Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: berlinene    06/09/2008    0 recensioni
“Ho deciso di scrivere questo diario perché so che un giorno mio fratello diventerà famoso. Forse, allora, a qualcuno potrà interessare la storia della sua (o meglio nostra) adolescenza o forse perché come tutte le ragazzine anche a me serve il diario segreto”.Questo scrivevo un bel po’ di anni fa. E in effetti mio fratello è diventato famoso. E anche molti dei suoi, anzi, dei nostri amici. E allora, signor Takahashi, mi chiedo, si poteva parlare un po’ anche di sua sorella?Nessuno si è mai chiesto come si fa a convincere un bambino di cinque anni a mettersi una divisa diversa e fare l’allenamento da solo? Beh, un modo c’è. Far fare lo stesso a sua sorella. E chi è stato per anni il secondo portiere della San Francis? E durante i tornei in Europa, chi allenava i portieri, faceva l’interprete e aiutava il massaggiatore? E chi teneva buono Benji mentre giocava Ed (e viceversa)? E perché tutte le squadre hanno una manager tranne la Toho?Insomma, è venuto il momento di uscire allo scoperto: io sono Irene Price e le pagine che seguono vengono dal mio diario. [Ci sono alcune novità, guarda l'intro]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Diario di Irene Price genera storie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ecco la risposta alla domanda che, forse, qualcuno si è fatto... com'è nata la storia fra Ed e Irene?



Oggi come da programma Ed è venuto a casa nostra per allenarsi con Benji e Freddie. Quando ieri sera avevo ricordato a mio fratello che Ed sarebbe arrivato col treno delle dieci, la brusca risposta era stata: “Vai tu a prenderlo. In fondo questa seccatura è opera tua”. Beh, è vero. Quando dopo la finale ho incontrato Ed, lui mi ha fatto una testa così con gli esercizi che ci aveva visto fare al parco. Mi aveva chiesto se potevo aiutarlo ad allenarsi e io gli ho proposto di venire il sabato a casa nostra, così sia lui sia Benji si sarebbero allenati con qualcuno alla propria altezza, e io mi sarei risparmiata le sfacchinate del sabato mattina. Almeno così credevo…
Insomma, stamattina sono uscita di casa sotto lo sguardo di Benji ancora in pigiama. Sulla porta ho incrociato Freddie che già brontolava perché non eravamo ancora pronti: “Ho chiuso con gli allenamenti del sabato,” gli ho gridato uscendo, “vi ho trovato un nuovo compagnuccio!”
Sono arrivata al binario in tempo per vedere Ed scendere dal treno: dei jeans molto attillati gli fasciavano le gambe slanciate e anche la maglietta aderiva abbastanza al torace tonico da lasciare poco spazio alla fantasia. È sembrato sorpreso di vedermi.
“Ciao Ed! Tutto bene il viaggio?”
“Irene-san” mi ha salutata con un educato inchino. “Sì, grazie tutto ok” ha aggiunto.
“Mio fratello e il signor Marshall ti aspettano” gli ho detto salendo in auto.
Lui non mi ha risposto: guardava con occhi spalancati la Mercedes nera e l’autista. E li ha spalancati ulteriormente vedendo la casa.
“Cavolo,” ha mormorato “Mark aveva proprio ragione”.
“Cosa?”
“Vivete in una specie di reggia! È un sogno!”
“Beh, no è… una casa” dico arricciando il naso.
Mi ha guardata e ha riso.
“Beh?” gli ho chiesto un po’ scocciata.
“No, scusa è il tuo naso”.
Lo so, penso. È brutto, grande e a patata. Nonché uguale a quello di mio fratello. O c’era qualcosa che non sapevo già?
“Cos’ha il mio naso?” gli ho domandato un po’ risentita.
“Niente. Cioè è… carino. Quando lo arricci come prima, intendo… lascia perdere”.
Era un complimento? Non so, comunque ho cambiato discorso: “Andiamo al campo”.
“Dovrei cambiarmi”.
“Ci sono gli spogliatoi”.
“Sono aperti al sabato mattina?”
“Ehm… Ed?”
“Sì?”
“Vedi, in effetti… il campo, gli spogliatoi e la sala attrezzi sono… nostri, sono qui nel giardino”.
“Ah…”
Siamo andati sul retro dove Benji e Freddie ci aspettavano vicino alla porta.
“Warner” saluta mio fratello toccandosi il cappello.
“Signor Marshall, Price” dice Ed esibendosi in un perfetto inchino. “Grazie per l’opportunità che mi offrite”.
“È un piacere” risponde brusco Freddie. “E poi farà bene a entrambi”.
“Beh”, mi sono intromessa, “allora io vi lascio-”
“Non ti alleni con noi?” chiede Ed.
“No, tesoro: è proprio per questo che sei qui: per sostituirmi negli allenamenti del sabato” rispondo con un sorriso.
“Veramente preferirei che rimanessi” ha invece incalzato Freddie con quel suo tono che non ammette repliche. “Potresti aiutare Ed e poi… starò via qualche settimana e potrai supervisionare tu i prossimi allenamenti”.
Incastrata. Di nuovo. Tento: “Ma non credo abbiano bisogno di me…”
“Infatti” rincara la dose Benji “posso benissimo fare da solo”.
“Io preferirei (e dai con ‘sto “preferirei”! Farebbe prima a dire “comando e voglio”) che vi supervisionasse tua sorella. Un esterno può controllare che le posizioni siano corrette, cronometrare gli esercizi etc.”
“Ok,” taglio corto “resterò, ma cominciamo”.
Corsa, riscaldamento, pesi. Pranzo veloce e leggero. Ancora pesi, addominali e infine tecnica.
Devo ammettere che guardare da fuori è molto meglio.
Ed è incredibilmente allenato e sciolto e ha fatto tutti gli esercizi senza battere ciglio. Benji aveva stampata in faccia la sua solita aria indifferente, ma io vi leggevo anche una certa ansia da prestazione. Infatti spingeva molto più del solito. Credo che Freddie abbia ragione quando dice che è una cosa buona per entrambi.
Sulla tecnica, Ed è molto carente rispetto a Benji ma per lo più sopperisce con la sua agilità portentosa. E anche se Freddie non ha fatto che ripetergli che la traiettoria di un tiro va intuita prima e non intercettata fuori tempo massimo, io mi ci incanto a vedere le sue acrobazie!
Sono andati avanti fino verso le cinque poi, dopo la doccia e una bella merenda, ho riportato Ed in stazione. Era raggiante. Mi ha ringraziato mille volte per avergli dato questa opportunità e “per l’aiuto”… Mah, per avergli passato due pesi e corretto delle posizioni?!?
La cosa che però mi ha fatto più piacere e che anche Benji aveva l’aria soddisfatta anche se distrutta, tanto che, prendendola alla larga mi ha fatto: “Certo, è un po’ che non ti faccio più da cavia per i massaggi”, riferendosi a quando facevo il corso e lui (volentieri) si prestava per farmi esercitare. Che poi è il suo modo contorto per implorarmi di fargli il defaticamento. Ragion per cui ho risposto “È vero, potrei perdere l’esercizio”.
Ero troppo felice che la storia degli allenamenti con Ed gli andasse a genio per fare polemica!

****1 settimana dopo****

Anche oggi Ed è venuto ad allenarsi solo che stavolta non c’era Freddie così ho guidato io gli allenamenti. Ci siamo divertiti e abbiamo riso un sacco ma hanno anche lavorato… Voglio dire, si sa che mio fratello non accetta di perdere neanche a pari o dispari, figurarsi farsi superare dal primo “capellone con la lisca” come lo ha chiamato. Ma si vede che in fondo Ed gli sta simpatico e che trova stimolante allenarsi con lui.
Comunque, per la cronaca, che è un capellone è vero ha dei capelli folti e nerissimi che gli arrivano alle spalle: sono stupendi, li avessi io! E quanto alla lisca, sì, è vero ma preferisco la definizione che ne ha dato Mrs. Bright “un modo delizioso di pronunciare la ‘s’”. Delizioso… è proprio un aggettivo da Mrs. Bright… e da Ed: ha dei modi carissimi che hanno decisamente deliziato la nostra tata… Comunque parlando di spirito di competizione non è da meno di mio fratello. Nonostante come portiere sia tutto istinto, quando deve fare un esercizio ha una disciplina incredibile e lo esegue con scrupolo, senza fiatare.
Alla fine gli ho chiesto di mostrarci un po’ di quegli esercizi di stretching che faceva nel parco, così ha preso lui il ruolo del “maestro” e, come se non avesse fatto altro in vita sua, ci ha guidati in una serie di esercizi di stretching e di rilassamento fantastici… mi ci sono quasi addormentata…

****1 altra settimana dopo****

Altra seduta senza Freddie. Come sabato scorso abbiamo riso ma anche sudato… Ed si diverte a costringermi a esercitarmi con loro. Divertente niente da dire, ma per i miei gusti abbiamo indugiato un po’ troppo sui tuffi e i modi di cadere senza (teoricamente) farsi male ma riempiendosi (in pratica) di lividi… Ed ci ha anche mostrato cose nuove, imparate dal padre che ha un dojo di karate.
Abbiamo (Ho) insistito perché restasse a cena così gli abbiamo fatto fare un tour di “Fujisawa by night”, che non è ‘sto gran che ma un paio di locali carini ci sono. Ci siamo fatti qualche sakè con ghiaccio e lime in compagnia di Paul, Johnny e Ted e poi lo abbiamo riaccompagnato al treno.

****1 altra settimana dopo****

Oggi la New Team aveva un’amichevole con una squadra importante ma mio fratello si era dimenticato di avvertire Ed e, come sempre, è toccato a me metterci una pezza: “Te ne puoi occupare tu, no? Chiedigli se può fermarsi a dormire da noi e domani mi alleno con lui”.
Così ho fatto. Ed ha accettato di buon grado. L’ho aspettato in salotto mentre telefonava per avvertire i suoi poi mi ha raggiunta e si è seduto di fronte a me. Dopo un attimo di titubanza, ha sfoderato il suo bel sorriso e chiesto: “Allora, cosa facciamo?”
“Pensavo, se ti va, potremmo andare a vedere l’amichevole della New Team…”
“Non ci alleniamo noi due?” fa un po’ deluso.
“Vuoi allenarti sia oggi che domani?”
“Beh, quando si ha almeno un Price, c’è sempre da imparare….”
Rido. “Ok, ma niente di pesante, giusto qualche fondamentale, ok?”
Siamo andati avanti ancor meno del previsto, però, perché il mio allievo oggi era un po’ indisciplinato, o piuttosto distratto. Avrò percorso mille volte l’area di rigore per correggergli la posizione. E ogni volta che lo sfioravo, si metteva a ridere per il solletico. Evidentemente era di buon umore. Pure troppo. Alla fine ho rinunciato.
“Basta così” ho sospirato.
“Sei già stanca?” mi ha chiesto con aria di sfida.
“No sei tu che oggi non riesci a fare le cose seriamente” è stato il mio bonario rimprovero.
Lui si è avvicinato e con un gesto rapido mi ha afferrata per i fianchi e ha iniziato a farmi il solletico. Sai che non lo resisto: infatti ho preso a ridere e a divincolarmi, la sua presa era salda ma infine sono riuscita a scappare. Lui mi ha rincorsa finché non mi ha placcata e, proprio come il giorno in cui ci siamo conosciuti, ha frapposto il suo corpo fra me e il terreno. Solo che stavolta ci siamo trovati faccia a faccia. Per un lunghissimo momento ci siamo guardati negli occhi. Aveva uno sguardo strano. Ho sorriso: sono cresciuta facendo la lotta con mio fratello e con gli altri ragazzi e sai quante volte mi è capitato! A quei tempi di solito mi liberavo dalla stretta con una ginocchiata ai gioiellini, ma con un ospite non mi pareva educato. E anche un pizzicotto fra il collo e la spalla funziona. Ed ha gridato “ahia” e mi ha guardato con aria ancora più strana. Infine mi ha lasciata andare.
“Vai pure tu a fare la doccia” ha detto accennando alle due docce nel piccolo spogliatoio. “Io farò un po’ di stretching”.
“Guarda che ci sono altri sei bagni in questa casa, non c’è bisogno di fare a turno. Però se fai stretching ti faccio compagnia”.
Il suo umore era cambiato all’improvviso. Per fare allungamento si è seduto a un paio di metri da me e non ha detto una parola fino alla fine. Evidentemente avevo fatto qualcosa di sbagliato. Dovevo rimediare.
“Il soggiorno a villa Price è comprensivo di un trattamento gratuito… sauna o massaggio?” ho esordito, con aria da tour-operator.
“Avete anche la sauna?”
“Beh, è molto piccola… allora sauna? Vieni”.
Gli ho mostrato dov’era e ho acceso la macchina per il vapore. Poi siamo andati in camera di Benji, ho preso un costume e glielo ho porto.
“Ci cambiamo e ci troviamo giù alla sauna, ok?”
Pochi minuti dopo, eccolo arrivare: i pettorali e gli addominali erano proprio come me li ero immaginati attraverso la maglietta, i boxer gli scendevano di alcuni centimetri sotto l’ombelico perché è più magro di Benji. Davanti a tanta grazia non mi sentivo molto a mio agio in costume. Avrei preferito il massaggio. Almeno io potevo restare vestita e poi… ho cominciato, mio malgrado, a pensare che non mi sarebbe dispiaciuto...
Ma non ci devo neppure pensare. Figurati se a uno così piaccio io. È qui per mio fratello mica per me. Eppure quando prima ci eravamo ritrovati l’una sopra l’altro… No, non mi devo fare film, altrimenti poi ci sto male e basta.
Comunque, siamo entrati e ci siamo seduti sulla panca di legno, a una certa distanza l’uno dall’altra
Mi sono appoggiata alla parete, decisa a guardare in un’altra direzione per non permettere a pensieri troppo licenziosi di sfiorarmi. Eppure sapevo che lui mi guardava e sapevo bene cosa pensava: che avevo muscoli troppo sviluppati e qualche chiletto in più. Sono d’accordo.
Forse avrei dovuto attaccare discorso. Per fortuna lo ha fatto lui.
“E se sceglievo il massaggio? Veniva fuori un cameriere –fisioterapista?”
“No… in effetti ti saresti dovuto accontentare di me. Sai, ho preso lezioni dal massaggiatore della New Team e quando posso faccio pratica. E mio fratello spesso ne approfitta… Specie dopo le sessioni di allenamento con te”.
“Lo credo bene, sono delle sfacchinate. Immagino sia piacevole…”
Cosa avrei dovuto fare? Propormi o… Ma è stato lui a riprendere.
“Anzi, ne sono sicuro. Ricordo che quella volta nel parco…Beh, pazienza, ormai ho scelto la sauna. Almeno te la godi anche tu…”
Faccio spallucce. “Mi fa piacere anche fare pratica…” butto là.
“Beh, visto che tu ti presti per gli allenamenti, esercitati pure su di me”.
Devo aver avuto uno sguardo strano. Perché lui guardandomi ha smesso di sorridere e ha detto quasi spaventato: “Se ti va, eh…”
“Sì, sì” lo rassicuro.
Con la mano lo sospingo delicatamente per farlo sdraiare, mi siedo in mezzo alle sue gambe e comincio a massaggiargliele. Chiude gli occhi.
In quel momento si è spalancata la porta ed è apparso Benji. Il rumore ha spaventato Ed che forse si stava appisolando: scattando seduto ha perso l’equilibrio, e dalla panca si è ritrovato con il sedere a terra e le gambe incastrate col mio corpo.
Benji ci guarda con aria strana, un sopracciglio sollevato.
Silenzio glaciale nonostante il vapore. Atmosfera da sparatoria a mezzogiorno di fronte al saloon.
“Abbiamo perso” ha detto infine mio fratello, mentre Ed si ricomponeva velocemente e si alzava in piedi.
“E quanti ne hai presi?” ha detto Ed.
Mi sono sentita gelare: decisamente quella non era né il modo né il momento per rivolgersi a mio fratello.
“Eh, beh, erano professionisti…” tento di rimediare.
“Soltanto uno” sibila mio fratello fissando Ed negli occhi, coi nasi che quasi si sfioravano.
“Ah, i tuoi non ne hanno fatto neppure uno? E poi si dà la colpa ai portieri..ah… attaccanti” ha commentato Ed tornando a sedersi.
Benji lo ha fissa qualche altro istante e poi ha detto: “Già…” e si è gettato a sedere in mezzo a noi, costringendoci a scartare di lato per fargli posto.
Ancora silenzio, greve come il vapore nella stanza. Era insostenibile. “Mi fa troppo caldo” ho dichiarato. “Vado a dire di far preparare la cena”.
Poi niente, abbiamo cenato a base di conversazione monotematica sull’amichevole del pomeriggio e poi ci siamo visti un film. Non siamo usciti, domani nuova training session…
Da cui ovviamente non mi potrò esimere… uff…
Notte!
*****
Se la giornata di ieri è stata strana, quella di oggi batte ogni record. Tutto è iniziato stamattina prestissimo, quando sono stata svegliata da un rumore nella stanza accanto, dove dormiva Ed. Devo ammettere che ieri sera prima di addormentarmi un po’ ci ho pensato, voglio dire, che lui era lì a pochi metri e… vabbè. Comunque, siccome il rumore continuava, sono andata a vedere se non avesse qualche problema. Ho bussato. Lui mi ha aperto: indossava solo un paio di pantaloni bianchi molto larghi, legati in vita, che, come il costume di ieri, calavano pericolosamente lungo il pancino piatto e i fianchi strettissimi. I lunghi capelli erano morbidamente trattenuti da una fascia. Il petto e la fronte, imperlati da goccioline di sudore.
“Tutto bene?” gli chiedo.
“Sì… perché? Oh, scusa devo averti svegliato. In casa mia tutti si alzano all’alba e non ho pensato…”
“Oh, no sono io che ho il sonno leggero… Vuoi che faccia preparare la colazione?”
“No, aspetto voi. Anzi vado fuori in giardino e quando siete pronti mi chiamate, ok?”
Che dovevo dire? Ho risposto ok e gli ho raccomandato di coprirsi un po’. Fa freddo alle sei del mattino.
Ha annuito, arrossendo lievemente, come si rendesse conto solo adesso del suo deshabillé.
Va da sé che non sono più riuscita a dormire. Sono andata alla finestra ma non riuscivo a scorgerlo. Così mi sono vestita sono scesa giù e ho fatto preparare la colazione che poi ho portato fuori su un vassoio.
Finalmente ho visto Ed, mi sono soffermata un attimo a guardarlo, nascosta da una siepe: stava eseguendo delle mosse di karate, ma con una grazia tale che sembrava danzasse. Certo che questo non è mai stanco! Sono rimasta un bel po’ col vassoio in mano, finché, infine, non è stato lui a scorgermi.
Ha interrotto quella specie di danza e mi è venuto incontro sorridendo e sciogliendosi i capelli. Ha scrollato la testa e poi ha detto:
“Ora che sai il mio segreto dovrei ucciderti ma siccome hai portato la colazione ti perdono. Sto morendo di fame”.
Ho appoggiato il vassoio sul tavolo sotto il gazebo e ci siamo seduti. Ed si è messo a mangiare di gusto, bofonchiando a bocca piena apprezzamenti per la colazione occidentale.
“Qui è tutto occidentale. I nostri genitori ci hanno sempre allevati con la prospettiva di portarci in Europa, prima o poi: tate inglesi e tedesche, cucina europea…Ricordati che dopo hai l’allenamento” aggiungo vedendolo ficcarsi in bocca il terzo muffin. “E poi mi devi spiegare come fai a mangiare quanto mangi e ad essere così magro… vorrei avere il tuo pancino piatto oltre ai tuoi capelli” sospiro io.
Mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca piena che sembrava un pesce palla. Siamo scoppiati a ridere e lui ha bofonchiato “Allora è vero che sono da donna”.
“Certo che ve la spassate un sacco voi due…” dice Benji arrivando e sfoderando il suo solito sorrisino di sbieco®. “E allora Warner? Pronto per sudare un po’?” dice mio fratello tirando a Ed una pacca sulla schiena tanto forte che per poco non si strozza con le ultime briciole di muffin. Poi lo guarda meglio e prosegue: “Ma come sei vestito?”
“Stavo andando a cambiarmi. Con permesso,” ha risposto Ed alzandosi e accennando un inchino.
Mio fratello si è messo a mangiare guardandomi storto.
Dopo un po’ Ed è riapparso: si era cambiato e parlava al cellulare: “Beh, Mark, non lo so, mica sono in casa mia…E che ti devo dire se sei quasi già qui… ok, a dopo. Ciao”.
Ha riattaccato. Poi si è rivolto a noi: “Spero non vi dispiaccia ma il mio capitano è un po’…come dire… impulsivo. Stamattina ha deciso che voleva vedermi e…beh… sta venendo qui…” dice con aria fra l’incazzato e l’imbarazzato.
Il solo pensiero di Mark che varcava il cancello di casa mia mi ha mandato in brodo di giuggiole. Senza che potessi fare nulla per impedirmelo mi è partito un film…visto che oggi c’era Freddie, mentre loro si allenavano io avrei intrattenuto Mark, gli avrei mostrato la casa, offerto uno spuntino, poi magari il pranzo, chissà se a lui la sauna sarebbe piaciuta… Questa ridda di pensieri si è tradotta in una conferma chiesta con voce sognante, cui ha fatto eco quella di mio fratello. stesse parole ma tono incazzato: “Mark Landers?”
Ed ha annuito, rinnovando le scuse per quella visita senza invito.
Ovviamente ho sfoderato un sorrisone e affermato prima che Benji potesse aprir bocca: “Ma ti pare, nessun problema”.
Sulle ali della felicità sono salita in camera a cambiarmi… chissà se a Mark piacevano più le tipe sportive, romantiche, casual, eleganti… boh, solo che il mio fisico e il mio guardaroba non permettono grandi voli. Ho optato per gonna di jeans, scarpe da ginnastica e una canottierina molto carina. Ci devo aver messo un po’ a decidere perché quando sono scesa, Lui era già lì. Freddie e i tre ragazzi erano fermi a parlare fra loro. Quando mi scorgono tutti mi guardano con aria sorpresa. Il primo a parlare è Ed: “…e questa, Mark, è sua sorella Irene ma credo vi conosciate… di solito si allena con noi…”
“Già” interviene mio fratello “ma oggi deve avere qualche impegno. Dov’è che vai vestita così, Ire?”
Mentre passavo mentalmente in rassegna le morti più dolorose possibili per scegliere quella da infliggere a mio fratello, minimizzo “No, da nessuna parte, le prime cose che ho trovato…”
“Beh, ora che ci siamo presentati e siamo tutti amici, vogliamo continuare l’allenamento?” continua Benji, con aria annoiata.
“Mio fratello è un pessimo padrone di casa, accomodati pure, Mark, posso offriti qualcosa?” cinguetto.
“Non sono qui per disturbare né incomodare nessuno, mi metterò seduto qua e guarderò l’allenamento. Ero solo curioso di vedere cos’è che il mio migliore amico fa tutti i santi finesettimana anziché uscire con me…”
Mi sono seduta con lui sotto il gazebo e per una mezz’ora buona ho cercato di intavolare una conversazione ma Mark aveva gli occhi fissi sui due portieri e alle mie domande rispondeva solo con monosillabi al limite dell’educazione. Avevo ormai rinunciato quand d’un tratto lui mi fa: “Scusa, Irene…”
“Sììììì?”
“… dov’è il bagno, per favore?”
Beh, poteva andare meglio, ma magari ne avrei approfittato per fargli fare un giretto della casa, ho pensato, ma non avevamo fatto che qualche passo, quando sento un’imprecazione e poi Freddie che urla “Svelta, Irene, il ghiaccio”.
Di corsa entro nello spogliatoio, prendo il ghiaccio dal frigo e, seguita da Mark raggiungo gli altri.
Ed tendeva una mano verso di me per avere il ghiaccio, mentre con l’altra si teneva il naso: aveva del sangue sulla maglietta.
“Facevamo degli esercizi con la palla medica e se l’è presa in faccia” ha spiegato mio fratello.
“Wow, è pesantissima. Speriamo non si sia rotto il naso” esclamo.
“Sto bene,” dice Ed togliendo il ghiaccio dal volto, “Possiamo continuare”.
Senza tante cerimonie, Freddie gli ha afferrato il naso strappandogli un gemito.
“Non sembra rotto, non ti preoccupare, avrai ancora il tuo bel profilo” lo ha rassicurato l’allenatore, “ma tieni un altro po’ il ghiaccio e vatti a ripulire”.
Sempre seguita da Mark ho accompagnato Ed nello spogliatoio. L’ho fatto distendere sulla panca. Ricordandomi della richiesta di Mark, gli ho mostrato che anche lì c’era il bagno. Quando è uscito, accertatosi che l’amico stesse bene, si è congedato “Beh, magari vado a fare due tiri con Price mentre voi, sì insomma… a dopo”.
Mentre penso “Noi cosa?”, Ed impreca di nuovo, toglie il ghiaccio e con cautela si tocca il naso. “Cavolo se fa male, speriamo davvero che non sia rotto…”
“I portieri col nasino dritto sono rari, caro mio… Fa’ vedere”. Con delicatezza ho verificato che non fosse rotto, confermando la “diagnosi” di Freddie. “Però tieni ancora il ghiaccio o domani oltre all’agilità di un gatto ti ritroverai la faccia di un panda”.
Ha riso. “Sei molto gentile a prenderti cura di me” si è tirato su a sedere sulla panca. “E stai bene vestita così”.
“Sei molto gentile anche tu. Però… eri più carino stamattina…”
Si è avvicinato allo specchio e guardato: aveva sul viso una chiazza rossa a causa della botta e del ghiaccio, il volto sporco di lacrime e sangue. “Beh in effetti” ha riso e si è sciacquato la faccia. Ho preso un nuovo involto col ghiaccio e glielo ho appoggiato sul naso, lui si è portato le mani al volto per tenerlo e per un attimo ha trattenuto anche la mia mano.
La porta si è aperta e Benji ci ha avvisato che il pranzo era pronto. È sembrato il replay della scena nella sauna. Ma Ed è stato pronto come al solito, sempre tenendosi il ghiaccio sul volto, ha oltrepassato Benji ed è uscito. Mio fratello ha continuato a fissarmi finché non sono uscita a mia volta.
Il pranzo è stato piacevole, all’insegna dello sfottò nei confronti di Ed e del suo incidente. Dopo, nonostante Ed continuasse a ripetere che stava benissimo e che si poteva continuare, è apparso abbastanza chiaro che non era il caso, così i due giocatori della Muppet se ne sono andati.
-sigh-
Appena si sono allontanati, Benji mi si è parato davanti e guardandomi negli occhi mi ha chiesto “Adesso vuoi spiegarmi cosa c’è fra voi due?”
“Ma dai andiamo, Benji, solo per uno stupido vestito…” minimizzo, terrorizzata al solo pensiero che avesse capito che mi piaceva Mark.
“Ah, al vestito non ci avevo neanche pensato… mi riferivo piuttosto alla sauna, alle risatine di stamattina e poi poco fa nello spogliatoio…”
Evidentemente mi sfuggiva qualcosa.
“Beh, insomma, uno che si prende una palla medica in faccia per te avrà i suoi buoni motivi…” continuava Benji.
Stava parlando di… Warner?
“…Menomale che è venuto Landers - senti cosa mi fai dire! – che altrimenti mi sembrava di rovinare la luna di miele… allora?”
Ero senza parole. Non che la cosa non avesse una sua logica, in effetti avrebbe spiegato certe reazioni di Ed… ma… insomma… uno come lui… piacergli io?
“Non ne ho idea” ho ammesso.
“A me non la dai a bere. Andiamo, perché è nata questa storia dell’allenamento?”
“Ed voleva allenarsi con te e Freddie…”
“Ma smettila. Piuttosto con te”.
“Ma smettila tu” ho tagliato corto e sono venuta in camera.
Più ci penso, più mi vengono a mente particolari che sembrerebbero sostenere la tesi di Benji. Ma io continuo a dire che non è possibile. Eppoi, voglio dire… siamo stati molte volte da soli, mi avrebbe detto qualcosa, no?
Mah… comunque il problema non si pone per due settimane: sabato prossimo Freddie non c’è e la New Team ha un’altra amichevole quindi l’allenamento è stato rimandato a fra due sabati.

****1 altra settimana dopo****

Non so se vivere come una sconfitta il fatto che mio fratello avesse notato qualcosa che a me, per quanto evidente, non mi aveva neppure sfiorata, o festeggiare come una vittoria il fatto di AVERE UN APPUNTAMENTO CON ED WARNER!!!!!
Sto continuando a ripetermelo come un mantra perché non mi sembra possibile…eppure…
Oggi sono andata a vedere l’amichevole della New Team, ma in panchina c’era Patty e quindi ho optato per le tribune. Va da sé che in piena estate a guardare un’amichevole sotto il sole c’ero solo io. Per questo ho sentito subito i passi lungo la scaletta di accesso e subito dopo, ho visto l’ombra di qualcuno molto alto allungarsi a pochi passi da me. Mi volto e scorgo in controsole l’inconfondibile sagoma del portiere della Muppet che mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta. O almeno credo che mi guardasse perché sotto l’ombra di un cappellino i suoi occhi erano nascosti, ma dato che non c’era nessun altro... Per un attimo sono rimasta ad osservare la bella immagine del suo corpo slanciato controluce. I discorsi fatti da mio fratello domenica scorsa, cui avevo accuratamente evitato di pensare per una settimana, mi sono echeggiati in testa.
… uno che si prende una palla medica in faccia per te…
Giusto, avrei dovuto chiedergli come stava…
“Ciao,” una voce incerta veniva dal suo volto in ombra, “disturbo? La vostra tata mi ha detto che eravate qui”.
…voleva allenarsi con te e Freddie…
“Ciao, no che non disturbi, anzi. Ma… non ti ricordavi che oggi Freddie e mio fratello non c’erano?”
“In effetti cercavo te”
…Ma smettila. Piuttosto con te…
“Beh,” dico io sorpresa, ostentando più sicurezza di quella che provassi. “A quanto pare mi hai trovata”
Con un colpetto delle dita ha alzato la tesa del cappello. La luce gli ha illuminato il volto. Aveva un’aria seria.
“È quasi guarito” dico accennando al suo naso. A ricordare l’incidente della scorsa settimana non restavano che due sottili tracce marroncine vicino agli occhi.
“Già. Però lunedì sembravo più un pugile che un portiere,” ha sorriso, “o un panda”. Ha sorriso ancora. Mi ha guardata negli occhi ed è tornato serio.
“È successo qualcosa?”
“In effetti sì. Vado alla Toho”.
“Davvero?”
“Sì, oltre a Mark, hanno chiesto anche a me e a Danny di unirsi alla loro squadra. È una grande società, è anche un’ottima scuola, e poi sono contento di tornare in classe con Mark…” Si è interrotto. Ha fatto qualche passo e si è seduto a circa mezzo metro da me.
“Sei venuto a dirmi che il sabato non verrai più ad allenarti?”
“No, anzi, quando vivrò al campus saremo ancora più vicini. Sì, insomma… e comunque non cominciamo fino a settembre…”
Ha contratto a pugno le mani appoggiate sulle gambe.
“Senti” ha ripreso, lo sguardo fisso sul campo. Mio fratello guardava nella nostra direzione e ha preso un goal stupidissimo ma Ed è sembrato non accorgersene. “Domani sera c’è una festa alla sede della Toho per la presentazione della squadra. Mi vorresti accompagn…?” La voce gli si è spenta in gola.
“Mi vorresti come… ‘dama’?” Non chiedetemi come mi è uscita quella parola.
“Beh, sì” ha risposto. Poi si è affrettato ad aggiungere: “Non sei obbligata. Pensaci. Il mio numero lo sai e io… ora devo andare. Ci sentiamo stasera o domani in giornata… se ti va”.
Si è alzato e se n’è andato.
Sono rimasta lì imbambolata per un tot. Chi l’avrebbe mai detto che mio fratello fosse un osservatore tanto acuto e un sì profondo conoscitore della mente umana. O che fossi io ad avere i paraocchi? Ma soprattutto, era successo davvero o era stato un’allucinazione data dal sole?
A riscuotermi è stata la voce di mio fratello dal campo: “Cosa voleva da te Warner?” ha chiesto con aria allusiva.
“Mi ha fatto una domanda”.
“Ed è venuto fin qui per farti una domanda?”
“E per vedere te prendere goal a culo”.
“Tanto a casa non mi scappi” ha detto entrando nello spogliatoio.

Quando più tardi a casa glielo ho raccontato è scoppiato a ridere. “Lo sapevo, lo sapevo!” ha iniziato a gridare. “Avevo dei sospetti già prima, ma ieri quando tu eri con Landers e noi ci allenavamo, era distratto e non faceva che guardare cosa facevate. E quando vi siete alzati, per vedere dove andavate si è preso la palla in faccia! Deve imparare a essere meno emotivo se vuole fare strada. Ah! Mia sorella… che storia! Non vedo l’ora di raccontarla in giro”.
“E cosa racconterai, di grazia?”
“Che mia sorella se la intende con la concorrenza… ah, ah, ah… Tu e Warner…”
“Parli come se già avessi accettato”.
“Oddio… non lo farai? Davvero? Ti adoro sorellina!”
“E invece dirò di sì”. Così dicendo sono andata dritta al telefono e ho fatto il numero: “Sì, ciao Ed sono Irene. Volevo dirti che per domani sera va bene. Ok, sì, alle 19 al cancello della Toho School, a domani”.
Ho riattaccato e sono venuta in camera. Ovvio che non l’ho fatto per ripicca verso mio fratello, ho sempre avuto intenzione di accettare. Ma Benji va preso per il suo verso..
Ora però sono nel panico totale!!! Cosa mi metto? Cosa gli dirò? Aiuto…
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: berlinene