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Autore: adler_kudo    27/07/2014    4 recensioni
Tornare non era mai stato tra le priorità di Sasuke, anzi non aveva mai preso in considerazione la cosa, ma una volta conclusa la guerra è costretto al villaggio per essere giudicato per il tradimento. Lì, avrà modo di riflettere e capire che ai suoi dubbi ci può essere un unico rimedio.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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-Tornare è sempre stato l'ultimo dei miei pensieri. Francamente non era previsto sopravvivere a tutto quello che ho affrontato e dunque non ho mai preso in considerazione l'idea di un ritorno. Quando ho abbandonato il villaggio avevo già deciso che non sarei più tornato o per un motivo o per un altro. In effetti, nonostante a parole esprimessi altro, confesso di aver pensato di morire, forse anche prima di compiere la mia missione. All'epoca dopotutto ero solo un dodicenne e, anche se molto ambizioso e determinato, non avevo la chiara idea di ciò che mi attendeva, ero accecato dall'odio e dal sentimento di vendetta e per questo ho abbandonato tutto. No, non me ne pento. Ho fatto ciò che ritenevo giusto fare e non ho mai pensato di tornare o che avrei potuto tornare sui miei passi. Non sono un ipocrita. Ho scelto una strada, la migliore per me è per i miei scopi, e l'ho seguita appieno. Grazie alla mia scelta sono riuscito a diventare il guerriero più forte e ho compiuto ciò che avevo atteso per anni. Quanto Lui è morto mi sono sentito sollevato; sollevato dal pesante incarico che gravava sulle mie spalle da troppo tempo ormai. Nemmeno una volta compiuta la mia vendetta ho pensato di tornare. Ho scoperto la verità e un nuovo sentimento di vendetta mi ha pervaso. Tornare qui significava distruggere ogni cosa. Il perché ho dato una mano durante la guerra? Confesso: non so. Ritenevo fosse giusto. In ogni caso, non voglio alcuna pietà. Sono un ninja traditore e ho arrecato molti danni agli altri ninja del villaggio, anche a quelli al cui fianco combattevo in passato, e so che questa è la cosa più grave, pertanto pretendo una punizione adeguata. Pretendo la morte.

Quel giorno, il primo dopo la fine della guerra ninja, sotto esame c'era il caso del ninja traditore di Konoha, Sasuke Uchiha, ora eroe di guerra. Non appena conclusa la battaglia, il ragazzo si trovava a terra privo di sensi, era stato catturato e trasportato fino al villaggio in attesa che si riprendesse per discutere della sua condanna. Condanna sì, perché la morte attendeva coloro i quali tradivano la propria patria e la sentenza era immutabile.
Ora ripresosi, l'imputato si trovava di fronte all'hokage, al centro dell'ufficio di costei, circondato da consiglieri mascherati, probabilmente per paura di ritorsioni. Il silenzio aleggiava nella stanza, rotto soltanto da qualche breve e flemmatica risposta di assenso o dissenso di Sasuke alle domande che gli venivano sottoposte. Solo quando uno dei consiglieri domandò se avesse mai preso in considerazione l'idea di un ritorno, l'interpellato prese a parlare con più convinzione; parlò più di quanto avesse mai fatto spontaneamente in vita sua per concludere con una melodrammatica richiesta di morte. 
A quelle parole Tsunade, che tendeva i gomiti sul tavolo e le mani incrociate davanti alla bocca, si concesse un ampio sorriso di scherno. Non riuscendo a trattenersi e parlare pacatamente iniziò a berciare -Tu! Sei solo un moccioso! Non hai il diritto di pretendere nulla in questa sede, nemmeno la morte! Non mi importa quanto hai fatto durante la battaglia!-
Uno degli uomini tentò di ricordarle che in realtà era la pena prevista per lui, ma lei lo ignorò e riprese a rivolgersi al diretto interessato -Vuoi la morte? Non sai quanti sarebbero contenti di ciò, ma in tal caso avrei solo pietà di te e della tua misera esistenza.
Parole dure, parole che lo ferirono nel profondo anche se non lo diede a vedere. Lui non aveva vissuto miseramente! Non aveva... Cosa aveva fatto fino ad allora? Aveva vissuto in solitudine, allontanando chiunque cercasse di avvicinarlo, aveva ucciso la persona a lui più cara, aveva ucciso tanti altri... E per cosa? Per la vendetta. Poteva quella dirsi una vita ben spesa?
Tsunade riprese parola -Non meriti la morte.- dichiarò. Si capiva, era palese, che la frase dovesse essere "non meriti nemmeno quella" e se non meritava nemmeno la fine della sua esistenza cosa rimaneva? Quale era la sentenza che da lì a poco sarebbe stata emessa? L'orgoglio non gli avrebbe concesso di ammetterlo, ma Sasuke sperava nella morte come espiazione delle sue colpe, come pagamento dei suoi debiti, come fine del senso di colpa che in un modo o nell'altro gli aveva attanagliato il cuore. La sua condanna doveva forse essere quella vivere con l'umiliazione di un costante debito?
-Tsunade-sama,- tentò il ragazzo -ritengo di essere fin troppo in debito con voi affinché mi risparmiate anche la vita.- una richiesta lecita dopotutto, alla quale molti avrebbero concordato.
L'hokage a quel punto dichiarò -Non sono io quella con cui hai un debito. Nessuno in questa stanza, a onor del vero.-
Sasuke sussultò dentro. Lui li aveva convinti. Lo maledisse mentalmente, anche se una parte di lui gliene era grata; la parte più nascosta, la parte codarda che temeva la morte, che voleva la vita, il ricordo di quel bambino sorridente di molti, troppi, anni prima.
-La pena per te prevista era diversa, lo sai anche tu.- riprese Tsunade -Non che ciò sia la decisione più saggia, ma è questa. Non voglio lamentele da te per nessuna missione che ti sarà affidata da qui in avanti e vivrai sotto costante controllo.-
-Tsunade-sama! Hai detto tu stessa che non è la decisione più saggia allora..!- tentò di protestare Sasuke, ma venne interrotto dall'hokage, leggermente alterata, -Ho detto che non è la più saggia, ma non sempre la decisione più saggia è la più giusta. Ora basta. Un anbu ti accompagnerà nel luogo dove vivrai da ora in poi. Lì troverai la tua scorta.
Sasuke si zittì; non sapeva più cosa dire, non che ci fosse molto altro da dire. Il verdetto era stato emesso. Non avrebbe ottenuto la morte. Si alzò muto con un unico rigido movimento e rivolse a tutti un breve inchino mentre un anbu mascherato avanzava verso di lui. Prima che uscisse dalla stanza Tsunade lo fermò -Bentornato, Sasuke Uchiha.- gli disse rivolgendogli un breve cenno. Forse, era lui che aveva visto male, anzi di sicuro, ma pareva che negli occhi dell'hokage ci fosse stato un bagliore strano, un'espressione... Felice forse?
L'anbu lo accompagnò fuori dal palazzo in silenzio e lo guidò per le strade di quel posto che nonostante gli anni e gli eventi era rimasto bene o male lo stesso. Camminare nuovamente per quelle vie gli dava uno strano senso di qualcosa che non riusciva a spiegare. Era nostalgia? Forse sì, ma si rifiutava anche solo di pensare di essere debole. Maledetto il suo orgoglio! Ora avrebbe dovuto passare l'intera sua vita nell'umiliazione di essere vivo! La scelta migliore, aveva detto Tsunade? Affatto! La scelta migliore sarebbe stata lasciarlo morire, così il villaggio si sarebbe dimenticato una volta per tutte della stirpe degli Uchiha e di loro non sarebbe rimasto nulla, nemmeno più un occhio. Ciò che però lo stupì di più fu vedere come il suo vecchio quartiere, il quartiere del suo clan fosse lì, intatto; o meglio ricostruito alla perfezione. Chi mai si poteva essere preso la briga di farlo? La sua mente individuò subito un nome e vi associò pure un volto, ma di nuovo il suo orgoglio scacciò quel pensiero. L'anbu lo condusse all'interno del luogo in cui, a differenza degli altri, regnava il silenzio. Dopo pochi metri, lo fece fermare di fronte ad una costruzione la cui sola vista gli fece mancare un battito. Casa sua. Casa. Una parola difficile da dire considerato come aveva vissuto per tre anni. E poi in una casa solitamente c'è qualcuno che ti attende, lì lo attendevano solo i fantasmi del suo passato pronti a tormentarlo più di quanto già non facessero. Sasuke si guardò intorno perplesso. Il quartiere era come sempre disabitato. Doveva essere dunque quella la sua prigione? Beh, era una prigione di solitudine alla quale era ben avezzo ormai.
-Entra.- ordinò il ninja che lo seguiva. L'Uchiha ignorò volutamente il tono del comando perché, non essendo uso a prendere ordini, in caso contrario avrebbe anche potuto ucciderlo sul momento, tanto la sua situazione più di così non poteva peggiorare. Altri pensieri egoisti. Di nuovo pensieri egoisti. Nella sua testa c'era davvero spazio solo per lui? O era il suo orgoglio che gli impediva di ammettere di stare pensando anche ad altro? Eseguì il comando e scorse la porta di legno togliendosi le scarpe per entrare. Ritornare lì equivaleva a ucciderlo psicologicamente e pertanto si ritrovò a pensare amaramente che Tsunade almeno in parte aveva raccolto la sua richiesta. Passò in rassegna i vari ambienti della casa, ben attento a non sfiorare nulla oltre alle porte, come se il suo solo tocco da traditore potesse rendere impuro anche quel luogo. Tutto ciò che toccava finiva male. Arrivò di fronte alla sua stanza e, deglutendo in silenzio il groppo che gli si era formato in gola, la aprì rimanendo immobile sulla soglia. Tutto come allora. No, invece. Nulla era come allora, neanche il suo orgoglio che si era allargato a dismisura nonostante venisse pedissequamente ferito in un modo o nell'altro. Rimase immobile per un po', fino a quando non avvertì una presenza fin troppo familiare alle sue spalle e si concesse un involontario sorriso.
-Bentornato Sasuke.- annunciò Naruto alle sue spalle raggiante.
L'Uchiha si voltò lentamente e si ritrovò completamente avvolto tra le braccia dell'altro che sospirò lieto -Finalmente!
-Levati, usuratonkachi!- disse Sasuke dopo attimi di silenzio che parvero interminabili; non si lasciò però ancora andare e non rispose al gesto. Tutto ciò però non fece che aumentare la stretta.
-Non vedevo l'ora che me lo dicessi di nuovo!
Attese qualche altro istante fino a che non lo reputò troppo e fece pressione per staccarsi.
-Mi soffochi! Ora spostati!
-Ok, ok, scusa...- ridacchiò l'altro scostandosi un poco e prendendo a fissarlo negli occhi con un sorriso a trentadue denti.
-Che hai?- chiese Sasuke imbarazzato, senza darlo a vedere, da tali attenzione.
-Scusa, ma sono troppo felice!- rispose Naruto e gli saltò di nuovo addosso come al settimo cielo.
Passarono alcuni secondi, minuti, forse anche ore, e l'abbraccio continuava anche se unidirezionale. Sasuke ancora non rispondeva. Aveva abbassato lo sguardo e si era limitato a bearsi di quel contatto da troppo tempo atteso. 
-Perché.-disse infine in tono piatto. In quella parola tutti i perché della sua vita.
Naruto sorrise contro la sua spalla -Perché sei mio amico.- rispose. L'ennesima volta che gli ripeteva tale frase con due occhi che intendevano altro. Per quanto tempo avrebbero continuato a mentire a loro stessi?
-Ci sei tu dietro a tutto ciò, vero?- domandò l'Uchiha dopo ancora qualche istante di silenzio.
-Sì.- rispose Naruto con un sussurro contro il suo collo. Un gesto inaspettato che lo fece rabbrividire di piacere. Involontariamente, le sue braccia si mossero per andare a circondare l'altro e finalmente completare quell'abbraccio. Il suo corpo si muoveva sempre da solo quando c'era Lui di mezzo. Strusciò la testa contro la sua bionda e disse in tono lieve -Ti sei rovinato la vita.
-No, non è vero.- Naruto scosse la testa piano contro la sua spalla per rafforzare il concetto in quel modo infantile che gli era da sempre appartenuto.
Sasuke sorrise debolmente e poi si incupì -In ogni caso, te l'ho rovinata io.- asserì.
-Sasuke...
-Ti è così difficile lasciarmi perdere? Ti è così difficile pensare che io possa vivere lontano da qui, da solo? Ti è così difficile prendere in considerazione l'idea della mia morte?
-Sì, molto.
-Dovresti fare allora uno sforzo e dimenticarti di me.- il tono di Sasuke ora era freddo e distaccato -Scordati che rimarrò qui.
-L'hokage ha detto che...
-So cosa ha detto, ma non mi interessa. Me ne andrò lontano e nessuno sentirà più parlare di me o degli Uchiha. Questa è la cosa giusta.- dichiarò, ma in realtà era l'orgoglio a parlare.
-Sasuke, non te ne andrai.- replicò l'altro rafforzando la presa.
-Se non mi lasci partire, mi suiciderò.- Nemmeno lui stesso poteva credere di aver detto una cosa tanto priva di senso. In fondo lo sapeva di essere un codardo, il pensiero di darsi la morte lo spaventava come spaventava chiunque. Anche Naruto lo sapeva.
-Sasuke, ma a chi vuoi darla a bere?- lo rimproverò con dolcezza. Dolcezza, sì, dolcezza era la parola giusta per quel tono. -Se è davvero ciò che vuoi perché sei qui? Perché mi stai abbracciando?- proseguì prendendo ad accarezzargli la testa.
-Devo andarmene o morire. Non c'è più una casa qui per me. Non ha senso che resti.- rispose Sasuke usando di nuovo un tono orgogliosamente freddo.
-Non puoi. Non te lo permetterò.- replicò Naruto con un sussurro -Lo so come ti senti, ma qui hai una casa. Casa è dove c'è qualcuno che pensa a te.
-Qualcuno pensa a me?- domandò cinicamente l'Uchiha. La risposta la conosceva già, ma voleva sentirla lo stesso, voleva una conferma, gli serviva.
-Io. Io ho sempre pensato a te. Io penso sempre a te.
-Non dovresti, non lo merito.- replicò mentre lottava contro le lacrime che premevano per uscirgli.
-Molti non meritano quello che hanno.- Naruto sembrava diverso, sembrava persino più maturo e saggio. Si comportava finalmente da uomo, cosa che Sasuke in quel momento non stava facendo. Sembrava un bambino, Tsunade aveva ragione.
-Non voglio essere in debito con te.- disse il ragazzo sempre dominato da un orgoglio che però pian piano andava affievolendosi.
-Non lo sei.
-Sì, invece.
-Ti ho solo salvato da te stesso. Chiunque tra i tuoi amici qui voleva farlo.
-Ma sei stato tu.- concluse lapalissiano Sasuke.
Naruto sorrise di nuovo e mormorò -Lo hai capito, vero?
Sasuke non rispose, si limitò a girare la testa dalla parte opposta di quella dell'altro, come a volersi sottrarre dalla realtà, gesto inconscio di vita passata a reprimere sentimenti.
-Hai capito perché non te ne puoi andare.- proseguì Naruto spostandosi in modo da guardarlo negli occhi senza spezzare l'abbraccio -Io ti amo.- dichiarò.
Il cuore di Sasuke perse un battito, non tanto per la frase quanto per i suoi occhi. Il candore dell'anima che rispecchiavano gli occhi azzurri che aveva di fronte non lasciavano dubbi sulla sincerità della cosa, se mai di dubbi ne avesse avuti.
-Io voglio sdebitarmi con te. Se me ne andrò per sempre sarai libero di dimenticarmi.- replicò Sasuke, sordo alla voce interiore che gli diceva di rispondere tutt'altro.
A quel punto Naruto si arrabbiò -Se vuoi sdebitarti davvero piantala di dire cose senza senso!
-Lasciami morire!- gli disse Sasuke con un tono che pareva un implorazione.
-Vuoi morire? Allora muori! Ucciditi! Qui! Davanti a me!- urlò il ragazzo porgendogli un kunai giacché gli avevano tolto tutte le armi.
-Non parlarmi con quel tono, dobe!
-E tu piantala di farmi star male!- ormai Naruto aveva le lacrime agli occhi. L'abbraccio era diventato più una stretta possessiva, un segno di una rabbia mai sfogata. Sasuke era davvero solo capace di farlo soffire, ma questo non faceva che rafforzare la sua convinzione di doversene andare.
-Tu sei convinto di avere sempre la risposta a tutto!- proseguì imperterrito senza che l'altro rispondesse -Ma ti sbagli stavolta! Se tu muori io muoio, se tu te ne vai me ne andrò anche io! Anche quella tua assurda e puerile dichiarazione di voler diventare hokage era fatta apposta! Solo per ingannare te e il tuo stupido orgoglio! Io so perché non fai finta di non voler restare! Non vuoi mostrare i tuoi sentimenti, ma così ti dimostri solo un idiota! Il dobe qui sei tu!
D'un tratto, Sasuke si sbloccò e si liberò dalla presa dell'altro bloccandolo con le braccia dietro la schiena in modo da essergli vicinissimo al volto ed evitare ogni suo gesto. Era tornato ad avere il controllo della situazione come piaceva a lui. Lo fissò a lungo con occhi imperscrutabili e poi gli posò un bacio a fior di labbra lasciandolo sorpreso. Per una volta Naruto aveva ragione. Di diventare hokage non gli era mai importato nulla, l'unica cosa che voleva sul serio era seguirlo. Lui non se ne voleva andare, avrebbe voluto restare condividere con l'altro l'intera esistenza, ma la paura folle ed infondata che a causa sua lui potesse stare male gli faceva preferire la solitudine. Solo grazie alle parole di quel determinato ragazzo dagli occhi azzurri era riuscito a comprendere di star privando entrambi di anche un solo bagliore di felicità, ma che comunque valeva la pena di essere goduto. 
Al diavolo l'orgoglio, finalmente rispose -Resterò sempre a casa d'ora in poi. È una promessa.
-È il tuo massimo per dire ti amo?- chiese Naruto sorridente tra le lacrime che ormai avevano preso a rigargli le guance e che Sasuke provvide ad asciugare con dei brevi baci. 
-No di certo.-
Non attese risposta. Lo zittì ancora prima che parlasse in un modo a cui solo lui aveva diritto. Così finalmente si ritrovarono. Due spiriti troppo a lungo separati eppure sempre così vicini.

 
Ciao a tutti.
È la prima volta che scrivo in questo fandom e spero che la storia vi sia piaciuta.
Grazie a tutti coloro che hanno letto o recensito.
A_K
  
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