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Autore: Helenebytheway    28/07/2014    0 recensioni
Dalla nascita ai giorni nostri, passando per l'Impero Romano e le grandi guerre, conoscendo ammiragli e generali.
La storia di Genova, da villaggio a grande Repubblica, ora una città.
Dagli albori sotto il sole del Mar Ligure, al tramonto di sangue dopo le guerre Napoleoniche, arrivando ai tempi odierni, all'Unità, alle due guerre, alla crisi.
La storia di una città che, nonostante tutto, non è mai caduta.
Dal primo capitolo:
"Jeanne ebbe modo di osservarla: era una bambina, con la corporatura minuta, la pelle nivea, e i tratti infantili e delicati. I corti e spettinati capelli erano biondi, mentre la labbra sottili erano deformate in una smorfia di rabbia.
Ma quello che più colpì Gallia furono gli occhi, e si ritrovò a comparare quelli della piccola con quelli dell'uomo, così come comparò i lineamenti del viso.
Quello che uscì dalle sue labbra fu un sussurro appena percepibile, che Leonardo non sentì."

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Oc!Genova/Clelia Giovanna Doria
Oc!Antica Liguria/Leonardo
Oc!Gallia/Jeanne
Oc!Piemonte/Alberto di Savoia
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio, Principato di Seborga, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di Salsedine

#1.Prologo



"Non credo a una parola di quello che dici."

Nella quiete del luogo, la frase che l'uomo aveva appena sussurrato bastò a spezzare quell'atmosfera quasi magica.
La donna, che si trovava qualche passo addietro, sospirò, mentre l'altro si spettinava con una mano i capelli scuri.
Il volto di Gallia, o Jeanne, questo il suo nome, si deformò in una smorfia di delusione e rassegnazione, mentre osservava il compagno.
Era sempre il vecchio Liguria, chiuso, brusco, scettico e brontolone, con i capelli scuri perennemente spettinati e il corpo rivestito di pelliccia.
Sempre lui, con il suo carattere non dei migliori e con quei suoi occhi strani, uno blu e uno marrone.
Sempre lui, che credeva solo a ciò che vedeva, e mai a lei, che di mentire non era in grado.

"Ti sto dicendo la verità. Quel bambino, quello che abbiamo trovato ai piedi del monte, è come noi."

Liguria, o Leonardo, si voltò con un movimento brusco, alzando appena un sopracciglio.
"Ah si? E come fai a saperlo, ad esserne sicura?"
"Io l'ho visto nei suoi occhi, lo dicono anche gli spiriti. Il bambino è un figlio di Pangea, esattamente come me e te. E come il mio piccolo." concluse, guardando teneramente il bimbo dai capelli biondi che accoccolato tra le sue braccia dormiva serenamente.
"Jeanne, tu sei troppo affezionata a quel moccioso, te lo dico io." sbuffò l'uomo, indicando il piccolo.
Un tenero sorriso illuminò il volto di Gallia. "Se provassi a lasciarti andare, scopriresti che non c'è cosa più bella degli affetti familiari e dell'amore. Devi solo smetterla di chiuderti in te stesso e accettare quel bambino come parte della tua famiglia."
"Bah, io non ho tempo per queste stupidaggini, e tu lo sai."
La donna si accigliò.
"Queste non sono affatto stupidaggini! Sei tu ad essere insensibile!" fece per andarsene, ma un rumore la bloccò, e girandosi notò che anche Liguria era in posizione di ascolto.

"Hai sentito?"

Nessuna risposta.

L'uomo cautamente si avvicinò a una buca sulla riva del fiume, distante qualche passo da loro, ma non appena fece per entrare, un suono sommesso, simile ad un ringhio, lo bloccò.
"Dannate bestie." sibilò digrignando i denti.
Contò nella mente, uno, due, e al tre immerse velocemente le mani nel piccolo buco, sotto lo sguardo timoroso di Gallia.
Quello che però Leonardo prese non era un animale selvatico: tra le sue braccia una figura minuta si dimenava, mentre una testolina bionda tirava colpetti sul petto dell'uomo.

"Ma è una bimba!" esclamò la donna.

Il moro la buttò poco delicatamente a terra,  e appena la bambina cercò di fuggire la agguantò per le spalle, tenendola ben ferma. 
Jeanne ebbe modo di osservarla: era una bambina, con la corporatura minuta, la pelle nivea, e i tratti infantili e delicati. I corti e spettinati capelli erano biondi, mentre la labbra sottili erano deformate in una smorfia di rabbia.
Ma quello che più colpì Gallia furono gli occhi, e si ritrovò a comparare quelli della piccola con quelli dell'uomo, così come comparò i lineamenti del viso.
Quello che uscì dalle sue labbra fu un sussurro appena percepibile, che Leonardo non sentì.

"Leo... tu... lei... lei è..."

 


Rieccomi qui!
Dopo aver pubblicato e successivamente cancellato alcune fic, una nuova idea è arrivata ed è subito stata messa su carta.
In Cronache di Salsedine, voglio narrare la storia della città di Genova, dalla nascita ai giorni nostri, passando per l'Impero Romano e le guerre mondiali.
Come ho scritto nel testo, Jeanne è Gallia, Leonardo è la Liguria antica.
Genova, il mio Oc, è Clelia Giovanna Doria.
Mi scuso per eventuali errori, ma Word non mi funziona.
Invito voi lettori a lasciarmi un parere sulla storia. :)
Questo è una specie di prologo, forse troppo lungo, ma non potevo accorciarlo.
Cercherò di pubblicare il secondo capitolo il prima possibile.
_Apathy_

 

   
 
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