Cronache di Salsedine
#1.Prologo
"Non credo a una parola di quello che dici."
Nella quiete del luogo, la frase che l'uomo aveva appena sussurrato bastò a spezzare quell'atmosfera quasi magica.
La donna, che si trovava qualche passo addietro, sospirò, mentre l'altro si spettinava con una mano i capelli scuri.
Il volto di Gallia, o Jeanne, questo il suo nome, si deformò in una smorfia di delusione e rassegnazione, mentre osservava il compagno.
Era sempre il vecchio Liguria, chiuso, brusco, scettico e brontolone, con i capelli scuri perennemente spettinati e il corpo rivestito di pelliccia.
Sempre lui, con il suo carattere non dei migliori e con quei suoi occhi strani, uno blu e uno marrone.
Sempre lui, che credeva solo a ciò che vedeva, e mai a lei, che di mentire non era in grado.
"Ti sto dicendo la verità. Quel bambino, quello che abbiamo trovato ai piedi del monte, è come noi."
Liguria, o Leonardo, si voltò con un movimento brusco, alzando appena un sopracciglio.
"Ah si? E come fai a saperlo, ad esserne sicura?"
"Io l'ho visto nei suoi occhi, lo dicono anche gli spiriti. Il bambino è un figlio di Pangea, esattamente come me e te. E come il mio piccolo." concluse, guardando teneramente il bimbo dai capelli biondi che accoccolato tra le sue braccia dormiva serenamente.
"Jeanne, tu sei troppo affezionata a quel moccioso, te lo dico io." sbuffò l'uomo, indicando il piccolo.
Un tenero sorriso illuminò il volto di Gallia. "Se provassi a lasciarti andare, scopriresti che non c'è cosa più bella degli affetti familiari e dell'amore. Devi solo smetterla di chiuderti in te stesso e accettare quel bambino come parte della tua famiglia."
"Bah, io non ho tempo per queste stupidaggini, e tu lo sai."
La donna si accigliò.
"Queste non sono affatto stupidaggini! Sei tu ad essere insensibile!" fece per andarsene, ma un rumore la bloccò, e girandosi notò che anche Liguria era in posizione di ascolto.
"Hai sentito?"
Nessuna risposta.
L'uomo cautamente si avvicinò a una buca sulla riva del fiume, distante qualche passo da loro, ma non appena fece per entrare, un suono sommesso, simile ad un ringhio, lo bloccò.
"Dannate bestie." sibilò digrignando i denti.
Contò nella mente, uno, due, e al tre immerse velocemente le mani nel piccolo buco, sotto lo sguardo timoroso di Gallia.
Quello che però Leonardo prese non era un animale selvatico: tra le sue braccia una figura minuta si dimenava, mentre una testolina bionda tirava colpetti sul petto dell'uomo.
"Ma è una bimba!" esclamò la donna.
Il moro la buttò poco delicatamente a terra, e appena la bambina cercò di fuggire la agguantò per le spalle, tenendola ben ferma.
Jeanne ebbe modo di osservarla: era una bambina, con la corporatura minuta, la pelle nivea, e i tratti infantili e delicati. I corti e spettinati capelli erano biondi, mentre la labbra sottili erano deformate in una smorfia di rabbia.
Ma quello che più colpì Gallia furono gli occhi, e si ritrovò a comparare quelli della piccola con quelli dell'uomo, così come comparò i lineamenti del viso.
Quello che uscì dalle sue labbra fu un sussurro appena percepibile, che Leonardo non sentì.
"Leo... tu... lei... lei è..."
Rieccomi qui!
Dopo aver pubblicato e successivamente cancellato alcune fic, una nuova idea è arrivata ed è subito stata messa su carta.
In Cronache di Salsedine, voglio narrare la storia della città di Genova, dalla nascita ai giorni nostri, passando per l'Impero Romano e le guerre mondiali.
Come ho scritto nel testo, Jeanne è Gallia, Leonardo è la Liguria antica.
Genova, il mio Oc, è Clelia Giovanna Doria.
Mi scuso per eventuali errori, ma Word non mi funziona.
Invito voi lettori a lasciarmi un parere sulla storia. :)
Questo è una specie di prologo, forse troppo lungo, ma non potevo accorciarlo.
Cercherò di pubblicare il secondo capitolo il prima possibile.
_Apathy_