Tempo fa, purtroppo troppo tempo fa, Ester mi
chiese di scrivere una Ziam e wow. Io non avevo mai scritto o letto
Ziam fino ad allora ma l'idea mi stuzzicava molto e poi come potrei
dire di no a quel pasticcino ? (Ora mi odierà per averla
chiamata così) Quindi ho accettato la proposta! Ma sono
anche famosa per la mia arte di procrastinare, quindi ecco in ritardo
ciò che ho scritto :)
é una Ziam (maddai?), è pairing verde e dal punto
di vista di Zayn because yes.
Enjoy it!
A Ester, perchè amo il fatto che lei dica di odiare ciò che in realtà ama.
Cammina da solo in una
Parigi ancora addormentata alle prime luci dell’alba.
Può sentire l’odore del
pane caldo provenire dai fornai e dio se non gli ricorda casa. Un
passante fa
la sua corsa mattutina approfittando di quelle poche ore di fresco
prima del
caldo soffocante che assedierà la città per
qualcosa come l’intera giornata.
Lui si domanda dove le persone prendano la voglia di correre,
soprattutto a
quell’ora. Così si limita a sbadigliare, tanto per
confermare ciò che ha appena
pensato. Una signora anziana gli sorride mentre porta a passeggio il
cane,
ricambia e ringrazia che non gli abbia parlato o non le avrebbe saputo
rispondere. Non sa nemmeno una parola di quella lingua, se non
“ciao” e
“amore”, ma pensa che non avrebbe potuto rispondere
così a una signora che
potrebbe essere sua nonna.
Sbuffa perché quella città
se possibile lo rende ancora più spento di quanto in
realtà già non sia. Strade
tutte uguali e piene di negozi dalle porte ancora chiuse, persiane
accostate
che nascondono al loro interno persone che stanno ancora dormendo. Le
invidia.
E poi dovunque si gira non
c’è nient’altro che grigio, grigio
ovunque. Sui muri delle case, sulle insegne
dei negozi. E neanche il sole che sta nascendo riesce a dare un
po’ di colore a
quello schifo di città. Non che Londra sia famosa per i suoi
colori sgargianti
però insomma, nelle giornate di sole Londra è
vita. Mentre qui neanche la luce
porta differenza.
E poi la città è vuota a
suo parere, e questo non fa altro che incrementare il senso di vuoto
che sente
nel petto. Si guarda intorno e un uomo su un furgone gli sorride,
ricambia e
prosegue ancora senza una meta. Forse non è stata la scelta
più azzeccata della
sua vita prendere il primo volo disponibile per fuggire, in una
città che
nemmeno conosce.
Ma cosa fare quando tutto
diventa troppo stretto? Si cerca una via di fuga, in genere. E poi si
spera per
il meglio.
Per questo ha racimolato
tutti i suoi risparmi e li ha spesi in un biglietto di sola andata.
Forse
poteva andar peggio, si consola.
Continua a camminare in
una via dove sembra che ora stiano allestendo un mercato. Uomini con un
numero forse
maggiore di tatuaggi dei suoi scaricano merci e le distribuiscono su
banconi,
presto tutte quelle cose saranno vendute. O almeno questo è
ciò che sperano
quelle persone che stanno già lavorando. Regala loro
un’occhiata svogliata ed
assente, quasi indifferente a ciò che gli capita intorno.
Non gli fa il minimo
effetto tutto quel movimento, perché all’apparenza
tutto è fermo. Come se la
vita degli altri si muovesse intorno a lui che non fa altro che restare
immobile. Scuote la testa e si ravviva i capelli, per poi cambiare
traccia
dell’ipod. Si fa strada tra le bancarelle quando si sente
toccare una spalla.
Scatta come un felino contro una preda e si ritrova davanti un ragazzo
di poco
più alto di lui. Occhi marroni forse troppo fondi, viso
rotondo e mani grandi
che gli danno un senso di casa.
“Si può sapere cosa vuoi?”
esclama in inglese togliendosi una cuffia, ricordando subito dopo che
qui
nessuno parla la sua lingua.
“Nulla” è ciò che risponde
il ragazzo in un inglese stropicciato.
“Allora perché mi hai
fermato?” chiede infastidito.
“Beh volevo solo dirti che
ti è caduto questo” dice porgendogli il
portafoglio. Zayn scuote la testa
sorridendo.
“Dev’essermi caduto mentre
camminavo.” Risponde provando a fare un sorriso, che
è il primo della giornata,
forse. Guardandolo meglio nota delle rughe sotto gli occhi, un viso
buono e ha
voglia di lasciarsi aiutare, per una volta. Non è uno che
rischia di solito,
gli piace andare sul sicuro. Ultimamente sta lasciando correre questa
sua
abitudine.
"Grazie mille,
amico." L'altro lo guarda e gli porge la mano. Non è poi
così
cattivo.
"Sono Liam,
comunque." Ricambia la stretta e "Zayn, e il tuo inglese fa
schifo." Liam ridacchia e "Vieni con me" gli dice.
Zayn lo segue senza farsi
troppe domande.
"Lavoro qui da quando
avevo 18 anni" spiega Liam, passando accanto a un bancone del pesce e
storcendo il naso per l'odore forte.
"Lo dici come se
fosse passata un'eternità" risponde Zayn, continuando a
guardarsi intorno.
"No, solo 3 anni
fa." Il ragazzo si ferma a guardarlo.
"Possono succedere
tante cose in tre anni. Può succedere tanto in un attimo..."
Sussurra Zayn e forse si
lascia scappare dei messaggi a voce troppo alta.
Se ne accorge troppo tardi
e "Scusa io no-", Liam nega con la testa e "Non ti preoccupare,
è tutto okay."
"Io ci lavoro qui ma
tu non mi hai detto perché passeggiavi in città
all'alba”.
"Camminavo,
penso" fa spallucce Zayn. Si sente sempre molto tirato con le parole,
come
se non volesse esporsi troppo.
"Si questo lo avevo
capito, ma come mai? Intendo non sei neanche di qui."
"Volevo schiarirmi le
idee." e lo dice con un tono che sembra mettere fine a quella
discussione.
Il ragazzo sembra notarlo e con un'espressione dispiaciuta scuote la
testa.
"Scusa, non dovevo.
Ho questa brutta abitudine di preoccuparmi sempre per gli
altri.”. Si scusa
così. Zayn si chiede da dove sia uscito fuori questo tipo,
squadrandolo e
cercando di capire. Per poi dire.
"Non è brutta."
"Cosa?" Chiede
l'altro come se si fosse appena svegliato da un brutto sogno.
"La tua abitudine.
Non è una cosa brutta preoccuparsi degli altri. è solo che non capita spesso
di incontrare
qualcuno che lo fa, così non si è abituati."
Liam si limita a sorridere.
Zayn può leggere la gratitudine nei suoi occhi.
"Alla fine ci si fa
l'abitudine." Fa l'occhiolino Liam, cercando di consolarlo ma senza
successo.
"Non penso che potrei
mai abituarmi a qualcosa del genere."
Liam lo guarda alzando un
sopracciglio, sembra che lo stia studiando. Poi lascia stare.
"Vieni, ti presento
un amico." Zayn annuisce e segue il ragazzo, cercando di non perderlo
d'occhio. Al momento è la sua unica guida.
Liam sorride e sembra che
stia cercando qualcuno tra la gente. Si poggia una mano davanti alla
fronte per
riparare gli occhi dal sole e ridacchia.
"Eccolo lì!"
Indica un punto davanti a sé.
Zayn cerca di capire di
cosa si tratti esattamente e scorge un ragazzo con una giacca di jeans
che sarà
di due taglie più grande di lui e con le maniche arrotolate
intorno ai polsi.
Non è molto alto, sembra un bambino troppo cresciuto. Il
ragazzo in questione
al momento sta discutendo con una vecchina che sembra insistere troppo.
"Qu'est-ce que Lou?"
chiede in francese e Zayn sembra confuso. Liam fa segno che gli
spiegherà dopo.
" Toujours la même histoire!" sbuffa dando il
resto alla signora.
" Essayez à nouveau de dire que vous n'avez pas
donné
ce qu'il demandait?"
Chiede Liam, grattandosi
il mento.
"Il est vrai, elle
est insupportable!" scuote la testa il ragazzo. Sembra non essersi
accorto
della presenza di Zayn, che tossisce. Forse di proposito.
“Lou, c'est Zayn."
Zayn sorride cordialmente e porge la mano.
"Zayn, lui è
Louis." Presentandolo in inglese e facendo sentire Zayn un po'
più a suo
agio. Stava iniziando a non capirci nulla.
Il ragazzo occhi cielo
sorride e Zayn si sente un poco più tranquillo.
"Louis è il mio
migliore amico. All'inizio non sembra il massimo ma poi si riprende con
il
tempo. è come il diesel" spiega Liam e l'affetto
è evidente nella voce.
"Immagino di sì"
annuisce Zayn e "Vieni con me!" esclama Liam prima di trascinarlo
più
avanti.
Zayn è colpito dal
movimento incessante attorno a lui: uomini che caricano e scaricano
merci,
altri che allestiscono banchi e altri che parlano tra loro.
"Sai, mio padre è un
calzolaio. Lavora nella sua bottega e poi vende i prodotti qui al
banco. È una
tradizione di famiglia, va avanti cosi da secoli. Il padre di mio padre
e così
via" prova a spiegare Liam a uno Zayn completamente assorbito da
ciò che
lo circonda.
"Non hai fame? Hai
fatto colazione?!" pare ricordarsi d'un tratto il ragazzo, Zayn nega
con
la testa "Non c'è n'è stato il tempo.." lascia in
sospeso.
"Ti farò assaggiare le
migliori brioches della città." Strizza l'occhio come se si
conoscessero
da anni.
Tutto questo è assurdo
pensa Zayn. Liam lo porta in un bar a pochi passi dal mercato e
racconta che è
un cliente abituale e la proprietaria è una cara signora,
ormai non ordina
nemmeno più perché ordina sempre il solito. Zayn
pensa di non aver mai avuto un
solito piatto in vita sua.
L'insegna è di legno,
vecchio stile e l'interno del locale è accogliente. Pareti
di un caldo giallo
fanno da cornice a un pavimento di legno, ben lucidato. Sui muri foto
di
famiglia e alcune sono perfino in bianco e nero. Mentre osserva tutto
ciò,
arriva una signora al loro tavolo che saluta Liam con un sorriso
caloroso e un
bacio sulla guancia.
"Liam per te il
solito, cosa porto al tuo amico?" chiede cortesemente, pronta a segnare
tutto sul block notes. Zayn nota la penna mordicchiata della signora e
una
macchia di sugo sul grembiule a quadri della signora. Deve essere una
madre di
famiglia. Il pensiero della donna con un bambino in braccio lo fa
sorridere
tanto da non accorgersi che Liam ha ordinato al posto suo
perché "Antoniette,
lui non parla francese".
"Allora? Non mi hai
ancora detto come sei finito qui dalla piovosa e fredda Inghilterra"
esordisce il ragazzo poggiando i gomiti sul tavolo, con tutta l'aria di
mettersi comodo per ascoltare.
"Cercavo solo di
allontanarmi.." si morde le labbra.
"Quindi
scappavi!" esclama Liam. Zayn si risente.
"Io non scappo da
nulla!" controbatte con le sopracciglia aggrottate.
"A casa mia si dice
così quando si va e basta."
"è complicato."
Abbassa gli occhi, quasi a volersi difendere.
"Immagino" alza
le sopracciglia, con aria saccente.
"Non sai nulla Liam.
Non sai com'è lì."
"Allora dimmelo
tu!" Prima che Zayn possa rispondere arriva una cameriera con due
vassoi
ricchi di brioche. Non parlano per il resto del tempo.
Solo una volta fuori dal
locale e dopo avergli offerto la colazione perché
"è d'obbligo Zayn!"
Liam prova a dire che "Ho esagerato prima, scusami. Ho questo maledetto
vizio di essere troppo invadente."
"No scusami tu. Sei
la prima persona gentile che incontro da giorni e ti tratto male."
Liam non dice niente e gli
da' una pacca sulla spalla come per dire "tutto apposto."
Liam sorride e nega al
tempo stesso con la testa, rivolgendo poi lo sguardo al lento scorrere
delle
acque del fiume. “Je
voudrais également
le” risponde poi e Zayn pensa di aver capito
cos’abbia detto. O almeno in
parte.
“Non è molto, ma è casa”
spiega Liam e Zayn cogliendo il chiaro riferimento a Harry Potter
sorride di
cuore.
“Va benissimo” sedendosi
sul divano di pelle nera. Non si era reso conto fino ad allora di
quanto fosse stanco.
“Fermo lì, ti preparo un
thè.” Urla Liam dalla cucina, Zayn può
sentirlo armeggiare con tazze e
pentolino.
Il thè arriva dopo 3-4
minuti insieme a un Liam intento a tenere in equilibrio un vassoio
pieno di
tazze, zucchero e biscotti.
“Grazie” sorride Zayn, con
riconoscenza nella voce.
“Figurati, per un thè.” Fa
l’occhiolino Liam.
“No, per tutto.”
Hanno ormai cenato e
chiacchierato per ore quando iniziano a passeggiare diretti a un luogo
“a
sorpresa”, così come l’ha definito Liam.
L’aria in città è fresca e un leggero
venticello gli solletica i capelli. Pensa che potrebbe stare
così per sempre.
In quel momento, in quella città, con Liam che parla accanto
a sé, non c’è
nulla che va male. Sembra perfetto. “E così ci
veniamo ogni sera da un po’ di tempo”
Zayn dev’essersi perso gran parte della spiegazione del
ragazzo.
“Tu e chi?” si sposta i
capelli dagli occhi.
“Louis ed Io con Harry, il
suo ragazzo e qualche volta c’è anche Perrie, una
nostra amica.”
Zayn annuisce, ricordando il ragazzo francese che ha incontrato la
mattina
stessa.
“Vi conoscete da molto
tempo tu e Louis?” domanda cercando di scorgere un qualche
segnale
nell’espressione del ragazzo.
“Quel che basta per
chiamarlo migliore amico” sorride “Ci conosciamo da
tre anni ma mi conosce meglio
di chiunque altro. A volte il tempo non conta. È solo tempo.
Contano le
persone”
Zayn non risponde quando
Liam gli fa un occhiolino.
Quando arrivano si
ritrovano in un piazzale poco illuminato e Zayn riesce a distinguere la
figura
di Louis insieme ad un altro ragazzo, dev’essere Harry.
Si avvicinano e a Zayn dà
l’impressione di star interrompendo un momento intimo,
poiché Louis pare stia
recitando qualcosa all’altro, senza smettere di fissarlo
negli occhi. Pare che
i due siano in una bolla, non accorgendosi del resto che li circonda.
“Louis è un artista. O
meglio, un poeta. Scrive poesie a Harry per poi recitargliele. Dice che
è la
sua musa.” E in un attimo tutto è chiaro.
Quando Louis si volta,
viene illuminato dalla luce di un lampione che rivela una maglia a
righe
azzurra e bianca, dei pantaloni bianchi e dei capelli sbarazzini.
Insieme a
tutto ciò una luce negli occhi.
“Bene, direi che adesso
posso passare alle presentazioni!” esclama Liam come se non
aspettava altro
“Harry, lui è Zayn!” Zayn sembra confuso
perché “Lui parla inglese?” chiede
rivolgendosi a Liam.
“Lui è inglese.”
Risponde con un sorriso tutto denti.
“Piacere Zayn” e il
ragazzo può notare la voce bassa e roca dell’altro
“Mi sento meno solo adesso”
scherza Zayn ridendo, la lingua tra i denti.
“Ehi, potrei ritenermi
offeso!” finge Liam scostandosi da Zayn che sembra sentire
freddo
all’improvviso senza la figura del ragazzo accanto a
sé.
Si riavvicina quel che
basta per far alzare un sopracciglio a Harry e far imbarazzare se
stesso. Eppure
pensava di essere più bravo a passare inosservato.
“Di dove sei Harry?” prova
a stemperare la situazione.
“Un paesino del Cheshire”
passandosi una mano tra i capelli e se possibile scompigliandoli ancora
di più.
“Tu?”
“Londra.”
“Ho sempre desiderato
andarci.” Sospira Harry, mentre Louis passa una mano sulla
sua schiena,
protettivo.
“Come mai non sei andato?”
chiede Zayn, che pare aver rotto il ghiaccio iniziale.
“Forse non era il mio
posto.”
“Votre place est ici. Avec
moi.” Gli dice Louis, accarezzandogli una guancia.
“Lasciali stare, sono
odiosi!” esclama Liam guadagnandosi un’occhiataccia
da Louis.
“Vieni con me invece” lo
prende sotto braccio Liam e anche se incerto, dopo
un’occhiata di Harry si
convince ad andare.
“Lo so che possono
sembrare strani e appiccicosi ma sono bravi ragazzi” spiega
Liam, camminando
lungo la Senna mentre le loro braccia sono a contatto e a Zayn sembra
di andare
a fuoco.
“Se si sa come prenderli
perché no” scherza Zayn, ridendo.
“E tu? Straniero? Che mi
dici di te?” domanda Liam e sembra improvvisamente serio.
“è complicato.”
“Perfetto. Adoro il
complicato.”
Zayn sorride e nega con la
testa, guardando verso il basso.
“La mia era una vita
felice, sai? Mio padre lavorava, avevo un tetto sulla testa, amici e
niente che
mi mancasse.”
Liam non dice nulla, si
limita ad ascoltare. Che è già tanto per Zayn,
tantissimo.
“Finché l’altro giorno mio
padre non ha saputo chi sono, come
sono e mi ha spedito fuori di casa. Mi ha detto che non sono suo
figlio, che
non lo merito.”
“Tua madre?” sussurra Liam
passandogli una mano dietro la schiena, cercando di rassicurarlo.
“Niente. Non ha fatto
niente. Se ne stava lì seduta sul divano, a piangere. Ho
raccolto tutti i miei
soldi e quello che ci ho rimediato è stato un biglietto di
sola andata per
venire qui.”
“è vero. Non lo meriti.”
Zayn si ferma e si volta verso l’altro, gli occhi
assurdamente grandi.
“Meriti di meglio. Meriti
le cioccolate a letto ogni mattina, il sole fino a tardi di Parigi, la
migliore
canzone dei Coldplay, le crepes lungo il fiume. Meriti tutto questo e
di più.”
Liam può guardare dentro gli occhi di Zayn e leggerci
infiniti mari e
solitudine e non può fare altro che baciarlo. Ritrovandosi
così sotto l’arco di
trionfo e un cielo pieno di stelle a fare loro da cornice. Zayn pensa
di non
aver mai pianto di gioia. Almeno non finora.
“Sei la cosa più vicina
alla libertà che ho mai provato.”
Si sono baciati di nuovo,
più volte, davanti ad un artista di strada che ha insistito
per dipingerli e
chi sono loro per dire di no? Quindi ora Zayn può ammirare
il dipinto che li
raffigura baciarsi sotto la torre Eiffel e pensa di non aver mai visto
niente
di più bello.
È bellissimo vedere Louis
recitare poesie a Harry e poi vederlo imbarazzatissimo, con le guance
imporporate di rosso. Sa che non sarà facile, non sempre
andrà tutto nel verso
giusto però forse ne varrà la pena.