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Autore: Sonomi    27/07/2014    1 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Salve gente :D miracolo dei miracoli, ho aggiornata abbastanza presto. Dico 'abbastanza' perchè avrei voluto farlo prima ç_ç quindi vi chiedo scusa <3 
Ci tenevo a dire due paroline: grazie a tutti per il sostegno che continuate a darmi.. nonostante io sia stata assente due mesi il capitolo 21 ha fatto aumentare i miei lettori e la FF ha raggiunto 1700 visualizzazioni. Io non so davvero come ringraziarvi :') -si inchina- 
Eeee, gente, questo capitolo è una sorta di "momento pausa".. con un po' di fluff. Eh, si, ci stava. Ma ci sarà anche una rivelazione importante.
-musichetta da thriller-
Non sto ancora ad annoiarvi. Buona lettura miei cari <3

 







Capitolo 22
Quando presente e passato si accostano.
 



Jongin passava i polpastrelli sul legno scuro del tavolo di fronte a lui, osservandone e saggiandone la superficie liscia. Era seduto affianco a Kyungsoo (difficilmente si sarebbe allontanato da lui, soprattutto in quella situazione), e cercava di indovinare cosa sarebbe successo da quel momento in poi. Appena arrivati a Osaka, Yifan li aveva trascinati di fronte a quei due individui dal dubbio colore dei capelli, presentandoli come Nakajo e Kagurazaka. Non ci aveva messo molto a capire che i giapponesi non dovevano essere considerati dei semplici ‘amici’ di Yifan: bastava vedere i loro atteggiamenti per capire che non si erano conosciuti durante una partita di scacchi, ma più probabilmente durante un qualcosa di losco. O almeno era quello che Jongin era portato a pensare dopo aver scoperto quanto Yifan fosse immischiato in quella faccenda delle scomparse. 
Nonostante Nakajo e Kagurazaka sembrassero poco affidabili, nel giro di un’ora avevano dato loro un tetto sopra la testa. In quel preciso momento si trovavano dentro a una casa in perfetto stile giapponese: porte scorrevoli di carta spessa, tavolini bassi con cuscini al posto delle sedie, letti sostituiti da futon. Nessun lampadario, ma lanterne a olio. Jongin sospirò leggermente, posando gli occhi sulle figure tese dei suoi amici. Di fronte a lui sedeva Sehun, rigido come un manico di scopa, affiancato a destra da Luhan e a sinistra da Joonmyun; Chanyeol si era isolato dal tavolo, appoggiandosi al muro e tenendo d’occhio la figura di Baekhyun stesa su un futon proprio accanto a lui; Yixing parlottava con Jongdae e Minseok, lanciando di tanto in tanto occhiate sbieche a Yifan, intendo a parlare con i due ragazzi giapponesi, affiancato da Zitao. Jongin si era chiesto spesso per quale ragione il suo compagno di stanza non fosse sembrato minimente toccato dalle rivelazioni che Yifan aveva dato loro poco tempo prima. Anzi, aveva come la sensazione che gli si fosse avvicinato ancor di più. E ora Zitao era lì, ad ascoltare cosa quei tre si stessero dicendo, completamente concentrato sulla conversazione. 
-Sembri pensieroso- 
Il sussurro di Kyungsoo lo fece sussultare e quello sorrise per scusarsi. Jongin serrò le labbra e alzò le spalle. 
-Finchè la situazione non sarà più chiara non ho intenzione di rilassarmi..- spiegò brevemente, afferrando una delle manine del vicino, accarezzandone il dorso con gentilezza. Kyungsoo intrecciò le loro dita, posando il capo sulla spalla di Jongin. 
-Abbi fiducia in lui..- sussurrò Kyungsoo lanciando uno sguardo verso Yifan. -Io lo capisco. Non voglio condannarlo e non lo farò-
-Possiamo fidarci di Yifan, ma di quei due giapponesi? E se..-
Jongin non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che quel Nakajo si schiarì la gola e batté le mani come a voler reclamare la loro attenzione. Kagurazaka lo affiancò, posandogli un braccio intorno alle spalle. 
-Probabilmente vi starete chiedendo chi siamo e quale rapporto leghi noi e il vostro amico qui- cominciò a dire Nakajo indicando Yifan con un dito. -Cercherò di essere breve. In passato abbiamo lavorato assieme. Io e Kagurazaka eravamo degli impiegati dell’azienda dello zio di Yifan. Facevamo la stessa mansione del piccoletto nel futon- 
-Poi, proprio come Yifan, abbiamo deciso di andarcene- continuò Kagurazaka guardandosi attentamente le unghie, come se la conversazione non lo interessasse più di tanto. 
-Perché?- 
La domanda di Luhan spiazzò tutti i presenti. Nakajo si voltò nella sua direzione, fissando attentamente il volto del ragazzo, per poi far scorrere lo sguardo sulla figura di Sehun al suo fianco. Il giapponese socchiuse le palpebre, inarcando un sopracciglio. 
-Per te. E il tizio lì vicino- 
-Come..scusa..?- balbettò Luhan alzandosi in piedi, incrociando le braccia. 
Nakajo ridacchiò, e si scompose i capelli con una mano. 
-Saranno anche passati nove anni, ma voi due continuate ad avere la stessa faccia di un tempo. Solo un po’ cresciuta- affermò il ragazzo dai capelli arancioni con un’alzata di spalle. -E anche lo stesso caratterino. Tu si che mi hai dato filo da torcere, ti ricordi Kagurazaka? C’è voluto uno sforzo immenso- 
L’interpellato annuì. 
-Di cosa state parlando?- si intromise Joonmyun affiancando Luhan, e per la prima volta nel suo tono la gentilezza aveva lasciato spazio a un sentimento peggiore: il sospetto. 
-Tanto vale essere sinceri: nove anni fa io e Kagurazaka lavoravamo ancora a Seoul. Siamo stati noi a ‘rapirvi’. Odio usare questo termine- Nakajo fece una smorfia. -Tu, Sehun, avevi dieci anni ma eri parecchio sveglio. Tu, Luhan, ancora peggio. Quattordici anni di pura insolenza. Avevi un caratterino niente male. Alla fine però.. Vedervi ridotti in quel modo, così piccoli, ci ha fatto riflettere. E così ce siamo andati- continuò a spiegare incrociando le braccia. 
Nessuna parola seguì l’ultima affermazione di Nakajo. Tutti fissavano il volto pietrificato di Sehun e quello palesemente sconvolto di Luhan. 
Sehun era rigido come un manico di scopa, fissava gli occhi seri di Nakajo in una sorta di incredulità. Era stati loro. Loro lo avevano portato via, chiuso in quella cella. Loro lo avevano condotto in quella situazione. Dopo anni di ricerche, dopo anni di vuoto, ora aveva davanti la risposta a tutte le sue domande. Luhan, al contrario, era una maschera di stupore. Quelle parole che significato avevano? Anche lui era stato rapito? Non ricordava nulla! 
-Io sono stato.. Rapito?- balbettò alla fine, ma il mancato respiro mozzò l’ultima parola. Kagurazaka annuì. 
-Non mi stupisco che tu non ne abbia memoria. So che una volta che ti hanno ritrovato, i tuoi genitori hanno deciso di non dirti nulla. Non ricordavi il rapimento.. Ti hanno fatto credere di aver fatto un incidente in bicicletta e di aver perso i sensi per qualche giorno. Non volevano traumatizzarti- spiegò il ragazzo dai capelli verdi con un sospiro. -Tu e Sehun siete stati insieme nel periodo di reclusione- 
Luhan si voltò verso Sehun, guardando il suo volto con occhi diversi. Ora tutto aveva un senso.“Io ti conosco”. Queste erano state le prime parole che Luhan aveva rivolto a Sehun, pronunciate di getto, senza averci nemmeno riflettuto. Ora poteva capire la sensazione di disagio che quel ragazzo all’inizio gli creava, la convinzione di aver già visto quegli occhi penetranti. Ed era terribilmente devastante.
Luhan crollò in terra, prendendosi la testa fra le mani, mentre Sehun fissava il vuoto senza dare apparenti segni di attenzione. E Yifan li guardava tutti con aria dispiaciuta. Sapeva che portarli lì avrebbe fatto scoppiare quello scempio.. Ma Nakajo e Kagurazaka erano le uniche persone su cui poter far affidamento. E oltretutto non poteva negare di aver fatto tutto questo per poter permettere a Sehun e Luhan di conoscere la verità. Visto che erano il ballo, tanto valeva continuare a ballare. 
-So che vi abbiamo appena sconvolti. Ma spero che questa sfacciata sincerità vi faccia capire che con quella storia noi abbiamo chiuso. Vogliamo aiutarvi, per quanto ci sia concesso- affermò Nakajo con un sospiro. -Questa casa sarà tutta vostra per quanto vorrete. È sicura.. L’importante è farsi vedere fuori il meno possibile- 
-Forse.. Adesso dovremmo andarcene. Vorrete riposare, è tardi. Ci vediamo domani.. Vi porteremo delle provviste- esclamò Kagurazaka con un mezzo sorriso. Poi si voltò verso Yifan, regalandogli una pacca sulla spalla. -A domani amico-
Con quelle parole scomparve dietro una delle tante porte scorrevoli, seguito a ruota da Nakajo. E poi restò solo il silenzio. Nessuno osava parlare, nessuno osava quasi respirare. Tutti si limitavano a guardare Luhan e Sehun, in attesa che facessero o dicessero qualcosa. Il più piccolo fu il primo a riprendersi: si alzò da terra, sistemandosi i vesti con gesti lenti, poi si schiarì la voce.
-Penso che andrò a coricarmi. Scusatemi- 
E sparì dentro la camera da letto, sbattendo leggermente la porta sull’uscio. Luhan fece un profondo respiro e si passò una mano fra i capelli. 
-Stai bene?- la domanda di Chanyeol sembrò quasi stupida, ma Luhan sorrise ugualmente.
-No. Ma dopotutto doveva esserci una simile spiegazione visto che anche io mi sono..beh.. Trasformato? Fa strano dirlo così- ridacchiò il biondino, sembrando più isterico che divertito. -Ora mi spiego anche il perché Sehun mi incuriosisse così tanto. Vedete? Tutti i nodi vengono al pettine prima o poi- continuò il ragazzo con un’alzata di spalle. Faceva di tutto per non crollare. -Andrò a letto anche io. Devo..pensare- e con passi veloci si precipitò a sua volta nella stanza affianco. 
E a quel punto, mentre tutti parlottavano a bassa voce e Zitao posava una mano sulla spalla Yifan per dargli il suo sostegno, Jongin cominciò a riflettere. “Tutti i nodi vengono al pettine prima o poi”. Abbassò lo sguardo, guardando le dita di Kyungsoo ancora intrecciate alle sue e si rese conto, in maniera quasi devastante, che avrebbe dovuto fare un tuffo nei suoi sogni. Perché quelli erano i suoi personalissimi nodi nel pettine. 


Il suo respiro si condensava nell’aria fredda, svanendo lentamente, dissolto. Le mani erano indolenzite dalle basse temperature, ma la sua ostinazione lo spingeva a non afferrare la coperta a nemmeno un metro di distanza. Non voleva cedere. Chiuse gli occhi, gettando la testolina fra le ginocchia gracili. 
-Stai tremando come una foglia- 
Quella voce gli fece alzare gli occhi, andando a incontrare quelli grandi del suo “compagno di stanza”. Quel ragazzino doveva essere più grande di lui..si, ne era sicuro. Ma la sua aria era talmente tanto dolce e indifesa che per qualche istante si sentì più forte di lui. 
-Metti la coperta sulle spalle..- 
-No-
-Ti prenderai un malanno..-
-Non importa!-
-Ehi!- esclamò il ragazzino dagli occhi grandi, incrociando le braccia. -E’ inutile continuare a essere così ostinati, e lo sai meglio di me. Quindi per favore mettiti quella coperta addosso. Mi fa star male vederti tremare dal freddo- confessò poi, gonfiando le guance. L’altro lo guardò di sottecchi, valutando la sua espressione effettivamente preoccupata, per poi sospirare. Allungò una mano, afferrando il caldo tessuto di lana, e vi si avvolse completamente, lasciandosi andare a un brivido di piacere quando il calore cominciò a farsi sentire. “Occhi grandi” annuì soddisfatto e si sedette di fronte a lui, appoggiandosi al muro. Rimasero così per altri dieci minuti, scambiandosi di tanto in tanto qualche sguardo. Non si percepiva nessun rumore, nessun sussurrò, niente. O la stanza era completamente insonorizzata, o erano nel bel mezzo del nulla. Il piccolo non sapeva dire quale delle due opzioni fosse la peggiore. 
-Quanti anni hai?-
La domanda di ‘Occhi grandi’ ruppe il silenzio, e l’altro alzò lo sguardo verso di lui.
-Dieci..-
-Io quattordici. Di dove sei?-
Il piccolo lo guardò di sbieco, cominciando a sentirsi a disagio. Perché tutte quelle domande? Incassò ancora di più il collo nella coperta.
-Sto cercando di distrarti. E poi visto che siamo in due tanto vale fare due chiacchiere no?- affermò l’altro con un sorriso. Sembrava avergli letto nel pensiero. 
-Seoul-
-Io sono di origini cinesi. Ma vivo qui da quando avevo sei anni-
Il piccolo annuì, raggomitolandosi.
-Cosa fai nel tempo libero?- chiese ancora ‘Occhi grandi’ inclinando il capo.
-Aiuto mamma con le faccende di casa. E con il giardino-
-Io leggo. Mi piace molto..- affermò alzandosi in piedi. -Certo che qui fa freschetto. Dicono di volerci tenere bene ma poi ci lasciano a congelare-
‘Occhi grandi’ ridacchiò, e il piccolo non ci mise molto a capire che stava cercando di essere allegro per lui. Ma non aveva bisogno di essere protetto. Per quel motivo si alzò a sua volta e raggiunse a piccoli passetti il suo nuovo amico. Lo spinse contro il muro, facendolo sedere di nuovo, per poi accomodarsi vicino e avvolgerlo con la coperta.
-Ce ne hanno portata una sola. Condividiamola- sussurrò il piccolo, appoggiandosi al corpo del più grande. Quello sorrise, facendogli una piccola carezza sulla testa. 
-Non ti ho ancora chiesto la cosa più importante. Come ti chiami?-
-Sehun-
-Io sono Luhan. Finchè saremo qui ti proteggerò- 
Sehun lo guardò per un attimo, perdendosi nella sua espressione serena. E a un tratto, per quanto si sentisse un ragazzino più forte rispetto a quelli della sua età, le parole di Luhan lo fecero sentire stranamente al sicuro. 
-Sembri stanco.. Se vuoi appoggiati a me e dormi un pochino. Se succede qualcosa ti sveglio- affermò Luhan accompagnando con una carezza la testa di Sehun sulla sua spalla, per poi sistemare meglio la coperta. E il piccolo fece un sorrisetto, nascondendo il volto nella maglia del maggiore. 



Sehun si svegliò di soprassalto, sbattendo gli occhi nell’oscurità della camera. Il cuore gli batteva nel petto a una velocità impressionante, tanto che poteva sentirne il rumore nelle orecchie. Si sedette sul futon, passandosi una mano sul volto, e osservò i suoi amici dormire tranquilli nella loro parte di camera. Ma, proprio come aveva immaginato, il futon di Luhan era vuoto. Si alzò, camminando piano fino alla sala, ma trovò deserta anche quella. 
Voleva parlare con Luhan. Quel sogno.. Era sicuro che fosse un ricordo. Le parole di Nakajo e Kagurazaka dovevano aver fatto scattare qualche molla nella sua testa, ne era certo. Tornò in camera, afferrò una felpa, e si addentrò nel giardino dietro la casa, rabbrividendo all’aria fredda. Luhan era lì, seduto sotto la veranda, con la coperta del futon sopra le spalle. Sehun scosse la testa a quella sorta di dejavu, e lo affiancò senza dire nulla. 
-Non riesci a dormire- 
Non era una domanda, era una semplice affermazione. Luhan scosse la testa, e si girò a guardarlo di sottecchi. Non sapeva cosa dire.
-Ho fatto un sogno prima. Penso fosse un ricordo. C’eravamo io e te, in una stanza buia- cominciò a spiegare Sehun, portandosi le ginocchia al petto. 
-E che facevamo?-
-Parlavamo. Per distrarci. O per lo meno, tu cercavi di distrarre me. Eri preoccupato che fossi spaventato- 
-E lo eri?-
-No. Ma la tua vicinanza mi faceva stare bene- 
Luhan annuì piano, imitando la posizione di Sehun.
-C’era freddo lì dentro. E avevamo solo una coperta. Hai insistito che la prendessi io, tremavo come una foglia. Ma alla fine l’abbiamo condivisa, avevi troppo freddo anche tu. Mi hai offerto la tua spalla per dormire, e io mi sono accoccolato a te-  continuò a raccontare il più piccolo. -Eri davvero preoccupato per me.. E in quel momento mi sono reso conto di quanto in realtà mi sentissi indifeso..- 
Sehun si voltò verso Luhan, fissandone il volto nascosto dalla coperta. I capelli biondi ricadevano sugli occhi, coprendoli parzialmente, le guance arrossate dalla bassa temperatura. Era così.. Semplice. Così bello. Così forte, in un certo senso. Sehun accostò il Luhan del presente a quello del passato e si rese conto, però, che forse in quel momento le posizioni si erano invertite. Adesso era Sehun quello forte, quello sicuro di sé, quello che con la rivelazione di poche ore prima, nonostante fosse stata scioccante, aveva potuto cominciare a riprendere in mano la sua vita e a ricordare. Mentre a Luhan la vita era appena stata stravolta. 
-Vieni qui- disse Sehun, afferrando un lembo della coperta e tirandosela addosso. Si avvicinò di più all’altro, facendo coincidere i loro profili. Poi, con una lenta carezza, fece posare il capo di Luhan sulla sua spalla.
-Adesso la situazione si è ribaltata. Dormi. Ti proteggerò io, questa volta-
Luhan trattenne il respiro, mentre Sehun lasciava lente carezze sul suo braccio. A quel punto sorrise, una lacrima cadde lungo la sua guancia, e non poté fare a meno di sentirsi al sicuro. 

Dentro alla casa, camera da letto.

-Tu sapevi..vero?- 
La voce di Zitao giunse sussurrata all’orecchio di Yifan, che sobbalzò. Se lo ritrovò a cinque centimetri dalla faccia e per poco non gli venne un infarto. 
-Di Luhan e Sehun?- chiese. Zitao annuì. -Si, sapevo-
-Lo hai fatto di proposito-
-Volevo dare loro la possibilità di sapere.. -
Zitao sospirò lentamente, per poi sorridere. 
-E’ impossibile dormire con Yixing che russa in questo modo. Come sei riuscito a condividere la stanza con lui?- affermò Zitao con una risatina, cambiando argomento, indicando con un dito un punto preciso dietro la sua schiena.
-Tappi per le orecchie, logico- 
Zitao sbuffò, sistemandosi meglio accanto a Yifan.
-Dormirò qui, ho deciso- disse poi accoccolandosi su metà cuscino dell’altro.
-Nel mio futon?-
-Affermativo-
-Perché?- chiese a quel punto Yifan, sorpreso. Zitao lo fissò serio, senza distogliere per un solo secondo lo sguardo, e sorrise. Liberò una mano dalla coperta, posandola sopra il cuore dell‘altro, e accartocciò le dita sulla maglietta. Prima che Yifan potesse accorgersene, Zitao gli aveva posato un leggero bacio all’angolo delle labbra. 
-Buonanotte Yifan-
  
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