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Autore: Kimmy_chan    28/07/2014    5 recensioni
Erano ormai passati 22 anni dalla fine degli ultimi Hunger Games; Peeta e Katniss avevano formato una loro famiglia ed erano tornati nel distretto 12. Una mattina autunnale Katniss si sveglia, causa dell'ennesimo incubo, e non trovando suo marito accanto a sè va a cercarlo...ma quando esce di casa trova una sorpresa.
Qualcuno che lei conosce molto bene è tornato.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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                                                                        Di nuovo tutti insieme


Pov Katniss

-Direi che ora è meglio vestirci e sistemare il casino che abbiamo fatto...- disse Peeta mettendosi a sedere e guardandosi intorno.

Effettivamente avevamo fatto un bel trambusto in quella stanza..
I nostri vestiti erano sparsi sul pavimento ed il mio reggiseno era addirittura arrivato ai piedi della porta, al lato opposto della camera. Non mi ero resa conto che durante la foga io e Peeta avevamo buttato a terra tutte le cianfrusaglie che avevamo incontrato sul nostro cammino della passione. 
Forse avevamo un po' esagerato.

-Non mi va di alzarmi, ma.. hai ragione. Dobbiamo sistemare questo casino, vestirci e andare dai nostri figli. Per oggi, Jo e Gale hanno fatto per troppo tempo pratica con i nostri bambini.- dissi un po' amareggiata. Non me ne volevo andare da quella stanza; anzi, da quel letto. 
Sentivo dentro di me ancora un desiderio irrefrenabile, ma avevo anche voglia di vedere la felicità sui volti delle mie piccole pesti, nel rivedere il loro adorato papà. 
-Bene.- esclamò Peeta, alzandosi in piedi e guardandosi intorno un po' confuso, pensai che sicuramente stava cercando i suoi boxer; perciò glieli mostri, tenendoli sull'indice della mia mano,  -Peeta... Cercavi questi per caso?- sul mio volto apparì un sorrisetto malizioso -Anche se, come ben sai, amo la vista del tuo corpo nudo, non credo di poter accettare che tu ti faccia vedere da altri in questo stato. Perciò prendili e vestiti, intanto io sistemo qui in giro.-
Peeta rimase con gli occhi sgranati e vedendo che non accennava a muoversi, mi misi in ginocchio sul letto, facendo scivolare il lenzuolo che copriva il mio corpo, e gli tirai in faccia il suo intimo. 

Con molta nonchalance mi alzai dal letto e iniziai a sistemare gli oggetti che avevamo buttato a terra, sparsi per tutta la camera. 
Peeta intanto rimase immobile a bocca aperta. E questo mi soddisfò immensamente.

Quando finalmente riusci a sistemare tutta la roba che era sparsa a terra, tolsi la biancheria del letto, la buttai a terra e iniziai a raccattare i miei vestiti sparsi per la camera. D'un tratto, però, il mio sguardo cadde sul sole che stava tramontando ed il cielo che si tingeva delle più varie sfumature d'arancione. Quel meraviglioso spettacolo naturale, finalmente, non mi rattristava più. 

Quei colori che cadevano sempre nell'arancione tenue, che tanto amava il mio amato, avevano accompagnato il mio dolore ogni sera. Quell'incantevole panorama faceva sempre più viva in me la sua mancanza. Infatti, quando lui era ancora a casa, eravamo soliti assistere insieme a quella meravigliosa scena che ci regalava ogni giorno madre natura. Per questo, da quando se n'era dovuto andare, guardare il tramonto mi rendeva solamente più triste. 


Pov Peeta

Mentre Katniss sistemava il casino che avevamo fatto, guidati dalla passione del momento, io iniziai a cercare di placare i miei, per così dire, "bollenti spiriti" e mi rivestii. Anche se, non era così facile cercare di calmarsi e ridarsi un certo contegno con l'oggetto del proprio desiderio che gironzolava nuda per la stanza. 

Era così bella..

Il suo corpo non era stato poi così mutato dal tempo. La sua pelle era rimasta liscia come quando era giovane, se non si consideravano le cicatrici riportate in seguito agli Hunger Games e alla Rivoluzione. Consecutivamente  a quei tempi bui tutti avevano incise delle cicatrici, nel corpo o nell'anima. 
Io e Katniss ci eravamo trovati al centro di questa guerra; ed essa ci aveva spezzati. 
Il dolore inflittoci non avrà mai fine perchè durante quei mesi molti dei nostri cari e tante altre persone innocenti, che desideravano soltanto una vita libera, sono stati sacrificati per uno stupido gioco di potere. Sì, quella guerra, che aveva dato innumerevoli vittime, era solamente un gioco di potere tra Snow e la Coin. Quest'ultima si presentava come una rivoluzionaria che voleva cambiare l'equilibrio del potere a Panem in favore della popolazione più disagiata; ma, alla fine, si era rivelata solamente un'altra dittatrice assetata di potere. Ma con la sua morte, e successivamente con quella dell'ex Presidente Snow, si poteva annunciare finalmente l'inizio di un lungo periodo di pace...

I giochi erano finiti. La guerra era finita. E finalmente andava tutto bene.

Ormai avevamo quasi quarant'anni. E tutto era cambiato, a parte il nostro amore. Anzi, anch'esso era mutato.. era divenuto più forte, più ardente, più intenso. Forse, era proprio a causa di quell'amore indomabile che ci legava se avevamo stravolto in quel modo quella stanza, dopo una distanza troppo lunga.

Quando tornai alla realtà, dopo una lunga riflessione, notai che Katniss era ancora nuda e teneva stretta a sè i suoi indumenti volgendo lo sguardo verso la finestra. 
-Ma cosa...- sussurrai, prima di avvicinarmi a lei. 
Il tramonto. Ecco cosa stava ammirando con le lacrime agli occhi. 
Il suo viso era rigato da calde lacrime che scorrevano sulla sua pelle marmorea. -Katniss...- mormorai, avvolgendola in un abbraccio da dietro. Lei alzò il capo, mi studiò, tocco una mia guancia con una sua calda mano e sorrise. 
Ed in quel momento pensai: "Eccolo"
Proprio in quell'istante Katniss aveva abbassato le sue barriere e mi aveva regalato uno dei suoi più rari e meravigliosi sorrisi. 

Quello era uno di quei sorrisi che le uscivano dal cuore, avvolti da amore e sincerità. 

Ricordo ancora quando vidi quel meraviglioso sorriso per la prima volta...


-Katniss! Dove ti sei cacciata?- urlai, portandomi la mani ai lati della bocca, per diffondere il suono della mia voce in un raggio più ampio. 
Ormai ne ero certo. Quella donna mi avrebbe fatto impazzire. 
Si era, di nuovo, volatilizzata nel nulla.

Ogni sabato pomeriggio, quando andavo a trovarla, non era mai in casa. Di solito me ne tornavo nella mia casetta da vincitore e aspettavo che tornasse. Lo faceva sempre. 
La sera, verso le sette, entrava tranquillamente dalla porta principale della mia casa, mi cercava, puntualmente mi trovava in cucina,  e poi mi posava un veloce bacio sulle labbra prima di iniziare a lamentarsi di quanta gente stesse tornando nel Distretto. Amava avere i suoi spazi, ma i nuovi abitanti del villaggio non gli davano molta libertà. Infatti, essendo la "Ghiandaia Imitatrice" molti di loro si presentavano a casa sua ma ogni volta lei non apriva la porta, di conseguenza venivano da me. 

Ma quella volta avevo deciso di andare a cercarla. 
L'unico posto dove poteva andarsi a rintanare era il bosco, perciò mi feci coraggio e mi addentrai in esso, chiamandola ogni dieci passi.
D'un tratto.. -Peeta?- 
Tentai di capire da dove provenisse la voce, che ovviamente avevo riconosciuto, ma mi rimase difficile capire da dove arrivasse. -

Katniss! Dove sei? Non ti vedo.- 
Una risatina sommessa echeggiò nella selva e mi confuse ancora di più. Le ghiandai imitatrice erano nei paraggi... 
Un po frustrato continuai a gironzolare lì intorno. -E dai! Dove ti nascondi?- chiesi un po' disperato. 
-Guarda in alto!- urlò la ragazza. 
Immediatamente alzai il volto ed iniziai a cercarla con lo sguardo la mia amata tra il folto di quei rami robusti e imponenti che andavano ad intrecciarsi su di me. -Non ti vedo!- esclamai esasperato. Dove si era cacciata?
Dopo un'ultima risata, che venne riprodotta fedelmente dalle ghiandaie, due gambe spuntarono dal folto degli alberi. Con passo deciso mi posizionai alla base dell'enorme quercia che Katniss aveva scelto come rifugio. -Cosa fai lì sopra?-
-Mi riposo.- rispose abbozzando un sorriso. 
-Scendi, dai!- 
-Va bene- rispose, iniziando a fare la sua discesa dal possente albero secolare. Ma d'un tratto ella mise male un piede e cadde. Con una frazione di secondo mi buttai per prenderla al volo, ma avevo decisamente sbagliato i calcoli, visto che Katniss mi finì sulla schiena. 
-Ahi!- urlai. 
Sentendo il mio grido di dolore la ragazza si spostò velocemente e mi prese tra le sue braccia.
-Oh dio! Scusa! Peeta! Come stai?- chiese preoccupata. 
Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, sentivo un dolore lancinante al centro della colonna vertebrale. Però Katniss si stava preoccupando perciò tentai di aprire gli occhi per rassicurarla ma appena ci provai venni trascinato nell'oscurità.

Dopo alcune ore, che mi parvero minuti, riuscii ad aprire nuovamente gli occhi. 
Rimasi basito ed anche un po' intontito quando notai  che mi trovavo nel soggiorno della casa di Katniss. Tentai di alzarmi ma visto che mi girava la testa mi rimisi sdraiato. Ero sul divano di casa Everdeen e non sentivo neanche un rumore in tutta la casa. Dov'era finita Katniss? 
Come se mi avesse letto nel pensiero ella sbucò dalla cucina con un borsa del ghiaccio -Ti sei svegliato! Finalmente! Ero così preoccupata! Sei rimasto svenuto per quattro ore!-
Sono rimasto svenuto per così tanto tempo? Era tutto confuso.. 
Mi girava la testa perciò mi misi a sedere e sbattei le palpebre più volte. Dopo pochi istanti ripresi un po' di lucidità e mi voltai verso la donna che mi stava fissando allibita dallo stipite della porta della cucina.
-Cos'è successo?-
Katniss si avvicinò al divano con poche veloci falcate, si mise in ginocchio accanto a me, dando le spalle all'enorme finestra che illuminava con i raggi lunari tutta la stanza e mi disse preoccupata -Non te lo ricordi?- 
Scossi piano piano la testa, sperando che essa non ricominciasse a girare. 
-Sei venuto a cercarmi nel bosco; mi ero arrampicata su di una quercia e quando stavo scendendo.. credo di aver messo male un piede.. Stavo per cadere al suolo ma tu hai cercato di prendermi, però io ti sono venuta addosso e credo che tu abbia battuto la testa. 

Mi dispiace così tanto!- spiegò lei tristemente.
Era davvero dispiaciuta..
Poggiai una mano sulla su di una sua guancia ed essa arrossì -Katniss, sta tranquilla!Sto bene. Tu, ti sei fatta male?- 
 -Io, sto bene. Sei tu quello che ha battuto la testa, è rimasto svenuto per ore e che ora deve riposare. Perciò sdraiati e non alzarti.- emanò con un tono di voce che non ammetteva repliche. Come un bravo bambino mi sdraiai e lei mi mise la borsa del ghiaccio sulla fronte. -Bravo bambino.- sussurrò mentre mi asciugava il volto con un panno. 

Mi vedeva come un bambino..? Le avrei fatto vedere io chi era il bambino... 

Le bloccai la mano prendendola per il polso, le rivolsi un sorrisetto malizioso e dissi languidamente -Il bambino qui.. ancora non ha avuto il suo premio per essere stato bravo.- 
A quel punto lo vidi.. Quel sorriso.. Quel sorriso che in pochi avevano visto sul volto di quella donna. Esso era abbagliante, caldo e.. vero. 
Mi scaldò il cuore e senza pensarci su mi limitai a posare le mie labbra sulle sue. Lei rimase impietrita per pochi istanti al nascere di quel contatto ma poi, superato quell'attimo di stupore, rispose con passione; e quel contatto, che era iniziato come un casto bacio, si trasformò in pochi istanti in una danza di toccate e fuga che vedevano in lotta le nostre due lingue. 
Quel bacio era stato il primo di tanti altri che lo susseguirono. Profondi, caldi, passionali. 



-Peeta...- sussurrò lei, volgendo nuovamente il suo sguardo verso l'orizzonte -mi era mancato vedere il tramonto con te, in realtà mi sei mancato tu, in ogni minuto che andava a comporre le mie monotone giornate.-  Nella sua voce percepii tristezza, amarezza e un pizzico di dolore.
-Katniss.. anche tu mi sei mancata. In ogni istante che passavo lontano da te, e dai bambini, il mio cuore si logorava e piangeva di dolore.- risposi affranto. Era vero. Quelle settimane trascorse lontano dalla mia famiglia mi avevano dato solo dolore. -Ma.. ora non pensiamoci più. Ora sono qui, e non me ne andrò più via.- dissi con voce ferma e amorevole.
-Hai ragione.- assentì lei, poggiando il suo capo sul mio petto. 

Osservai il volto della mia amata ma l'occhio mi cadde sul suo seno prosperoso ed esso scatenò in me una scarica di adrenalina. 
-Forse è meglio se ti rivesti.- consigliai, sciogliendo il nostro abbraccio e volgendo il volto verso destra. 
Quei semplici gesti mi costarono molto sforzo. Per fortuna la mia mente era forte grazie a tutto quello che avevo affrontato con il dottore. Perciò riuscii a non saltargli addosso.
-Oh.. hai ragione!- rispose un po' imbarazzata Katniss, coprendosi il corpo con gli indumenti che ancora teneva stretti tra le mani.-

Ma non trovo le mie mutandine...- il suo volto era divenuto una maschera di imbarazzo e si era tinta di un rosso vivo che superava persino il colore del fuoco vivo.
-Cercavi queste..?- dissi abbozzando un sorrisetto malizioso, mostrandole il suo intimo, che avevo tirato fuori dalla tasca posteriore del mio pantalone.
Il suo volto divenne ancora più rosso di prima e balbetto qualche parola sconnessa -Ma.. ma.. come..?- 
-Katniss, abbiamo fatto dei bambini e pochi minuti fa abbiamo fatto l'amore, non dovresti vergognarti di certe cose. Ancora mi stupisco del tuo essere così pura, pur avendo fatto cose di quel tipo fino a pochi momenti fa..- risposi, rivolgendogli uno sguardo allusivo.
Senza aprire bocca ella mi strappò dalle mani l'indumento che tenevo tra di esse e si chiuse nel bagno della camera. Dopo pochi minuti ne uscì vestita di tutto punto ed aveva rilegati i suoi meravigliosi capelli in una semplice treccia. Quella treccia che tanto amavo la rendeva, ai miei occhi, sempre più giovane di quello che era.
Quell'acconciatura mi riportava ai primi Hunger Games, al nostro primo bacio.. Mi riportava all'inizio della mia vera vita.


Pov Katniss

Dopo essermi rivestita e sistemata uscii dalla porta del bagno e senza pensarci dissi -Dobbiamo correre dai piccoli, si sta per far buio. Dobbiamo tornare a casa.-
Peeta, che intanto si era seduto comodamente su di una poltrona, che non avevo notato fino a quel momento, posta davanti ad un camino di marmo bianco, annuì convinto, si alzò, prese il suo borsone e con poche veloci falcate spalancò la porta della stanza, facendomi cenno di passare prima di lui.
Voltai il mio sguardo verso la stanza e mi parve che tutto fosse stato rimesso il ordine; ma poi notai le coperte buttate vicino alla scrivania. Feci un cenno veloce a Peeta che comprese all'istante cosa intendessi e presi tra le mie braccia le lenzuola, dirigendomi nuovamente verso il bagno. Lì, aprii la cesta dei panni sporchi, che avevo notato pochi minuti prima, e tornai accanto a mio marito.
Entrambi, prima di varcare la soglia di quella stanza e lasciarci dietro quelle ore di puro piacere, ci scambiammo un sorriso sereno, ci prendemmo per mano e tornammo al piano inferiore per recuperare i nostri figlioletti.


Pov Peeta

Scendemmo le scale, tenendo le nostre mani intrecciate, per darci forza l'un l'altra, eravamo molto imbarazzati perchè sicuramente i padroni di casa avevano capito cosa avevamo fatto fino a quel momento al piano superiore. Giungemmo davanti all'enorme arcata in mogano che collegava il corridoio principale con l'ampio soggiorno, sperando di trovare lì i nostri pargoli.
Rimasi stupito, quando entrai nella stanza, perchè vi trovai al suo interno un Gale assonnato che continuava a fare lunghe passeggiate che coprivano tutta la lunghezza del soggiorno, cullando e canticchiando qualcosa, suppongo una ninna nanna, ad un piccolo bambino biondo.
Feen.
Il mio piccolo pasticcere. 

Istintivamente mi avvicinai a lui ed il mio sguardo si posò sulla mia progenie.

Sentii le lacrime spingere per fare capolino sul mio volto. Volevo piangere di gioia. 
Finalmente, potevo piangere di gioia! Dopo settimane passate lontane dai miei cari e senza mai vedere un sorriso amico, potevo finalmente lasciarmi andare alle emozioni che mi rendevano umano.  La gioia, l'amore e la serenità che mi trasmetterono quei due occhioni azzurri cielo, come i miei, mi disarmarono. Però mi trattenni perchè non potevo farmi rivedere dal mio piccolo Feen in lacrime.

Mi avvicinai di più a mio figlio, attirato da quella piccola creaturina come se fosse una calamita che mi attraeva sempre di più verso di sè. Katniss mi lasciò la mano e appena Gale mi notò, senza proferire parola mi porse il pargolo che continuava a cullare inutilmente.

-Papà!- esclamò allegramente il piccolo. Il suo viso si illuminò di uno smagliante sorriso. 
Gli baciai la fronte, senza staccare i miei occhi dai suoi, e sussurrai -Sono tornato piccolo.- 
Come risposta otteni, con un sorriso ancora più luminoso -Finnamente! Bentonnato papà!-  Lo strinsi forte a me e mi lasciai andare. 

Piansi. 
Certo, non era un comportamento da adulto e poi un figlio non dovrebbe mai vedere un genitore piangere ma non riuscivo più a trattenere la gioia. 

-Gale? Ancora non si addormentato il piccolo?-
Jo aveva varcato in quel momento una delle tante porte che si aprivano nel soggiorno. Era.. ingrassata? O forse.. era incinta?! Oh mio dio. Johanna Mason incinta? 
Volsi lo sguardo verso di lei e nei miei occhi si poteva notare solamente sgomento. Non avrei mai potuto immaginare che Gale e Johanna avrebbero dato alla luce in figlio. E poi.. quel pancione era grande.. Sarà stata di sei mesi minimo. 
Sul volto della donna, appena mi vide, si aprì un veloce sorriso malizioso.

-Peeta.. Katniss.. ce l'avete fatta ad uscire da quella camera!- 
-Sai, era da tanto che non ci vedevamo, volevamo stare un po' da soli e... chiacchierare.- risposi facendo spallucce e sorridendogli.
-Chiacchierare... sì, sì. Ho sentito come chiacchieravate voi due.- il suo ghigno si allargò e, dopo aver guardato la faccia rossa come un peperone di Kantiss, scoppiò in una fragorosa risata.
-Jo, basta. Li stai mettendo in imbarazzo.- la ammonì il marito, cercando di trattenere le risate.
-Ma sono così divertenti! Guarda la faccia di Katniss!- 
-Dov'è Caty?- chiese, ignorando la sua ultima affermazione, Gale. 
-E' nel tuo studio, ha visto alcuni libri che le interessavano e le ho detto che poteva prenderli e poi riportarteli quando li avrebbe finiti, ma forse... Non avrei dovuto farlo, sta svuotando la tua libreria.- Jo sorrise divertita -Ma va bene. Meno cose da spolverare no?- 
-Vai a chiamarla e dille che basta che ne prende tre poi quando torna ne prenderà altri. Tutti quei libri sono impossibili da portare via. 

Alcuni volumi pesano tonnellate.- Gale si sedette sul divano arancione posto davanti all'enorme caminetto in mattoni neri che troneggiava tutta la parete ovest della stanza.
-Manca la parolina magica..- puntigliò la Signora Hawthorne.
-Per favore, amore.- aggiunse mostrandole un sorriso a trentadue denti. Senza dire altro Johanna sparì passando, di nuovo, per la porta da cui era comparsa. 
-Sedetevi!- ci incitò con un gesto cordiale il nostro ospite, senza proferire parola io e Katniss ci sedemmo sul divano a due posti posto alla sinistra dell'enorme divano arancione. 
Feen mugugnò qualcosa perciò iniziai a cullarlo, quasi immediatamente si zittì.
-Ah! Il piccolo Feen a mangiato un'ora fa, e tento di farlo addormentare da allora. Non credo di essergli molto simpatico.- il suo sguardo si incupì. Voleva davvero essere simpatico ad un bambino di pochi anni? 
-Gli sei simpatico, sta tranquillo. E' solo che Feen si addormenta se è o tra le mie braccia o tra quelle di Peeta.- rispose schietta Katniss.
L'uomo assentì con un cenno del capo e nella stanza tornò a regnare il silenzio più totale. Intanto le lacrime sul mio volto si erano asciugate.


Pov Katniss

Troppo silenzio. Non andava bene. Dovevo trovare qualcosa di cui parlare.
-Gale, come chiamerete il bambino nel caso in cui sia un maschio?- Ecco. La prima domanda che mi passò per la mente. Niente male direi. 
Gale strabuzzò un po' gli occhi, dedussi che non si aspettasse una mia domanda, forse si aspettava che sarei rimasta lì, in silenzio per tutto il tempo in cui Jo sarebbe stata lontana. Dopo un'attimo di imbarazzo rispose -Avevamo pensato di chiamarlo Loran. Ma se fosse una femminuccia, come dice Jo, la chiameremo Susanne.-
-Susanne mi piace! Spero anche io che sia una femminuccia. Così saremo in vantaggio noi donne!- risposi facendogli la linguaccia. 

Ma immediatamente mi ritirai e tornai a chiudermi nel mio silenzio. Ma che comportamento era? Fare la linguaccia al mio migliore amico, che si era rifatto vivo da pochi mesi? Non ero più una bambina. Non capivo cosa mi fosse successo.

Ero in imbarazzo.

Gale scoppio in una fragorosa risata e dopo pochi istanti anche Peeta lo segui. 
Avevano notato che ero in imbarazzo e stavano cercando di farmi rilassare... Adorabili. 

Era così bello poter stare al fianco di mio marito e avere davanti ai miei occhi il mio migliore amico, rimanendo serena. Finalmente la mia vita stava prendendo la piega giusta. 
Sul mio volto spuntò un piccolo sorriso che piano piano, continuando ad osservare i due uomini, si trasformò da una risatina sommessa via via ad aumentare di volume ed intensità.
Risi di gusto. Risi alla faccia del dolore, dell'ansia, della tristezza e della vita. Tutto stava andando apposto.

Trascorsero i minuti e piano piano Peeta e Gale cercarono di ritrovare il loro contegno perduto nel durante di quel momento così inusuale tra loro. Ma io.. non riuscivo a smettere di ridere, e ad un tratto le lacrime iniziarono a rigare il mio volto. 
I singhiozzi si fecero sempre più insistenti e mi ritrovai a piangere e ridere insieme. I due uomini presenti nella stanza mi scrutarono con i loro occhi profondi, nell'intento di comprendere cosa mi stesse accadendo. 
-Katniss, cara, cos'hai?- mi chiese con tono sommesso mio marito, accarezzandomi delicatamente la testa con la mano libera. Con l'altra ancora stringeva a sè il nostro piccolo Feen.
Tentai di parlare ma dalla mia bocca uscirono solo dei bofonchi, questo provocò in me solamente un'ondata in più di frustrazione che mi fece aumentare le lacrime. Cosa mi stava accadendo?
Tutto era confuso e non riuscivo a vedere bene, a causa delle lacrime che inondavano li mio volto, ma riuscii comunque a vede Peeta che porgeva nostro figlio a Gale e si risedeva accanto a me.
-Katniss..- sussurrò Peeta, prendendomi tra le braccia e facendomi posare la testa sul suo forte e caldo petto. Lì mi sentivo sempre al sicuro, mi sentivo a casa. - Stai calma. Siamo tutti qui. Le persone che ami sono tutte sotto lo stesso tetto no? A parte Haymitch, ma beh.. lui non esce molto lo sai. Perciò non sarà mai in pericolo, l'unico che potrebbe fargli del male è solo lui stesso.-
- Hai ragione. E poi io non voglio bene ad Haymitch!-  riuscii a dire tra un singhiozzo e l'altro.
-Ma si che gli vuoi bene! Tutti gli vogliono bene in fondo! Anche quelle sue oche, che si dimentica puntualmente di nutrire, gli vogliono bene, per questo lo beccano sempre quando vedono che non riesce neanche a stare in piedi.- rispose Peeta sorridendomi.
Il suo sorriso.. mi era mancato.
Qualcuno mi mise in mano un pezzo di carta, deduco Gale, perciò sciolsi l'abbraccio tra me e Peeta,soffiai il naso e tentai di smetterla di ridere come un'idiota.

Mi misi seduta in posizione eretta ed iniziai a tentare di regolarizzare il mio respiro. Piano piano ce la feci.  Gale mi diede un'altro fazzoletto, con il quale mi asciugai le lacrime e a quel punto cercai di rimettere in ordine la mia mente.
Non avevo ben capito cosa fosse successo ma accantonai i miei pensieri e rivolsi tutta la mia attenzione  a Feen che si dimenava tra le braccia di Gale. -Dallo a me.- dissi avvicinandomi a lui.
L'uomo stentò un'attimo, poi mi passò mio figlio. Il volto del piccolo era accigliato e appena fu tra le mie braccia vi si accoccolo sorridendo beato. 


Pov Peeta

Non capivo cosa fosse successo a Katniss, ma le lasciai ugualmente prendere tra le braccia nostro figlio. Tenerlo stretto a lei poteva solo che aiutarla a calmasi.

D'un tratto, mentre osservavo assorto il viso sereno di mia moglie e di mio figlio udii, una vocina che proveniva dalla parte opposta della stanza, esclamare -Papà!- 
Girai il mio volto e osservai la mia piccola bambina. All'istante balzai in piedi, come se una molla fosse spuntata sul divano e mi avesse spinto in alto, e le rivolsi un sorriso -Caterina! Piccola mia!- 
Entrambi ci mettemmo quasi a correre per raggiungere l'altro e a metà strada i nostri due corpi si avvolsero in un caldo abbraccio che ci trasmise un caldo tepore che irradiò le nostre membra.
-Mi sei mancato tanto! Sei tornato per restare vero?- chiese speranzosa Caty. 
-Certo. Non vado più da nessuna parte.- annuii.
Posai un dolce bacio sulla testa della mia piccola e in quel momento anche Katniss, e Feen che teneva in braccio, si aggiunsero al nostro caldo abbraccio.
In quel momento solamente una parola poteva riuscire a spiegare quell'innumerevole vortice di sensazioni che mi trasmise quel contatto tra tutti noi: "Casa" 

Sì, finalmente, ero tornato a casa. 



Angolino di Kimmy_chan
Sì, lo so! C'ho messo tropo per aggiornare questa volta TwT SCUSATEMI! Ma almeno guardate il lato positivo... Questo capitolo supera le 4 mila parole!
E vi informo di un'altra cosetta.. mancano 2 capitoli, massimo 3, alla fine di questa storia :D Siete felici?!?!
Io sì! Perchè cosi potrò dedicarmi alle OS di Hunger Games e poi inizierò una Dramione :3 oppure una su un'anime/manga. Poi verdò :D 
Coomunque! Tornando a noi. Vi è piaciuto questo capitolo?! Cosa ne pensate? 
Avete una parte preferita?!

Colgo questo attimo di attenzione da parte vostra per ringrazziare tutti quelli che mi seguono e hanno messo questa storia in una delle liste di Efp e ringrazio di cuore tutti quelli che recensiscono e che recensiranno questa mia storia. GRAZIE <3 
  
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