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Autore: NightWatcher96    26/07/2014    5 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Dal nulla sbucarono due mani guantate di nero che lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono in un portale verde, con grande sgomento di Mikey.
“NO!”...


….

I meravigliosi occhi azzurri di Michelangelo si riaprirono lentamente, con la classica sfocatura da confusione. La sua mente spenta si rimise in moto, riallacciando i collegamenti con ciò che era accaduto prima del buio.
Emise un gemito, stringendo le palpebre al mal di testa martellante e le riaprì, avendo una panoramica del posto in cui era finito.
Era legato a polsi e caviglie su un piano di pietra, in mezzo a dieci colonnati mangiati dal tempo. Un triste cielo rosso-nerastro spiccava su di lui e una sterminata distesa d’erba contornava il suolo.
Ma che razza di posto era? Non era sicuramente a New York!
Cercò di muoversi un po’, sperando di liberarsi, ma gli anelli di metallo che gli tenevano fermi i polsi all’altezza delle tempie non aiutavano certamente.
“Ma dove cazzo sono?!” borbottò con rabbia.
Quella parolaccia detta come sfogo di mostrò in grande schermo il furioso litigio che aveva avuto con Donatello. Mikey strinse i denti in ricordo delle offese del genio e chiuse gli occhi.
Eppure, una strana sensazione aggravò sul suo corpo. Deglutendo un groppo di inquietudine davvero complicato, Michelangelo schiuse un solo occhio e il suo cuore si fermò.
Un mostro lo stava fissando con quel corpo squamoso e bordeaux e gli occhi scarlatti.
Mikey non ebbe bisogno di altre informazioni per indovinare chi fosse quel mostro schifoso.
“D... Draiko?!”.
“In persona” sogghignò: “Finalmente ci rincontriamo!”.
Mikey lo fissò acutamente, sperando, però, che quello che stava vivendo fosse un incubo.
“Che cosa vuoi da me? E dove mi hai portato?!”.
“Questa è la Dimensione Zero, dove le essenze come me, per colpa tua, vivono. Voglio vendicarmi di te, dannata tartaruga! E liberare Ue dalla sua prigionia!”.
“Questo non accadrà mai!” ringhiò Mikey.
“Davvero? E sarai tu ad impedirmelo?”.
La risata del drago raggelò il povero Mikey, che si rimproverava di non essere rimasto semplicemente bloccato in casa.
“Ma se non vuoi collaborare, potrei sempre prendere una delle due mocciosette!”.
“NO! Lascia stare Hanami e Reiki!” gridò rabbioso il minore.
“Hai ragione. Lasciamo pure che sia Ue a toglierle di mezzo”.
“No, ti prego! Le bimbe no! Risparmiale! Prendi me! Farò tutto quello che vuoi!” implorò Mikey disperato.
Gli occhi di Draiko si illuminarono di malignità e gli si avvicinò a un centimetro dal viso, ghignandogli.
“Voglio tornare ad avere un corpo. E per fare ciò mi serve un sacrificio. Ma anche il potere di Ue. Quindi, mi prenderò il tuo corpo e avvierò la mia vendetta!”.
Mikey trattenne a fatica le lacrime, non volendo guardare Draiko poggiare la sua mano fantasma sulla cicatrice e dissolversi lentamente.
Per un attimo non accadde nulla... ma poi, Michelangelo iniziò a gridare nel dolore più forte, dimenandosi furiosamente: le sue vene bruciarono, il corpo pesò una tonnellata, ma a poco a poco, tutti i suoi sforzi per liberarsi del mostro dentro di lui si appianarono...
Mikey rimase fermo e immobile: i suoi occhi azzurri si tinsero di nero per i bulbi e cremisi per le iridi. I suoi canini si allungarono e lunghe unghia crebbero alle sue dita. 
Spingendo semplicemente il corpo in avanti, fece saltare i fermi alle caviglie e ai polsi, alzandosi in piedi e scricchiolando il corpo.
“Dopo così tanto tempo... finalmente la sensazione di un corpo torna in me!”.
La voce di Mikey era fredda, letale e con una risata sinistra svanì da quel mondo...

….

“Dove caspita sarà andata quella testa di rapa?!” inveì Raphael, ansimando un po’.
Leonardo saltellò su un cornicione, avendo una panoramica vasta delle strade e dei vicoletti sottostanti. Raphael sorrise oscuramente guardando le chiappe del suo compagno e si leccò le labbra: se Donnie non fosse stato con loro, sicuramente gli sarebbe saltato addosso per baciarlo dappertutto!
“Donatello, che cosa hai detto a Michelangelo per costringerlo a scappare?” inveì l’azzurro.
“Io? Niente! E’ lui che capisce sempre una cosa per un’altra!”.
“Non ti credo. E’ anche il nostro fratellino, che ti credi?!”.
Il genio ringhiò, sapendo che Leonardo non lo avrebbe mollato fino a quando non avrebbe vuotato il sacco e con un sospiro amareggiato si decise finalmente a rivelare la discussione... e vedendo Raph e Leo avvampare così facilmente, indietreggiò deglutendo.
“Dammi una buona ragione per cui non dovrei romperti la faccia!” urlò Raphael, a pugni stretti.
Il genio rimase fermo e anziché ritirarsi, scattò anche se sapeva che questo lo avrebbe sicuramente condannato.
“E’ colpa di Mikey! Io non sopporto le parolacce, capito? Come mi sia potuto innamorare di quello lì non lo so nemmeno io!”.
La prossima cosa che seppe il genio era di trovarsi riverso su un fianco, in terra, tenendosi il naso sanguinante copiosamente. Leo spalancò gli occhi e Raph abbassò il pugno destro che avrebbe volentieri schiantato sulla guancia del viola per punirlo di quell’assurdità.
Occhi freddi fissarono il genio messosi in ginocchio, tenendo la mano contro il naso per placare in qualche modo l'emorragia.
“Mi fa piacere che tu l’abbia detto...” mormorò nientemeno che Michelangelo.
Guardò il genio con aria disgustata e con una mano sul fianco ghignò alle facce sbalordite di Raph e Leo.
“D... dov’eri?” balbettò Leo, stordito.
“In giro”.
“Non è una buona risposta! Lo sai che eravamo tutti preoccupati?!” ringhiò Raph.
Mikey lo fissò privo di espressioni e con un cenno fece comprendere ai due fratelli di voler restare un minuto da solo con Donatello.
“Vieni, Raph. Andiamo ad avvisare il maestro Splinter” mormorò Leonardo.
Le tartarughe più grandi svanirono nelle tenebre, mentre Michelangelo si mise a braccia conserte, mantenendo un ghigno freddo sul viso.
Donnie si rimise in piedi, barcollante e guardò la macchia cremisi sul palmo della mano, incredulo che un semplice pugno dall’anima più innocente che ci fosse, avesse provocato tanto.
Era esterrefatto.
“Bravo. Bel colpo” mormorò con sarcasmo.
“Dovrei ringraziarti?”.
“Senti...” biascicò, ma Mikey gli premette un dito sulle labbra per zittirlo.
Si avvicinò al suo orecchio e parlò: “Non sei il mio tipo, topo da laboratorio. Vai a farti leccare da qualcun altro. Il mio culo giovane non soffre vecchiume come te”.
Spinse il petto di Donnie per terra e svanì esattamente com’era venuto, lasciando il genio a bocca aperta...

….

Il sensei schiuse un occhio e guardò i due piccoli futon sul pavimento: Hanami stava frignando nel sonno e Reiki era calmissima. Abbandonando la sua meditazione, premette istintivamente la mano sulla fronte della bimba e la ritirò alla quantità di calore che emanava.
-Hanami ha la febbre!- esclamò mentalmente.
Fortunatamente, la porta principale della tana si aprì con un tonfo e le ombre di due tartarughe si proiettarono contro le shoji della camera del sensei, che, alzandosi senza destare le due bambine, si mostrò a Raph e Leo.
“Sensei, è tutto ok” disse il focoso.
“Mikey era uscito solo per una corsa solitaria. E’ con Donatello” continuò Leo.
Il topo annuì e fece loro cenno di entrare; raccolse Hanami e la porse a Leonardo, mentre due piccole lacrime crebbero agli occhi chiusi della piccola.
“E’ febbricitante” disse il nonno, addolorato.
Il focoso spalancò gli occhi e premette la mano sulla testolina della bimba, che schiuse i suoi occhi vitrei, tremando e piagnucolando.
“Papà...” mormorò debolmente: “Ho tanto freddo...”.
Imprecando coloritamente mentalmente, il focoso le baciò la fronte e la raccolse, mentre Leonardo andò a controllare Reiki che riposava ignara del malessere della sorellina.
Le aggiustò la copertina, facendole una carezza amorosa e si alzò per tornare alla sua bimba dolce.
“Hanami, dormirai con noi, va bene?” promise Raphael.
“Davvero...?”.
“Sì. Starai meglio, vedrai” sorrise Leo, nascondendo il dolore nel vederla così.
La porta della tana si aprì ancora una volta, rivelando un Mikey che non salutò nessuno e si avviò nella zona notte con passo deciso.
“Mikey, Hanami ha la febbre” spiegò Leo, in un sussurro.
L’arancione di spalle si fermò e i suoi occhi luccicarono dell’alone cremisi di Draiko: senza nemmeno voltarsi si finse preoccupato.
“Oh, poverina. Starà meglio” disse con lieve sarcasmo: “Buonanotte”.
“Dov’è Donatello?” chiese Splinter.
“E’ rimasto indietro. Non ha retto il ritmo della mia corsa”.
Mikey svanì nell’oscurità del corridoio, leccandosi i canini appuntiti: il corpo della tartaruga in questione era agile e perfetto. 
-Sarà una passeggiata liberare Ue- pensò, chiudendosi nella cameretta di Mikey: -Non capisco cosa ci trovi quello in Leonardo. Questo moccioso è un pesce facile da manovrare!-.
Si gettò sul letto, incrociando le braccia dietro la testa, fissando il buio. Un improvviso movimento accanto alla sua gamba lo fece trasalire: Draiko fissò Klunk che miagolò in cerca di coccole e sbuffò.
“Via, gattaccio!” inveì, tirandogli un cuscino per farlo fuggire.
Il micio graffiò la porta per aprirla in qualche modo e se la filò, rintanandosi nel laboratorio di Donatello, completamente spaventato dall’inusuale atteggiamento del padroncino...

….

Donatello rientrò dopo una mezz’ora, nel buio e nel silenzio totale. Tutti dormivano tranquilli e non se la sentì proprio di avvisare del suo ritorno. 
Si trascinò stancamente nel suo laboratorio e chiuse la porta; si sedette su uno sgabello, tirandosi uno specchietto più vicino e afferrò il kit del pronto soccorso. Iniziò a pulirsi la ferita al naso e si applicò due punti, oltre che un largo cerotto.
“Sembro un pagliaccio...” borbottò, spegnendo la luce per accendere un lume.
Notò il pelo arancione di Klunk e gli venne da sorridere malinconicamente; si alzò lentamente, raccogliendo ciò che rimaneva del ritratto disegnato da Mikey e lo contemplò per un po’.
Che cosa aveva fatto... 
Aveva rovinato una relazione perfetta e sincera per uno stupido sfogo. Che diavolo gli era saltato in mente?
Non era stato tanto la parola “cazzo” a farlo scattare... bensì “E allora? Voglio un uovo nostro!”.
Quella frase lo aveva terrorizzato. Donnie aveva paura che non sarebbe stato all’altezza di prendersi cura di un ipotetico figlioletto. 
Lui era un genio, è vero. Capiva cose meglio di chiunque altro ma di relazioni, emozioni ed empatia era molto lento. 
E’ vero che restava lunghe ore a guardare Hanami e Reiki riempire di gioia la tana e tutti i componenti della famiglia e un po’ invidiava Raph e Leo per l’ottimo lavoro come genitori.
Ne sarebbe mai stato all’altezza?
Due lacrime caddero sul foglio, increspandone il cartoncino ruvido: Donatello non si preoccupò di frenarsi perché aveva bisogno di sfogarsi silenziosamente. 
-Mikey, mi dispiace...- pensò, stringendo le palpebre.

E si capisce! Il bambino vuole cambiare gioco, forse? Magari sono troppo grande e vecchio per il tuo culo giovane, eh? Se esci da questa stanza, non saremo più compagni!

Come aveva potuto? Perché pesanti offese?
“Mikey... mio dolce Mikey...!” sussurrò, singhiozzando.

La pulce, se si stressa, può smettere di respirare!

Donatello pianse ancora di più. La sua maschera si scurì ulteriormente e si strinse le braccia, dondolandosi per cercare di placarsi in qualche modo.
Klunk diede un miagolio e balzò dal lettino per strofinarsi contro il suo polpaccio, sperando di risollevargli il morale.
Donnie lo raccolse e lo accarezzò, apprezzando quel gesto.
“Klunk...” mormorò: “Grazie...”.
Si coricò sul lettino, lasciando che anche il micio prendesse posto al suo fianco e spenta il lume si addormentò con le lacrime ancora sulle guance...

….

“Goditi la tua felicità, Leonardo! Perché non durerà ancora a lungo!”.
La mano guantata di nero schiaffeggiò l’acqua nella piccola bacinella bianca, distorcendo il rifletto di Ue Sama. Il suo odio verso le tartarughe e verso, soprattutto, Leonardo, era ancora più intenso.
“Sei riuscito a sfuggirmi una volta. Ma non succederà ancora!”.
Si nascose mezzo viso nella mano e scoppiò sonoramente a ridere, sedendosi sul trono di pietra nella stanza più ampia, sporca e oscura del castello che lo teneva imprigionato dal Daymio da quasi due anni.
Dondolò una gamba sull’altra, contemplando l’opaca immagine di screpolature in quel castello medioevale buio, picchiettandosi l’indice sul mento.
Ue Sama si fermò un attimo, guardandosi alla sua destra; senza battere ciglio divenne terribilmente serio e si sedette in una posizione più seria. 
“Sei finalmente riuscito a evadere?”.
Da una zona della sala particolarmente buia, due occhi corvini e cremisi luccicarono e ne mostrarono il loro padrone.
“Oh...” ironizzò Ue: “Come mai hai scelto lui?”.
“Il suo corpo è leggero e manovrare la sua forza spirituale è semplice” rispose Draiko.
“Come hai fatto ad entrare?”.
“La magia del Daymio blocca dall’interno. Ma dall’esterno no”.
Ue Sama annuì e si alzò in piedi, con le mani strette a pugno. Ora sì che poteva avere una vendetta coi fiocchi!
“Cosa vuoi che faccia?” chiese Draiko.
“Portami le mocciose. Se Leonardo non verrà qui, ci penserà l’amore per le due sgorbiette!”.
Draiko allargò un sorriso: “E ci penserà questa tartaruga patetica, vero?”.
“Puoi ben dirlo!” esclamò Ue, allungando un braccio in avanti: “Ora va!”.
Draiko si leccò le labbra e svanì nel nulla con una semplice dissolvenza del corpo...

….

Gli occhi di dorati di Raphael erano aperti nel buio delle 05:20, fermi su Hanami, la cui febbre non era nemmeno scesa.
Sospirando amaramente, le accarezzò la testolina, aggiustandole meglio la tutina al collo e la coperta sul corpicino.
-La mia bambina- pensò.
Improvvisamente, la piccola Hanami iniziò a tossire con impeto crescente e anche Leonardo si svegliò di soprassalto, accendendo immediatamente il lume sul comodino per far luce. 
“Piccola mia...!” esclamò l’azzurro: “Raph, prendile il biberon con l’acqua!”.
Il focoso non se lo fece certamente ripetere e balzò giù dal letto, correndo velocemente in cucina per prendere il pulitissimo biberon di Hanami, riempirlo d’acqua e tornare a destinazione.
“Tieni, amore. Bevi un pò” spronò il rosso, prendendola nella piegatura del braccio.
La piccola girò la testolina altrove ma sfinita dalla febbre e assetata, iniziò a succhiare, muovendosi un po’ tra le braccia di suo padre.
Leonardo chinò lo sguardo, accarezzandole la testolina affettuosamente. Era amareggiato e ancora una volta, come in passato, non poteva che sentirsi in colpa.
“La febbre è troppo alta” mormorò colpevolmente.
“Portiamola da Don” propose Raphael, baciando Hanami sulla guancia.
L’azzurro annuì e l’avvolse in una copertina, mentre il rosso si avviò per avvertire il genio. 
Bussò quindi alla porta del laboratorio e attese. 
Come previsto, non si udirono risposte.
Raph brontolò e aprì molto facilmente la porta, accedendo la luce con un’espressione corrucciata. Donnie che si trovava sul lettino, gemette e si parò gli occhi con il braccio, mentre Klunk soffiò arrabbiato per quel risveglio non così gradevole.
“Raph...” sbadigliò, mettendosi seduto: “Che c’è?”.
“Hanami non è migliorata”.
Il genio ebbe una stretta al cuore nel vedere la sua nipotina con le guance rosse e sudata, fra le braccia di un Leo sconsolato.
“D’accordo. Mettetela nel porta infante. Ci penso io” ordinò.
Il genio iniziò subito a visitare la piccolina, controllandole ogni cosa e dandole ogni carezza possibile.
“La mia bella nipotina è malata...” sussurrò, muovendole un piedino.
La piccola frignò come risposta, mentre lo zio geniale le palpò il piccolo collo, trovando i linfonodi molto gonfi e... la gola gonfia. 
Questo fornì un’interessante soluzione.
“Ho capito cosa non va” disse: “Tonsille”.
“T... tonsille?” ripeterono i due genitori.
“Sì. Hanami deve aver sviluppato la febbre proprio per questo. E in questi casi, bisognerebbe asportarle le tonsille con una semplice operazione”.
Leonardo raccolse la bambina, stringendola a sé e deglutì. Non gli piaceva tutto questo!
“Tu non puoi farlo? Intendo l’operazione” chiese Raphael.
“No. Ma il Padiglione Medico sì”.
“Il Battle Nexus...” espirò Raphael, abbracciando istintivamente l’azzurro alla vita.
“Va bene. É per Hanami” acconsentì Leo, incapace di vedere la sua bimba così sofferente.
“Bene. Avvertiamo tutti gli altri e partiremo subito”.

….

Un’ombra oscura strisciò rapida per raggiungere le shoji: infilò una delle sue mani verde mare e le aprì senza troppo rumore, guardando dentro.
Splinter si era abbandonato al sonno per aver sorvegliato Reiki per gran parte della notte e stanco, riposava accanto alla bambina, nel futon.
Dal suo respiro tranquillo, il maestro era profondamente sopito.
Un ghigno brillò nell’oscurità, seguito da voci che stavano avvicinandosi sempre più: Draiko non avrebbe avuto molto tempo per attuare il suo piano e odiava aspettare.
Si avvicinò al futon dove Reiki riposava tranquilla, abbracciata al suo peluche e la raccolse senza destarla, ringhiandole in faccia. Poi ghignò oscuramente al topo che non aveva udito nulla e svanì in una dissolvenza veloce.
“Maestro?”.
La voce di Leonardo risuonò dalle shoji, morbidamente, senza alcuna risposta.
“Sensei?” ripeté, entrando nella stanza, seguito da Raph.
Lo videro riposare così bene che quasi dispiacque loro di svegliarlo... ma qualcosa di terribilmente sbagliato costrinse loro a gridare in preda al terrore.
Il futon di Reiki era vuoto!
“Maestro!” chiamò Leonardo, scuotendogli la spalla.
Il vecchio topo contrasse un orecchio e si alzò lentamente, strofinandosi il viso ancora stanco.
“Sì, Leonardo?”.
“Sensei, dov’è Reiki?”.
Al topo servì qualche secondo per capire cosa effettivamente suo figlio stesse cercando di dire ma vedere il futon della bambina vuoto fu come una pugnalata al petto. Si alzò tremante, scoprendo le coperte, carico di terrore e confusione.
“Dov’è Reiki?” ripeté Raph, tremante.
Il topo negò debolmente con il capo e tutti iniziarono a cercare la bambina, sperando che fosse andata in bagno o in cucina...
Ma alla fine, schiacciati dall’evidenzia dei fatti, si arresero.
“Figli miei...” mormorò Splinter, in un fil di voce.
Leonardo si sedette a peso morto sul divano, stringendo Hanami che si era riaddormentata, incurante di tutto. Le sue spalle tremavano e si scurì in volto, senza nemmeno dire una parola.
“Non può essere uscita da sola...!” pronunciò Raphael, sbiancato dal terrore.
“Ragazzi, dov’è Mikey?” chiese Donnie, entrando nel salotto.
I due maggiori si scambiarono un’occhiata preoccupata: non ci avevano fatto proprio caso, effettivamente. 
“Hai controllato le altre stanze?” domandò Leo.
“Sì. Non c’è”.
“Forse ti servirebbe una visita oculistica”.
Si voltarono verso la zona notte, dove, da una porzione di ombre, Mikey comparve con una fredda espressione...


Angolo dell'Autrice

Ecco due nemici tornati! Le cose si complicano, vero? Ma state tranquilli, nel prossimo capitolo accadrà dell'altro! Sempre baci e abbracci per coloro che seguono, recensiscono o no! :)


  
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