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Autore: Manny_chan    29/07/2014    0 recensioni
Amastra, città oscura colma di magia e di creature misteriose.
Ci sono persone che sognano di abitarci, persone che desiderano scappare da essa e persone che vorrebbero solamente poterla visitare per una volta.
Raven è uno di loro. Quando l'occasione di coronare il suo sogno è a portata di mano la coglie al volo.
Ciò che non sa però è che non tutte le creature che popolano Amastra sono degne di fiducia e quello che sembra un sogno potrebbe presto assumere tinte ben più cupe...
Tra fate, naga e un grosso inganno, l'avventura di Raven rischia di trasformarsi in un incubo... o forse no?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Raven balzò giù dal treno, quasi rotolando sull’erba.

Non si era ancora fermato a riposare. Era distrutto, non mangiava da quasi ventiquattro ore e non dormiva da altrettante, ma era a casa…

Arrancò fino alla casa di Gareth, bussando con forza.

Gareth aprì la porta, e lo guardò.

Ci mise ad un attimo a realizzare chi si trovava davanti. “Oh cielo, Raven!” esclamò abbracciandolo con tanta forza che Raven temette ti essersi incrinato qualche osso. “Ehi… non uccidermi!”, biascicò.

“Ah, scusa! Ma… Per la dea! Avevo perso le speranze di vederti vivo amico! Non hai idea di quanto tu ci abbia fatto penare…Come… Comehai fatto, sei scappato o…?”

“Ho scontato la mia punizione”, lo interruppe Raven, scrollando le spalle con non curanza. “Dov’è Aramis? Ho una cosa da mostrarvi.”

L’espressione i Gareth si incupì di colpo. “Non ne ho idea…”, mugugnò.

“Come sarebbe a dire? Che fine ha fato il Gareth iper-possessivo che controllava tutti i suoi spostamenti?”

“Quello Gareth è morto quando il furetto mi ha mollato”, rispose bruscamente, ficcano le mani in tasca.

“Ti ha mollato.. che?! Stiamo parlando di Aramis?”

Gareth annuì. “Quando…. Quando abbiamo fallito nel riportarti a casa, abbiamo avuto una brutta discussione. Gli ho rinfacciato di essere solo un ripiego per quando le ragazze mi davano buca. Non era vero ovviamente, volevo solo fargli del male. Ma non me l’ha perdonata…”, concluse mogio, per poi rianimarsi di colpo. “Però ora sei qui! Potresti parlargli, a te ha sempre dato retta.”

“Gareth.”

“Insomma, convincerlo a darmi una seconda possibilità.”

Raven gli toccò gentilmente un braccio. “Gareth. Sono appena tornato, ti prego. Non dormo e non mangio da quasi un giorno intero”, disse, accennando un sorriso. “Lo farò, ma non ora”

“Ah, certo… Hai ragione scusa…Forza, vieni, Entra e mangia qualcosa, poi andiamo a cercare il piccoletto. Era angosciato quanto me…”

 

                                                                      *   *   *

 

La reazione di Aramis fu ancora più entusiasta.

“Raven! Dea, ti ringrazio…”, miagolò, saltandogli praticamente in braccio.

Raven sorrise, dandogli una pacca sulla schiena. “Ehi, non uccidermi anche tu “, disse, mettendolo giù.

Aramis ubbidì. Parve accorgersi solo in quel momento della presenza di Gareth e l’atmosfera si fece improvvisamente pesante.

Per cercare di alleggerirla Raven tirò fuori il sacchetto di pelle e lo appoggiò sul tavolo. “Ehi, non me ne sono venuto via a mani vuote, ho sgraffignato qualche ricordino prima di andarmene”, mentì.

Aveva pensato a lungo al dire o non dire loro la verità su quel che era successo, su Yaksha e su tutto il resto. Ma era stato colto da una sorta di gelosia e, si era detto, forse non avrebbero nemmeno creduto alle sue parole. Un naga piacevole? Non poteva esistere, avrebbero detto, ne era certo. Afferrò il sacchetto per il fondo, scacciando quei pensieri, e ne rovesciò il contenuto sul tavolo.

Calò improvvisamente un silenzio assoluto, lui stesso non  poté rare a meno di trattenere il fiato. Il qualche monile di Yaksha si era rivelato in realtà un tripudio di gemme multicolori.

Dea… ci si poteva vivere di rendita per sette vite, con il ricavato di quelle, pensò, sfiorandole. “Belle vero?”, chiese recuperando la baldanza. “Perché non le dividete in tre parti, mi sento generoso… Io vado un attimo fuori”, aggiunse.

Sentiva le gambe molli, aveva bisogno di una boccata d’aria…

 

 

                                                                      *   *   *

 

Si allontanò di poco dalla casa, poi si fermò. Respirò a pieni polmoni l’aria fredda della sera, per quanto poco salutare gli era mancato il sentore acre del fumo dei convogli.

Era a casa.

Ed era come se non l’avesse mai lasciata. Tutto il tempo trascorso come prigioniero, i naga, Yaksha, sembravano già appartenere ad un sogno, che lentamente svaniva. Il giovane principe aveva ragione, era stata una bella storia, ma senza futuro…

Si voltò sentendo dei passi. Aramis l’aveva raggiunto e lo osservava, con un espressione indecifrabile sul viso.

“Non l’hai rubato, vero?”, chiese in fine.

Raven accennò un sorriso. Era impossibile farlo fesso, a quanto pareva. “Come hai fatto a capirlo?”

Il fulvo si avvicinò, allungandogli qualcosa. “Questa.”

Era una pietra trasparente, dalla forma ovale. All’interno di essa però si diramava quello che sembrava oro liquido. Formava una sorta di serpente, racchiuso nel cristallo.

Raven aggrottò la fronte, confuso. “Era tra quelle che vi ho dato?”

Aramis annuì. “Non è una pietra qualsiasi, è magica. E’ la pietra sacra dei naga, se la scambiano tra di loro amanti, fratelli, sposi o chiunque abbia un legame molto forte. Quando viene benedetta ha l’aspetto di un sasso qualunque… Come lo aveva questa, quando l’hai rovesciata sul tavolo. L’ho vista trasformarsi nello stesso istante in cui l’hai toccata.”

Raven aggrottò la fronte, prendendo la pietra e rigirandosela tra le dita. “E quindi, cosa significa?”

Il fulvo allungò la mano, per appoggiargliela sul braccio. “Che quella pietra è un dono, non il frutto di un furto. Il dono di una persona che ha con te un legame molto speciale. Non sarebbe mutata, altrimenti.”

Si mordicchiò il labbro inferiore, temendo di aver parlato troppo. “So che non sono affari miei. E forse a ragione Gareth quando mi rimprovera di fare troppo il saputello. Ma era una cosa che dovevi sapere, a mio parere.”

Raven accennò un sorriso. “No, anzi, hai fatto bene, grazie”, mormorò. Quella pietra era la prova che lui e Yaksha avevano vissuto in quel breve periodo, era stato qualcosa di intenso e reale. Per quanto le fitte di nostalgia iniziavano a farsi sentire, era felice, di averne avuto la conferma…
   
 
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