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Autore: Allie__    28/07/2014    1 recensioni
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava. Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta. Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 Chapter 20. 







 

 

Caroline corse velocemente dentro caso, rifugiandosi il più velocemente possibile nel bagno, facendo appena in tempo prima, che un'altro conato la invase, facendola questa volta rigettare tutto quello che aveva mangiato.

 

Quel odore di rosa, che tanto lei amava, aveva avuto un brutto effetto su di lei, che ancora non riusciva a spiegarsi.

 

Caroline udì la porta dietro di se aprirsi e richiudersi l'istante dopo, ma non si voltó a guardare chi fosse entrato, per colpa del successivo conato.

 

Era da giorni, che i capogiri si erano leggermente alleviati, ma in loro assenza era subentrato un continuo colloquio privato con il suo bagno, per più di tre volte al giorno.

 

Per sua fortuna, era ancor riuscita a non. Far notare nulla ai suoi genitori, per non farlo stare in pensiero e l'unica che era a conoscenza dei suoi malesseri era Elena.

 

Una mano si posizionò sulla sua fronte, tirandole indietro i capelli con l'altra e senti con chiarezza la sorella sospirare, ormai stanca.

 

« Sorella, dovresti davvero farti vedere dal dottor Thompson, non puoi andare avanti così.» sospiró Elena, proponendo per l'ennesima volta alla sorella di farsi visitare.

 

Caroline si voltó verso la sorella, guardandola con uno sguardo che non ammetteva una parola in più.

 

«Non ho bisogno di essere visitata, sarà un effetto del cambiamento d'aria.» provó a dire Caroline, ma anche a lei quella sembrava la cosa più ridicola, che avesse mai potuto dire.

 

«Caroline è da un po' che volevo chiedertelo, ma non è una cosa di cui si dovrebbe parlare, perciò ho sempre rimandato.» inzió gesticolando appena Elena, in evidente imbarazzo.« Tu e Niklaus avete mai..» continuó diventando di un leggero color rosa acceso sulle guance.

 

Caroline strabuzió gli occhi al suono di quelle parole.

 

«Elena» rispose arrossendo a sua volta Caroline.

 

A quei tempi l'argomento era tabù, nessuno riferimento generico era ammesso; l'argomento restava una cosa di cui non si doveva parlare.

 

Ovviamente quando qualcuno cercava di intraprendere quell'argomento, l'unica cosa che si poteva ottenere, era l'imbarazzo e la vergogna generale dei presenti.

 

«Lo so, ma queste tue nausee, i capogiri potrebbero essere dovuti a una tua..» disse Elena, che venne interrotta da una Caroline nel panico.

 

«Stai insinuando, che io potrei essere...cioè che io, donna non sposata potrei...» disse in panico Caroline.

 

«È del tutto possibile, sorella.» rispose in un sospiro Elena, metre aiutava la sorella a rialzarsi.

 

Caroline caló in un pensate silenzio, dove la sua testa stava andando in corto circuito, per il troppo stress che stava accumulando nell'ultimo periodo.

 

Doveva però ammettere che l'idea le era passata per la mente e per questo si era rifiutata più volte di farsi visitare, perché finché non lo avrebbe fatto, sarebbe restata solo una sua supposizione e non la realtà.

 

Una realtà che avrebbe fatto male.

Lei che rimaneva incinta dell'uomo che prima amava, ma che adesso temeva.

Tutto stava andando a pezzi, tutto si stava sgretolando tra le sue mani e lei.. Lei non poteva fare altro che stare a guardare da spettatrice, come tutti.

 

«Se i nostri genitori dovrebbero venirlo a sapere, sarebbe uno scandalo. Non oso pensare cosa fare nostra madre.» mormorò Caroline, prendo in considerazione l'ipotesi.

 

«Se non ti farai visitare, potrai fare solo supposizioni e la realtà ti investirà all'improvviso, quando si inizierà a vedere qualcosa.» cerco di spiegarle Elena.

 

«Sempre che io lo sia.» insistette Caroline.

 

«Vado a mandare a chiamare il dottor Thompson.» disse semplicemente Elena, uscendo dal bagno.

 

«Ma oggi è domenica, sicuramente sarà impegnato.» cercó di fermarla Caroline, presa nuovamente dal panico.

 

«Caroline.» la richiamó Elena, lanciandole uno sguardo ammonitore.

 

«Va bene, va bene, mandalo a chiamare.» disse alzando le mani al cielo, in segno di resa.

 

Elena non attese oltre e si diresse verso l'entrata.

La mancanza di servi era una cosa a cui ancora dovevano imparare ad abituarsi, ma per lo meno avevano ancora Peter, un ragazzo, che era rimasto con loro anche dopo la loro rovina.

 

«Peter, puoi andare a chiamare il dottor Thompson? È una cosa urgente.» lo chiamó Elena, appena intravide il ragazzo.

 

«Miss Caroline non sta ancora bene» chiese preoccupato il ragazzo.

 

«Nulla di grave, ma preferiamo che venga visitata.» rispose con un lieve sorriso Elena.

 

«Va bene, Miss Elena vado immediatamente.»

 

«Peter aspetta..» lo fermó Elena, che corse al piano superiore e ritornó con una lettera in mano. «Potete portare anche questa a casa Salvatore e chiedere, che venga recapitata il prima possibile a Katherine Pierce?» chiese gentilmente.

 

«Certo, Miss Elena.» disse il ragazzo, prendendo la lettera ed uscendo subito dopo.

 

Elena non fece in tempo a voltarsi per tornare dalla sorella, che venne afferra per la vita da due forti mani, ritrovandosi l'istante dopo, contro il corpo marmoreo di suo marito.

 

«Come sta vostra sorella?» chiese Damon, a una distanza quasi inesistente dalle labbra della moglie.

 

«Bene.» sorrise Elena, contro le labbra dell'uomo, che non attese oltre ad unire le loro bocche tra di loro, in un bacio appassionato, ma breve.

 

«Allora sarei curioso di sapere, perché avete mandato a chiamare il dottor Thompson» chiese Damon, appena si staccó dalle labbra della moglie.

 

« È per un controllo, sta meglio, ma non si è mai troppo prudenti in questi casi» cercó di mentire Elena.

 

Damon si avvicinó all'orecchio della moglie.

«Se è per dare conferma hai vostri dubbi, potevate chiedere a me.»

 

«Voi potete..» chiese sorpresa Elena.

 

«Non sono un dottore, ma riconosco il battito cardiaco debole di un bambino, che si sta formando.» disse con calma Damon.

 

«Ma è impossibile, Caroline non lo sarebbe da molto. Il bambino non è ancora provvisto di un cuore!» rispose stralunata Elena.

 

«Non in un bambino normale, ma questo ovviamente non lo è ed sta crescendo a velocità diversa, da quella che avrebbe un bambino comune.» gli spiegó Damon, accarezzando un braccio alla moglie.

 

Elena si portó una mano alla bocca, incredula di quello che aveva appena sentito.

 

«Caroline non corre pericoli vero?» chiese subito dopo, guardando con supplica il marito.

 

«Non lo so, di solito le uomine incinta di noi, prendono una dose quotidiana di sangue, dal padre del bambino, per restare in forze, ma in questo caso non credo sia possibile.» spiegó Damon,pensando più tra se e se, che rivolgendosi ad Elena.

 

«L'unica cosa da fare, sarebbe che Caroline ritornasse da Niklaus.» concluse infine Damon.

 

«Non può bere sangue di un'altro vampiro?» chiese Elena, che aveva già scartato la proposta del marito.

 

«No, non sarebbe compatibile con il bambino e rischierebbe di perderlo.» rispose Damon, guardando di sottecchi la moglie. «C'è qualcosa che dovrei sapere?» chiese dopo un attimo, vendendo il chiaro turbamento della moglie.

 

«Caroline sa ed è anche per questo, che ha abbandonato Londra.» esordì Elena, abbassando lo sguardo.

 

Da quando Caroline era tornata, Elena era rimasta accanto alla sorella e da ormai quattro giorni, dormiva nuovamente bella casa dei suoi genitori per restarle più vicino possibile.

 

«Vi prego, provate a parlarle.» lo esortó Elena.

 

«Non so quanto potrà servire, ma farò del mio meglio.» annuì Damon, stringendo a se la moglie, che gli regaló un casto bacio sulle labbra, come ringraziamento.

 

«Per voi farei di tutto, ma sarei più contento di riavervi a casa con me.» mormorò Damon, sulle labbra di lei.

 

« Caroline ha bisogno di me.» si giustificò Elena.

 

«Allora non mi resta che rapirvi.» sorrise Damon, prendo in braccio la moglie e sparendo a velocità sovrannaturale.

 

***


 

«Mio fratello è uscito dalle sue stanze?» chiese a un servo, che passava di li in quel istante.

 

«No, mio signore.» rispose sbrigativo il servo, che teneva una pila di legna tra le mani.

 

Elijah annuì semplicemente, afferrando con disinvoltura un ciocco di legno più piccolo, rispetto agli altri e si avviò con la sua solita eleganza, verso le stanze del fratello.

 

Era da quando Caroline, se ne era andata, che si era rinchiuso in un mutismo, che stava iniziando a preoccupare tutti, soprattutto lui e Rebekah.

Sapevano bene entrambi, che prima o poi quel silenzio che lo contornava, sarebbe sparito, lasciando una strage dietro di se.

 

L'unica cosa che Elijah sperava di riuscire a fare, era far reagire in un qualche modo il fratello, spronandolo a non tenersi tutto dentro.

Cosa che ovviamente non sarebbe stata una passeggiata, dato il suo poco fidarsi delle persone.

 

Aveva percorso tutto il corridoio, fino ad arrivare davanti alla camera da letto di Niklaus ed anche se sapeva non sarebbe servito a nulla, bussò prima di irrompere nella camera.

 

Niklaus era seduto su una delle poltroncine e stava bevendo l'ennesimo bicchiere di un qualche liquore, che prima era contenuto in una bottiglia vuota, che sostava ai suoi piedi.

 

La stanza aveva un'aria pesante, che fece storcere per un breve attimo, il naso ad Elijah, che senza spettare oltre, si avvicinò alla finestra e tirò le tende, per permettere alla luce di entrare nella stanza.

Aprì in un solo gesto le finestre e una ventata di aria pulita inebriò il suo naso.

 

«Non si aspetta più che qualcuno dica avanti, dopo aver bussato» chiese con voce vuota Niklaus, che ancora non aveva distolto lo sguardo, da un punto non definito davanti a lui.

 

«In casi estremi come questi, è una cosa superflua.» rispose cordialmente Elijah, che si stava rigirando il pezzo di legno tra le mani.

 

«Cos'è sei venuto qui a liberarti di me? Fallo pure, fratello.» esordì con tono vuoto Niklaus, spostando la sua attenzione sul fratello.

 

« Non essere ridicolo, Niklaus.» disse sospirando leggermente Elijah. «Sono qui per farti reagire.»

 

«Reagire? A cosa?» chiese senza muovere un solo muscolo.

 

Elikah non ci pensò un minuto di più.

Non riusciva a stare a guardare il fratello in quello stato e gli fu addosso in un secondo, scaraventandolo contro il muro accanto al letto e puntandogli il pezzo di legno, dritto contro lo stomaco.

 

«E' da quando Caroline se è andata via, che non fai altro, che stare in questa stanza!» gli urlò quasi contro Elijah.

 

«Non nominare il suo nome.» mormorò vitreo Niklaus, guardando male il fratello.

 

«Il Niklaus che conoscevamo tutti, sarebbe già andato a riprendersela a spiegarle come stanno le cose!» continuò Elijah, lacerandogli lievemente la pelle con il paletto.

 

«LEI NON MI VUOLE! HA PAURA DI ME, NON LO CAPISCI!» urlò fuori di se Niklaus, sbattendo il fratello, contro la parete opposta a quella dove si trovava lui.

 

«E' solo spaventata perchè ne era all'oscuro, non ha realmente paura di te!» cercò di fargli capire Elijah.

 

«Sono un mostro, come ha detto lei e fa bene ad avere paura di me.» disse Niklaus, puntandogli un dito contro e scomparendo l'istante successivo.

Elijah si staccò dalla parete, pronto a seguirlo, ma il fratello era stato più veloce di lui ed ora non avrebbe più potuto trovarlo.

 

«Cos'è successo?» chiese una voce femminile, sbucare improvvisamente dalla porta.

 

«Niente, l'abbiamo perso.» rispose con tono asciutto Elijah, voltandosi a guardare la sorella.

 

«Dimmi che non gli hai fatto del male.» esordì la sorella, indicando il pezzo di legno, che ancora teneva tra le mani.

 

«Sta bene, per quanto possa stare bene realmente.»

 

Rebekah annuì lievemente, ricordandosi poi il motivo che la stava portando li, ancor prima che sentisse i due fratelli litigare.

 

«Katherine mi ha messa al corrente di una cosa.» disse attirando l'attenzione del fratello. «Ha ricevuto una lettera dalla sorella di Caroline, dove le diceva che i malesseri non le erano ancora passati e che si sarebbe fatta visitare a breve.»

 

«Speriamo che si riprenderà, non oso immaginare come potrebbero finire le cose, se le succedesse qualcosa.» commentò Elijah, sistemandosi la giacca.

 

«Non ho finito, ha detto anche che crede di sapere a cosa siano dovuti.» lo interruppe Rebekah.

 

Elijah la guardò interrogativo, vedendo la sorella agitata, ma allo stesso tempo con un lieve sorriso che le incurvava le labbra.

 

«Katherine ha detto che la sorella crede, che Caroline possa essere incinta.»

 

***

 

Il medico era appena entrato nella stanza di Caroline, quando la ragazza cadde nuovamente nel panico.

Non le erano mai piaciuti i dottori, men che meno se era obbligata a farsi visitare da loro.

 

Elena però era stata irremovibile a riguardo, doveva farsi visitare per sapere cosa le stava succedendo e non poteva continuare a scappare per paura della verità.

 

Gli occhi di Caroline, si spalancarono dal terrore quando vide Elena uscire dalla stanza.

 

«Non mi vorrai lasciare da sola con lui, sorella!» esclamò facendo bloccare Elena sulla porta.

 

«Alle volte mi chiedo, se sei cresciuta o se sei ancora una bambina.» sospirò ridendo Elena, rientrando nella stanza e facendo stendere sul letto Caroline.

 

«Tu ridi, ma potrebbe essere un uomo con cattive intenzioni ed io non voglio correre rischi.» fece imbronciandosi Caroline, incrociando le braccia al petto.

 

«Si, sei ancora una bambina.» rise Elena, guardando la sorella.

 

Il dottor Thompson si avvicinò a lei, con uno stetoscopio tra le mani e dopo esserselo posizionato nelle orecchie, si sporse per appoggiare l'altra estremità sul petto di Caroline.

 

Caroline lo guardava dubbiosa, per niente rassicurata.

Aveva paura, una tremenda paura che i suoi sospetti fossero reali.

 

«Dovete calmarvi Miss Forbes, sono qui solo per aiutarvi.» disse con gentilezza il dottore, continuando la visita.

 

«Su questo abbiamo opinioni, ben diverse.» mormorò quasi in un sibilo, Caroline.

 

Elena le lanciò un'occhiataccia, che le fece chiudere la bocca, per il resto della visita.

Stessa cosa non si poteva dire dei bei pensieri che stava facendo sul dottore, come se fosse li per ucciderla.

 

 

 

La visita durò quasi più di mezz'ora.

Caroline era un fascio di nervi, ogni volta che vedeva il dottor Thompson scrivere qualcosa sul blocco che aveva in mano.

 

Voleva sapere e tutta quell'attesa la stava solo innervosendo.

 

«Bene, ho finito.» esordì l'uomo, riponendo gli strumenti nella sua valigetta.

 

«Quindi, dottore» chiese Elena, sovrastando Caroline nella domanda.

 

«Miss Forbes sono lieto di comunicarle, che lei sta aspettando un bambino.» disse con un sorriso il dottor Thompson.

 

Tra le due sorella cadde un silenzio, quasi inquietante.

 

Caroline stava ancora cercando di metabolizzare quelle parole.

Era incinta.

Non era più solo una sua paura, no ora quella era la più tremenda realtà.

 

Come avrebbe fatto?

Non era sposata e lo scandalo avrebbe ricoperto di vergogna la sua famiglia.

Inoltre era sola.

 

Sola.

Caroline si rese conto solo in quel momento di quello che significava quella parola.

 

Avrebbe dovuto crescere un figlio con le sue sole forze, avrebbe dovuto crescere un bambino che poteva assomigliare a lui.

 

In quel momento un'altra cosa la prese alla sprovvista.

Il bambino sarebbe potuto nascere come Niklaus.

 

Il panico che da giorni era diventato il suo nuovo amico del cuore, tornò a farle compagnia, richiamando con lo sguardo la sorella, che accorse immediatamente da lei.

 

«Dottore la ringrazio, ma ora vorrei restare da sola con mia sorella.» chiese Elena, rivolgendosi al dottor Thompson. « E le saremo molto grate, se non spargeste la voce. Sapete bene, che mia sorella non è sposata.» disse con fare serio Elena.

 

«Certamente, capisco.» rispose l'uomo, prendendo la sua valigia e con un breve inchino, lasciò le due giovani donne da sole.

 

Elena si sedette sul letto accanto alla sorella, accarezzandole lentamente i capelli.

 

«Aspetto un figlio.» mormorò Caroline.

 

«Si e non devi aver paura, ti aiuteremo tutti noi.» la tranquillizzò Elena.

 

«Ma Elena, tu sai cos'è Niklaus e se il bambino dovesse essere..» iniziò a dire Caroline, che però non riuscì a proseguire.

 

«Come lui?» chiese dolcemente Elena.

 

Caroline annuì, sfiorando le dita la pancia da sopra la vestaglia.

 

«Troveremo una soluzione.» disse Elena.

 

Non era tranquilla, ma doveva sembrarlo per la sorella.

Come poteva dirle, che la sua gravidanza era a rischio, sia per lei che per il bambino, se non avrebbe bevuto il sangue di Niklaus?

 

«Non sono sicura, che sarei in grado di reggere la situazione.» fece Caroline, sdraiandosi completamente sul letto e voltando le spalle alla sorella.

 

Elena a quel punto, si ritrovò senza sapere cosa dire.

 

Doveva fare qualcosa però o avrebbe perso oltre che a un nipote, pure una sorella.

 

*** 

 

La luna era alta nel cielo e mancava poco affinché fosse completa.

Il rumore che producevano le foglie che calpestava, arrivava come un suono terrorizzante alle sue orecchie.

 

Sentiva come se qualcuno lo stesse seguendo, ma era stato cauto ed era certo che nessuno l'avesse sentito abbandonare la casa.

 

Stava risalendo una collinetta, dove poteva già avvertire, che una presenza era li pronta ad aspettarlo.

 

Non appena ebbe raggiunto la cima, si ritrovò a pochi passi, da una figura alta e longilinea.

Era inquietante nella sua perfezione.

 

«Sei in ritardo.» disse quella voce, procurandogli dei brividi lungo tutto il corpo.

 

«Perdonatemi, ma ho dovuto attendere che si addormentassero tutti.» si giustificò il ragazzo.

 

La figura si avvicinò a lui per farsi illuminare dalla luce della luna.

 

«Pensavo di trovare Jules.» continuò dopo poco il ragazzo.

 

«Ho capito, che se voglio che le cose siano fatte come dico, devo farle direttamente da me.» esordì la donna. «Hai tre giorni di tempo per sbarazzarti di lei e del bambino.» disse duramente.

 

«E' troppo poco, non credo di..» cercò di spiegare il giovane.

 

«Tu lo farai e basta. A Niklaus ci penserò io, quindi a te resta il compito più semplice.» disse con tono pratico da donna, che non ammetteva repliche.

 

«Non sono così vicino a lei, non potrei mai farcela in soli tre giorni.» disse cercando di farle cambiare idea.

 

«Lockwood ti ho scelto, perchè Jules mi aveva detto che su di te, potevamo contare. Se non porti a termine il compito, diventerai un danno collaterale.» fece seccamente la donna, inclinando di lato la testa. «Sono stata abbastanza chiara?»

 

«Si.» rispose abbassando la testa il ragazzo.

 

«Bene, tu preoccupati dell'umana e al resto penseremo noi.» fece allontanandosi la donna. «Ricorda il feto ci serve.» aggiunse prima di svenire nell'oscurità, dietro a degli alberi.

 

Tyler si passò una mano sulla fronte.

Ormai non aveva scampo.

Doveva uccidere Caroline o sarebbe morto lui. 











Angolo autrice: 

Scusate per il ritardo e il mancato aggiornamento di lunedì scorso, ma come sapete sono davvero molto presa.
Che dire, vi devo annunciare che questo è l'ultimo capitolo per questa estate e che proseguirò a settembre :) 

Se volete potete seguirmi su twitter dove aggiorno sempre riguardo alla storia e per eventuali ritardi. 
Sto prendendo in considerazione di creare una pagina su facebook, per facilitarvi le cose, ma è ancora tutto da vedere . 

https://twitter.com/alliepedeferri vi lascio il link comunque :) 

Ringrazio davvero tutte quante, siete davvero in molte a seguire la storia e ve ne sono grata! 

A settembre e un bacione a tutte :) 



p.s. Avete saputo che Joseph ha sposato Persia? il Jodice è ufficialmente un caso archiaviato purtroppo. 

 

  
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