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Autore: girlsgowild8    28/07/2014    11 recensioni
"Devi innamorarti. Io ti aiuterò, ma sappi che hai poco tempo”
“Mh, cioè?”
“50 giorni”
Fu lì che scoppiai a ridere. “50 giorni? Tesoro bello, sai che nessuna può resistere al mio charme?”
“Ever sì” tossicchiò lui mentre cercava di non ridere.
“Ever? Cosa centra lei?”
“Dovrai conquistare lei” esclamò cominciando a ridere a crepapelle.
*******************************
Una cosa che proprio non sapevo fare era dire bugie del genere, soprattutto quando le mie guance si facevano rosse come in quel momento.
Ecco perché Kate scoppiò a ridere. “Sei tutta rossa!” rise “Se non vuoi dirmelo non fa niente ma non negare l’evidenza”
“Ok, mi ha baciato e gli ho mollato uno schiaffo” sorrisi ricordandolo.
Lei rise ancora di più. “Carino da parte tua, e poi?”
“E poi l’ho baciato io”
“E lui ti ha dato uno schiaffo?” domandò mentre posava il cellulare sul bancone.
“Mi ha ribaciato” scrollai le spalle.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I hurt too. 

 Harry's POV.



«Io non capisco cosa ci sia in te che non funzioni nel modo giusto» 
«Anche tu ti saresti comportato così, Louis!» mi giustificai.
«No» esclamò prontamente lui, «Te lo ha detto anche lei»
«Che dovevo fare? Baciarle i piedi?»
«Harry, devi capire che è questo che lei vuole!» esclamò.
Aggrottai la fronte «Che le baci i piedi?»
«Anche, se necessario!» disse cominciando a svolazzare per la stanza da letto, «Devi farla sentire speciale»
«Ma è quello che ho fatto! Le ho cantato una canzone, in mezzo a tutte quelle persone» dissi io alzandomi dal letto, irritato.
Cos'altro potevo fare? 
«Ma non c'è bisogno di qualcosa di pubblico, capisci? A lei basterebbe anche un abbraccio, lo so perché la conosco e credo meglio di te» mi spiegò.
Abbassai lo sguardo, oramai esausto. Spesso Louis dimenticava che io e lui eravamo due persone completamente diverse: lui era l'uomo grande e maturo, che rispettava i sani principi della vita quotidiana e che riusciva a risolvere tutti i problemi con facilità. 
Io invece ero completamente diverso, ero più imbranato, pensavo prima a me stesso e poi, forse, agli altri.
Ci pensai un po', accorgendomi di aver sbagliato un punto. Louis non era, Louis era stato, ma personalmente nella mia vita di tutti i giorni non era cambiato molto, se non come lui si presentasse, con il suo corpo quasi trasparente ed i piedi che poteva benissimo non poggiare per terra. 
Ma la sua voce era quella e anche il suo carattere non era cambiato di una virgola, quindi non sentivo tanto la differenza fra il prima e il dopo.
«Ad Ever farebbe piacere anche trovare una rosa senza qualche petalo sul suo armadietto, attaccato con un post-it con su scritto "buon giorno". Lo capisci?» continuò, ignorando i miei pensieri che -altra novità della sua morte- poteva "leggere" in qualche modo.
Annuii. «Credo di sì, le piacciono le cose semplici» 
«Esatto!» esclamò euforico Louis battendo le mani.
E cosa potevo farle di semplice ma speciale?
Cominciai a pensare come non avevo mai fatto prima, cercando di non deconcentrarmi come era di mio solito fare.
Mi guardai attorno diverse volte, cercando l'ispirazione in qualsiasi cosa mi circondasse ed intanto anche Louis, con una mano sul mento, rifletteva in modo morboso, fino a che il mio sguardo non si soffermò sulla mia scrivania disordinata, contornata da alcuni fogli bianchi con diversi appunti che non ricordavo aver preso mai.
«Louis!» esclamai «Ho trovato!»
«Il tuo cervello?»  chiese sarcastico con un finto sorrisetto e le sopracciglia alzate.
«Simpatico» finsi di ridere, prima di cercare l'occorrente fra i vari cassetti. «Una lettera» borbottai  «Le scriverò una lettera»
«Ottima idea» mi assecondò lui.
Entrambi ci avvicinammo alla mia scrivania, mentre afferravo carta e penna; eravamo pronti per scrivere qualcosa che l'avrebbe lasciata a bocca aperta.


«Pronto?»
«Cara Ever» cominciai, mantenendo la cornetta del telefono fra la spalla e l'orecchio destro, mentre camminavo avanti e indietro per la mia stanza con Louis dietro che svolazzava.
Il suo intento era quello di incoraggiarmi, ma non ci sarebbe riuscito abbastanza come speravo.
«Harry?» chiese «Ti senti bene?»
Non feci caso alla sua domanda e continuai a leggere. «Sono mortificato per il comportamento da me utilizzato la sera scorsa. Posso assicurarti che ...»
«Stai leggendo?»
«Lasciami parlare!» la zittì stizzito, procurando una sua leggera risata, e sorrisi anche io. «Posso assicurarti che non ero affatto intenzionato a ferire i tuoi sentimenti. Il mio comportamento è stato inaccettabile e non mi perdonerò mai per aver commesso tale orrore e per averti recato un immenso dispiacere»
«Sei proprio un idiota!» biascicò prima di scoppiare a ridere «Sei ubriaco?» 
«Ti diverto?» chiesi, ormai rallegrato da lei.
«Sì, molto. Hai mangiato un vocabolario?» scherzò.
«Spiritosa, ma non avevo finito» mi lagnai. «Dicevo: non posso fare altro che porgerti le mie più sentite scuse e...»
«Oh no»
«Cosa c'è adesso?» domandai ormai esasperato.
«Ehm … qualche problema, credo» borbottò.
Riuscii a percepire il suo imbarazzo, ma più che altro mi preoccupai.
«Che succede?» chiesi posando il foglio su una sedia e sedendomi sul bordo del letto.
«Ecco … mi manca qualcosa che dovrei avere, e non posso andarla a prendere ora perché senza non posso andare da nessuna parte» spiegò.
«È un indovinello?» borbottai corrugando la fronte.
Louis notò la mia espressione buffa e smise di volteggiare in aria come un fazzoletto trascinato dal vento.
Lei rise. «No! Senti, potresti farmi un immenso favore?» chiese speranzosa.
«Certo» sorrisi, come se avesse potuto vedermi.
«Tu … insomma, potresti andare a comprarmi … quelle cose?» domandò speranzosa.
«Quelle cose» ripetei «Mi credi perspicace e molto intuitivo?» scherzai.
Lei sospirò «Beh, lo speravo»
«Dai, cosa ti serve?» 
«Gli assorbenti» sussurrò.
Per un attimo ebbi l'istinto di ridere ma mi contenni per non imbarazzarla ancora di più. La conoscevo troppo bene per sapere che in quel momento, nonostante non potessi nemmeno vederla, le sue guance erano in fiamme.
«E ci voleva tanto?» cercai di fare capire che non ci sarebbero stati problemi per me; sperai di farla sentire al suo agio. 
«Ero in imbarazzo»si giustificò.
«Ok, come ti servono?» chiesi, sentendomi però altrettanto in imbarazzo.
«Normali» 
«Normali come?»
«Harry, non sono caramelle, prendi un pacchetto a caso. Magari non troppo corti. Cazzo, che vergogna» borbottò.
«Va bene, ci vediamo dopo» dissi, prima di sentire un flebile «ok» e il tipico suono alla fine di una chiamata.
«Che ha detto?» chiese Louis mentre posavo il cellulare sul letto e  stiracchiavo le gambe.
Mi guardai attorno, alla ricerca delle mie scarpe, che trovai velocemente e mi affrettai per prenderle ed infilarle.
«Dice che le servono gli assorbenti» risi.
«Fico, ci sarà da divertirci» 

Le ultime parole famose di Louis, come al solito.
«Cosa devo fare ora?» sussurrai al mio migliore amico, sperando che nessuno mi vedesse parlare da solo.
«Prendere un pacco e andare alla cassa, ricorda di pagarlo» mi prese in giro.
Sbuffai tentennando un pochino, prima di decidermi a prendere un pacco colorato e a leggere le diverse scritte più grandi.
Che vergogna.
Non avevo mai fatto una cosa del genere. Insomma, conoscevo i supermercati, del resto vivevo da solo e la spesa chi altro avrebbe potuto farla? Ma quando mai una ragazza mi aveva chiesto di comprarle degli assorbenti?
In realtà nessuna ragazza mi aveva chiesto un favore, soprattutto di quel genere.
Ecco perché mi trovavo molto in difficoltà in quel momento, nonostante prima di vivere da solo avessi vissuto con due donne: mia madre e mia sorella.
«Non credo sia il reparto giusto per te, riccio» disse qualcuno alle mie spalle.
Girandomi, non riconoscendo subito la voce, trovai Roxy che mi fissava con il suo solito sorrisetto malefico.
Certe volte faceva proprio venire i brividi.
«Ehi, che ci fai qui?» domandai, in imbarazzo.
«La spesa, no?» scrollò le spalle. «Non sono preservativi, Styles» mi spiegò indicando lo scaffale dietro di me con la testa. «Ma io ne ho un cassetto pieno a casa, se può esserti utile» ammiccò.
«E che te ne fai?» domandai, meravigliandomi subito dopo di me stesso.
Ero davvero come disgustato dal suo comportamento e non riuscivo a capirne il motivo, anche perché quando mai non mi divertivo a stuzzicare le persone con discorsi del genere?
Cominciai a pensare che la terapia di Louis stesse cominciando a dare i suoi frutti.
«Per eventuali evenienze» sogghignò.
«Non mi piace, piantala in asso adesso»mi rimproverò Louis.
Lo guardai di sbieco, sperando capisse, senza dovermi leggere nel pensiero, che non sarei stato al suo gioco e trattenni una risata, notando quanto Louis fosse severo in quel genere di cose; alla fine era il mio angelo custode, doveva mantenere quella veste anche da mio migliore amico e compagno di sventure.
«Ok, allora ci si vede?» chiesi.
«Che te ne fai degli assorbenti?» domandò avvicinandosi.
Sbuffai in modo sommesso. Perché non capiva da sola che non ero in vena di conversazioni?
«Li compro» la congedai.
«A chi?»
«Ad Ever» risposi di getto, pentendomene subito dopo notando la faccia di Louis, che si dava a schiaffi sulla fronte.
«Ah sì?» chiese Roxy con un tono quasi acido. «Non può comprarli da sola?»
«Mi fa piacere aiutarla» risposi scrollando le spalle.
Credevo che Roxy fosse amica di Ever, ecco perché il suo tono di voce ed il radicale cambiamento dell'espressione del viso mi sorpresero, lasciandomi titubante.
«Vuoi una mano?» sorrise.
«Sai quale usa di solito?» le chiesi grattandomi la nuca «Non vorrei fare cazzate»
«Certo!» esclamò prendendo un pacchetto più rigido degli altri. «Questi sono quelli che preferisce» ridacchiò.
Non mi convinse al massimo, ma alla fine fra ragazze queste cose si sapevano, pensai.
«Grazie».
«È stato un piacere! A presto Styles, si spera» 
«Sì, ciao» risposi soltanto.



Era la terza volta che bussavo, forse la quarta, ma Ever sembrava morta.
«Entra in casa» borbottai a Louis, sempre più allarmato.
«E come? Non posso oltrepassare gli oggetti con tanta facilità. E comunque potrebbe essere in bagno, o mezza nuda, e non vorrei recarle imbarazzo» spiegò lui scollando le spalle.
«Ma se manco ti può vedere, idiota!» esclamai bussando di nuovo.
Finalmente, dopo pochi secondi, la porta si aprì lentamente, rivelando solo il viso di Ever che faceva capolino dallo stipite, l'aria imbarazzata e il labbro inferiore fra i denti.
Mi ricomposi subito, cercando, come al solito, di non sembrare un pazzo che dialogava con uno spirito.
«Sono un angelo, lo spirito lo compri al supermercato» mi rimproverò Louis, appunto.
«Buona sera» ammiccai.
Lei sorrise di poco ed allungò una mano verso di me. Capii le sue intenzioni, ma per divertirmi la strinsi con la mia e basta, senza darle il pacchetto che desiderava.
«Non fare lo stupido, per favore» mi implorò quasi.
Sbuffai ridendo. «Tieni» le porsi il pacchetto che mi aveva consigliato Roxy.
Lo osservò per un po', rigirandoselo fra le mani, prima di scoppiare quasi a piangere.
«Sei un coglione, io non lo so!» sbraitò «Mio Dio, fra tutti gli assorbenti che ci sono, proprio i tampax dovevi comprarmi? Io dico, sei davvero così imbecille o scherzi? Perché non c'è nulla da scherzare su queste cose» mi urlò contro.
Me lo aspettavo, e sorrisi perché avevo prevenuto quest'inconveniente, e vederla incavolata in quel modo mi faceva solo tenerezza.
«Ever ..» cercai di calmarla.
«Ho un cazzo di male alla pancia, sono irascibile, la testa mi pulsa ed ho gli ormoni a mille» esclamò battendo un piede per terra. «Non mi sverginerò con un assorbente interno, mai e  poi mai!» 
«Ever, ho preso anche un altro pacchetto diverso, per precauzione» risi.
«Cosa?» biascicò fermandosi di botto.
«Quelli me li ha consegnati Roxy e non mi fido di lei» le spiegai ridendo, mentre la osservavo calmarsi.
Qualche ciuffo le era caduto sugli occhi ed ebbi l'istinto di scostarli, ma l'avrei messa in imbarazzo.
«Beh, sei stato molto generoso. Posso avere il pacchetto allora?» chiese.
«No»
«Come no?» 
«Fammi entrare in casa e ti darò il pacchetto» sorrisi.
«Sto barattando degli assorbenti con te?» rise in modo isterico. «Harry, casa mia è grande quanto il tuo bagno di servizio, non ti piacerebbe e poi non c'è motivo di vederla» cercò di giustificarsi.
Sorrisi. «Io non credo sia importante, voglio solo passare del tempo con te, a vedere un film mentre mangiamo qualcosa» 
Lei sembrò pensarci su, prima di scrollare le spalle «Non ho abbastanza cena per entrambi, mi dispiace» 
«Ah ma io ho pensato anche a questo» esclamai alzando una busta. «Ho preso da mangiare» 
«Se è cibo cinese ..»
«Non è cibo cinese, è una pizza di quelle che si mettono nel forno per qualche minuto. E ho preso anche altre cose buone»
Sapevo di averla colta di sorpresa con questa mia improvvisata, ecco perché il mio sorriso precedente si allargò ancora di più mentre lei si scostava dall'uscio e lasciava che la porta si  aprisse di più.
«Fa' come se fossi a casa tua» sussurrò.
Non sapevo cosa aspettarmi quando varcai la soglia di casa, rimasi sorpreso; era tutto diverso da come lo avevo immaginato: era come una stanza abbastanza ampia con una mini cucina a sinistra, senza nessuna porta a separare quello spazio dal resto della casa e solo un separè di legno chiaro, posizionato vicino ad un tavolo, lasciava ad intendere che quella era come uno spazio a parte. Al centro della stanza non c'era niente, una specie di corridoio, al muro un balcone e più a destra c'erano dei comuni mobili da camera da letto: un piccolo armadio in legno, un mobile malconcio con uno specchio circolare posizionato sopra e un divano letto abbastanza grande anche per due persone, sfatto e rovinato e al suo fianco c'era un piccolo comodino con sopra una lampada, un libro ed una videocamera.
Mi sorpresi quando notai sul letto il procione che avevo vinto quando insieme eravamo andati al luna park e, appesa ad un appendiabiti vicino ad uno scaffale con dei libri e dei cd, c'era anche la mia giacca di pelle.
A terra c'era una vecchia televisione, con qualche scritta sopra e poco distante una porta, supposi fosse il bagno.
Alla fine, a parte il letto, era molto ordinata, anche se da lei me lo aspettavo.
«Non è affatto male» proferii avvicinandomi al tavolo e poggiandoci sopra la busta della spesa.
Ever chiuse la porta alle sue spalle e sorrise. «Davvero? Io odio questo posto, è orribile» borbottò scoraggiata mentre si avvicinava alla porta dall'altra parte della 'casa'.
«A me piace, è adatta ad una sola persona, anche a due. Sono io che ho una casa esagerata» le spiegai prima che si chiudesse in bagno.
In effetti quel posto non era chissà quale bellezza, ma non l'avrei messa di certo in imbarazzo dicendole che effettivamente non aveva poi tutti i torti.
Mi guardai attorno ancora una volta prima di sentire qualcuno sbattere contro il vetro di una finestra affianco alla porta di casa.
«Oddio» sussurrai prima di correre fuori dall'appartamento, stando attento a non chiudermi fuori.
«Louis! Perché non sei entrato?» esclamai.
«Mi avete chiuso la porta in faccia, coglione. Ed Ever non poteva sentirmi, tu hai bisogno di una visita per caso?!» urlò, seguito da una mia forte risata.
«Scusami, vuoi entrare ora?» chiesi ancora ridendo.
Lui scrollò le spalle. «No, vado ad una festa. Ci vediamo domani?» 
Ci pensai un po' su. Era strano sentire il tuo angelo custode dire di andare ad una festa, non sapevo nemmeno io per quale motivo mi sembrava insolito, ma annuii prima di abbracciarlo e tornare dentro. 
Quano rientrai, Ever non era ancora tornata nel "salotto", così feci un secondo giro di perlustrazione prima di lanciarmi sul divano-letto a peso morto.
Ultimamente, fra lo studio -che ovviamente non era il mio forte- e la mia missione "conquista Ever", stavo perdendo le mie solite ore di sonno, quelle di svago e quelle da nullafacente; per questo spesso mi capitava di avere momenti in cui la mia stanchezza si amplificava e, che fossi seduto o in piedi, mi sarei addormentato comunque.
Chiusi gli occhi beandomi della comodità di quel letto; non credevo potesse essere così morbido.
Dopo poco sentii la porta del bagno aprirsi ed Ever si avvicinò a me strusciando i piedi per terra, senza scarpe.
«Grazie mille» sorrise mentre si stendeva al mio fianco.
Mi girai per guardarla e la trovai più bella del solito nonostante la sua completa semplicità: una maglia di qualche taglia in più e degli shorts di tuta, i capelli sciolti e arruffati e il viso fresco e senza il minimo utilizzo del trucco.
Mi soffermai ad osservarle la maglia, ricordando di averla già vista in qualche altra occasione e notando la stampa non particolarmente femminile.
Ever notò cosa stavo fissando e abbassò lo sguardo, poi prese un lembo della t-shirt fra le mani. 
«È di Louis. Quando i suoi genitori hanno cominciato a chiedersi in quale modo avrebbero utilizzato tutte le sue cose, io mi sono offerta di prenderne alcune, compresi i vestiti» spiegò senza accennare una minima espressione, senza sorridere o mettere il broncio. Mi sorprese la sua indifferenza mentre parlava di quell'argomento e mi ritornò alla mente il giorno in cui, all'ospedale, si era accasciata a terra piangendo.
«Quando sono a casa indosso sempre i suoi vestiti. È un mio modo di sentirlo ancora con me» continuò scrollando le spalle.
Sospirai, non sapendo cosa dire, perché io non sapevo davvero cosa stesse provando, non ero a conoscenza del dolore che provava ogni giorno.
«Spero che non mi guardi quando sto a casa a deprimermi mentre mangio il gelato e mi stringo nelle sue felpe, perché lui non vorrebbe vedermi così. Louis era una delle persone più allegre che io conoscessi, davvero. Metteva così tanta positività anche nei momenti più difficili. Mi servirebbe un po' di sua positività in questo periodo, vorrei imbottigliarla»  sbuffò, cercando di non piangere. 
Questa volta stava per lasciar trasparire i suoi sentimenti, ma la conoscevo e sapevo che non avrebbe lasciato scendere una lacrima senza prima lottare per nasconderle.
«Anche io mi sono proposto per prendere alcune sue cose» rivelai.
Quel gesto mi faceva sentire stupido, neanche Louis stesso ne era a conoscenza, o forse sì a causa dei suoi "poteri da angelo". Ma io non gli avevo detto niente comunque.
«Ho delle cose che mi ricordano dei momenti in particolare passati insieme, come dei quaderni che usavamo per scarabocchiarci i fatti nostri durante i corsi extra scolastici che frequentavamo insieme, o addirittura degli album di figurine» continuai.
Lei sembrò stupita ma, anche questa volta, non aveva intenzione di dimostrarlo e si morse il labbro mentre lentamente mi si avvicinava.
Passarono dei secondi di silenzio, non sapevo se interromperli oppure no, in queste cose non ero molto bravo.
Avrei voluto avere la capacità di comprendere i momenti giusti per parlare e quelli meno adatti per, ad esempio, mettere in mezzo un argomento.
Immerso nel pensare come comportarmi, non mi ero accorto che intanto Ever si era poggiata sul mio petto.
«A te non manca mai così tanto dal pensare di non riuscire a fare più niente senza di lui?» domandò ad un tratto.
Ecco, la domanda a cui mai avrei voluto rispondere. Cosa avrei detto? 
Non mi ero mai chiesto cosa avrei risposto, non ero il tipo che preparava le risposte prima di uscire di casa, anche perché non avrei mai immaginato di trovarmi a parlare di quell'argomento con Ever.
Sospirai scrollando le spalle. «Lui c'è comunque anche se non lo vedi, ti ascolta quando gli parli nonostante tu non possa sentire una sua risposa. Se n'è andato solo fisicamente, ma è sempre con te» 
In parte sapevo di aver mentito, perché la maggior parte del tempo lo passava dietro alle mie stupidaggini, ma quando non stavamo insieme, oltre che  con la sua famiglia, con chi altro avrebbe passato il tempo?
«Non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione, con te soprattutto!» rise.
Sentire la sua risata, finalmente, mi fece provare quasi le farfalle allo stomaco come una dodicenne. Ma io ero Harry, nel mio stomaco non c'erano animali.
«Se vuoi vado via» la stuzzicai sorridendo, ma lei arpionò una mano alla mia maglietta e cominciò a stringerla.
«Sono felice di aver trovato te, le mie amiche non sanno davvero cosa sto passando, mentre tu sì, credo»
«Solo per questo?» cercavo di tirarle fuori qualche bella parola su di me, sarebbe stato un primo passo abbastanza grande per noi, anche se non sembrava affatto qualcosa di così speciale.
«Ammetto di trovarmi bene con te, ok? Mi ricordi Louis ma allo stesso tempo non mi fai pensare a lui. Non so come spiegartelo»
«Non c'è bisogno di dire altro perché ho capito benissimo» la rassicurai.
Ad un tratto ebbi l'istinto di passarle una mano per i capelli leggermente annodati e, per affermare il fatto che no, non ero una ragazzina innamorata e timida, non esitai e le accarezzai la chioma rossa.
«Sento il tuo cuore che batte» sussurrò.
«Beh è una fortuna che batta» risi, nonostante poi pensai che involontariamente lei avrebbe potuto collegare quella battuta a Louis, ma al contrario scoppiò a ridere.
Non mi aspettavo una risata così potente, forse tutti i sentimenti che stava reprimendo in quei minuti erano stati cacciati via così.
«Mi ci addormenterei quasi con questa ninna nanna» proferì prima di accoccolarsi meglio sul mio petto e, dopo poco, capii che effettivamente si era davvero addormentata fra le mie braccia.


Sapevo che non sarei rimasto da lei, sarebbe stato anche romantico svegliarsi al suo fianco ma avevo aspettato due ore e poi ero andato via. Chissà quale impressione le avrei dato quando si sarebbe svegliata. E non avevamo neanche mangiato la pizza.
Con mio grande stupore, non appena aprii la porta della mia stanza trovai Louis seduto sul letto che si mangiava le unghie.
«Ehi, che succede?» domandai perplesso mentre mi toglievo la giacca e la posavo su una sedia.
«Devo dirti una cosa che non ti ho detto» borbottò «Non ce la faccio a mantenere questo tipo di cose per me, devo dirtelo per forza» scrollò le spalle.
«Ok, dimmi tutto»










Sono vivaa!
Ook, ora vi starete chiedendo "chi parla?" oppure "davvero è ancora viva?". Beh, sì, sono più o meno viva.
Dovrei scusarmi con tutte le persone fantastiche che l'anno scorso hanno iniziato a leggere la mia storia, che la recensivano e che si complimentavano o mi incitavano a continuare, ma le scuse non servono a molto.
Comunque, scusatemi, vi preeego.
Non voglio giustificarmi assolutamente, giuro. Ma ho iniziato il liceo e, credetemi, è stato un periodo bruttarello e io di solito non voglio ammettere queste cose o farle notare, quindi reprimere la tristezza e/o la rabbia non è stato semplicissimo. Ho smesso di scrivere perché non sono riuscita a fare nulla per tutto l'anno. Ora ammetto di avere avuto un periodo mooolto NO, ma sto cercando di migliorare le cose, sto andando a fare divrse cose fighe (fra cui il 28 giugno il concerto degli One Direction, si OuO) e sto cercando di essere me stessa e cose così. 
Vorrei raccontarvi quante persone famose sia riuscita a vedere in tipo due mesi e quante cose strane e folli sia riuscita a fare (tipo entrare nel backstage di Emis Killa dopo il suo concerto; ho la foto con lui praticamente ovunque ora lol) solo per dimostrare a tutti che non sono una persona depressa, che forse ero un po' triste, ma adesso sto migliorando e anche per far vedere alle persone che ognuno può riuscire a fare quello a cui tiene con tanta volontà :)
Comunque, come potrete notare, non ho fatto passare proprio un anno intero dall'ultimo capitolo, ci ho provato e ci sono riuscita. 
Vi giuro che non sarà più così, che pubblicherò regolarmente una volta a settimana, o almeno ci proverò. 
Parlando del capitolo, e non di me, ho cercato di rendere la ff un pochetto reale visto che un po' di realtà ci deve sempre stare ahahah quindi sì, la mia protagonista ha il ciclo. Strano, ma vero. Di solito nelle ff nessuno va al bagno, io ho fatto di meglio lmao. 
Vi ricordavate di Roxy? C'era nel primo capitolo e io non dimentico i miei personaggi. Da come si è capito, non è tanto simpatica, ma magari era solo uno scherzetto innocente. Comunque sia questo personaggio è importante più di quanto crediate eheh.
Louis ha qualcosa da dire, lo avevo già anticipato e adesso vi lascio con il dubbio. Non indovinerete mai ma sono aperte le scommesse ahahah.
Ora vado via :)
Prima volevo però ringraziare tutte quelle che hanno letto questo capitolo e anche i precedenti. Il capitolo precedente ha raggiunto le 20 recensioni e beh cosa dire? Sono rimasta senza parole, risponderò a tutte quante perché ci tengo troppo.
Allora, alla prossima, ciao beibii.


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sono iscritta ovunque, ma se mai vorrete tipo parlare con me o cose così, mi trovate soprattutto su fb o twitter :D
   
 
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