Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: sbriashi    27/07/2014    1 recensioni
Juliet Lewis è una trentenne inglese che vive a New York, lavora come cameriera in un ristorante e pensa che l'uomo perfetto non esista. Ma quando tornerà a Brighton per il compleanno della sua migliore amica si accorgerà che si sbagliava e la sua vita subirà una svolta inaspettata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosie Dean era una donna molto in gamba, allegra, solare ed estroversa. L'avevo sempre ammirata per questo ed avevo sempre voluto essere come lei. Aveva i capelli mori ed abbastanza lunghi, un viso piccolo ma dolce grazie alle sue guancie paffute che la rendevano adorabile quando sorrideva.
Io e Rosie ci conoscevamo da una vita. Le nostre famiglie erano molto unite e ci avevano cresciute insieme, per me lei era sempre stata come una sorella.
Ripensavo alla nostra amicizia mentre ero in viaggio con il bus verso Brighton. Non avevo voluto far scomodare nessuno per venirmi a prendere all'aeroporto di Gatwick ed in più non avevo detto a nessuno l'ora esatta in cui sarei arrivata quindi sarebbe stata quasi una sorpresa.
Gli alberi scorrevano veloci fuori dal finestrino e dietro di essi si intravedevano i tipici campi verdi inglesi. Il tempo non era dei migliori nonostante fosse ormai primavera inoltrata, eppure non mi dispiacevano affatto un po' di nuvole. Mi importava solo il fatto che finalmente ero a casa.
 
Appena sentii una voce metallica pronunciare il nome di Sycamore Close scesi immediatamente dal bus e respirai a pieni polmoni quell'aria che tanto mi era mancata.
Ripercorrere quella strada mi faceva quasi commuovere, dopotutto erano passati ben quattro anni dall'ultima volta che ero stata lì. Non era cambiato nulla da quando me ne ero andata via, ogni cosa era rimasta esattamente com'era.
Girai a sinistra verso una piccola salita che portava ad un blocco di piccole casette circondate da prati verdi. Quella in mezzo era casa mia. Ero arrivata.
Suonai il campanello elettrizzata e appena mia madre aprì la porta mi abbracciò così forte che per un attimo mi mancò il respiro.
«Bambina mia! Com'è andato il viaggio? Ma guarda quanto sei bella! La Grande Mela ti ha fatto proprio bene, sai?»
«Caroline, è appena arrivata! Lasciala respirare» udii in lontananza la voce di mio padre e corsi ad abbracciare anche lui.
«Ha ragione tua madre, diventi sempre più bella» aggiunse poi sottovoce mentre lo stavo stritolando.
«Grazie a tutti a due, mi siete mancati tanto» dissi guardandoli con un sorriso a trentadue denti.
Si poteva notare la commozione mista alla felicità che traspariva dai loro occhi. Sembravano molto fieri di me, della donna indipendente che ero diventata. Eppure quando ero a casa non smettevano ancora di trattarmi come la loro piccola bambina.
 
Entrare in camera mia non fu proprio come me l'aspettavo. Speravo in un tuffo nel passato ma mi ero dimenticata che quattro anni prima mi portai via praticamente tutto, la camera ormai era quasi completamente spoglia. Rimaneva solo la piccola scrivania con il computer, alcuni peluche sugli scaffali ed il mio letto. Sbirciai nella cabina armadio ma trovai solo qualche gruccia e nessun capo d'abbigliamento.
Dopo aver disfatto i bagagli andai in bagno a fare una doccia per poi scendere al piano di sotto pronta per il tè pomeridiano.
«Come procede il lavoro a New York?» mi chiese mio padre dalla poltrona dove era seduto senza però staccare gli occhi dalla tv.
«Oh, bene. Anche se sta iniziando a stancarmi un po'» risposi un attimo prima di sorseggiare il mio tè.
«Come mai? È così dura fare la cameriera?»
«È per via dei turni stressanti. A volte vorrei più tempo per me stessa» sospirai mentre giravo e rigiravo il cucchiaino dentro la tazza.
«Perché non glielo dici?» mi domandò mia madre quasi indignata. Era sempre dalla mia parte anche quando avevo torto.
«Non è così semplice, mamma. Rischierei di farmi licenziare e non posso permettere che accada proprio adesso»
«Ma Juliet, devi ribellarti se...»
«No! Senza quel lavoro sarei persa»
Mia madre si accorse di aver toccato un tasto dolente così si limito a passarmi una mano sulla spalla per rassicurarmi.
«Noi vogliamo solo che tu stia bene, hai capito?» mio padre si alzò e venne verso di me schioccandomi un bacio sulla guancia.
«Grazie papà, sul serio»
Lui strizzò un occhio e poi, dopo avermi scompigliato un po' i capelli per dispetto, se ne andò in cucina.
In quel momento pensai che non potevo essere più fortunata con dei genitori come i miei.
 
Dopo aver chiacchierato ancora un po' con i miei genitori me ne andai in camera mia per mettere in ordine le cose ma all'improvviso il suono di un clacson che proveniva proprio da sotto la mia finestra mi fece sobbalzare. Mi affacciai e riconobbi subito la moretta che mi stava fissando da un finestrino abbassato di macchina scura.
«Ciao bella bionda! Allora che fai? Scendi o no?»
Io ridacchiai a più non posso facendo esplodere tutta la gioia che mi tenevo dentro. Così facendo scoppiò a ridere anche Rosie e per poco non piangevo dalla felicità. Nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto.
Mi preparai in fretta e scesi di corsa le scale per precipitarmi fuori verso la mia migliore amica. Ci scontrammo in un abbraccio che durò un'eternità e ancora non avevamo smesso di ridere un secondo.
«Come sapevi che ero arrivata?»
«Ho le mie spie, dovresti saperlo»
«È stata mia madre a dirtelo?»
«Beccata!»
Mentre ero in macchina nel sedile anteriore accanto a Rosie osservavo contenta tutte le case e le vie di quella città che mi era mancata per troppo tempo. C'era anche un'altra persona però che non vedevo l'ora di incontrare di nuovo: il mio migliore amico. Si chiamava Harry Thomas ed era niente di meno che il cugino di Rosie. Dopo una festa in spiaggia di tanti anni fa diventammo inseparabili, all'inizio pensai che provasse qualcosa per me invece ebbi la prova che l'amicizia tra maschio e femmina poteva essere reale.  
Harry non era molto alto, aveva i capelli di un castano scuro e gli occhi grigi proprio come sua cugina. Oggettivamente era una ragazzo davvero carino ed infatti molte ragazze gli andavano dietro ma io non ero mai riuscita a vederlo come più di un amico.
Arrivammo nel centro di Brighton e dopo che riuscimmo a trovare parcheggio ci dirigemmo allo Starbucks in Churchill Square, quello in cui lavorava Harry.
Appena mi vide lasciò tutto quello che stava facendo e corse verso di me per abbracciarmi.
«Non hai il diritto di presentarti così all'improvviso! Potevi avvisarmi!» mi rimproverò scherzando.
«Contavo sull'effetto sorpresa, ci sono riuscita?»
«Altroché! Sono felicissimo di vederti!» sorrise e mi strinse di nuovo in un abbraccio.
 
Mentre aspettavamo che Harry finisse di lavorare, io e Rosie ci sedemmo ad un tavolo del locale a raccontarci tutto quello che ci era successo in questi anni passati senza vederci.
«Capisci? Quel ragazzo è davvero un figo! Non riesco ancora a credere di esserci uscita insieme» le dissi quando finii di raccontarle di Logan, il ragazzo di New York.
«Forse perché sei figa anche tu» mi rispose Rosie dandomi un colpetto con il gomito.
«Oh, certo! Come no! Piuttosto che fine ha fatto il tipo di Londra con cui ti sentivi?»
Lei abbassò lo sguardo ma le sfuggì una risatina.
«Rosie? Che succede?» le domandai curiosa. La sua reazione era stata a dir poco strana e sospettosa.
«Beh, ecco... Ci siamo fidanzati!»
Rimasi a bocca aperta per un attimo fissandola con occhi sgranati.
«Cosa?! E quando pensavi di dirmelo?!»
«Non volevo dirtelo per telefono, stavolta è una cosa seria. Non siamo ancora fidanzati ufficialmente ma penso che presto accadrà»
«Wow, mamma mia... E tu sei felice? Come si chiama? Ti prego, voglio sapere tutto!»
Lei rise di gusto e si sciolse un po', dopodiché iniziò a raccontarmi tutto dall'inizio.
Scoprii che si chiamava Luke Windsor e faceva il pubblicista per attori famosi. In quel momento la invidiai da morire. Io ero andata a New York in cerca del vero amore e alla fine lei lo aveva trovato senza muovere neanche un dito.
Luke la trattava bene, almeno questo era ciò che diceva lei, e soprattutto la rendeva felice. Rosie se lo meritava e non potevo far altro che essere contenta per lei.
«Juliet...» mi chiamò con voce titubante Rosie.
«Che c'è?» le chiesi mentre addentavo un gustoso muffin al cioccolato.
«Oggi Luke dovrebbe venire a cena da me per conoscere la mia famiglia ma questa sera volevo anche passare un po' di tempo con te»
«E quindi?»
«E quindi dopo cena non possiamo uscire soltanto noi tre, cioè... Non vorrei farti sentire di troppo»
«Tranquilla, provo a sentire se Harry si unisce a noi...» non feci in tempo a finire la frase che la mia migliore amica mi fermò.
«Harry lavora anche stasera fino a tardi, in realtà Luke dovrebbe portare con sé un suo amico e mi chiedevo se...»
«Rosie! Hai per caso organizzato un'uscita a quattro senza avvisarmi?»
«Beh, ecco...»
«Fantastico! Come faccio adesso? Frequento già una persona» sbuffai battendo i pugni contro il tavolo.
«Oh, andiamo! Non ti ha neanche baciata!»
«E con questo? A me lui piace!»
Ormai tutta la gente lì presente si era voltata verso di noi ed ascoltava interessata la nostra conversazione. Io e Rosie ci guardammo per un secondo imbarazzate, ci eravamo appena rese conto che tutti gli occhi erano su di noi. Finsi di tossire e poi proseguimmo il nostro discorso con un tono più basso.
«Non ti chiedo di portartelo a letto, solo di passarci una serata insieme. Ho avuto modo di conoscerlo ed è una persona perbene e gentile»
«Quindi dici che non ci proverà con me?»
«Farò in modo che non accada. E poi fossi in te non mi lamenterei»
Mi guardò con sguardo ammiccante come per farmi intendere che era un bel pezzo di ragazzo ma feci finta di non capire.
«Che vorresti dire?»
«Ti farò uscire con Tom Hiddleston»
Lei sorrise e batté le mani ripetutamente con lo sguardo da ragazzina impazzita. Dovevo forse sapere chi fosse quel tipo?
«Ehm, Tom chi?»
Rosie si portò una mano sulla faccia come fosse sdegnata dalla mia domanda.
«Tom Hiddleston! Hai presente l'attore che interpreta Loki in Thor?»
Ma certo! Conoscevo Loki ed avevo visto Thor un sacco di volte ma non mi ero mai soffermata sul nome dell'attore. Beh, ripensandoci non era proprio niente male.
«Sì, ho capito!»
La mia amica appoggiò un gomito sul tavolo e mi guardò con aria di sfida.
«Allora, accetti?»
Ridacchiai come era mio solito fare quando mi trovavo in una situazione imbarazzante, poi alzai lo sguardo e fissai Rosie negli occhi ghignando.

«Accetto»
 

Eccomi qua con il primo capitolo!
Spero che sia venuto abbastanza decente.
Comunque ci tenevo a dirvi che i personaggi di Rosie e Harry sono reali, in realtà sono due persone che ho avuto il piacere di conoscere a Brighton :3
E sì, Harry lavora veramente da Starbucks ed è la conferma che i ragazzi inglesi sono fighi ahahah
Ringrazio di cuore chi si ferma a leggere e soprattutto chi recensisce, mi fate taaanto piacere <3
Alla prossima! :)
-Mary

 
   
 
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