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Autore: NakiraYami    28/07/2014    3 recensioni
Una convivenza finita male, dove il tradimento porterà alla fine di una storia e non solo...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MAI PIÙ COME PRIMA

Si era appena svegliata, non era molto presto, ma nemmeno tardi, il sole brillava alto in cielo. All’improvviso si girò nel letto e non lo vide, dov’era finito? Perché non l’aveva svegliata?­­­­

Poi fece caso al fruscio dell’acqua che sentiva provenire dal bagno, così, immediatamente si rese conto che si trovava sotto la doccia. Si sentiva abbastanza riposata, non le andava di rimettersi a dormire, così decise di aspettarlo seduta sul letto. Per ingannare il tempo prese il suo iphone e decise di mettersi a giocare, ma appena tolse il blocco schermo, notò che c’era un messaggio non ancora letto, decise di aprirlo, il mittente era un certo Steven, pensò si trattasse di un suo collega di lavoro: sotto il nome, si leggevano le prime parole del messaggio, non ci fece molto caso all’inizio uscendo dalla lista dei messaggi,ma poi non so perché vi ritornò, forse perché di sfuggita le era parso di leggere << cucciolo >>, si doveva trattare di un errore, avrà letto male pensò, però per sicurezza ritornò al messaggio, ma capì invece che non era uno sbaglio s’intravedevano due parole << cucciolo ma... >>. Aprì il messaggio e lo lesse tutto d’un fiato diceva: 

 << cucciolo, ma perché non rispondi più? Non dirmi che ti sei addormentato? Mi manchi tanto appena ti svegli cercami tu. Buona notte >> e una serie infinita di cuori.

Mentre leggeva le parole, le si appannò  la vista  e ogni parola diveniva sempre più evanescente, ma non si fermò anche se consapevole del dolore che avrebbe provato continuando; decise di andare avanti e cercare il principio della conversazione. Leggendo nel frattempo quei messaggi, quella fitta al petto continuava a stringerla  non permettendole , quasi di respirare: quei messaggi  apparivano identici a quelli che si scambiavano lei e lui… ad un certo punto si bloccò non ce la fece più in quanto preda del dolore e della paura, sostituiti poi dalla rabbia.

All’improvviso lo vide uscire dalla doccia con un asciugamano avvolto alla vita.

Lei lo guardò,le lacrime scorrevano, non voleva farsi vedere in quello stato, non lo meritava, ma quelle lacrime scendevano e non riusciva a fermarle. Lui la fissò senza proferire parola, con lo sguardo confuso, non capiva cosa le prendeva. Lei lo guardò negli occhi infuriata con le lacrime che continuavano a scorrere, non voleva farsi vedere in quello stato non lo meritava, ma era più forte di lei quelle lacrime scendevano non riusciva a fermarle. Lui la fissò senza proferire parola, con lo sguardo confuso, non capiva cosa le prendeva? Poi notò il cellulare in mano… Ma certo che stupido aveva capito, lei aveva letto tutto cioè quello ancora non cancellato. Che stupido!

Lui prese un respiro profondo, ma non appena stava per aprir bocca, lei si alzò in piedi e in una frazione di secondo aprì la porta per andarsene, era in pigiama ancora, ma non le importava nulla.

Lui senza pensarci la afferrò per il polso, cercando di fermarla, ma lei si girò di scatto guardandolo con una sguardo mai visto prima: era furioso, ma contemporaneamente triste, svuotato. Lei gli tirò uno schiaffo, lui la lasciò per massaggiarsi la parte offesa, e lei scappò sbattendo la porta alle spalle.

Non sapeva dove andare, cosa fare, correva senza una meta precisa finché non esaurì le energie. Era arrivata al parco, si sedette su una panchina si portò le ginocchia al petto, vi sprofondò dentro il viso e le lacrime ricominciarono ad uscire senza sosta, alternate da singhiozzi irregolari. Per fortuna ancora era presto e non c’era nessuno al parco, così poté dare libero sfogo alle sue emozioni.

Lui non credeva ancora a tutto quello che era successo, non sapeva cosa doveva fare, perse la lucidità; ma fu questione di pochi attimi, poi riuscì a tornare lucido e capì che non poteva perderla, non poteva lasciarla andare non avrebbe mai potuto nemmeno pensare a una vita senza lei, senza la sua amata.

Si vestì di corsa, prese le chiavi della macchina e partì.

All’inizio non aveva idea di dove si potesse trovare, ma si fermò un momento a riflettere non aveva preso l’auto quindi non poteva trovarsi molto lontano, non era passato molto tempo e inoltre era ancora in pigiama ; rifletté qualche istante e poi gli venne in mente il parco lì vicino. Così sfrecciò verso quella direzione.

Lui la vide sulla panchina piangere, il cuore gli si strinse: come poteva pretendere che lo perdonasse e che tutto tornasse come prima? Lui la voleva, la amava e questa era la cosa più importante, questo pensiero lo portò a decidere che doveva averla accanto a qualsiasi costo anche contro la sua volontà.

Si avvicinò, ma lei non si accorse di nulla, in preda alla disperazione. Si sentì una mano sulla spalla, alzò il viso e lo vide. La reazione più istintiva era quella di abbracciarlo, di stringerlo a sé:  quanto avrebbe voluto che fosse stato solo un sogno!Ritornando alla realtà si ricompose e lo scansò. Lui ritentò, stavolta la afferrò con più forza, le disse:

<< lasciami almeno spiegare >>, il suo tono di voce era calmo

Lei rispose:<< non ti voglio ascoltare, lasciami! >>

Lui non la lasciò, lei tentò la fuga, ma la prese di peso e la portò in macchina. Chiuse la sicura. Non si era mai comportato in quel modo, era sempre stato un ragazzo gentile. Lo guardò intensamente negli occhi, aveva uno sguardo vuoto, come fosse assente. Poi all’improvviso mise in moto e partì ma non si dirigeva verso casa non conosceva la strada che stava percorrendo.

Lei iniziò ad urlare, dicendo di voler scendere e che doveva lasciarla in pace.

Lui non rispose, pensò che non la stesse ascoltando, il suo sguardo era fisso sulla strada e le mani erano strette al volante, talmente tanto che le nocche gli diventarono bianche.

Lei non sapeva che fare, non l’aveva mai visto in quelle condizioni, voleva chiedergli cose gli stesse succedendo ma poi si riscosse, insomma, era lei quella che doveva essere arrabbiata: non aveva fatto nulla, se non subire il tradimento da parte del suo amato.

Riprese ad urlare, lui dopo la guardò infuriato e sbraitò di stare zitta, lei non riusciva a capire cosa fosse successo all’uomo che le stava accanto. Di chi si era innamorata? Le lacrime le rigarono il volto, scendendo incontrollate. Lui le vide ma no disse nulla. Ad un certo punto si fermò sul ciglio della strada, si era fatta ora di pranzo, la strada era deserta. Lei lo fissò ancora con le lacrime agli occhi, ma raccolse le ultime forze che le restavano in corpo. Aprì lo sportello e uscì dall’auto scappando via.

Lui non ci vide più dalla rabbia, e pensò: ma chi si credeva di essere quella? Non lo aveva nemmeno ascoltato: la voleva al suo fianco a qualsiasi costo!

Scese dall’auto, la raggiunse, lei ebbe un brivido di terrore si sentì afferrare le spalle, si fece coraggio, cercò di divincolarsi mettendosi a scalciare e urlare. A quel punto il ragazzo, si infuriò, la tirò forte e la schiaffeggiò urlandole contro ogni tipo di insulto gli venisse in mente, dopo una serie di schiaffi il volto della ragazza iniziò a gonfiare e nel frattempo, il sangue le scorreva giù dal labbro e dal naso. Lui non ebbe intensione di fermarsi, neanche quando la ragazza cadde a terra ormai sfinita senza forze, così la prese a calci all’altezza delle costole bloccandole per qualche istante il respiro. Ad un certo punto il ragazzo, stanco, si fermò, osservò la ragazza, ormai a terra sanguinante che a mala pena riusciva a respirare, l’unica cosa che aveva pensato mentre la picchiava era che se non la poteva avere lui nessuno doveva averla. Si fermò a riflettere: cosa aveva fatto? Si fermò a guardare la sua ragazza sull’asfalto in quelle condizioni, non seppe che fare così ritornò alla sua macchina lasciandola lì.

Appena salì in macchina, mise subito in moto e partì a tutta velocità, senza pensare a niente, ritornò a casa sua, voleva solo dimenticare tutto, fare come se non fosse accaduto nulla, ma come poteva? La sua ragazza era quasi morta e si trovava ancora sull’asfalto. Non poteva tornare indietro, non ne aveva il coraggio, ma non poteva neanche lasciare la sua amata lì a morire. Chiamò l’autoambulanza, spiegando in che condizioni aveva visto una ragazza sull’asfalto e che l’aveva trovata lì provando a darle soccorso, ma non sapeva cosa fare, gli si stringeva il cuore a mentire così spudoratamente. Gli addetti al telefono lo ringraziarono e lo rassicurarono che sarebbero intervenuti subito.

Lui chiuse, ormai era arrivato a casa, non sapeva come comportarsi, non poteva vivere sapendo cosa aveva fatto alla sua amata, l’unica persona che aveva amato veramente e ricambiava questo suo sentimento. Così trovò la soluzione che gli sembrava più giusta, decise di togliersi la vita. Non poteva sparire così, era troppo semplice. Cercò una foglio di carta e una penna, non poteva senza dare una spiegazione almeno a lei.

Iniziò a scrivere:

<< Amore, non ho il diritto di chiederti scusa e di pretendere che mi perdoni. Non so nemmeno io cosa ho fatto, non mi sono reso conto di nulla se non quando era troppo tardi.

Io ti ho amato e ti amo ancora, lo giuro, è l’unica mia certezza in questo momento, ma ora l’ho persa perché tu non vorrai più vedermi e io non avrò mai più il coraggio di presentarmi davanti a te.

L’unica cosa che posso fare per te e spiegarti il motivo di tutto questo, bene si mi avevi scoperto una settimana fa una mia ex mi aveva trovato e contattato, ma io non provavo nulla per lei non ci siamo mai rivisti certo ci sentivamo hai letto, anche tu qualcosa, ma mi ero reso conto del mio sbaglio prima che fosse troppo tardi volevo risolvere tutto senza coinvolgerti, non volevo lo scoprissi, che tu potessi soffrire e lasciarmi per sempre, ne sarei morto, si volevo incontrarla l’avrei fatto ma per dirle che doveva lasciarmi in pace, che io ero felice con la mia ragazza che, non doveva intromettersi nella mia vita. Ma a quanto pare ho sbagliato tutto, ancora una volta come al solito. Davvero mi dispiace molto, e ora tu sei stai leggendo questa lettera, vuol dire che è riuscita ad arrivare a te, e che io non ci sono più. Non potevo continuare a vivere senza te e con il peso, di aver fatto del male a l’unica persona che davvero amavo.

Ti prego perdonami e non sprecare la tua vita a rimuginare su questo fatto, ti prego cerca di andare avanti per me e soprattutto per te. Scusami se puoi, ti ho amato davvero, ti amo e ti amerò per sempre.

Addio  >>

Nel frattempo sul ciglio della strada… lei non capiva cosa le fosse successo… sentiva delle voci, ma non riusciva a captare le parole, si sentiva confusa, le pulsava la testa. Poi fu presa di peso da un ragazzo, questi la poggiò su una barella, sentì solo le portiere sbattere violentemente e quel ragazzo che urlava: << potete partire! >>. Poi nulla, tutto si fece scuro.

Cercò piano di aprire gli occhi, molto lentamente le bruciavano, chissà per quanto tempo erano rimasti chiusi.

Sentì una voce, che lontanamente parlava, solo dopo capì che si rivolgeva a lei.

Le chiese come si sentiva, con una voce molto dolce e gentile, lei riuscì a rispondere, più che altro a sussurrare, che stava bene. Ovviamente mentiva, sentiva la testa ancora pulsare dal dolore, e ogni volta che respirava gemeva di dolore.

Ancora si sentiva frastornata ma poi, iniziò a ricordare tutto, il suo ragazzo, lei che urlava, il sangue sull’asfalto. Nel frattempo si accorse che non si trovava sola nella stanza e che vi erano altri due pazienti, questi commentavano un accaduto appena sentito al telegiornale, che parlava di un ragazzo trovato morto nel suo appartamento, si trattava di un suicidio, si era accoltellato ma nessuno ne sapeva realmente il motivo.

Poi apprese dove era accaduto il fatto, il nome di quella via le era familiare, era la via di casa sua e del suo ex amato, dopo capì.

Lei cercò di mettersi seduta a letto, ma venne fermata dall’infermiera che le impose di stare sdraiata  e di non affaticarsi. Il tono della sua voce era ancora dolce, ma aveva acquistato un pizzico di autorità. Lei obbedì, si sdraiò sul letto scomodo, e si guardò intorno e in quello che doveva essere il suo comodino vide una rosa all’interno di un vaso e accanto una lettera. Lei guardò l’infermiera con uno sguardo interrogativo e capì che si stesse chiedendo della lettera. L’unica cosa che le disse fu : << so solo che è per te, te l’hanno consegnata ieri. >>

L’infermiera vide che la paziente si stava per alzare, per riuscire a prendere la lettera, lei la guardò con uno sguardo di rimprovero e gliela passò, dicendole: << ti avevo detto che dovevi stare ferma a letto e non fare alcun tipo di sforzo, cara, mi dispiace ma ora devo andare, ho altri pazienti di cui devo prendermi cura. >>

Sorrise e lasciò la ragazza, con la lettera tra le mani, sopra c’era scritto il suo nome e la grafia aveva un non so che di familiare.

L’aprì e iniziò a leggerla, capì subito che si trattava di una lettera da parte del suo ex amato,  lo poteva solo chiamare così visto che lui non c’era più: l’aveva lasciata sola, con un bruttissimo ricordo di lui. Mentre leggeva, delle lacrime silenziose scesero a rigarle le guance, appena finì la chiuse e se la portò al cuore, decidendo immediatamente di perdonarlo e seguire il suo consiglio… doveva andare avanti anche se era difficile tornare a fidarsi di un uomo e soprattutto non pensare più a lui. Ma doveva farlo, doveva essere forte abbastanza per compensare il coraggio mancato dell’altro.

 

Quante volte aveva raccontato la sua storia, il dolore provato emergeva tutte le volte, tanto che avvertiva la sensazione di toccare il fondo.

Arrivò un momento  di una giornata apparentemente insignificante, in cui per la prima volta nel raccontare per l’ennesima volta quella drammatica storia sentì il suo dolore diventare “amico”, sentì di essersi liberata dalla rabbia, grazie al perdono. Sentì il senso della sua esperienza nella liberazione di moltissime donne- vittime.

Aveva dato uno scopo alla sua vita, lavorando in un centro di accoglienza… quell’esperienza che aveva visto come una ragione di distruzione ora invece poteva aiutare a ricostruire delle vite i cuoi cocci erano andati in mille pezzi.

 

  
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