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Autore: Lurilala    29/07/2014    1 recensioni
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Avrebbe aspettato. Avrebbe aspettato di fiorire. E poi glielo avrebbe detto.
"Sai Lisa? Mi sono proprio stancata di aspettarti sempre. La prossima volta che ritardi, me ne vado per la mia strada."
Michela strinse le labbra. Fu il vento a parlare per lei.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOME SU EFP E FORUM: Lullopola
TITOLO: Gentilezza in un sorriso § La prossima volta non ti aspetto
RATING: Verde
GENERE: Introspettivo, sentimentale
AVVERTIMENTI: //
NOTE: //
PROMPT: Ritardo, timidezza, dalie
PACCHETTO: Dalia
CITAZIONE: La sincerità non è questione di volontà, ma di talento. [A.Huxley]




Gentilezza in un sorriso § La prossima volta non ti aspetto



Michela socchiuse gli occhi, dondolandosi sui talloni, appoggiata alla ringhiera.
Rimase ferma, un lieve sorriso a incresparle le labbra, sotto i raggi caldi del sole.
Lei aveva sempre amato il caldo; i raggi tiepidi che le accarezzavano il viso la facevano sentire a casa, sempre.
Stava aspettando Lisa, la sua migliore amica. Si erano date appuntamento in quel parco per andare a prendere un gelato in centro, ma la ragazza non era ancora arrivata.
Michela sospirò, staccandosi dal muro e avvicinandosi all'altalena; era abituata ai ritardi dell'amica, ma erano venti minuti che la aspettava e Lisa non si era ancora presentata.
Si passò una mano fra i folti capelli castani con alcune ciocche tinte di rosa. Era stata Lisa a convincerla a tingersi di quel colore.
Ovviamente i suoi genitori non le aveva permesso di colorarsi tutti i capelli, ma alcune ciocche sì. Non che a Michela piacesse così tanto quel colore, ma non aveva obbiettato quando Lisa gliel'aveva proposto.
Avrebbe di gran lunga preferito l'arancione, ma non gliel'aveva detto.
Non era capace, lei, a dire quello che pensava. A volte ci provava, ma essere contrari a qualcosa era sempre troppo difficile.
Michela non aveva carattere. Sostenere un'opinione era troppo complicato, necessitava di una grinta che lei non possedeva. Era molto più facile assecondare gli altri.
Si spinse pigramente con i piedi, facendo dondolare l'altalena.
Uno sbuffo di vento fece ondeggiare i suoi capelli in avanti e arrivarono a pizzicarle il viso pallido.
Ma in fondo andava bene così. Tutti la apprezzavano per questa sua capacità di assecondare e Michela non voleva altro che essere apprezzata.
Lei era solo un anima buona, che non voleva nemici.
Lei era quella ragazza alla quale, quando chiedevano qualcosa, sfuggiva sempre un sorriso gentile e timido -di chi ha paura di disturbare-. Diceva "Prego, fai pure" e "Grazie" in un sussurro.
Eppure qualcosa oltre quella silenziosa timidezza c'era. C'erano tantissime cose, dentro di lei, cose che non tirava mai fuori per paura del disprezzo degli altri.
Michela sospirò, facendo correre il suo sguardo per il prato. A lato del parco, vicino allo steccato che lo divideva dalla strada, c'erano dei vasi illuminati dal sole. Dentro di essi, c'erano grandi fiori colorati e baciati dal sole.
La ragazza si alzò, avvicinandosi alle dalie; le piacevano quei fiori, quei fiori che se ne stavano dentro la terrina senza disturbare nessuno.
Durante l'inverno erano immobili e il freddo faceva loro troppo male; ma poi arrivava il sole e la primavera e loro fiorivano.
Accarezzò quei petali, tutti di tonalità diverse. Il giallo e il rosso predominavano ma c'erano molti fiori con corolle screziate e bicolore, dalle sfumature più affascinanti.
Michela rimase in ginocchio a fissarle; le sarebbe piaciuto essere una dalia.
Avere petali così belli, così colorati, e vedere la gente fermarsi e accarezzarli con un dito. Fremere sotto le calde carezze del sole e sentirsi forti.
Certo, avrebbe dovuto soffrire gli squarci dei gelidi artigli dell'inverno, ma poi avrebbe avuto tutta l'estate per esplodere nella sua bellezza.
Michela abbozzò un sorriso e si tirò in piedi; l'inverno sarebbe passato anche per lei, ne era sicura. Il sole di luglio l'avrebbe fatta fiorire, un giorno.
Socchiuse gli occhi e una folata di vento caldo le sfiorò il viso, sussurrandole in una lingua segreta.
Ammirazione. Ecco cosa provava per quelle bellissime dalie. Perchè loro erano sopravvissute alla crudeltà dell'inverno e avrebbero continuato a farlo, sempre. Perchè avevano la dolcissima speranza di fiorire di nuovo.
Sentì una voce chiamare il suo nome e si voltò, incontrando il viso tondeggiante di Lisa. I suoi capelli biondi e ricci sobbalzavano sulle spalle a ogni passo. Aveva il fiatone e le gote arrossate.
-Scusa, sono in ritardo.- esclamò e Michela si esibì in un sorriso gentile.
-Non preoccuparti.- rispose mentre il sole brillava nei suoi occhi verdi, facendo un passo avanti.
-Allora, andiamo a prendere il gelato?- propose e Lisa squittì gioiosa, approvando e iniziando a raccontare un infinita sfilza di avvenimenti che l'avrebbero fatta arrivare in ritardo.
Tanto Michela sapeva che si era semplicemente dimenticata l'orario dell'incontro, come sempre.
Scosse la testa, ma non disse nulla. Come al solito.
In realtà lei odiava dover aspettare Lisa. Odiava dover attendere sempre qualcun altro per cominciare a camminare. Avrebbe voluto contare solo su di sè, solo sul suo stelo per vivere.
Avrebbe aspettato. Avrebbe aspettato di fiorire. E poi glielo avrebbe detto.
"Sai Lisa? Mi sono proprio stancata di aspettarti sempre. La prossima volta che ritardi, me ne vado per la mia strada."
Michela strinse le labbra. Fu il vento a parlare per lei.
  
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