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Autore: _Veronik_    28/07/2014    2 recensioni
-sei un angelo?- chiese Ujin ad un centimetro da quel ragazzo sovraumano, quasi divino.
-qualcosa del genere- sussurrò lui.
I loro volti quasi si sfioravano e potevano entrambi sentire i respiri e i battiti del cuore dell’altro.
Era tutto così strano. Come se lui non fosse davvero lì. Lì dove? Ujin se lo chiedeva. Non sapeva dove fosse o come ci fosse arrivata. Sapeva solo che il suo cuore batteva troppo velocemente e il suo respiro si faceva sempre più affannato. Mentre i battiti di lui erano come una melodia. Una melodia bellissima da cui Ujin si faceva cullare. Avevano entrambi gli occhi socchiusi ed erano fermi a pochi centimetri dal corpo dell’altro senza dire nulla.
Solo il suono dei loro cuori che battevano all’unisono.
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Ehilà gente!
Questa è la mia prima ff nella sezione SHINee!
Spero vi piaccia!
Baci :** _Veronik_
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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3 Come ti chiami?

Quegl’occhi tentatori la scrutavano da capo a fondo e Ujin si sentì piccola e indifesa davanti al ragazzo. Le labbra indescrivibili di lui si avvicinarono pericolosamente alle sue; così gli si allontanò di poco. Sapeva quanto lo desiderasse ma qualcosa le diceva che non era prudente baciare quel ragazzo. No, non lo era affatto; e questo Ujin lo percepiva.  Ma quelle labbra perfette, si, quelle che la ragazza non riusciva a non bramare, la mettevano a dura prova.
-come ti chiami?- chiese Ujin al misterioso ragazzo che le era davanti; più per pensare ad altro che per curiosità.
Ci fu un momento di silenzio.
Poi la risposta.
-Taemin-

-ehi, stai bene?- le chiese preoccupata Taeyeon dal suo letto, mentre metteva giù il libro che stava leggendo.
-chi ha urlato?- chiese Hyosung assonnata svegliandosi in quel momento.
Erano le 10:30 e Ujin quella mattina si era svegliata ansimando. Troppe emozioni insieme; davvero troppe per essere un sogno; e troppo reale per esserlo. Il ricordo di lui, dei suoi occhi, il desiderio delle sue labbra così baciabili erano ancora nella sua mente nonostante fosse sveglia.
-tranquilla. Sto bene- rispose la ragazza scossa.
-hai fatto un incubo?- continuò la mora.
-si, un incubo; ora sto bene tranquilla- ripete all’amica mentendo su entrambe le cose.
Un incubo? Ujin non sapeva cosa fosse. Forse le emozioni di disagio, paura e timore nel confronto del ragazzo potevano far pensare ad un incubo. Ma in un incubo non vorresti baciare la persona o la cosa che ha trasformato il tuo sogno in tale. Taemin, Taemin non era un incubo, era un angelo, pensava Ujin.
Quella mattina passarono il loro tempo in spiaggia come avevano programmato la sera prima. Mentre Hyosung approfittò della bella giornata per prendere un po’ di sole e scurire la sua abbronzatura ancora agli inizi, Sunny si divertiva con Key tra le onde tiepide del mare. Il resto dei ragazzi decise di mettersi alla prova giocando a volleyball sulla spiaggia.
Tirava aria di competizione tra i ragazzi, per non parlare di Jonghyun e Minho. Si lanciavano frecciatine ogni due secondi e ormai anche i gabbiani, che osservavano sereni la scena a pochi passi da loro, dovettero lasciare il  territorio che a  breve si sarebbe infuocato e trasformato in un campo di battaglia. Ma nonostante i continui tentativi del biondo di fare più punti, e più colpo davanti alla sua ragazza, del suo amichetto moro, dovette rinunciare e cedere la vittoria a Minho. Infondo si sapeva che era il più sportivo fra tutti.
-sarà per la prossima volta- gli disse a Jonghyun una volta finita la partita.
Quest’ultimo raccolse la palla colorata poggiata sulla sabbia a pochi metri dai suoi piedi e mirando al vincitore la lanciò colpendolo su una gamba.
“Mossa sbagliata” pensò immediatamente Ujin, “mossa sbagliata”.
La scena che seguì, raffigurava due ragazzi che facevano lotta nell’acqua con espressioni di sfida e divertimento. Gli altri seguirono il loro esempio e anche la bella Hyosung fu convinta –o meglio costretta- a fare il bagno con loro.
Si divertirono come il giorno precedente, e come tutti i giorni, il sole lasciò spazio alla luna e la luce al buio.
Ma quella notte Ujin non riusciva a dormire. Non voleva sognare. Non aveva mai avuto di questi problemi in precedenza, ma l’ultimo sogno l’aveva lasciata diversa. Non aveva mai avuto paura degli incubi perché sapeva che erano solo sogni e nient’altro, ma l’ultimo le  era sembrato così vero, così reale.
Troppo.
Pensando a questo e a cosa la aspettasse quella notte nel suo subconscio, si lasciò cullare dalle onde del mare che apparivano illuminate dalla luna piena di quella sera e si addormento lasciando entrare i sogni.

-Taemin- disse la voce del ragazzo profonda e cristallina allo stesso tempo.
Ujin era di nuovo lì. In quel luogo dove c’era il nulla. Il nulla e loro due che si guardavano intensamente negli occhi.
“Taemin, che bel nome” pensò la ragazza.
Spostò lo sguardo dai suoi occhi e lo osservò. Vestiva di bianco. Bianche erano le scarpe che i suoi piedi calzavano alla perfezione. Bianchi erano i pantaloni e la t-shirt che mettevano in risalto il suo fisico, procurando in Ujin pensieri poco casti.
Ed ora le vedeva e non poteva distogliere lo sguardo da tanta bellezza. Ujin lo aveva sempre saputo. Le ali. Bianche, grandi e piumate erano le ali che spuntavano da dietro la schiena del ragazzo; così piacevoli alla vista e, Ujin ne era certa, così piacevoli al tatto. Si ritrovò a scrutare nuovamente gli occhi di quel ragazzo, quell’angelo caduto dal cielo e arrivato fino a lei.
O forse era lei che lo aveva raggiunto tra le nuvole del Paradiso? Pensò la ragazza.
Si guardò in torno in quel piccolo pezzo di Paradiso e ora vedeva anche loro; le nuvole ricoprire ogni angolo, bianche e soffici come panna o batuffoli di ovatta. Il sole non era visibile ma la luce regnava in quel luogo. Tutto era così calmo, così bello.
Finché Ujin non scorse qualcosa tra le nuvole alla sua destra; si voltò e osservò meglio. Era una luce, ma diversa da quella che invadeva il posto. Era più scura, traballava e continuava a crescere. Era una fiamma. In poco tempo le nuvole lasciarono spazio al fuoco e il Paradiso all’Inferno. Le fiamme continuarono ad alzarsi fino a ricoprire tutto. Faceva caldo e la ragazza lo percepiva. Iniziò a sudare, mentre il rumore delle fiamme si faceva spazio tra le sue orecchie;  un suono fastidioso che le penetrava nei timpani. Impaurita tornò a guardare il ragazzo in cerca di qualcosa: aiuto, conforto? Non lo sapeva. Ma quello che trovò la spaventò ancor di più.
Taemin sorrideva. Sorrideva nonostante tutto. Era un sorriso calmo, dolce, innocente. Ma non c’era nulla di innocente in tutto quello che circondava la ragazza. In lei regnava il terrore. Ma ben presto il suo sorriso bellissimo lasciò spazio a qualcos’altro: una smorfia, un ghigno divertito. Vide i suoi capelli oro scurirsi di marrone fino a tingersi di nero. E le sue ali, Ujin vide le sue ali una volta di un candido bianco ora scurirsi di un grigio lieve fino a toccare il nero più profondo.
Il colore del male.

-sicuro di star bene?- chiese nuovamente Hyosung a Ujin. Erano tutte e tre attorno alla rossa il cui cuore non smetteva di battere velocemente. Era la seconda mattina che si svegliavano al Rifugio e la seconda in cui Ujin si svegliava urlando.
-sto bene. Era solo un incubo-
Si questa volta ne era sicura. Era un incubo. “Solo un incubo”, continuava a ripetersi la ragazza per calmarsi. Si legò i capelli con  l’elastico verde che aveva al polso; sentiva ancora caldo. Il calore delle fiamme l’aveva seguita dalla sua mente fino alla realtà. Iniziò a sventolarsi una mano sul viso cercando di far rallentare il suo cuore, mentre girava in tondo nella camera alle 5:30 del mattino.
-che succede?- chiese Minho entrando nella stanza preoccupato e seguito dagl’altri.
-niente! Non succede niente! Ho fatto solo un incubo, ora potete tornare a dormire- disse Ujin gesticolando e cercando di cacciare i ragazzi dalla camera.
-anche ieri si è svegliata così- informò Taeyeon preoccupata.
La ragazza la fulminò con gli occhi. Non voleva parlare dei suoi sogni, dei suoi incubi, di lui. Non voleva pensare a lui.
-ehi amore tutto bene?- chiese Jonghyun alla ragazza, accarezzandole il viso.
-ho detto che sto bene! Lasciatemi in pace- urlò allontanando il ragazzo e correndo fuori dalla stanza.
Uscì fuori dalla casa continuando a correre finché non arrivò agli scogli, in riva alla spiaggia a un centinaio di metri dalla villa. Salì sul primo scoglio e percorse la passerella di pietre che si estendeva nell’acqua a braccia aperte per tenersi in equilibrio. Una volta che fu alla fine degli scogli scuri si lasciò cadere su di essi, seduta all’estremità. Le onde sbattevano su di essi alzando l’acqua al cielo e bagnando Ujin. Con gli occhi umidi volse lo sguardo all’orizzonte, laddove il sole stava sorgendo. L’alba, era bellissima, pensò. Alzò gli occhi al cielo, laddove il sole si stava avviando lentamente. Laddove pensava si trovasse Taemin. Ma forse si sbagliava, forse era in un altro posto. Forse la osservava dal basso dove ora guardava lei. Strinse le gambe al petto e scoppiò a piangere. Cosa le stava succedendo?

-vuoi parlarne?- le chiese Jonghyun.
L’aveva raggiunta agli scogli da un po’ e si era finalmente deciso a spezzare quel silenzio. Il sole era alto già da un paio di ore e ad Ujin iniziava a scottare la testa. Si voltò a guardare il ragazzo che era al suo fianco. Il suo ragazzo. Ma le sembrò di guardare un estraneo. Le sembrava così lontano, così distante; eppure  era lì accanto a lei.
-no- rispose semplicemente riabbassando lo sguardo.
Il volto del ragazzo si rabbuiò di un velo di tristezza e preoccupazione. Non sapeva cosa le stesse accadendo, non le era mai successo. Improvvisamente Ujin abbracciò forte Jonghyun, che dopo un po’ di sorpresa, sorrise e ricambio l’abbraccio. Fece solo in tempo a baciarle dolcemente una tempia che la ragazza si era già alzata con i piedi sugli scogli umidi.
-rientro dentro; il sole mi sta scottando- detto questo si girò e si avviò verso la spiaggia.
Quel giorno tutti cercarono di capire cosa le stesse accadendo, cosa tormentava i suoi pensieri e cosa tormentava i suoi sogni.
-cosa hai sognato? Magari se ne parli ti passa- azzardò Hyosung quel pomeriggio in camera.
 Nessuno quel giorno era andato in spiaggia e Ujin sapeva anche che nessuno lo avrebbe fatto più tardi. Le sue amiche erano tutte in camera in cerca di risposte, cercando di aiutarla. La ragazza era sdraiata sul letto con le cuffie alle orecchie ma sapevano tutte e tre che aveva sentito la domanda.
-ehi, mi rispondi?!- le disse infastidita la sua amica avvicinandosi al suo letto e togliendole una cuffia dalle orecchie.
Di rimando Ujin la strappò immediatamente dalla mano della ragazza e la rimise al suo posto. Perché faceva così? Non lo sapeva neanche lei. Infondo era solo un sogno, no? Molto reale, l’aveva scossa, ma pur sempre un sogno. Ci pensò su e si sentì una stupida.
-scusate ragazze. Non so cosa mi sia preso questa mattina; ho solo fatto un incubo, non è mica la fine del mondo- disse quasi ridendo, ripensando al suo comportamento infantile, mentre si metteva seduta sul letto e spegneva la musica del suo IPhod.
-sicura di star bene? Eri molto scossa- le disse Taeyeon sedendosi in un angolo del letto e poggiandole una mano sulla gamba in segno di conforto.
-si, devo solo non pensarci-
-ieri non ci hai pensato eppure non è servito a niente; magari ha ragione Hyo, dovresti parlarne- le disse Sunny incitandola.
Ujin guardò per un memento Hyosung, cercando un appoggio nello sguardo dell’amica;  fortunatamente le sorrideva. La ragazza per un attimo aveva avuto paura che fosse arrabbiata con lei per come l’aveva trattata poco prima, invece le sorrideva, la sosteneva. Così si decise a parlare.
E raccontò tutto.

 

 

NOTE AUTORE:
Ed ecco il terzo capitolo!
Spero vi piaccia!
Nel prossimo ci sarà una svolta!
Vorrei ringraziare HIKARIKAMISHI  per aver recensito i primi due capitoli e le persone che stanno leggendo la storia.
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

 

  
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