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Autore: porcozain    29/07/2014    0 recensioni
c'è una parola che fa paura.
la distanza.
Si, fa paura.
O almeno, a me fa paura.
Immaginate che la persona che amiate stia distante tanti kilometri da voi.
Fa paura vero?
La distanza è una bestia orribile, la si può sconfiggere, si, ma soltanto se si ha determinazione e il coraggio di lottare, se non si ha questa due qualità, non si va da nessuna parte.
La distanza, per i più deboli, fa stare male, ma soprattutto, la distanza uccide.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“No, papá, troppe ore di macchina” poggiai una mano in fronte.
Mentre papá continuava a farmi centinaia di domande, io osservai il paese dove mi trovavo.
Le case erano malandate e un po' storte e il terreno consumato, chissá quanto tempo passavano a giocarci.
Al centro del minuscolo paese, c'era una piccola piazzetta, con una fontana al centro, che però non spruzzava acqua.
Era rotta. C'erano anche un gruppo di ragazzi, seduti su una panchina, appiccicati gli uni agli altri.
Erano sicuramente i ragazzi di cui mi parlava mia madre, nonchè amici di mio cugino.
“Vienite dentro, vi faccio vedere la casa” disse zia facendoci segno di entrare. Notai subito il caldo che faceva. Certo, anche dove vivevo io faceva caldo, ma qui era veramente insopportabile.
“Questo è l'ingresso” ci mostrò era davvero piccolo, ma non importava, mi ci sarei abitutata. c'era un piccolo corridoio che portava al salone, lì un tavolo con sopra dei fiori. A fianco una porta, la cucina. I mobili erano rovinati e graffiati, Il tetto anche e il pavimento era un po' sporco.
“Ali, vuoi vedere la tua camera?” chiese mio cugino Andrea ad un certo punto.
“Si” mi fece cenno di seguirlo. Salii i gradini delle scale di legno. Queste erano malaticcie e ogni passo provocava un cigolio, credevo potessero crollare da un momento all'altro.
Arrivati al piano di sopra mi indicò la porta e con passo veloce mi catapultai nella mia nuova camera. Non era così orribile come immaginavo. C'era un letto, un comodino e una scrivania con sopra una lampada. Le pareti erano marroni. Forse serviva un po' piú di vita, magari avrei potuto pitturarle, ma poi pensai che ci sarei dovuta stare solo pochi giorni e non ne valeva la pena.
“Allora come ti sembra?” si appoggiò alla porta
“É carina. C'è il minimo indispensabile” sorrisi buttandomi sul letto
“Dopo se ti va ti presento i miei amici” continuò L'ansia si faceva sentire. Non so perché ero ansiosa quando si parlava di ragazzi. Non so perché avevo paura.
“v-va bene..” dissi quasi sussurrando
“Dovresti sistemare i bagagli” mi fece notare
“Oh, si, adesso vado a prenderli” scattai in piedi e andai di sotto, anche lui mi seguii, ma andò in piazza dai suoi amici, insieme ad Arianna, mia cugina. Aprii il portabagli della macchina. La valigia pesava talmente tanto che cadde per terra, con aria imbranata la tirai su e con tutta la forza che avevo cercai di portarla dentro casa. camminai a gambe larghe e la valigia in mezzo per sollevarla, stavo letteralmente litigando con la valigia. Mi sentivo osservata. Si, quei ragazzi mi stavano guardando. Non ne ero sicura perché non ci vedevo da lontano. Sentii delle risatine.
«Sto facendo una figura di merda colossale» pensai.
«Come al solito mi faccio troppi complessi» Dopo un po' riuscii finalmente a portarla in camera mia. Salire le scale era stato ancor più complicato, ma ce l'avevo fatta. Sistemai tutti i miei vestiti, le mie mutande, i miei reggiseni e anche alcuni assorbenti. Si, potevano venirmi le mestruazioni da un momento all'altro. Sistemai presto tutto quanto.
«Okay, adesso scendo e vado a presentarmi. Stai calma. Non fare come al solito che rovini tutto con la tua timidezza. Sii una ragazza normale» respirai profondamente e dopo scesi di sotto.
Arianna e Andrea erano giá li con loro in piazza, a parlare, credo. Arianna corse verso di me, con stampato in faccia un sorriso enorme

“Ali, perché non vieni? non vedono l'ora di conoscerti..” sorrise Diventai presto tutta rossa.

“Perchè vogliono conoscermi?” iniziai a mordere nervosamente il labbro inferiore.
“Perchè Andrea gli ha parlato molto bene di te e allora vogliono vederti”
“E che cosa gli ha detto?" il mio cuore accellerò i battiti
“Ha detto che sei la cugina più bella del mondo” rise “Dai vieni” mi prese per la mano e mi trascinò in piazza.
«Alice, ce la puoi fare. Non devi tremare.» “Lei è Alice” si rivolse ai ragazzi seduti sulla panchina.
“Ciao” dissi timidamente Tutti erano molto carini esteticamente, ma ce ne era uno che era la fine del mondo.
Aveva la canottiera, Abbastanza muscoloso, Abbronzato, Occhi verdi e capelli castano chiaro. Era mozzafiato.
Questo fece aumentare il mio imbarazzo.
“Io sono Daniel” fece lui dandomi la mano La sua voce era così sensuale che mi fece sgliogliere. La mia mano in confronto alla sua era minuscola.
“Che mano piccola” sorrise Le mie guance erano in fiamme. «Riprenditi, cazzo alice»
“Io sono Lorenzo, piacere di conoscerti” sorrise gentile.
“Piacere, Marco” fece un altro, anche lui sorridente.
“Bene, ora che vi conoscete possiamo anche giocare a calcio, che ne dite?” disse mio cugino.
“Ma anche no, noi due restiamo qui a vedervi giocare, eh Ali?”
“Si” dissi sedendomi sulla panchina.
“Siete delle femminucce” disse daniel prendendo il pallone in mano
“Ma noi siamo femminucce” risposi ridendo. Rise anche lui.
Mentre i maschi giocavano a pallone, Arianna non faceva altro che studiarmi.
“Dimmi chi ti piace” se ne uscì lei
“Che cosa?” chiesi imbarazzata
“Dimmi chi ti piace” ripetè
“É per questo che mi fissavi?”
“Dai rispondi!” insistè
“Nessuno”
“Dai, ti piace Lorenzo?” La stavo detestando in quel momento.
“Lorenzo? ma se non mi ricordo nemmeno chi è fra quei tre”
“É quello lì!” me lo indicò
“Sembra carino, ma niente di più”
“E Daniel?” chiese curiosa
“Si, anche lui
“Perchè lui lo ricordi e Lorenzo no?”
“Smettila, non mi piace nessuno” dissi spazientita
“Va bene, ma poi me lo dirai?”
“Se serve a farti stare zitta allora si” risi I maschi avevano finito di giocare a calcio.
Ci mettemmo seduti sotto ad un albero a parlare, perfino lì si moriva di caldo.
“Che ne dite se faccessimo il gioco della bottiglia?” chiese Arianna.
No, il gioco della bottiglia? il gioco dove devi fare obblighi assolutamente assurdi e svelare verità che non saranno verità ma sempre bugie?No grazie.
“Si dai” disse Andrea.
Tutti vollero giocare. A quel punto dovetti accettare per forza.
Arianna entrò dentro casa e prese la prima bottiglia vuota che le capitò davanti e tornò da noi.
“Giro io” disse lei. Fece girare la bottiglia e la punta si fermò indicando Lorenzo.
“Obbligo o veritá?” chiese lei tutta euforica
“Verità” rispose rassegnato
“Mh, vediamo” pensò alla domanda da fare
“Sei ancora vergine?” sorrise maliziosamente
“No” rispose “Ora tocca a me a girare” prese la bottiglia.
“Aspetta, con chi l'hai fatto?” chiese Arianna
“Hey, due domande non valgono, ora tocca a me” girò la bottiglia.
Capitò Arianna.
“Obbligo” rispose lei senza bisogno che Lorenzo gli facesse la domanda.
“Ti obbligo a baciare con la lingua marco” ridemmo tutti, anche io.
“Va bene” Non si fece molti problemi, io al suo posto avrei detto di no.
Arianna baciò Marco per circa un minuto. Vedevo le loro lingue danzare insieme dentro la loro bocca. Marco le posò una mano sul fianco. Si stavano davvero divertendo.
“Quei due non si staccano più” disse daniel. Ridemmo tutti.
Arianna si staccò finalmente da Marco. Marco aveva tutto il suo rossetto sulle labbra.
“Okay, tocca di nuovo a me” girò la bottiglia.
Capitò Daniel. mia cugina mi guardò maliziosamente. Giá sapevo cosa stava per fare.
“Obbligo o veritá?” chiese lei
“Obbligo” rispose lui a braccia conserte.
“Bene, ti obbligo di stenderti sopra ad Alice e baciarla”
“Che cosa?!” mi uscii spontaneamente.
“Non vuoi farlo Al?” mi chiese Daniel, anche lui con quel sorrisino stampato in faccia.
Mi aveva chiamata Al. Nessuno mi aveva mai chiamata Al. Mi aveva appena dato un soprannome.
“Se non te lo lasci fare sei eliminata” si mise in mezzo Andrea.
“Che fifona che sei” mi punzecchiò. Io non sono fifona. Dovetti accettare per non risultare antipatica.
E io non volevo risultare antipatica.
Daniel si stese lentamente sopra di me. Ero agitatissima. Il mio cuore accellerò e credo che lui se ne fosse accorto. Mi irrigidì tantissimo. E anche di quello si accorse. Aveva addosso un profumo buonissimo. Incrociai il suo sguardo. Aveva il viso a pochi centimetri dal mio. Aveva gli occhi verdissimi. Era bellissimo. Sentii gli altri ridere, ma in quel momento mi ero persa nei suoi occhi. Fece molta attenzione a non pesarmi troppo, infatti si appoggiò con le braccia muscolose a terra, vicino al mio viso. Mi sentivo impotente sotto di lui.
“Non essere agitata” mi sussurrò all'orrecchio, in modo che potessi sentire soltanto io.
“Sei bella” continuò. A quelle parole diventai tutta rossa. Fece un sorriso malizioso e poi le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle mie. Erano morbide. Calde. Sapevano di un sapore buonissimo. Dopo non molto si staccò. Mi sorrise di nuovo e si tirò su. Anche io mi tirai su. Era stato bellissimo. A dir poco bellissimo.



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spazio autrice

salve a tutte, questo è il secondo capitolo della mia storia.
Spero lo seguiate in tante, ma spero soprattutto che vi piaccia.
Se avete domande sono su twitter @porcozain :)
Grazie a tutte

 

   
 
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