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Autore: Frostsliver    29/07/2014    2 recensioni
“Lo, there do I see my father.
Lo, there do I see my mother,
and my sisters, and my brothers.
Lo, there do I see the line of my people,
Back to the beginning!
Lo, they do call to me.
They bid me take my place among them,
In the halls of Valhalla!
Where the brave may live forever!”
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Questa storia narra le vicende delle quattro figlie di Iwaldi,creature cresciute nel grembo di una terra fertile,nate per compiere grandi imprese.
Alla corte del re Odino vivono e prosperano queste fanciulle, protette unicamente dalla loro bramosia di vita.
Sigyn, Nanna, Lofn ed Idun, quattro sorelle legate dal sangue, dal dolore, da un segreto che minaccerà di distruggerle.
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Questa fanfiction è nata dall'unione del mondo di Thor e di Game Of Thrones, due racconti molto differenti che qui si fondono per dare vita ad un racconto di amore, guerra, sangue e fedeltà.
Enjoy!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Sigyn, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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                                                                                                                                                      Cause I'm only a crack

                                                                                                                                                       In this castle of glass...

 



La notte stese d'un tratto il suo manto di oscurità sulle cime spoglie degli alberi. Ombre come fieri mastini, pronti a cacciare la luce del giorno da quelle terre ancora calde di sole.
L’Inverno affondò i propri artigli nelle lignee carni della foresta, trasformandola in una caotica distesa di ghiaccio e morte.
Il silenzio, sceso dal cielo plumbeo come neve,  giaceva sulla terra in cumuli alti almeno due piedi. Neve candida, selvaggia, ben diversa dagli ammassi di gelo e fango che si combatteva nei centri abitati.
La ragazza si guardò intorno disorientata, perdendosi nella moltitudine di tronchi che, simili a scheletrici fantasmi, si ergevano statuari in ogni direzione.
La paura le montò dentro come un’onda.

Era in trappola.
 
Il vento alzò di colpo la sua frusta, flagellando il corpo della giovane fanciulla con una forza tale da farle mancare il respiro. Le lunghe ciocche argentate si mossero come animate da vita propria, cosi come la stoffa quasi evanescente della camicia da notte.
Fu allora che si accorse di non sentire freddo.
A piedi nudi nella neve, sola, circondata dall’ oscurità, eppure la sua pelle era rimasta calda e rosea.
Un familiare odore di pelli e sonno le sfiorò il naso, riempiendola di sollievo.
Stava sognando.
Un sogno molto vivido, certo, ma pur sempre un sogno.
Un sogno, un sogno.
 
Con convizione risanata iniziò ad esaminare lo spazio circostante, alla ricerca di una  via d’uscita da quella foresta. Una via d’uscita da quel sogno. 
 
Voltati
 
La voce nella sua testa risuonò autoritaria, e la ragazza ubbidì.
Le labbra piene si rilassarono fino a formare un piccolo sorriso trionfante.Un sentiero si andava materializzando davanti ai suoi occhi. Una superficie stretta e serpeggiante, estesa fino a svanire nella notte.
I piedi si mossero rapidi nella neve, cadendo presto in una corsa disperata.
Stava per farcela.
Sarebbe uscita da li.
 
La caduta fu rovinosa.
La terra si aprì sotto di lei, facendo precipitare il piccolo corpo nel nulla. Quando toccò terra una fitta lancinante le attanagliò la schiena, la testa picchiò duramente contro il suolo ghiacciato.
 
Un infernale coro di risate si alzò all’improvviso, e la ragazza si dimenticò immediatamente del dolore che nient’altro era se non un’illusione.
Si dimenticò di trovarsi in un sogno, si dimenticò di proseguire.
La sua mente era piena di risa.
 
Volse lo sguardo in direzione di quel demoniaco verso, cercando disperatamente di rimettersi in piedi.
Li, su un ramo appesantito dalla neve, giacevano tre figure appollaiate.
*Uccelli.* pensò
Ancora quella risata.
La ragazza si avvicinò di soppiato per non spaventarli, il cuore batteva all’impazzata in una cassa toracica che sembrava in procinto di scoppiare.
Non erano uccelli.
Non erano animali.
 
Arpie
 
Demoni alati dal viso di donna che popolavano gli incubi di qualsiasi bambino.
Bestie orribili, presagio di morte.
 
La fanciulla scattò all’indietro, inciampando su se stessa.
Gli occhi vitrei delle creature la seguirono,e  le labbra livide di una di loro si schiusero per far uscire parole. Parole non umane, parole destinate a marcire nelle tenebre degli inferi.
“Salvaci, salvaci!” gracchiò, e le altre la seguirono. Il canto macabro riempì l’aria in un susseguirsi di “Salvaci, salvaci!” che si mischiarono fino a non significare più nulla.
La ragazza si portò le mani alle orecchie per chiudere fuori il caos, il suo grido di aiuto si perse nello strepitare delle arpie.
Tre tonfi secchi.
Silenzio.
La ragazza aprì gli occhi.
Le creature giacevano a terra, immobili. Le bocche aperte in grottesche smorfie e gli occhi fissi nel vuoto.
Solo una respirava ancora.
Quella che aveva gridato per prima.
Era talmente vicina che la fanciulla non dovette fare altro che allungare il collo per poterla osservare.

Quello che vide le fece esplodere la gola in un singhiozzo secco, e lacrime di ghiaccio presero a perforarle le gote come spilli ghiacciati.
Quegli occhi, quel naso...
 Un viso identico al suo, ma con grandi occhi scuri.
 
Lofn

Sua sorella.

Le labbra formarono un ultimo, ansimante, “salvami”, poi anche lei tacque per sempre.
 
 
 
Nel tepore della sua camera, Lofn spalancò gli occhi di colpo.
Le coperte frusciarono rumorosamente quando se ne liberò, cadendo in un groviglio a terra.
Il rumore sordo e martellante che l’aveva strappata al sonno continuò a riecheggiare tra le mura di pietra.
Qualcuno bussava alla porta, e quel qualcuno aveva fretta.
La fanciulla dovette ricorrere a tutta la forza di volontà che aveva in serbo per liberarsi dal torpore, riuscendo in fine ad alzarsi e a dirigersi a passi incerti verso l’ingresso.
La grande porta scricchiolò quando venne spostata quel che bastava per permettere alla ragazza di sporgersi oltre la soglia, per poi rimanere in silenzio.
In piedi davanti ad una finestra spalancata c’era Idun, la luce della notte tesseva fili d’argento nella lunga chioma mossa dal vento. L’arazzo destinato a coprire l’apertura giaceva nelle sue mani.
“Idun, ma cosa...”
La fanciulla sentì una mano stringersi al braccio con sorprendente forza.
“Lofn, dobbiamo andare via.” Disse Idun, la voce tormentata e lontana.
“Mi fai male, lasciami” rispose Lofn, cercando di ritirare il braccio. Come risultato ebbe solo una strattonata tale da farla quasi cadere in avanti.
“Ma sei impazzita?” sibilò
“Non possiamo rimanere qui, per favore. Verranno a prenderci. Devo salvarti.”
Le parole della fanciulla erano sconnesse e deliranti, ma animate da un fuoco che sembrava in grado di bruciarla dall’interno.
Lofn ne ebbe paura.
“Entra, stanotte dorm...”
Un’ulteriore strattonata la gettò a terra. Lofn cercò di divincolarsi, gridare, ma la sorella la inchiodò a terra con il peso del proprio corpo.
“Tu vieni con me, mi hai sentito? DEVO SALVARTI”
Le ultime parole uscirono rimbalzarono contro le pareti come un ruggito.
 
Lungo il corridoio una porta si aprì di scatto.
“Ma cosa diamine state facendo?”
La voce distrasse Idun per un istante, e Lofn ne approfittò per liberarsi.
Dal fondo del corridoio Sigyn le indirizzò uno sguardo tanto interrogativo quanto furioso.
Idun tentò di risbattere la sorella a terra, ma con un movimento fulmineo Sigyn fu da lei, afferrandola per un polso e bloccandola al muro.
“Qualcuno è tanto gentile da spiegarmi per quale fottuta ragione siete qui fuori a prendervi a botte nel cuore della notte?”
Idun farfugliò qualcosa, per poi tentare di sfuggire alla presa della maggiore. Sigyn la spinse contro la pietra senza troppi complimenti.
“Dunque?” disse poi, volgendo gli occhi a Lofn.
“Non lo so. Quando le ho aperto ha iniziato a dire cosa senza senso...”
“Dobbiamo andare via!” la interruppe Idun
“Ecco, appunto” continuò. Sigyn storse la bocca in una smorfia contrariata per poi lanciare un’occhiata sospettosa a Idun che, immobile, sembrava reggersi a stento in piedi.
“Sta dormendo” constatò in fine “aiutami a portarla in camera sua”
“No, dorme da me” insistette Lofn.
Sigyn alzò le spalle, per poi caricare di peso la sorella esanime. Lofn si mosse per darle il suo aiuto, ma venne scanzata con un rapido movimento della mano.
“Tranquilla ce la faccio. Vai a svegliare Nanna, è l’unica qui che sa come gestire una situazione del genere. Lo ha fatto altre volte”
“Sono qui” la voce di Nanna giunse come un sussurro, e la sua figura si stagliò davanti a loro simile ad un’apparizione. Cosi vestita di bianco e con i capelli sciolti lungo la schiena poteva tranquillamente essere scambiata con uno spirito della foresta. Con fare gentile sollevò l’arazzo caduto a terra per  rimetterlo al suo posto, sempre cercando di non fare rumore.
“La porto dentro” disse Sigyn, per poi sparire nell’oscurità della stanza.
 
 
 
Idun giaceva silenziosa sul letto. Da quando si era svegliata non aveva proferito parola, limitandosi semplicemente a torturarsi le mani e a scrutare il vuoto con sguardo spento.
Le sorelle si erano sistemate in diversi punti della camera illuminata dalla lattea luce della luna. Nanna sedeva accanto alla sorella, le accarezzava i capelli mormorando parole impossibili da udire mentre Lofn osservava la scena con espressione preoccupata.
Sigyn invece si muoveva a grandi falcate attraverso la stanza, comportandosi come un animale in gabbia.
“Idun, cos’è successo di là?” tentò Nanna, continuando a giocare dolcemente con le ciocche argentate. “Vuoi raccontarcelo?”
“È stato orribile” la voce di Idun era rotta e piena di pianto.
“Cosa, il sogno?”
“Non era un sogno.”
Nanna tacque per qualche istante, cercando di capire quale significato nascondessero quelle parole.
Sigyn sbuffò impercettibilmente.
“Certo che era un sogno” disse con tono brusco
“Sigyn” la ammonì  Nanna.
“Cosa?”
Nessuna risposta.
Silenzio.
“Una di loro aveva il volto di Lofn” disse Idun d’un tratto. Le sorelle si scambiarono sguardi interrogativi.
“Chi Idun?” chiese Lofn
“Le arpie. Una aveva il tuo volto, mi ha detto che dovevo salvarla e...”
Una crisi di pianto colpì Idun, costringendola ad interrompere il racconto.
Nanna cinse le braccia intorno al piccolo corpo, e Idun  affondò il viso nella cascata di capelli biondi della sorella.
“Tranquilla piccola mia, è tutto finito”
Idun si liberò dall’abbraccio con una spinta, visibilmente turbata mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance.
“No, non è tutto finito! Dobbiamo andare via, so che succederà qualcosa” le parole piacchiarono l’aria come pietre.
“Siamo al sicuro qui, non devi.”
“Sta zitta”
Nanna lanciò uno sguardo indignato verso Sigyn.
“Scusa, per quale motivo...”
“Ti ho detto di stare zitta” la interruppe nuovamente, lo sguardo fisso sulla foresta dall’altra parte della finestra che era stata liberata per far entrare aria fresca.
“Cos’hai?” Disse Lofn, raggiungendo la sorella. Volse gli occhi verso l’esterno, tentando di capire cosa avesse attirato l’attenzione della maggiore.
Inizialmente non vide nulla, ma poi, delle ombre si mossero tra gli alberi.
Uomini, uomini a cavallo.
“C’è qualcuno” disse Sigyn, le sorelle trattennero il respiro “Devo svegliare Freya e Iwaldi. Restate qui”
“Nemmeno per sogno, ci penseranno le guardie ad avvisarli.” Lofn si aggrappò al braccio di Sigyn come per fermarla.
“Non essere sciocca, quel branco di cani è inutile. Barricate la porta finchè non torno”
Nanna si alzò dal letto per porsi tra la sorella e la porta.
“Sigyn, non andare” la voce di della giovane risuonò di paura repressa.
“Stai tranquilla, sicuramente non è nulla.”
Un coro di grida si alzò nella notte.
Sigyn si precipitò a raggiungere la finestra, seguita a ruota dalle altre quattro.
Un sussurro strozzato salì dalla gola di Lofn
“Ci attaccano”




ANGOLO DELL' AUTORE:
Salve gente! Eccomi con il continuo della storia che spero che possa soddisfare la vostra voglia di colpi di scena. Sto già lavorando al seguito, giuro che non vi farò attendere cosi tanto per sapere cosa succederà poi. Devo darmi una regolata o non arriverò mai alla fine.
Bene, per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi.
Alla prossima!
Frostsliver
 
   
 
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