Prologo
La carrozza proseguiva lentamente lungo una piccola strada circondata da alti alberi che lasciavano passare solo pochi sporadici raggi di sole. Quattro eleganti cavalli nero pece trotterellavano in direzione di un castello in lontananza di cui si riuscivano a vedere solo due torre. Pian piano andava avvicinandosi finché non si fermò davanti ad un alto cancello in ferro battuto, ma ad occhi più attenti si riuscivano a intravedere lievi bagliori che rivelavano un qualche incantesimo antiruggine. Davanti ad essa vi era un essere basso con grandi orecchie da pipistrello, un naso aquilino e grandissimi occhi azzurro mare con sfumature viola. Al rumore della carrozza aveva alzato lo sguardo da un grosso libro rilegato in pelle fitto di scritte: molto probabilmente segnava le entrate e le uscita con meticolosità.
Il cocchiere, un uomo di colore sulla cinquantina, poggiò le redini alla sua destra e scese dal lato opposto dirigendosi verso l’elfo domestico. Con fermezza li consegnò un lettera con un sigillo in ceralacca e rimase lì fermo ad osservarlo mentre l’apriva e ne leggeva solo i punti più salienti e saltando le solite frasi di circostanza. Quando l’essere gli riconsegno la lettera negli occhi del cocchiere passo un lampo di stupore alla vista del modesto orologio che circondava il polso sinistro dell’elfo.
L’unico pensiero che passò per la testa di Tom si mostrò solo attraverso un ghigno sulle labbra carnose.
“Un elfo libero… ci sarà da divertirsi”.
Ciao è la prima volta che pubblico una mia storia e spero vivamente che vi piaccia e incuriosisca almeno un pochino.
Baci
MARIAfrancesca