MAI
PIÙ COME
PRIMA
Si
era appena svegliata, non era molto
presto, ma nemmeno tardi, il sole brillava alto in cielo.
All’improvviso si
girò nel letto e non lo vide, dov’era finito?
Perché non l’aveva
svegliata?
Poi
fece caso al fruscio dell’acqua che
sentiva provenire dal bagno, così, immediatamente si rese
conto che si trovava
sotto la doccia. Si sentiva abbastanza riposata, non le andava di
rimettersi a
dormire, così decise di aspettarlo seduta sul letto. Per
ingannare il tempo
prese il suo iphone e decise di mettersi a giocare, ma appena tolse il
blocco
schermo, notò che c’era un messaggio non ancora
letto, decise di aprirlo, il
mittente era un certo Steven, pensò si trattasse di un suo
collega di lavoro:
sotto il nome, si leggevano le prime parole del messaggio, non ci fece
molto
caso all’inizio uscendo dalla lista dei messaggi,ma poi non
so perché vi
ritornò, forse perché di sfuggita le era parso di
leggere << cucciolo >>,
si doveva trattare di un errore, avrà letto male
pensò, però per sicurezza
ritornò al messaggio, ma capì invece che non era
uno sbaglio s’intravedevano
due parole << cucciolo ma... >>.
Aprì il messaggio e lo lesse tutto
d’un fiato diceva:
<< cucciolo,
ma perché non rispondi più?
Non dirmi che ti sei addormentato? Mi manchi tanto appena ti svegli
cercami tu.
Buona notte >> e una serie infinita di cuori.
Mentre
leggeva le parole, le si
appannò la vista e ogni parola diveniva
sempre più evanescente, ma
non si fermò anche se consapevole del dolore che avrebbe
provato continuando; decise
di andare avanti e cercare il principio della conversazione. Leggendo
nel
frattempo quei messaggi, quella fitta al petto continuava a
stringerla
non permettendole , quasi di respirare: quei messaggi
apparivano identici
a quelli che si scambiavano lei e lui… ad un certo punto si
bloccò non ce la
fece più in quanto preda del dolore e della paura,
sostituiti poi dalla rabbia.
All’improvviso
lo vide uscire dalla
doccia con un asciugamano avvolto alla vita.
Lei
lo guardò,le lacrime scorrevano, non
voleva farsi vedere in quello stato, non lo meritava, ma quelle lacrime
scendevano e non riusciva a fermarle. Lui la fissò senza
proferire parola, con
lo sguardo confuso, non capiva cosa le prendeva. Lei lo
guardò negli occhi infuriata con le
lacrime che continuavano a scorrere, non voleva farsi vedere in quello
stato
non lo meritava, ma era più forte di lei quelle lacrime
scendevano non riusciva
a fermarle. Lui la fissò senza proferire parola, con lo
sguardo confuso, non
capiva cosa le prendeva? Poi notò il cellulare in
mano… Ma certo che stupido
aveva capito, lei aveva letto tutto cioè quello ancora non
cancellato. Che
stupido!
Lui
prese un respiro profondo, ma non appena stava per aprir bocca, lei si
alzò in
piedi e in una frazione di secondo aprì la porta per
andarsene, era in pigiama
ancora, ma non le importava nulla.
Lui senza pensarci la afferrò per il polso, cercando di fermarla, ma lei si girò di scatto guardandolo con una sguardo mai visto prima: era furioso, ma contemporaneamente triste, svuotato. Lei gli tirò uno schiaffo, lui la lasciò per massaggiarsi la parte offesa, e lei scappò sbattendo la porta alle spalle.
Non
sapeva dove andare, cosa fare,
correva senza una meta precisa finché non esaurì
le energie. Era arrivata al
parco, si sedette su una panchina si portò le ginocchia al
petto, vi sprofondò
dentro il viso e le lacrime ricominciarono ad uscire senza sosta,
alternate da
singhiozzi irregolari. Per fortuna ancora era presto e non
c’era nessuno al
parco, così poté dare libero sfogo alle sue
emozioni.
Lui
non credeva ancora a tutto quello
che era successo, non sapeva cosa doveva fare, perse la
lucidità; ma fu
questione di pochi attimi, poi riuscì a tornare lucido e
capì che non poteva
perderla, non poteva lasciarla andare non avrebbe mai potuto nemmeno
pensare a
una vita senza lei, senza la sua amata.
Si
vestì di corsa, prese le chiavi della
macchina e partì.
All’inizio
non aveva idea di dove si
potesse trovare, ma si fermò un momento a riflettere non
aveva preso l’auto
quindi non poteva trovarsi molto lontano, non era passato molto tempo e
inoltre
era ancora in pigiama ; rifletté qualche istante e poi gli
venne in mente il
parco lì vicino. Così sfrecciò verso
quella direzione.
Lui
la vide sulla panchina piangere, il cuore
gli si strinse: come poteva pretendere che lo perdonasse e che tutto
tornasse
come prima? Lui la voleva, la amava e questa era la cosa più
importante, questo
pensiero lo portò a decidere che doveva averla accanto a
qualsiasi costo anche
contro la sua volontà.
Si
avvicinò, ma lei non si accorse di
nulla, in preda alla disperazione. Si sentì una mano sulla
spalla, alzò il viso
e lo vide. La reazione più istintiva era quella di
abbracciarlo, di stringerlo
a sé: quanto avrebbe voluto che fosse stato solo
un sogno!Ritornando alla
realtà si ricompose e lo scansò. Lui
ritentò, stavolta la afferrò con più
forza, le disse:
<<
lasciami almeno spiegare >>,
il suo tono di voce era calmo
Lei
rispose:<< non ti voglio
ascoltare, lasciami! >>
Lui
non la lasciò, lei tentò la fuga, ma
la prese di peso e la portò in macchina. Chiuse la sicura.
Non si era mai
comportato in quel modo, era sempre stato un ragazzo gentile. Lo
guardò
intensamente negli occhi, aveva uno sguardo vuoto, come fosse assente.
Poi
all’improvviso mise in moto e partì ma non si
dirigeva verso casa non conosceva
la strada che stava percorrendo.
Lei
iniziò ad urlare, dicendo di voler
scendere e che doveva lasciarla in pace.
Lui
non rispose, pensò che non la stesse
ascoltando, il suo sguardo era fisso sulla strada e le mani erano
strette al
volante, talmente tanto che le nocche gli diventarono bianche.
Lei
non sapeva che fare, non l’aveva mai
visto in quelle condizioni, voleva chiedergli cose gli stesse
succedendo ma poi
si riscosse, insomma, era lei quella che doveva essere arrabbiata: non
aveva
fatto nulla, se non subire il tradimento da parte del suo amato.
Riprese
ad urlare, lui dopo la guardò
infuriato e sbraitò di stare zitta, lei non riusciva a
capire cosa fosse
successo all’uomo che le stava accanto. Di chi si era
innamorata? Le lacrime le
rigarono il volto, scendendo incontrollate. Lui le vide ma no disse
nulla. Ad
un certo punto si fermò sul ciglio della strada, si era
fatta ora di pranzo, la
strada era deserta. Lei lo fissò ancora con le lacrime agli
occhi, ma raccolse
le ultime forze che le restavano in corpo. Aprì lo sportello
e uscì dall’auto
scappando via.
Lui
non ci vide più dalla rabbia, e
pensò: ma chi si credeva di essere quella? Non lo aveva
nemmeno ascoltato: la
voleva al suo fianco a qualsiasi costo!
Scese
dall’auto, la raggiunse, lei ebbe
un brivido di terrore si sentì afferrare le spalle, si fece
coraggio, cercò di
divincolarsi mettendosi a scalciare e urlare. A quel punto il ragazzo,
si
infuriò, la tirò forte e la
schiaffeggiò urlandole contro ogni tipo di insulto
gli venisse in mente, dopo una serie di schiaffi il volto della ragazza
iniziò
a gonfiare e nel frattempo, il sangue le scorreva giù dal
labbro e dal naso.
Lui non ebbe intensione di fermarsi, neanche quando la ragazza cadde a
terra
ormai sfinita senza forze, così la prese a calci
all’altezza delle costole
bloccandole per qualche istante il respiro. Ad un certo punto il
ragazzo,
stanco, si fermò, osservò la ragazza, ormai a
terra sanguinante che a mala pena
riusciva a respirare, l’unica cosa che aveva pensato mentre
la picchiava era
che se non la poteva avere lui nessuno doveva averla. Si
fermò a riflettere:
cosa aveva fatto? Si fermò a guardare la sua ragazza
sull’asfalto in quelle
condizioni, non seppe che fare così ritornò alla
sua macchina lasciandola lì.
Appena
salì in macchina, mise subito in
moto e partì a tutta velocità, senza pensare a
niente, ritornò a casa sua,
voleva solo dimenticare tutto, fare come se non fosse accaduto nulla,
ma come
poteva? La sua ragazza era quasi morta e si trovava ancora
sull’asfalto. Non
poteva tornare indietro, non ne aveva il coraggio, ma non poteva
neanche
lasciare la sua amata lì a morire. Chiamò
l’autoambulanza, spiegando in che
condizioni aveva visto una ragazza sull’asfalto e che
l’aveva trovata lì
provando a darle soccorso, ma non sapeva cosa fare, gli si stringeva il
cuore a
mentire così spudoratamente. Gli addetti al telefono lo
ringraziarono e lo
rassicurarono che sarebbero intervenuti subito.
Lui
chiuse, ormai era arrivato a casa,
non sapeva come comportarsi, non poteva vivere sapendo cosa aveva fatto
alla
sua amata, l’unica persona che aveva amato veramente e
ricambiava questo suo
sentimento. Così trovò la soluzione che gli
sembrava più giusta, decise di
togliersi la vita. Non poteva sparire così, era troppo
semplice. Cercò una
foglio di carta e una penna, non poteva senza dare una spiegazione
almeno a
lei.
Iniziò
a scrivere:
<<
Amore, non ho il diritto di
chiederti scusa e di pretendere che mi perdoni. Non so nemmeno io cosa
ho
fatto, non mi sono reso conto di nulla se non quando era troppo tardi.
Io
ti ho amato e ti amo ancora, lo
giuro, è l’unica mia certezza in questo momento,
ma ora l’ho persa perché tu
non vorrai più vedermi e io non avrò mai
più il coraggio di presentarmi davanti
a te.
L’unica
cosa che posso fare per te e spiegarti il motivo di tutto questo, bene
si mi
avevi scoperto una settimana fa una mia ex mi aveva trovato e
contattato, ma io
non provavo nulla per lei non ci siamo mai rivisti certo ci sentivamo
hai
letto, anche tu qualcosa, ma mi ero reso conto del mio sbaglio prima
che fosse
troppo tardi volevo risolvere tutto senza coinvolgerti, non volevo lo
scoprissi, che tu potessi soffrire e lasciarmi per sempre, ne sarei
morto, si
volevo incontrarla l’avrei fatto ma per dirle che doveva
lasciarmi in pace, che
io ero felice con la mia ragazza che, non doveva intromettersi nella
mia vita.
Ma a quanto pare ho sbagliato tutto, ancora una volta come al solito.
Davvero
mi dispiace molto, e ora tu sei stai leggendo questa lettera, vuol dire
che è
riuscita ad arrivare a te, e che io non ci sono più. Non
potevo continuare a
vivere senza te e con il peso, di aver fatto del male a
l’unica persona che
davvero amavo.
Ti
prego perdonami e non sprecare la tua
vita a rimuginare su questo fatto, ti prego cerca di andare avanti per
me e
soprattutto per te. Scusami se puoi, ti ho amato davvero, ti amo e ti
amerò per
sempre.
Addio
>>
Nel
frattempo sul ciglio della strada…
lei non capiva cosa le fosse successo… sentiva delle voci,
ma non riusciva a
captare le parole, si sentiva confusa, le pulsava la testa. Poi fu
presa di
peso da un ragazzo, questi la poggiò su una barella,
sentì solo le portiere
sbattere violentemente e quel ragazzo che urlava: <<
potete partire! >>.
Poi nulla, tutto si fece scuro.
Cercò
piano di aprire gli occhi, molto
lentamente le bruciavano, chissà per quanto tempo erano
rimasti chiusi.
Sentì
una voce, che lontanamente
parlava, solo dopo capì che si rivolgeva a lei.
Le
chiese come si sentiva, con una voce
molto dolce e gentile, lei riuscì a rispondere,
più che altro a sussurrare, che
stava bene. Ovviamente mentiva, sentiva la testa ancora pulsare dal
dolore, e
ogni volta che respirava gemeva di dolore.
Ancora
si sentiva frastornata ma poi,
iniziò a ricordare tutto, il suo ragazzo, lei che urlava, il
sangue
sull’asfalto. Nel frattempo si accorse che non si trovava
sola nella stanza e
che vi erano altri due pazienti, questi commentavano un accaduto appena
sentito
al telegiornale, che parlava di un ragazzo trovato morto nel suo
appartamento,
si trattava di un suicidio, si era accoltellato ma nessuno ne sapeva
realmente
il motivo.
Poi
apprese dove era accaduto il fatto,
il nome di quella via le era familiare, era la via di casa sua e del
suo ex
amato, dopo capì.
Lei
cercò di mettersi seduta a letto, ma
venne fermata dall’infermiera che le impose di stare
sdraiata e di non
affaticarsi. Il tono della sua voce era ancora dolce, ma aveva
acquistato un
pizzico di autorità. Lei obbedì, si
sdraiò sul letto scomodo, e si guardò intorno
e in quello che doveva essere il suo comodino vide una rosa
all’interno di un
vaso e accanto una lettera. Lei guardò
l’infermiera con uno sguardo
interrogativo e capì che si stesse chiedendo della lettera.
L’unica cosa che le
disse fu : << so solo che è per te, te
l’hanno consegnata ieri. >>
L’infermiera
vide che la paziente si
stava per alzare, per riuscire a prendere la lettera, lei la
guardò con uno
sguardo di rimprovero e gliela passò, dicendole:
<< ti avevo detto che
dovevi stare ferma a letto e non fare alcun tipo di sforzo, cara, mi
dispiace
ma ora devo andare, ho altri pazienti di cui devo prendermi cura.
>>
Sorrise
e lasciò la ragazza, con la
lettera tra le mani, sopra c’era scritto il suo nome e la
grafia aveva un non
so che di familiare.
L’aprì
e iniziò a leggerla, capì subito
che si trattava di una lettera da parte del suo ex amato, lo poteva solo chiamare
così visto che lui non
c’era più: l’aveva lasciata sola, con un
bruttissimo ricordo di lui. Mentre
leggeva, delle lacrime silenziose scesero a rigarle le guance, appena
finì la
chiuse e se la portò al cuore, decidendo immediatamente di
perdonarlo e seguire
il suo consiglio… doveva andare avanti anche se era
difficile tornare a fidarsi
di un uomo e soprattutto non pensare più a lui. Ma doveva
farlo, doveva essere
forte abbastanza per compensare il coraggio mancato
dell’altro.
Quante
volte aveva raccontato la sua
storia, il dolore provato emergeva tutte le volte, tanto che avvertiva
la
sensazione di toccare il fondo.
Arrivò
un momento di una giornata apparentemente
insignificante, in cui per la prima volta nel raccontare per
l’ennesima volta
quella drammatica storia sentì il suo dolore diventare
“amico”, sentì di
essersi liberata dalla rabbia, grazie al perdono. Sentì il
senso della sua
esperienza nella liberazione di moltissime donne- vittime.
Aveva
dato uno scopo alla sua vita,
lavorando in un centro di accoglienza…
quell’esperienza che aveva visto come
una ragione di distruzione ora invece poteva aiutare a ricostruire
delle vite i
cuoi cocci erano andati in mille pezzi.