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Autore: NightWatcher96    25/07/2014    6 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori...


Il sensei rimase perfettamente seduto al suo posto, per sorseggiare il suo abituale tè quando dei piedini di corsa si udirono. Erano quasi le 07:00 e l'ora di colazione richiamava la pappa.
"Buongiorno" salutò la piccola Reiki, pimpante e focosa come sempre.
"Buongiorno, piccola".
Per avere due anni, Reiki era davvero molto energica e svelta ad imparare. Con il suo piccolo corpo cercò di arrampicarsi sulla grande sedia ma il nonno prontamente la sollevò sotto le ascelle e la mise seduta.
"Nonno, non ci arrivo!" esclamò arrabbiata di avere il bordo del tavolo proprio contro gli occhi.
"Aspetta, ho un'idea".
Pazientemente, il sensei si diresse al divano per afferrare tre cuscini e li adoperò come rialzo per la bimba, che sorrise soddisfatta. Adesso era molto meglio!
"Figliola mia, perché non usi il tuo seggiolone? E' molto più comodo".
"NO! Io voglio la sedia!" scattò Reiki, imbronciata
Il nonno non poteva fare a meno di riconoscere i lati più evidenti del carattere di Raphael: la tenacia, la testardaggine e un bel caratterino. Inoltre, mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe preso cura di altre due bambine: ciò lo faceva semplicemente rallegrare.
Poco dopo anche Leonardo e Raphael entrarono con Hanami aggrappata alla maschera dell'azzurro, con occhioni rossi di pianto e il rumore sei suoi singhiozzi. Indossava una tutina gialla a palline arancioni (un regalo di Mikey!) a differenza di quella viola con stelline blu che indossava la sorella minore.
"Che cosa è successo?" domandò prontamente il maestro Splinter, accogliendo la bimba infelice tra le braccia: "Hanami?".
"Caduta...!".
"Questa mattina è caduta dal letto, battendo la testa ed è scoppiata a piangere" spiegò addolorato Raphael.
"E mi chiedo di chi sia la colpa" marcò Leonardo, sedendosi al tavolo, accanto a Reiki.
"Ti ho già detto che è stato un incidente!" ruggì Raphael, coccolando la piccola Hanami: "Non è vero, principessina?".
La bimba annuì, aggrappata al padre.
"Non lo definirei un incidente, visto che l'hai praticamente scaraventata in terra!".
Raphael si strinse il divario tra gli occhi e sbuffò. Baciò Hanami sulla testolina, dove una macchia rossa era cresciuta e uscì dalla cucina. Leo era davvero insopportabile, ultimamente!
Splinter rimase a guardare l'azzurro che fissava il vuoto con uno sguardo collerico e sospirò. 
"Leonardo, cosa è accaduto, figlio mio?".
"Hanami si è aggrappata al letto, come fa di solito e ha solleticato Raphael sul naso. Credendo che fosse un insetto, l'ha colpita con uno schiaffo con il dorso della mano, facendola cadere con la testa in terra!".
"Leonardo, devi considerare che non si è trattato di un'azione volontaria. Sai bene quanto me che Raphael non colpirebbe mai una delle bambine".
"Buongiorno".
La maschera viola di Donatello fece capolino dalla porta della cucina e il suo sorriso mutò in una linea sottile di dubbi e curiosità: l'espressione di Leo non gli piacque, infatti.
"Ehm..." riuscì semplicemente a dire, notando poi la macchia rossa sulla testa di Hanami: "Ehi! Che cosa è accaduto alla bimba?!".
"Chiedilo a Raphael!" sbottò Leonardo.
Il sensei chiuse gli occhi, fornendo a Don la silenziosa risposta di non chiedere.
Però moriva dalla voglia di sapere, considerando che aveva visto Raphael colpire violentemente il sacco da box nel dojo.
E proprio quest'ultimo era divorato dalla collera e la rabbia più acute.
-Mi dispiace, piccola...- ringhiò mentalmente: -Non avevo alcun diritto di scagliarmi così... credevo si trattasse di un insetto... e io odio gli insetti!-.
Un colpo, un calcio e un sibilo frustrato: il focoso appoggiò la testa contro la guaina bordeaux di pelle del sacco, ansimando. 
-Buffo come cambino gli eventi...- rifletté, chiudendo gli occhi: -Andava tutto così bene e poi...-.
Ricordò di quando Leo aveva ancora il pancione e la felicità era al massimo. Le coccole e l'affetto. Un sorriso strisciò sulle sue labbra. Ma poi...
Possibile che fosse tutto finito?
Emise un piccolo sospiro rammaricato, sobbalzando un po' a una mano che gli si appoggiò delicatamente sulla spalla. Si voltò e un piccolo sorriso tirò l'angolo delle sue labbra.
"Ehi".
Mikey ricambiò in silenzio: aveva mal di gola e non poteva parlare al momento.
"Come va?".
L'arancione agitò la mano per dire "così-così" e lo abbracciò senza un apparente motivo. Raph si irrigidì un po' ma ben presto si accorse che ne aveva davvero bisogno. Essere stretto dolcemente.
Lo sguardo dorato ricadde immancabilmente sulla vecchia cicatrice sul petto del fratellino: un senso di colpa crebbe nel suo intestino ma non se ne curò affatto. Come diceva sempre l'arancione, era tutto legato al passato. Morto e sepolto.
"Come vanno le cose tra te e Donnie?" domandò, poi.
Mikey cambiò il sorriso in un'espressione dolce e imbarazzata: un rossore si era appena diffuso sulle sue gote, rendendolo molto più vivace del solito. Picchiettò gli indici con fare puccioso e si fece seguire semplicemente in cucina. Raph aveva compreso che andava tutto a gonfie vele e non poteva che esserne felice.
Ma appena varcò quella tendina salmone che fungeva da porta, la rabbia tornò a dominarlo.
Leonardo lo guardò con delusione e tornò ad occuparsi della dolce Hanami con la sua purea di frutta profumata. La bimba si era schizzata con numerose chiazze dorate sul suo nasino ed era semplicemente adorabile!
Si sedette accanto a Mikey, che aveva già servito scodelle, cereali e quant'altro.
"Buona colazione" augurarono in un coro appena udibile e iniziarono a mangiare.
Quello che Don notò fu i continui sguardi distaccati che rosso e azzurro si davano e nel suo stomaco una voglia matta di aiutarli stava già crescendo. Erano i suoi fratelli, dopotutto e avevano bisogno solo di capire un punto strategico per rimuovere le divergenze.
"Papà" chiamò Hanami.
"Sì, bambolina?" rispose Raphael, con un sorriso dolce.
"Mi dispiace".
Lo sguardo dorato si ampliò in puro stupore. Per avere due anni, Hanami era piuttosto in gamba e potenziava meglio il cervello piuttosto che passare ai fatti come Reiki.
"Per cosa, dolcezza?".
La bimba era in lacrime: si aggrappò alle forti braccia del papà che adorava all'ennesima potenza e respirò felicemente, guardandolo con i suoi occhi splendenti.
"Per averti fatto litigare con papi" continuò, riferita a Leonardo.
Un tonfo. Uno shock sul volto. Il cucchiaio che imboccava la vivace Reiki era finito sul pavimento.
"Hanami... ma cosa dici...?" mormorò Leonardo.
"Non è colpa di papà!" gridò la piccola, scoppiando in lacrime: "Vero? Non lo farò più!".
Raphael deglutì e la raccolse in braccio, baciandole la testa. La tenne così, stretta al suo petto per un po’, consapevole dello sguardo addolorato di Leonardo ma lo ignorò bellamente.
“No, bimba mia. Non è colpa tua. A volte capita che si litiga”.
“Ma...” balbettò la bimba.
“Non preoccuparti, Hanami. Va tutto bene. Fra un po’, Raph e Leo torneranno di nuovo a far pace!” appianò Donnie.
“Davvero?”.
Mikey annuì vigorosamente e le porse un biscotto al cioccolato, preparato in casa dal nonno Splinter: felicemente, la piccola lo prese e lo mangiò, smettendo finalmente di piangere...

….

Anche se la giornata passò alquanto forzata per Leo e Raph che erano vicini solo per amore delle loro gemelline, nel laboratorio di Donatello qualcosa accadde.
Michelangelo sedeva sulle cosce del suo compagno, con le mani largamente avvolte intorno al collo, mantenendo uno sguardo d’amore e di lussuria.
Da due anni erano insieme come compagni e non c’era giorno che non si ricordassero dell’amore intenso che provavano.
Il genio gli baciò affettuosamente le labbra, accarezzando la pelle delle gambe perfette, soffermandosi su un fianco per pizzicarlo un po’. Mikey sorrise e con il mal di gola che non gli doleva così tanto, come nella mattinata, provò a parlare.
“Mi dispiace per Raph e Leo, sai?” iniziò Donnie, un po’ più triste.
“Sì. Hanami era sconvolta”.
Il genio lo raccolse in stile sposa e lo poggiò dolcemente sul lettino del laboratorio, montandogli su. Mikey allargò istintivamente le gambe e gliele avvolse intorno al guscio.
“Non deve essere facile occuparsi di un bambino” mormorò Donnie, baciandogli il collo.
Mikey gemette, arricciando le dita dei piedi e tirò le code della maschera del genio, per non lasciarlo smettere o cambiare posizione.
I loro inguini caldi strofinarono insieme, per grande gioia dei due che si abbracciarono. Donnie corrucciò leggermente la fronte quando il suo petto trovò una leggera abrasione sui pettorali superiori di Mikey e non la morbidezza vellutata.
Sfiorò la vecchia cicatrice con un dito, prima di baciarla dolcemente.
“Non fa più male” disse il minore, prendendogli le guance.
“Mi stavo chiedendo... come mai non ci arrivi nessuna cicogna bianca”.
Mikey arrossì, mentre il genio osservò il suo piatto e incavato ventre, lisciandogli la pelle e giocherellando con la coda, arricciandola un po’ come un filo di un telefono.
“In effetti, è strano. Sei sicuro che abbia organi femminili oltre che maschili?” chiese Mikey perplesso.
“Sì. Ho fatto molte volte questi test e il risultato è positivo”.
“E allora? Voglio un uovo nostro!”.
Donnie sospirò e gli si avvicinò a ginocchioni per baciargli la fronte, mentre le code della sua maschera si afflosciarono dolcemente sul naso dell’altro. Si guardarono intensamente per un po’, senza sorridere.
“Mikey, un uovo non è un giocattolo. E’ una responsabilità. Una vita da prendersi cura”.
“Stai dicendo che non sarei adatto come genitore?” replicò Mikey, mettendosi seduto.
“Non sto dicendo questo...”.
Mikey ringhiò e lo interruppe: “E allora? Che cazzo stai dicendo?!”.
“Ehi! Piano con il linguaggio. Vedi di non uscire fuori dai binari quando parli con me, hai capito? Non credere che sia come Raph o Leo!”.
Michelangelo restrinse gli occhi e in un gesto brusco lo spintonò, per scrollarselo di dosso.
“Sai? Improvvisamente mi è passata la voglia di fare un uovo con te!” bofonchiò.
“E si capisce! Il bambino vuole cambiare gioco, forse? Magari sono troppo grande e vecchio per il tuo culo giovane, eh? Se esci da questa stanza, non saremo più compagni”.
Mikey che stava già afferrando la maniglia della porta della stanza si irrigidì per un attimo ma non si voltò.
“Mi scarichi tu così facilmente solo per un dibattito?”.
Donnie chinò le spalle, resosi conto di aver esagerato e allungò la mano per tirarlo a sé, ma Mikey gliela schiaffeggiò e uscì dal laboratorio, sbattendo la porta alle sue spalle. Le lacrime rotolarono lungo le sue guance e senza una parola si rinchiuse in camera sua.
Raphael uscì dal bagno proprio in quel momento, con un asciugamano sul collo e un altro alla vita; alzando un sopracciglio, guardò la porta chiusa di Mikey e quella socchiusa del laboratorio, dove Donnie si era appoggiato con la fronte contro il muro, a pugni stretti.
-Ma che è successo? Ho sentito gridare- pensò.
Si strofinò la nuca e fece le spallucce, convinto che non avrebbe dovuto immischiarsi. Si rintanò in camera sua e di Leo per vestirsi con il solito equipaggiamento ninja e si avviò tranquillamente verso la cucina, assetato e voglioso di un succo.
Non si accorse neppure di una figura che sedeva sul divano, fino a quando non lo chiamò.
“Raph”.
Il rosso riconobbe all’istante quella voce e si girò lentamente, senza superare la tendina salmone che fungeva da porta; con lo sguardo ancora un po’ arrabbiato notò Leonardo, i cui occhi erano grandi, lucidi e ammalianti. Perfetti per incutere dolcezza.
“Raph...” ripeté, alzandosi.
Tenendo lo sguardo basso, gli si avvicinò, mordicchiandosi le labbra e lo guardò profondamente, mostrando il dolore e il senso di colpa per l’atteggiamento mantenuto per tutta la giornata.
Raphael si incupì per qualche secondo, lasciando che l’ansia divorasse il compagno... ma poi si sciolse in un sorriso soddisfatto e rilassò i muscoli che aveva contratto per mantenere una posa seria.
Accarezzò dolcemente la guancia di Leo, strofinandola con il pollice e si avvicinò con le labbra, esitando all’ultimo istante, a un centimetro da quelle del leader.
“Anche se stamattina non hai voluto sentire ragioni perché eri troppo spaventato, eri terribilmente sexy, Leo. Non credere di filartela liscio. Ho in serbo una punizione in te”.
Un brivido di piacere scosse l’azzurro che tremò sotto il tocco leggiadro eppure così forte del macho in rosso e osservò la mano birichina farsi strada sulla coscia sinistra, lisciandone dentro e fuori, sfiorando la guaina protettiva del membro che sarebbe sgusciato fuori, considerando quanto già eccitato fosse!
“Va bene... qualsiasi cosa per farmi perdonare” sussurrò, rosso.
Raph ghignò oscuramente e gli baciò la guancia, sporgendoglisi sulla spalla quando lo abbracciò teneramente. Anche se non lo avrebbe ammesso, gli era mancato Leo.
“Le bambine?”.
“Dormono come angioletti. I peluche di zio Mikey e zio Donnie sono dei veri portenti per le nanne” rispose Leo.
“Bene. Quindi abbiamo la notte tutta per noi, vero?”.
“Sì, però... cerca di usare il preservativo. Non vorrei altre uova al momento” sussurrò Leo, dandogli una pacchetta sulle chiappe.
Raph si irrigidì sotto al tocco inaspettato e si lasciò ammaliare dal movimento sexy in cui Leonardo si muoveva per spegnere la tv e spingersi nella camera “matrimoniale”, che non era che la sua, solo molto più pulita e con un lettone più grande!
Fecero per chiudersi dentro la loro camera “dei giochi hot” quando udirono un rumore strano proveniente dal laboratorio di Donnie. I due ninja si scambiarono un’occhiata perplessa e si avvicinarono.
“Donnie?” chiamò Leo, spingendo la porta socchiusa.
Fogli, matite, cacciaviti, provette e un ritratto... tutto sparso disordinato in terra e il genio ne era al centro, con occhi di fuoco e i pugni stretti, sbiancati dalla collera.
“Donnie... che cosa è successo?” espirò l’azzurro.
Notò allora il ritratto: era sicuramente opera di Michelangelo, considerando il tocco delicato delle matite sulla carta ruvida e le sfumature leggiadre che solo la sua abile mano poteva fare. Erano loro due che si abbracciavano, come una foto... ma ora era divisa.
“Abbiamo litigato, va bene?!” urlò frustrato il genio.
-Allora non avevo sentito male prima!- pensò il focoso.
“Donnie, calmati, dai” appianò Leo: “Ci sediamo e parliamo, va bene?”.
“No. Io andrò a parlare con Mikey” corresse Raph: “La pulce, se si stressa, può smettere di respirare”.
“Chi se ne importa!” bofonchiò Donnie.
“DON! Smettila!” rimproverò Leo, con voce autoritaria: “Siediti, ho detto!”.
Lo spinse sulla nera poltrona e lo rimase a fissare freddamente dinanzi, con le mani incrociate sui pettorali superiori. Il focoso sorrise un po’ per quella scenetta da film nazisti e raggiunse subito la camera di Mikey.
Bussò con le nocche e attese.
Nessuna risposta.
Il focoso roteò gli occhi, sbuffando: odiava queste scenate bambinesche e così, senza il minimo rispetto per la privacy, iniziò a corrompere il buco della serratura sotto la maniglia e con un secco scatto la aprì.
Raph soffiò sulla punta più lunga della sua arma come fosse stato un pistolero ed entrò, rinfoderando l’arma nella cintura.
-Che buio. Meglio fare attenzione o qui mi rompo la testa- pensò: “Mikey?”.
Accese la luce e guardò attentamente, avvicinandosi al letto dove sicuramente fingeva di dormire.
“Dai, svegliati. Dobbiamo parlare”.
Sbuffando a quella mancanza di collaborazione, il focoso prese un lembo del piumone arancione e lo tirò bruscamente... ma quello che vide lo rimase spiazzato completamente.
Quattro cuscini simulavano Michelangelo. 
E lui? Sparito, ovvio!
Ma quando?
Semplice: probabilmente quando Raph e Leo erano impegnati ad abbracciarsi e sbaciucchiarsi!
“Oh, cazzo...” mormorò sottovoce il focoso.
Fu allora che notò un pezzo di carta sotto a uno dei cuscini; curioso, Raph lo prese e sospirò malinconicamente a una foto sgualcita che mostrava i due piccioncini arancione e viola baciarsi amorosamente.
“Donnie deve aver sicuramente ferito Mikey se lo ha costretto ad andarsene chissà dove”.
Girò istintivamente la foto e si meravigliò di trovare una scritta in rosso, in caratteri nipponici.
“E ti pareva! Mikey ha scritto pure in giapponese, sapendo che qui non sappiamo una mazza di questa lingua, anche se il sensei ha tentato di insegnarcela!”.
Poi, decise di affidarsi a Leo: dopo il minore combina-guai, l’azzurro sapeva leggere e scrivere questa lingua affascinante quanto antica.
“Ehi, Leo!” interruppe, dandogli la foto girata: “Cosa c’è scritto?”.

L’amore non dura per sempre. E’ una balla.

“Adesso da la colpa a me!” ringhiò il genio.
“Sta zitto! Lo sai che Mikey è scappato?!” replicò Raph, altrettanto infuriato.
“C... cosa?” espirò Leo: “Dobbiamo trovarlo subito!”.
“Le bambine?” formulò il focoso.
“Ci penserò io. Andate figli miei” fece il sensei, comparendo sulla soglia del laboratorio...

….

Le lacrime caddero l’una dopo l’altra in una piccola pozza trasparente sotto le sue gambe tirate al petto. Michelangelo aveva eluso facilmente i suoi fratelli maggiori approfittando del momento kiss nel dojo. 
Solo una giacca e via a correre di tetto in tetto per soffermarsi su un vecchio edificio che sarebbe stato demolito giorni più avanti e sorgeva al centro di un grande spiazzale di terreno rossiccio, utilizzato per nuove fondamenta.
-Non ci posso credere... mi ha aggredito solo per una piccola parolaccia...- pensò.
Sospirò amaramente, con la bocca impastata dalle lacrime e guardò il cielo buio e nuvoloso della notte. Aveva chiuso con Donnie: non voleva più vederlo.
“Volevo solo un uovo... un cuginetto per le bambine, tutto qui” sussurrò flebilmente: “Non chiedevo mica la luna!”.
Scosse il capo e si mise in piedi... irrigidendosi. Smise di piangere e si girò lentamente alle spalle. Aveva sentito una strana presenza oscura per un istante.
Dal nulla sbucarono due mani guantate di nero che lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono in un portale verde, con grande sgomento di Mikey.
“NO!”...


Angolo dell'Autrice

Questo è il sequel di Unexpected Egg: leggerlo prima per capire.
Questo capitolo lo avevo già scritto ed ecco perché l'ho pubblicato. Come avrete visto, ci sono stata giù pesante anche nel primo capitolo! Ahaha!  La mia sadicità non conosce limiti! No, scherzo. E' così che avevo in mente!
  
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