Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: fabiolaolivetti    27/07/2014    1 recensioni
Esistono vari tipi di amore. C'è l'amore per abitudine, l'amore possessivo, l'amore selvaggio, l'amore imperfetto, e poi c'è quall'amore che sconvolge tutto, che potrebbe non sorgere il sole e sarebbe lo stesso fantastico.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8.
 
 
Ci aveva messo più del solito a prepararsi quella mattina. Era abbastanza emozionata, insomma stava andando ad intervistare uno che le piaceva molto. Aveva portato il suo CD anche con sé a Dublino, lo aveva ascoltato per tutto il viaggio, andata e ritorno. Sì quel ragazzo le piaceva molto. Le piaceva quello che diceva, come lo diceva, le sue rime, il modo in cui ragionava e lo metteva in musica. Non ci capiva molto di quel genere ma lo considerava uno dei migliori, anzi forse proprio il migliore, o perlomeno l’unico che le piacesse davvero.
Doveva ricordare di chiedergli un autografo per Giacomo, che era probabilmente più emozionato di lei. Le aveva pregato in aramaico di portarlo con lei ad intervistarlo, ma sapeva che se gli avesse detto di sì non avrebbe concluso l’intervista bene, e non se lo poteva permettere. Era anche per questo che provava a restare calma. Alla fine non poteva farsi notare emozionata dal ragazzo che doveva intervistare, inoltre non doveva perché se si fosse fatta prendere dalle emozioni avrebbe mandato a rotoli un altro pezzo e con lui anche il suo lavoro. Quindi, calma. Tranquilla. Ecco come doveva stare. Era solo un tipo. Solo un tipo che doveva intervistare. Un’intervista come le altre. Non proprio come le altre, per le altre non si svegliava due ore prima per prepararsi. A questo proposito Camilla era la più tranquilla di tutti. Già non le piaceva il rap in generale, poi quello che faceva quel tipo era ancora peggio visto che era costretta ad ascoltarlo perché la sua migliore amica e il suo ragazzo lo adoravano. Infatti non riusciva a capire perché la sua amica fosse già in piedi alle nove se doveva andare ad intervistare il tipo alle undici e mezza, quando poi Michela le disse che era perché doveva prepararsi si alzò e se ne tornò a dormire, col massimo dell’indifferenza.
Ci fosse riuscita a dormire. Michela le piombava in stanza ogni dieci minuti chiedendole: “così sto bene? Credi che sul jeans sia meglio una cintura nera o bianca? Ma questa maglia è troppo accollata? Oddio e adesso che scarpe ci abbino? Ma Camilla mi presti questo? La sciarpa la metto così o così? Rosa o blu? Ombretto chiaro o scuro? Metto il rossetto? Hai visto la mia collana con la coccinella?” Alla fine fu costretta ad alzarsi. Capì anche che quelle due ore a Michela servirono tutte per prepararsi. Alla fine non mise proprio niente di che, un leggins nero con sopra un maglione blu con dei cuoricini bianchi e le converse. La collana lunga con la coccinella la trovò e la mise, non era un portafortuna, o almeno lei non lo considerava un portafortuna, la metteva e basta. Si truccò poco, né ombretto né rossetto, non facevano per lei. Mise la sciarpa, nel modo in cui l’aveva sempre messa, prese il registratore e il quaderno con una matita, gli occhiali da vista che metteva quando scriveva e scese.
Ora era lì e doveva solo bussare al citofono. Non lo fece, una vecchietta aprì il palazzo, stava scendendo probabilmente a fare la spesa e lei ne approfittò per entrare. Mossa sbagliata. Adesso questo a che piano viveva? E chi lo sapeva. Ok, niente panico, che ci voleva? Bastava leggere la targa sulle porte no? No, mossa sbagliata. Non sapeva come si chiamava il tipo. Sapeva solo il suo nome d’arte. Effettivamente non poteva nemmeno bussare al citofono, perché non conosceva il suo cognome. Ma perché Salvatore non glielo aveva detto? Dov’era la vecchietta di prima? Avrebbe potuto chiedere a lei. Porca carota e adesso? Non poteva bussare a tutti per vedere dove viveva. Ma certo, poteva chiamare Giacomo, lui probabilmente sapeva come si chiamava. No, Giacomo era a lavoro, non poteva rispondere al cellulare. Allora avrebbe chiamato Salvatore, che era effettivamente la cosa più ovvia. Stava per bestemmiare quando sentì la voce registrata far partire la segreteria poi un signore uscì dalla porta a destra del primo piano. Grazie al cielo.
-“Salve, mi scusi non è che saprebbe dirmi a che piano abita, ehm il ragazzo che fa rap? Si chiama X..”
-“Ma lei chi è?”
-“Io sono una giornalista.”
E’ vero che lo disse con voce poco convinta ma anche se l’avesse detto in maniera più convincente non le avrebbe creduto lo stesso.
-“Sai non ho mai visto una giornalista che non sa dove andare per fare un’intervista”
-“Le assicuro che è vero.”
-“Senti ragazzina, non so chi ti abbia detto che vive qui, ma non è così. Continua le tue ricerche per avere una foto con lui da qualche altra parte.”
Ci mancava solo questa! Ragazzina. A lei. Ok che sembrava più piccola della sua età, ma sempre ventiquattro anni aveva. Lasciò perdere, non poteva convincerlo del fatto che fosse davvero una giornalista. E adesso? Che poteva fare.
Provò a ragionare:
"La parte positiva è che mi trovo nel palazzo, è già qualcosa alla fine."
Decise di salire le scale e di leggere le targhe, magari boh, forse Giacomo le aveva detto qualche volta come si chiamasse sto tipo e leggendole poteva avere qualche lampo di genio. Magari.
“Male che vada mi apposto sotto il palazzo, prima o poi dovrà pur uscire sto tipo”
Lo stava maledicendo. Era passata dall’amarlo profondamente all’odiarlo per tutto quello che stava accadendo. Arrivata al terzo piano guardò in alto, mancavano ancora due rampe di scale per arrivare alla fine del palazzo, guardò giù, ebbe le vertigini, si allontano di scatto e diede involontariamente un calcio alla porta di sinistra.
“Questi mo pensano che ho bussato. Che gli dico se aprono? Scappo? No oh Michela, fai la persona matura forza. Mi invento che sono un testimone di Geova. Si, vestita così. Posso dire di essere della pubblicità. Senza volantini.”
Mentre pensava la porta si aprì e ringraziando davvero il cielo uscì lui. Il tipo che doveva intervistare.
Tirò un sospiro di sollievo.
-“Ciao, tu devi essere la giornalista vero?”
-“Sì! Sì! Sono io.”
-“Ehm, tutto bene?”
-“Oh, sì scusami, tutto bene grazie.”
Rise un po’. Wow. Si dimenticò di tutto quello che era appena accaduto.
-“Vieni, entra.” Disse, così gentilmente.
-“Sì, entro, grazie.”
Ciao ragazzi. Allora come potete vedere siamo (finalmete, lo so) nella parte forte della stituazione adessoMi sono serviti tutti questi capitoli precendenti, e ci serviranno anche più in là. Ora io vi lascio per due settimane perchè parto, vi mancherò lo so, anche voi.Lo so che il nome d'arte del rapper è X, ma non sapevo assolutamente che nome dargli, lol scusate.vi ringrazio per seguire la storia e a presto :)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: fabiolaolivetti