,- ubriaco anche con una goccetto di birra,
figurati…
GABRIELE’S
POV
Esmeralda
iniziò a singhiozzare e a coprire la bocca con le sue mani.
Le sue guance
stavano diventando anche rosse…possibile che si fosse
già ubriacata, per due
bocconi di torta?
Dopo
un po’ mi guardò, aveva gli occhi
lucidi…sembrava essersi trasformata…rimase
con lo sguardo fisso nel mio, poi scoppiò a ridere e come se
nulla fosse,
continuò a mangiare la torta. Ma come! Prima mi diceva di
non sopportare
l’alcool e poi continuava a mangiare??
-Esmeralda
non credo dovresti continuare a mangiare, allora.
-No
devo farlo, per rispetto al tempo che tua cugina ha usato per cucinare
questa
meraviiigliiiooosaa tooortaaa. Saii i dolcii vanno sempre mangiatii
tutti, fino
all’ultimaa mollicaaa.- disse allungando le vocali delle sue
parole.
Come?
Cosa? Cavoli, me la vedevo amara stasera.
Finì
di mangiare la sua fetta, ingoiando grandi bocconi, mentre io rimasi a
guardarla con un’espressione timorosa, e con la forchetta a
mezz’aria…avevo
mangiato solo un pezzettino della mia fetta.
-Sai
Gabry era molto buona…parola di pasticcera! - disse ora
ridendo, posando la
mano sulla fronte a mo’ di saluto militare.
E
poi…Gabry? A me? Chiamarmi con il diminutivo?
-Aspetta
che ne dici di bere un po’ di vino? Me l’ha portato
la mia vicina adorata di
casa.- continuò alzandosi e aprendo il frigorifero.
-No
Esmeralda, non è una cosa buona bere il vino dopo aver
mangiato un dolce al
liquore.- risposi alzandomi e cercando di allontanarla dal frigo.
-Ehi
Gabry lasciami stare…decido io cosa è bene e cosa
no…questa è casa miiiaa!-
strascicò la parola.
In
vita mia, e lo potevo giurare, non avevo mai visto una persona
ubriacarsi dopo
aver mangiato un dolce con del liquore.
Certo
però che era divertente vedere l’acida Esmeralda
così euforica e brilla.
Prese
la bottiglia di vino, l’aprì e prese un bicchiere
da un mobiletto sopra il lavello, poi lo riempì fino
all’orlo
e bevve tutto d’un sorso.
-Ti
prego Esmeralda, basta bere, non credo che tu stia bene…
-Ehi
Gabry basta, stoo beniiissiiimoooo.
Era
ubriaca, ma ubriaca ubriaca.
-Sai
Gabryy, tu sei diverso da Adriano, quel verme, stolto!-
continuò riempendosi un
altro bicchiere.
-Sì?-
domandai cercando, invano, di chiuderle la bottiglia di vino che ora
aveva
stretto tra le sue braccia.
-Sì.
Tu sei taaantooo beelloo e gentiiileee! Lui invece mi tradiva, tradiva
me,
capisci?
In
vino veritas, dicevano i latini…e la cara Esmeralda stava
confessando cose che
non credo avrei dovuto sapere.
-Con
quella stupida di Sabrina poi…pff…sono molto
meglio io di lei.- continuò
ridendo.
-Ci
credo, ora però che ne dici di andare a letto mentre io
metto a posto la
bottiglia di vino?- provai a riavvicinarmi ma mi scacciò con
una mano.
-No,
oraaa devii solo ascoltaarmii…perché tu
centrii… eccome se c’entri. Per colpa
tua sto ritornandoo una deboolee…- rise,- con Adriano ero
una debole, lui
diceva di amarmi, di volermi anche sposare…
A
quel punto si riempì un altro bicchiere e bevve, ma subito
dopo perse un attimo
l’equilibrio appoggiandosi al lavello della cucina. Dovevo
assolutamente
toglierle la bottiglia dalle mani.
-Ehi
Esmeralda guarda là?- cercai di ingannarla con una classica
frase che avevo
visto in tv.
-Dove?-
si girò verso la finestra, e in quell’attimo di
distrazione le sfilai la
bottiglia.
-Ehii
bruttoo imbroglionee, cosa fai?- mi guardò con il viso
imbronciato.
Era
tanto carina anche così.
-Ora
andiamo sul divano a riposarci, ok?- le dissi prima di prenderla in
braccio.
Le
misi un braccio sotto le ginocchia e l’altro attorno alle sue
spalle.
-Ehii
mollami subito, capito? Sono cintura nera di karate io!-
protestò cercando di
divincolarsi.
Scoppiai
a ridere. Quanto avrei voluto riprendere tutte queste scene! E pensare
che fino a qualche ora prima, era così tranquilla con mia
sorella.
Non
riuscivo ancora a capacitarmi però! Ma era davvero possibile
che si fosse
ubriacata dopo solo qualche boccone di torta? Pff…che
chica(* ragazza*). Ma non era che mia
cugina aveva versato qualcosa di troppo? Forse vodka e roba
così? Di solito si
limitava a qualcosa di leggero, bah…non avevo ancora
mangiato troppa torta per
poterlo dire. E poi Esmeralda era una pasticcera…come faceva
per dolci come il
babà per esempio? Non li assaggiava? Non li preparava lei?
La
posai sul divano, togliendole le scarpe e aggiustandole i cuscini, su
cui
subito si appoggiò. Poi andai in cucina e mangiai un altro
po’ di dolce. Sì,
cavoli c’era della vodka, e probabilmente anche rum,
mannaggia a Mercedes…cosa
cavolo aveva combinato!
Ritornai
in salotto.
-Saii
Gabrieelee, io e Adrianoo andavamo alla stessa scuola superioree, poii
luii mi
baciò alla festa di Paola Bianchetti la secchiona della
quarta B, cioè baciò
me, capisci? Si fidanzò anche con meee, - scoppiò
a ridere,- poi dueee annii
faa Rachele lo vide, sì vide proprio lui limonare con
Sabrina vita da strega.-
continuò.
Miseriaccia
mi stava confessando tutti i suoi segreti più nascosti. Che
cosa potevo fare?
-Alle
mie spalle, comprendiii??? E poiii lo vidiii anch’iooo,
baciarsi con quellaa! Ma
ioo dovevo capirlo prima, era cosìì freddoo,
distante da mee, me lo diceva
Rachele di non fidarmi, e io? No, lo amo, lo amo, pff…che
stupida che sono
stata! E poi sai cosa?
-No
Esmeralda, non c’è bisogno che tu aggiunga
altro…
-Zitto,
e ascolta spagnolo che non sei altro…lui un giorno venne nel
locale dove
lavoro, mano nella mano con la strega, e me lo disse in faccia :
“ Non siamo
fatti l’uno per l’altro, la nostra storia finisce
qua, addio”, me lo disse in
faccia capisci?
A
quel punto vidi che iniziò a piangere.
-Ma
sono stata io la stupida, come potevo pensare che un figo come Adriano,
alto, bello,
biondo, con gli occhi di un celeste chiarissimo, potesse addirittura
sposarmi? Eh, come potevo?
Stupida di un’Esmeralda…e allora sai cosa?
Le
sue lacrime stavano continuando a scendere…non sapevo
davvero che fare…non
l’avevo mai vista così.
-Alloooraaa
deciisi di diventare di ghiaccioo, fredda, acida, scorbutica,
scontrosa…via
ragazzi del cavolo, brutti traditori!!
Poi
si alzò in piedi e mi guardò intensamente.
-Tu,
invece- mi puntò il dito contro,- tu, invece hai rovinato
tutti i miei piani,
lo sai? Perché sei sempre così buono e gentile,
eh? Perché?
Dopo
ritornò in cucina. La seguii. Vidi che aprì il
frigo e riprese la bottiglia di
vino.
-No
Esmeralda, rilascia subito la bottiglia… ti fai male.- usai
lo stesso tono che usavo quando rimproveravo Luz.
Mi
fece la linguaccia e si portò la bottiglia alle labbra.
Gliela
tolsi con un po’ di forza e poi richiusi il frigo.
-Sei
cattivo! Uffa…però sei proprriiiooo bellooo, mi
vuoi baciare?- mi chiese ora con
gli occhi spalancati e lucidi.
In
quel momento fui certo di essere arrossito. Gesù che
situazione…una ragazza
ubriaca e un timido.
-Oh
ma che carrinooo- calcò sulla erre-, sei arrossitoo,- rise,-
non ti piaccio,
Gabry?
-Esmeralda,
penso sia meglio che tu ora vada a dormire…io…
Mi
mancavano le parole…
-Che
dolcee che seii…non fare come Adriano però,
altrimenti divento cattivaaa,
mooltoo cattiivaa…
-Va
bene, ma ora ti porto nella tua stanza a dormire…accendiamo
la tv, poi tu riposi
e io me ne vado.
-Nooo,
tu non vaii da nessunaa parte.- disse avvicinandosi a me, poi mi
stampò un
sonoro bacio sulla guancia e mi prese per mano.
Il
mio povero cuore stava battendo troppo in fretta per tutta questa
confidenza.
-Dov’è
la tua camera?- le domandai.
-In
fondo al corridoio, ci sonooo anchee i posterr di Jamess Deannn, nei
vuoi unoo???
La
tirai verso di me e poi la presi in braccio e la portai nella sua
camera, poi
la posai sul letto e le tolsi i braccialetti e l’orologio. In
seguito accesi la
tv, notando che stavano trasmettendo uno di quei film con Clint
Eastwood
ambientati nel vecchio western.
-Vuoi
dormire con meee?- chiese.
-Non
penso sia il caso…aspetto che tu ti addormenti e poi vado,
ok? Domani hai
lavoro, no?
-Sììì…purtroppooo.
-Bene,
ti metto la sveglia per le otto allora.
-Okayyy.-
mi sorrise e sbatté le ciglia velocemente.
Era
proprio comica la situazione. Era davvero buffa Esmeralda. Aveva detto
però che
ero molto bello, quindi era molto probabile che le piacessi. Mi sentivo
euforico e molto felice.
Mi
voltai a guardarla, e notai che si stava addormentando.
Menomale…però
non potevo lasciarla sola…forse era meglio se rimanessi sul
divano del
soggiorno a riposare, così se durante la notte si fosse
sentita male, ci sarei
stato io ad aiutarla. E poi a badare a Luz c’era Mercedes.
-Senti
Esmeralda…
-Dimmi
tutto, pistolero! - rispose mimando con le mani due pistole.
Era
proprio andata!
-Allora
posso rimanere a riposare sul divano del soggiorno?
-Ma
cerrrtooo bellissimooo, tutto quello che vuoi.
Annuii
col capo e poi mi sedetti accanto a lei, che rimase a guardare la tv.
Quindi
riavvolgendo il nastro all’indietro, Esmeralda era diventata
una ragazza acida
e scontrosa in seguito al tradimento di un certo Adriano, ragazzo alto
e bello
con cui si fidanzò alle superiori. Questo tipo la
lasciò con parole fredde,
presentandosi mano nella mano con la sua nuova fiamma, niente di meno
che al
locale dove lei lavora.
Poverina,
chissà che umiliazione, davanti a tutti poi…ora
mi erano chiare un po’ di cose…come quella volta
che reagì male al nostro “appuntamento”
al pub, non appena vide un giovane con una ragazza…doveva
essere quello il suo
ex.
-Gabriele?-
mi chiamò.
-Mhm?
-Mi
piaci, sììì… tu mi piaciii
moltissimooo!
-Ma
davvero?- le domandai ironicamente.
Anche
se era ubriaca e molto probabilmente le parole che mi stava dicendo
erano
dovute all’alcool e sicuramente non le pensava realmente, era
bello sentirsi dire da lei che le piacevo.
Annuì
con il capo e poi si addormentò all’improvviso,
come una bambina.
-Mi
piaci anche tu Esmeralda, non sai quanto!
TO
BE CONTINUED…
Buon
pomeriggio, ragazzi!
Scusate
per il mega ritardo ma quella benedetta cosa chiamata ispirazione non
si
decideva a bussare alla mia testa.
In questo capitolo vediamo tre punti di vista: quello della dolce Rachele la quale ha ricevuto la tanto attesa confessione del suo Occhi blu ^_*, quello di Esmeralda (l’ubriacona xD) che si è divertita con la piccola Luz, e quella di Gabriele che si è trovato a conoscere nuovi lati del carattere della scontrosa rossa, la quale ha confessato cosa l’ha resa acida e scontrosa negli anni. Ah…facevano bene a dire “in vino veritas” allora! ;)
Per questo capitolo mi sono divertita a fare un banner...spero vi sia piaciuto. Ho inserito solo l'attrice che immagino come Esme, che mostrai già qualche banner fa, che non è nient'altro che Isla Fisher. ^_^
Che
aggiungere, non mancano così tanti capitoli alla fine di
questa storia.
Purtroppo non è stata seguita come avrei voluto,
quindi…è meglio che la
concluda presto.
Spero
ugualmente che fino alla fine non deluda nessuna aspettativa e
nulla…grazie a :
Sun_Rise93
e elev
per le loro preziose recensioni e chi segue e preferisce
questa storia. ;)
Alla
prossima :)