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Autore: cloe    08/01/2005    5 recensioni
Un temporale e due amici che si lasciano sommergere dai ricordi sorseggiando del the ai frutti di bosco. Recensite!!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Disclaimer:

Harry Potter e tutti i personaggi della saga appartengono a J. K. Rowling ed a chiunque ne detenga i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, né intende infrangere alcuna legge sui diritti di pubblicazione e copyright. I personaggi e le situazioni di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reale è da ritenersi assolutamente casuale.

Nota bene:

Questa fanfiction non tiene in considerazione gli avvenimenti accaduti nel sesto libro della saga di Harry Potter, "Harry Potter e il principe mezzosangue".
 
 


THE AI FRUTTI DI BOSCO
 

 
 
La Tana, 18 novembre 2004 – ore 16.22
 
"Hermione!" la ragazza riconobbe la voce del suo migliore amico e sorrise dolcemente voltandosi a guardare il ragazzo che l'aveva chiamata. Vedendo che nessuno veniva ad aprire, si era decisa ad entrare, sicura che non l'avrebbero buttata fuori dalla porta.
"Harry!" esclamò felice andandogli incontro e abbracciandolo con calore. Il ragazzo immerse il volto nei capelli della brunetta e il suo profumo gli invase i sensi provocandogli uno sfarfallio nello stomaco.
"Sono così felice di rivederti!" le disse scostandosi da lei e immergendo i suoi occhi verdi in queli scuri della giovane.
"Anch'io." sussurrò la ragazza. "Mi sei mancato da morire, laggiù, in Iraq." confessò leggermente imbarazzata.
"Che ne dici di una bella tazza di the mentre mi racconti tutto?" propose il giovane mago indicando con il capo il confortevole salotto della Tana.
"Ti dico che l'accetto molto volentieri." rispose la donna spostando il peso da una gamba all'altra.
I due amici si sedettero su due poltrone di quella che per loro era diventata una seconda casa. Harry fece apparire un vassoio con due tazze di té fumante e un vassoio di pasticcini. Il silenzio calò tra loro per qualche minuto, interrotto solo dal vecchio orologio di casa Weasley. Entrambi sorseggiarono il the ai frutti di bosco riportando alla memoria avvenimenti passati.
 

***

 
La Tana, 27 novembre 2003 – ore 18.49
 
Un tuono fece sussultare la ventitreenne Hermione Granger. La ragazza si strinse nel maglione scuro tremando leggermente a causa di uno spiffero freddo entrato dalla porta aperta della Tana. Un ragazzo dagli occhi verdi, imbaccuccato in una giacca pesante e una sciarpa nera, di lana, entrò chiudendo frettolosamente la porta dietro di sè. Si tolse il berretto, anch'esso di lana, senza accorgersi della presenza della giovane strega.
"Ciao." lo salutò lei con aria mogia.
Harry si voltò a guardarla e accennò un breve sorriso nella sua direzione. "Hermione, ciao." disse raggiungendola accanto al camino.
"Ron è al negozio dei gemelli e Molly è uscita a fare compere." spiegò pacatamente la giovane fissando il suo sguardo fuori dalla finestra.
Harry rimase in silenzio gettando i guanti bagnati sul tavolino. "Gradisci una tazza di the?" gli chiese la bruna senza voltarsi a guardarlo.
"Volentieri." rispose il ragazzo intento ad armeggiare con la pesante sciarpa. "Se permetti vado a cambiarmi, sono tutto gocciolante."
"Fai pure." mormorò Hermione portando la sua attenzione alle goccioline di pioggia che scendevano lungo il vetro appannato della finestra. Sentì il ragazzo allontanarsi e chiudere la porta della vecchia camera di Ginny.
Sospirò pensando alla sua amica. Da quando era andata a vivere con Dean, Harry si era stabilito nella sua stanza, lasciando a Ron la sua privacy. Subito dopo aver finito Hogwarts i Weasley lo avevano accolto con calore nella loro casa, e Harry aveva lasciato definitivamente i suoi zii.
Anche a lei sarebbe piaciuto vivere assieme al ragazzo che amava, come Ginny. Per qualche ora aveva pensato che lui la ricambiasse, che non la vedesse solo come la sua migliore amica. Quando le aveva detto che voleva parlarle, la sera prima, il suo cuore aveva cominciato a battere come un tamburo. La sua voce, il tono con cui le aveva detto che l'avrebbe aspettata al ristorante alle nove, l'avevano illusa.
Aveva passato ore a prepararsi, sognando di poter avere un futuro insieme a lui. Era stata attenta ad ogni minimo particolare, volendo essere più bella del solito. Più bella, per lui. Solo per lui.
Da mesi aveva scoperto che ciò che la legava a lui non era semplice amicizia. Era molto di più. Ogni piccolo istante vissuto con lui accanto era diverso da quelli vissuti con Ron. Una cosa condivisa con Harry era più bella.
Harry, che le faceva provare emozioni intense solo sfiorandole la mano, o abbracciandola fraternamente.
Un sorriso di Harry rivolto a lei, solo per lei, la scombussolava tutta. La faceva sentire bene, le illuminava la giornata, anche quella più buia. Mentre Ron l'aiutava ad uscire dal buio, camminandole accanto, verso la luce, Harry era il suo sole, la luce.
E il giorno prima, per quelle poche ore passate dall'invito al ristorante, aveva creduto veramente di poter essere lei il sole di Harry. Forse era stata la sua raccomandazione di non mancare a mandarla in brodo di giuggiole o forse era stata semplicemente lei a capire oltre le parole, a trovare un secondo significato ad un semplice invito a cena. Forse lui voleva parlarle di una stupida, importante questione di lavoro o darle la notizia che si era fidanzato con Luna, e lei aveva frainteso tutto.
L'immagine di Harry e Luna, abbracciati davanti al ristorante, intenti a baciarsi appasionatamente, le riapparve davanti agli occhi. Le loro labbra unite, le mani di lui sulle braccia della bionda, le mani della ex-Tassorosso allacciate dietro al collo del suo migliore amico. I loro corpi pressati l'uno all'altro...
Lei era rimasta lì, a fissarli con gli occhi sbarrati e le mani abbandonate inermi lungo il corpo. Le sue labbra avevano cominciato a tremare mentre gli occhi scuri le si riempivano di lacrime; lei continuava ad osservare la scena come avrebbe osservato un'assassino che stava per pugnalarla al cuore. Perché quella scena era stata una pugnalata. Una pugnalata che le aveva trafitto il cuore e l'anima.
Quando la borsetta beige le era scivolata dalle dita cadendo con un tonfo sordo a terra i due si erano staccati, di scatto, come se fossero stati scoperti a fare una cosa proibita.
Harry si era allontanato da Luna e l'aveva chiamata movendo qualche passo verso di lei. Ma lei si era affrettata a salire sul taxi che l'aveva appena scaricata. I suoi occhi erano colmi di lacrime che non voleva far vedere al ragazzo. Lacrime che erano scese durante il tragitto fino a casa, strappandole qualche singhiozzo soffocato e facendole guadagnare la preoccupazione del tassista.
Una goccia di pioggia scese verticalmente sul vetro della finestra fino a quando altre gocce non deviarono il suo percorso. La gocciolina virò varie volte, ma non riuscì a giungere alla fine del vetro perchè fu costretta ad unirsi ad altre sue simili, fermandosi a metà vetro.
Una lacrima bagnò la guancia di Hermione morendo sulle sue labbra. Un'altra lacrima seguì la prima, ma questa venne spazzata via dalla mano della ragazza, come le sue speranze e i suoi sogni erano stati spazzati via la sera precedente.
 
La Tana, 27 novembre 2003 – ore 18.54
 
Harry si fermò sullo stipite della porta ad osservare la sua migliore amica. Le gambe magre avvolte dai jeans neri scoloriti erano accavvallate, lo sguardo perso verso la finestra. La vide asciugarsi impazientemente una lascrima furtiva e si chiese perché tutto doveva essere così maledettamente complicato.
Lui amava Hermione. Ne era certo. L'amava immensamente, ma aveva avuto paura di esprimerle i suoi sentimentii. Aveva avuto paura di un suo rifiuto, di perderla anche come amica. Si era ordinato talmente tante volte di dimenticarla... Per non rovinare il loro rapporto, per non compromettere in maniera irreparabile il loro legame.
Aveva provato a dimenticarla, fallendo miseramente.Aveva preso a frequentare Luna, segretamente, convinto di dimenticare Hermione nella dolcezza della biondina. Invano. Per qualche settimana aveva creduto davvero di aver dimenticato la brunetta, ma i suoi pensieri smentirono la sua convinzione.
Voleva bene a Luna, ma quando assaporava le sue labbra l'immagine ridente di Hermione gli appariva davanti agli occhi. Quando sfiorava le curve della sua ragazza immaginava fossero quella della sua amica d'infanzia. E aveva capito di non poter continuare in quella maniera.
Il giorno prima aveva scaricato la direttrice del Cavillo e, preso il coraggio a due mani, aveva invitato Hermione a cena. Aveva incrociato le dita sperando che accetasse l'invito e le aveva tenute incrociate quando l'aspettava davanti al ristorante.
Sperava di non rovinare la loro amicizia, ma soprattutto sperava che anche lei lo ricambiasse. A volte gli rivolgeva dei sorrisi così belli, così diversi da quelli che regalava agli altri ragazzi...
Ma Luna l'aveva raggiunto poco prima dell'arrivo della sua migliore amica. Gli aveva fatto una scenata pazzesca, facendo voltare parecchi passanti. Un gruppo di ragazzini erano scoppiati a ridere dal parco lì vicino, fino a dove erano giunte le urla della biondina in cerca di spiegazioni. E lui era stato costretto ad amettere la verità.
L'aveva frequentata per dimenticare Hermione.
Si fece schifo da solo.
Luna lo fissò per qualche lunghissimo secondo, sconvolta. All'arrivo del taxi di Hermione gli saltò adosso, baciandolo con passione. Si era stretta al suo collo facendo aderire i loro corpi. Lui, stupito, si era lasciato baciare fino a quando il rumore della borsetta di Hermione, che aveva toccato il suolo, gli fece capire la situazione in cui si trovava.
Vide la ragazza che amava sgranare gli occhi e fissarlo, sconvolta, prima di risalire sul taxi con cui era arrivata. Non aveva fatto in tempo a fermarla.
Immaginò come doveva essere apparsa la scena agli occhi della bruna, ed ora doveva darle delle spiegazioni. Probabilmente lui non le era indifferente e, data la sua reazione, era rimasta ferita dalla scena a cui aveva assistito.
Harry scese gli ultimi gradini e raggiunse la ragazza che lo aspettava in salotto. "Allora, questo the?" chiese con fare scherzoso vedendo il tavolino esattamente come lo aveva lasciato quando era salito a cambiarsi.
Hermione agitò la bacchetta facendo apparire due tazze di té fumante e un vassoio di pasticcini. "Aspettavo che scendessi." si scusò mentre il ragazzo prendeva posto accanto a lei.
La brunetta afferrò una tazza e prese a sorseggiare lentamente il té ai frutti di bosco, già zuccherato, ritornando a guardare fuori dalla finestra. Harry seguì il suo esempio e alcuni minuti passarono con solo il rumore della pioggia a fare da sottofondo musicale.
Un tuono cadde poco distante dalla Tana.
"Hermione io..." cominciò l'Auror dai capelli scuri, deciso a dare le dovute spiegazioni e a confessare i suoi sentimenti alla ragazza.
"Domani parto." lo interuppe la strega voltandosi a guardarlo.
"Cosa?" chiese il ragazzo come se non avesse capito.
"Oggi ho fatto richiesta per essere trasferita in Iraq. Come Guaritrice potrò dare un'aiuto maggiore laggiù che al San Mungo. L'Iraq è continuamente soggetto ad attacchi terroristici, molti dei quali non giungono nemmeno alle nostre orecchie, e la gente del posto ha bisogno di aiuto. Hanno accolto la mia richiesta. Parto domani stesso." Hermione finì la spiegazione e portò nuovamente la tazza di té alle labbra.
"Ma... Così, all'improvviso... Perché?" le chiese il suo migliore amico, confuso. Voleva spiegarle tutto e lei se ne scappava in Iraq, ad aiutare la gente bisognosa di aiuto. Anche lui aveva bisogno di aiuto. Del suo aiuto, dei suoi sorrisi, dei suoi occhi. Ora che si era deciso a parlare, ad accettare i suoi sentimenti...
 
La Tana, 27 novembre 2003 – ore 19.06
 
Hermione sorrise amaramente. Non era ovvio perché fuggiva? Non era ovvio che voleva dimenticarlo? Non poteva dimenticarlo in Inghilterra, avendolo sempre davanti agli occhi e dove molti luoghi portavano i suoi pensieri a lui. Doveva andare lontano per poter levarsi di dosso ciò che provava per lui, per poter ripensare alla scena vista la sera precendente senza provare dolore.
L'arrivo burrascoso di Ron, Fred e George evitò a Hermione di rispondere ad una domanda così sciocca.
 

***

 
La Tana, 18 novembre 2004 – ore 16.31
 
Hermione posò la sua tazza sul tavolino. "Dove sono tutti? Muoio dalla voglia di vederli!" confessò lanciando un'occhiata significativa al ragazzo.
"Ron è al negozio di scherzi di Fred e George, Molly è andata a fare compere." rispose Harry fissando la ragazza.
La brunetta ricambiò lo sguardo del mago, ripensando alla lettera che le aveva mandato poco dopo che era partita. L'amava ancora? O durante quell'anno che lei aveva passato in Asia qualcosa per lui era cambiato? Gli aveva risposto, aveva accettato le sue spiegazioni, aveva confessato i suoi sentimenti. Ma poi non avevano più toccato quell'argomento.
Continuò a fissare gli occhi verdi del suo migliore amico, perdendovisi. Sentì di non poter più rimandare. Avevano aspettato già troppo.
Un tuono cadde poco distante dalla Tana.
"Harry io..." cominciò Hermione ben decisa ad andare fino in fondo.
L'entrata burrascosa e rumorosa di Ron, Fred e George, bagnati ed infreddoliti, impedì alla ragazza di continuare. Appena la videro, i tre ragazzi corsero ad abbracciare la loro amica, sommergendola di domande. Solo quando i loro vestiti furono quasi asciutti, decisero che era il caso di andare a cambiarsi.
Harry e Hermione rimasero da soli, con la pioggia e le chiacchiere dei Weasley come sottofondo musicale. Il loro sguardi si incatenarono, titubanti e speranzosi.
"Hermione, ti và di prendere un the con me domani?" le chiese il ragazzo. La porta di una camera sbattè e si sentirono dei passi scendere velocemente le scale.
"Hermione, mi devi rispiegare la storia di quel tipo che si è sbarrato al piede con una bistola, perché io mica l'ho capita!" gridò la voce euforica di Ron.
Hermione lanciò una rapida occhiata alle scale per accertarsi che l'amico dai capelli rossi non fosse già ritornato in salotto. "Ai frutti di bosco?" chiese a Harry in sussurro.
"Ai frutti di bosco." confermò il moro sorridendo alla strega che rispose con un dolce sorriso.
 
 

FINE

 
 

Scritta nel mese di novembre del 2004.

  
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