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Autore: sorita    29/07/2014    3 recensioni
-Mamma, siamo arrivati?
La bella ragazza abbassò lo sguardo, guardandolo teneramente e accennando ad un sorriso.
Lasciò per un attimo la valigia e lo prese in braccio, stampandogli un bel bacio sulla guancia e sistemandogli i capelli.
-Si, tesoro mio. Siamo a casa.
Forgive me for What I've done....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una goccia, poi un’altra e un’altra ancora.
Taichi poteva benissimo sentirle dalla sua camera.
Era disteso sul letto e fissava il soffitto della sua stanza.
Nonostante la posizione, riusciva benissimo a sentire il rimbombo delle gocce del rubinetto del bagno.
Finalmente a casa sua regnava il silenzio.
Era da solo, i suoi ed Hikari non c’erano.
Erano passate altre due settimane dalla gita al parco divertimenti ed erano arrivati a fine Luglio.
Quell’uscita che, tolto quel brutto episodio alla fine, era stata davvero bella.
Erano successe un pò di cose da quella volta.
La sera stessa, andarono a cena fuori, per sdramatizzare ciò che era accaduto.
Con Sora parlarono del fatto se raccontare o meno ciò che era successo ai propri genitori: lei propose di evitare, lui invece il contrario.
Ma la bella ragazza risultò avere ragione: al racconto, susseguì una grande litigata con i signori Yagami e con Toshiko.
I nonni si erano affezionati a Shinichi, e sopratutto amavano l’idea di avere un nipote e un  bambino piccolo da accudire.
Come la maggior parte dei neo nonni, a volte si lasciavano troppo prendere dal ruolo che avevano assunto da pochi mesi e dall’esperienza di genitore che vantavano di avere.
Così, alla sola notizia della perdita breve di Shinichi, non si trattennero dal rimproverare entrambi i genitori, persino Sora.
Ciò fece infuriare a dir poco Taichi, il quale cominciò a ricordare qual era il loro posto e che Shinichi non era loro figlio.
In realtà, lo scoppio di Taichi verso i suoi genitori e a volte verso Toshiko, era dovuto anche ad altri fatti.
Le riunioni di famiglia stavano diventando davvero pesanti, ma non più per la situazione tra lui e la madre del suo bambino.
I nonni avevano cominciato fin troppo a strapazzare Shinichi, per non parlare dei regali che gli facevano ogni volta, ormai Sora non entrava più neanche nella sua camera per tutti quei giocattoli.
Inoltre, lo viziavano, accontentando ogni sua voglia o capriccio e questo a Taichi non andava giù.
Dapprima, queste specie di pranzi o cene familiari venivano fatte anche tre o quattro volte a settimana, ora il bel giovane dalla chioma castana le aveva limitate solo nel weekend.
Più volte erano usciti dei litigi, anche di fronte a Sora e al piccolo, in cui il figlio dei Yagami rimproverava i genitori.
Questi ultimi replicavano sempre con la loro solita scusa, ossia che avevano cresciuto per bene loro, quindi ogni decisione che prendevano sul nipote non doveva poi essere così sbagliata come sosteneva il figlio.
Ma secondo Taichi, un conto era un figlio e un conto un nipote, si sapeva che quest’ultimo veniva trattato diversamente.
A volte si chiedeva cosa pensasse la giovane Takenouchi, ma vista ancora la situazione di tensione e di colpa che provava, non si sbilanciava molto e se ne restava in silenzio, rispettando la solita legge che le era stata dettata.
Solo una volta scoppiò anche lei, ma a modo suo.
Non urlando o facendo sceneggiate.
Suo figlio aveva appena finito di mangiare il gelato e ,siccome non era molto grande, i nonni gliene offrirono un altro.
Cosa che evidentemente alla madre non andò giù.
Lei ci aveva lavorato tanto su questi aspetti, per esempio lo aveva abituato a mangiare il gelato solo nel periodo estivo e al massimo tre volte a settimana, non di più.
Così, spiazzando tutti, per la prima volta aprì la bocca davanti ai presenti, ma sirivolse direttamente al figlio, con sguardo deciso e severo:
-Shinichi! That’s enough!
Una semplice e breve frase in inglese che però fece immobilizzare il bimbo e rifiutare subito l’altro gelato.
Il bambino sapeva che quando la madre gli parlava in inglese davanti ai nonni era perchè aveva raggiunto un certo limite e farla arrabbiare era l’ultima cosa che voleva.
Taichi rimase alquanto sorpreso dall’obbedienza che il piccolo mostrava verso la madre, Sora lo aveva cresciuto bene, cercando di limitargli i vizi e riuscendo a fargli capire che doveva obbedire ai genitori.
Per questo il giovane Yagami si infastidiva ancora di più quando vedeva i genitori cercare di sabotare tutti gli sforzi della ragazza.
Per carità, lui amava con tutto se stesso la sua famiglia e Toshiko, ma a volte lo facevano davvero infuriare.
 
Ma c’era un’altra cosa che lo turbava, un’immagine che gli appariva spesso da quella giornata al parco divertimenti, ed era lei che piangeva disperata tra le sue braccia.
Lei che lo stringeva e gli chiedeva di trovare il loro bambino.
Quel momento era stato pieno di emozioni: da una parte sentiva la disperazione e la sofferenza della fanciulla, dall’altra il suo calore.
 
Finalmente spostò lo sguardo, dal soffitto al suo comodino.
Lì, Taichi aveva esposto le foto fatte durante quella giornata, tra cui quella che ritraeva loro tre insieme, tutti sorridenti.
Dopo averla osservata per bene, allungò il braccio e la prese, mettendosi poi a sedere sul letto.
La esaminò ancora meglio.
Ultimamente aveva desiderato più volte di passare dei momenti da solo con loro due, in tranquillità, senza nonni e zii che quasi litigavano nel contendersi e tenere il loro bambino.
Purtroppo, era cosa rara ultimamente.
Lui aveva avuto da fare.
Una sera li aveva invitati a cena ed erano andati fuori, lontano dalla famiglia.
E anche quella volta fu davvero piacevole.
Ma in quelle due settimane, Taichi stava con  Shinichi solo fino a pranzo, poi lo riportava a casa Takenouchi.
Lo teneva durante le ore dello stage di Sora, non passava tutta la giornata con lui come era solito fare fin dagli inizi.
Ciò, fece preoccupare proprio il piccolo che innocenetemente gli chiese se fosse arrabbiato con lui per via del parco divertimenti, e gli promise per l’ennesima volta di non fare mai più una cosa del genere.
Shinichi era davvero agitato all’idea che il padre lo volesse vedere solo metà giornata, ma Taichi cercò di rassicurarlo, dicendogli che era solo perchè aveva delle commissioni da sbrigare.
Non era l’unico, però, a preoccuparsi.
L’altra fu prorpio Sora, che cominciò ad imparanoiarsi anche lei.
Ne pensò di tutti i colori, cercò di trovare il perchè di quel comportamento ipotizzando qualsiasi cosa.
All’inizio pensava che gli avesse dato fastidio tutto ciò che era accaduto, dalla perdita del piccolo al suo comportamento fragile per il quale Sora stessa si era odiata.
Poi ipotizzò che aveva deciso di non voler vedere più Shinichi perchè forse si era stufato.
Insomma, aveva passato notti intere a pensare anche lei.
Era davvero preoccupata per lui.
Lo aveva visto cambiare e ammutolirsi alle riunioni familiari, ormai era l’unica occasione dove si potevano vedere.
Era diventato davvero strano da dopo la loro ultima gita, ed era ovvio così che lei cominciasse a pensare di aver fatto qualcosa di male o comunque che gli stesse accadendo qualcosa.
Anche per questo, lei a quelle riunioni continuava a non importunarlo, nè con lo sguardo nè a parole, ma solo col pensiero, che era fisso su di lui.
Perchè non solo Taichi era stato bene quelle volte, ma anche lei aveva trovato bellissime quelle uscite.
 
Il giovane Yagami osservò quella foto per una mezz’ora buona, senza neanche accorgersene.
Solo il rumore di apertura della porta di casa lo fece risvegliare.
Capì subito che erano i suoi genitori poichè riconobbe la voce della madre.
Guardò l’orologio, era già arrivata l’ora di cena.
Infatti, poco dopo, vide affacciarsi in camera Yuuko che gli sorrise:
 
-Noi siamo pronti, andiamo?
 
Quel Mercoledì sera, non si sa per quale motivo, Taichi aveva concesso di fare una cena di famiglia, ovviamente a casa Takenouchi.
I suoi genitori non lo trovarono strano, pensavano solo che gli era passato il suo nervosismo di quelle settimane e che finalmente si ritornava a mangiare insieme spesso come una volta, e non solo nel weekend.
Il bel ragazzo si alzò, annuendo e posando delicatamente quella bellissima foto sopra il comodino, gli piaceva davvero molto.
Quasi che l’accarezzò prima di uscire dalla sua stanza.
 
Partirono tutti insieme e arrivarono subito a destinazione.
Ad aprire fu proprio Toshiko, che li salutò col suo solito sorriso.
Taichi non fece in tempo ad entrare che suo figlio gli saltò sopra, ma ormai ci era abituato, così lo prese agilmente, scoccandogli un bacio.
Il suo sguardo andò poi a cercare Sora, la quale era indaffarata ai fornelli poichè era stata lasciata sola dalla madre.
Portava un bellissimo e semplice vestito rosa e i capelli legati in quella treccia così elegante.
La guardò un altro poco, per vedere se si sarebbe girata, ma aveva davvero da fare, così fece scendere il figlio dalle braccia e cominciò a chiedergli cosa avesse fatto.
 
-Oggi pomeriggio la mamma mi ha portato in giro per negozi e mi ha comprato dei vestiti nuovi! E ha detto che ero bellissimo! Li vuoi vedere?!
 
-Certo, ma dopo aver mangiato!- rispose sorridendogli e pizzicandogli la guancia.
 
-Oh, ma non avevi detto che non gli serviva nulla e che aveva tutto?- la domanda spontanea di Yuuko fece voltare Sora che la guardò perplessa.
 
Ovvio che le aveva detto una cosa del genere, voleva pensare lei a queste cose. Era lei la madre, mai e poi mai avrebbe rinunciato a provvedere al suo angelo.
Ma tutto ciò lo pensò solamente, per poi voltarsi e continuare il suo lavoro. Non voleva essere scortese con Yuuko, lei era solo troppo gentile e troppo buona, il problema era che esagerava col nipote, voleva comprargli di tutto.
E poi, se glielo avesse lasciato fare, Toshiko, giustamente, l’avrebbe rimproverata.
Taichi capì ogni cosa e pensò che Sora avesse proprio ragione e che non risponderle era stato davvero saggio, infondo parlare con sua madre era come parlare con un muro.
Fu tutto pronto in una decina di minuti, così si sedettero a tavola.
Mentre La giovane madre andava a prendere posto, incrociò finalmente lo sguardo di lui e si salutarono con un sorriso, limitandosi, però, solo a quello.
Si sedette al solito posto, tra la signora Takenouchi e suo figlio, il quale era seguito da Taichi.
Ovviamente, in quel periodo, quella specie di riavvicinamento era stato notato da tutta la famiglia.
Toshiko aveva confidato a Susumo e Yuuko che, ogni volta che Taichi riportava il bambino a casa loro, lanciava sguardi verso la porta della camera di Sora, e aveva raccontato anche di quando lui era andato di sua spontanea volontà a parlare con lei in camera sua.
Per non parlare poi di quando discutevano tutti insieme, anche con Hikari e Takeru, di quelle loro uscite a tre.
Insomma, erano terribilmente pettegoli e, anche se non lo davano a vedere in loro presenza, speravano davvero in un ritorno di fiamma dei loro ragazzi.
 
Cominciarono a mangiare e Sora si chiedeva quale sarebbe stato l’argomento della serata.
Iniziarono parlando della giornata di Shinichi, che raccontò cosa avesse fatto la mattina col papà e il pomeriggio con la mamma.
Non sapeva perchè, ma quando erano tutti insieme, a Sora la fame passava subito.
Cominciò un pò a spizzicare con la forchetta la pietanza che aveva sul piatto, non alzando dunque lo sguardo da lì.
Taichi la guardava con la coda dell’occhio, per poi fissare anche lui ciò che aveva davanti.
Neanche il giovane padre aveva molto appetito in quel periodo.
Entrambi quasi si estraniarono da quella conversazione, per un bel pò, fino a quando Susumo fece una proposta generale.
 
-Che ne dite di andare a pranzo fuori Domenica? Una bella uscita in famiglia.
 
Sora lo guardò un pò sorpresa, ma non stava a lei decidere, quindi non si scompose.
 
-Caro, è una bellissima idea! Potremo andare fuori città, così da fare una piccola gita!- intervenne sua moglie.
 
-Bè, potrebbe essere carina come idea, papà.- disse poi timidamente Hikari, non sapendo con certezza cosa ne pensasse il fratello.
 
Ma quest’ultimo ancora non rispondeva, così, per evitare qualche momento silenzioso, cominciarono a chiedersi tra di loro dove potessero andare.
Non udendo alcuna reazione di Taichi, Sora ebbe coraggio di posare lo sguardo su di lui, tenendo sempre la testa un pò chinata.
Lo vide sospirare e, dopo un sorso d’acqua, fermò la conversazione:
 
-Questo week end no, non ci siamo.
 
A quella risposta, non solo Sora ma tutti i presenti lo guardarono dubbiosi.
Il bel ragazzo dagli occhi nocciola si voltò verso Shinichi, accarezzandogli la testa e sorridendo:
 
-Andiamo al mare, ti va?
 
Il bambino, in tutta risposta, sorrise a trecentosessanta gradi  e lo abbracciò entusiasta, gridando felice che non vedeva l’ora.
Amava il mare, la spiaggia e il sole.
Sora riportò l’attenzione sul suo piatto, poi gli avrebbe chiesto a che ora lo avrebbe passato a prendere.
 
-Bè, state fuori tutti e due i giorni?
 
-Si, e dormiamo anche fuori, tutti e tre, quindi non ci siamo neanche Sabato.
 
A quella frase tutti si ammutolirono, ma chi si sconvolse di più fu proprio lei, la quale si impietrì, rimanendo immobile nella sua posizione.
Poteva così benissimo sentire il forte battito del suo cuore, ma stava davvero intendendo anche lei?
 
-Sabato sera c’è una cena organizzata dalla mia azienda in un bell’hotel in riva al mare, e ci hanno dato la possibilità di portare ognuno la propria famiglia e, visto che a Shinichi piace tanto l’estate e farsi il bagno, ho anche prenotato una camera nello stesso hotel, ovviamente se per te va bene, Sora.
 
Credeva di sognare, o di svenire da un momento all’altro.
Alzò finalmente lo sguardo, per incrociare il suo: era davvero serio, non stava scherzando e si stava rivolgendo direttamente a lei.
Per quanto si sentisse totalmente in un’altra dimensione, non riusciva nenche a sentire suo figlio incitarla ad accettare la proposta del padre.
Hikari non si stava perdendo per niente al mondo quella scena, era così felice dentro per la proposta del fratello!
Sapeva quanto l’aveva amata, e credeva che davvero non sarebbe riuscito più ad amare nessun’altra.
Yuuko diede più gomitate al marito, senza togliere la sua attenzione da ciò che aveva davanti.
L’ennesimo abbraccio del figlio le ricordò di essere nel bel mezzo di una conversazione, e che tutti stavano aspettando la sua risposta:
 
-V-va bene, Taichi.
 
Lo vide sorriderle, per poi sedersi di nuovo per bene e continuare a mangiare e a bere.
Ecco perchè la cena intrasettimanale, era tutto studiato.
Mentre i presenti cercavano di riprendere la conversazione per creare di nuovo quella apparente normalità che vi era stata fino a qualche minuto prima, Sora si sentiva totalmente persa e disorientata.
Non spostò lo sguardo dal suo solito piatto, intatto.
Faticava quasi a respirare per tutto ciò che era accaduto.
Insomma, sarebbero stati lei, Shinichi e lui, solo loro tre, un intero week end, e , da come aveva compreso, in una sola camera.
Quello che sentiva dentro, era un’esplosione, ma non negativa, quasi di felicità.
Le apparì in mente l’immagine che aveva da sempre voluto, di una famiglia serena e felice.
E perchè no? Perchè non fantasticare su tutto ciò? Se poi sarebbe uscito fuori che era tutto fatto per il figlio, avrebbe sofferto solo un pò di più, ma ne aveva passate così tante che non aveva più paura di ricevere delusioni.
Quasi che le veniva da piangere per la felicità, per quei brividi che aveva dentro.
Davvero, non vedeva l’ora che arrivasse quel week end.
 
 
 
 
 
 
 
 
E arrivò davvero in fretta.
La mattina, Taichi li andò a prendere presto, e per le otto partirono.
Sora raccontò che Shinichi era così entusiasta a tal punto di alzarsi alle sei e mezza.
Il bel Yagami notò infatti un pò di stanchezza negli occhi della ragazza, chissà come l’aveva torturata, e senza pensarci le chiese scusa.
Non immaginava che il loro bambino si emozionasse così tanto per una loro gita.
La fanciulla intervenne subito dicendogli che non era affatto colpa sua.
Shinichi amava il mare, e in California faceva più o meno lo stesso.
In realtà non era proprio così; si, era sempre felice di andare in spiaggia, ma quella volta era davvero euforico, tanto da far capire alla madre quanto ci tenesse a stare da solo coi suoi genitori.
Tante volte il piccolo aveva chiesto innocentemente perchè dovevano vivere separati, perchè non potevano stare sempre insieme come facevano altre famiglie.
L’intelligenza di Shinichi non era sempre un lato positivo, anche per questo fatto.
Si accorgeva delle minime cose, osservava silenziosamente altre famiglie e bambini e riusciva a captare le differenze.
Sora doveva sempre trovare scuse su scuse, in realtà con la storia del lavoro si era appigliata sul fatto che non avessero abbastanza soldi , momentaneamente, per avere una casa tutta loro e che doveva aspettare.
E ciò non era del tutto falso.
La giovane Takenouchi stava aspettando, per l’appunto, di accumulare un pò di soldi per poi andare in affitto in un altro appartamento.
Quindi, poi, avrebbe dovuto trovare un’altra scusa.
Per il momento, poteva anche non pensarci.
Arrivati a destinazione, non si perse tempo e la giovane famiglia cominciò ad accamparsi in un pezzettino di spiaggia.
Erano le dieci ormai, avevano fatto due ore di viaggio, contando anche una piccola sosta.
La prima cosa che Sora fece, fu quella di mettere la crema solare al piccolo, ma le servì l’aiuto di Taichi, era davvero irrefrenabile.
 
-Su, Shinichi, sta buono, non fugge via il mare.- cercò di calmarlo il papà.
 
-E’ tardi, papà! Guarda, c’è già tanta gente! E Tanti bambini sono a farsi il bagno! E io sono ancora qui! Vedi mamma?! Dovevamo partire prima.
 
L’interessata rise divertita, non smettendo però di finire la sua operazione.
Una volta terminata, si alzò assieme al figlio e, nel mentre raccoglieva i suoi capelli dorati in una coda, si rivolse a Taichi:
 
-Lo accompagno alla riva se no non ci parla più...
 
Il ragazzo rise e si alzò anche lui:
 
-Io vado a portare le borse in hotel, ma faccio subito e vi raggiungo, ok?
 
Non fece neanche in tempo a sorridergli, che Shinichi prese per mano la mamma e cominciò a tirarla verso la riva.
Per quanto avesse fretta, non avevano potuto depositare con calma i bagagli nella loro camera prenotata, così Taichi propose di dividersi questi compiti provvisori: lui avrebbe pensato ai bagagli e lei avrebbe iniziato la giornata al mare col piccolo.
Sora riuscì a prendere al volo i braccioli per il figlio, ma era davvero tremendo.
Non appena si avvicinarono alla riva, cercò di buttarsi in acqua, ma era davvero gelida, anche per lui, così ci volle un pò prima di abituarsi a quella temperatura.
Sora rise tutto il tempo, suo figlio era davvero buffo.
Ogni passo che faceva dentro a quell’acqua gelida, gli provocava un’espressione in viso di quasi sofferenza, ma voleva combatterla, doveva farsi il bagno!
Nel mentre, aveva già conosciuto due bambini che erano già immersi in acqua, motivo in più per sbrigarsi.
Quando Sora notò che ormai si era abituato a quella temperatura, gli fece mettere i braccioli, per stare più sicuro.
Fu così che conobbe la madre di quei due piccoli che avevano fatto già amicizia con il suo Shinichi.
Scherzarono un poco, come fanno due madri, sui giochi che si stavano inventando per passare il tempo.
Passò velocemente anche un’oretta, in cui Sora non ebbe neanche coraggio di farsi il bagno.
Aveva sempre sofferto per l’acqua gelida e, in quei casi, si era sempre accontentata di bagnarsi un poco per rinfrescarsi.
Non aveva fatto caso dell’ora passata , solo quando la signora che aveva appena conosciuto chiese dell’ora al marito se ne rese conto.
Così, spontaneamente, si voltò verso il punto in cui vi era il loro ombrellone e intravide subito Taichi.
Il bel ragazzo dal fisico quasi scolpito era fermo, un pò distante da lei, e stava chiacchierando con due belle ragazze.
Esatto, due bellissime fanciulle.
Si voltò subito, col cuore che le batteva a mille.
Col sottofondo del pulsare del suo sangue sulla tempia, fece finta di guardare suo figlio, che stava facendo finta di combattere contro le piccole onde assieme ai suoi nuovi amici.
Ma ciò che le cominciò a frullare in testa, era l’idea di essere una stupida, di nuovo.
Aveva pensato molte volte, in tutti quegli anni, e anche da quando era approdata di nuovo ad Odaiba, del fatto che Taichi potesse aver conosciuto altre donne.
Insomma, alla fine era anche normale.
Lei era davvero sparita dalla sua vita per sei anni, perchè doveva ancora pensare a lei?
Si, avevano ora questo figlio che li legavano, ma non obbligavano entrambe le parti ad amarsi.
Aveva ragione sua madre, era una perfetta egoista.
In realtà Sora non  era mai stata convinta del fatto che, una volta tornata, lui si sarebbe riconciliato con lei, anzi, il contrario.
Ma, come Toshiko le aveva detto nei primi giorni del suo ritorno, il suo comportamento faceva capire tutt’altro, che sembrasse essere tornata con la grande convinzione di ottenere tutto quello che aveva prima.
Non era affatto così, lei era tornata decisa, col solo scopo di spiegare la verità e sopratutto di rendere felice e meno misteriosa la vita di suo figlio.
Lei lo aveva fatto solo per lui, e anche per il futuro di Taichi.
Ma ora più che mai, si sentiva davvero stupida.
Si allontanò un poco dalla signora appena conosciuta, in quel momento aveva davvero bisogno di calmarsi per non rovinare tutto.
Ovviamente, teneva sott’occhio suo figlio, che sembrava si stesse divertendo tantissimo.
Nel mentre la sua testa era immersa da mille pensieri, si sentì accarezzare la schiena e contemporaneamente una mano sulla spalla.
Quella stessa mano la fece voltare con forza e Sora si trovò subito davanti un ragazzo alto, dai capelli corti e scuri e gli occhi castani.
Notò un secondo accanto a lui, dai capelli castani chiaro e poco più lunghi dell’altro.
La fanciulla li osservò, non capendo subito la situazione.
 
-Che ci fa una bella ragazzina quì tutta sola?- Fece il primo, allungando il braccio fino a circondarle tutte le spalle.
 
La giovane Takenouchi capì che erano solo due stupidi ragazzi, così sciolse subito la presa e mise le cose in chiaro:
 
-Non sono da sola, sono con mio figlio.
 
Quello che si aspettava era una facile arresa, ma li vide scoppiare a ridere.
 
-Tu? Un figlio? Avrai vent’anni!- esclamò il ragazzo dai capelli castani.
 
-Questa scusa non l’abbiamo mai sentita!-fece l’altro.
 
Ma Sora non si scompose e non cambiò la sua espressione contrariata.
Ci mancava solo quei due, ancora nella mente navigava l’immagine di Taichi e delle due donne.
I due arrivati si accorsero della serietà di colei che avevano di fronte.
 
-Ho venticinque anni ed ho un figlio, perchè non andate a divertirvi con gente del vostro calibro?
 
Si era davvero innervosita, non tanto per quei due, ma per l’idea che il bel Yagami fosse dietro di lei con altre persone.
Però, i due fanciulli non si mossero di un millimetro da quella posizione, anzi, il moro le mise di nuovo il braccio attorno alle spalle:
 
-A noi piacciono le ragazze madre, sono “facili da gestire”.
 
Da lontano, ad intravedere la scena c’era proprio Taichi.
Aveva da subito notato l’avvicinamento dei due a Sora, così cominciò a troncare il discorso che aveva iniziato con le due ragazze attualmente di fronte a lui.
 
Il giovane Yagami, non appena tornò dall’albergo, incontrò casualmente proprio Makino e la sua amica.
Makino era la nipote del suo futuro capo, e aveva un anno meno di lui.
L’aveva conosciuta ai tempi dei vari tirocini; la sua futura azienda organizzava spesso eventi per i dipendenti e l’aveva conosciuta ad uno di quelli.
Lei non lavorava per suo zio, ma era sempre presente alle sue feste.
E si vedeva lontano un miglio che si era invaghita del bel ragazzo dalla folta chioma; ogni volta che lo incontrava gli saltava sopra e lo salutava calorosamente.
Taichi, per educazione, restava a parlare con lei, ma tutte le volte che cercava di chiudere il discorso, la ragazzina trovava un modo per non farlo andare via.
Ma ora c’era una situazione che lo agitava alquanto.
Vedeva Sora staccare di continuo il braccio di uno di quegli individui, evidente segno che la stava importunando.
Vedere poi l’altro individuo accarezzarle di continuo la schien,  gli fece crescere il nervosismo.
 
-Si, scusa Makino, ma ora devo proprio andare, tanto ci vediamo stasera.- cercò di concludere alla svelta.
 
Ma la bella ragazza dai capelli platinati continuò con le battute pur di evitare di salutarlo.
Non fu di certo un problema per Taichi, poichè appena vide il ragazzo castano e dai capelli corti afferrare con forza il braccio esile di Sora e cercare di trascinarla con lui, la salutò di nuovo, lasciandola lì con la sua amica.
 
Dall’altra parte, Sora stava pregando il ragazzo di lasciarla andare, con calma e senza alzare la voce, tutto ciò per non attirare attenzioni, soprattutto del figlio.
 
-Guarda come si lascia pregare! Dai che ci divertiremo! Vieni con noi! E’ uno spreco lasciarti qui!
 
-Ho detto di no! Non voglio venire con voi, e devo stare con mio figlio.
 
-Di solito quelle difficili come te, alla fine sono le peggio! Minimo avrà altri tre figli da tre ragazzi diversi!
 
La “battuta” infastidì tantissimo la ragazza, tanto che stava per dargli un ceffone, e per far perdere la pazienza a lei che ne aveva molta, significava che stavano oltrepassando il limite.
Ma un’irritazione peggiore per tutto ciò avvolse un’altra persona.
La Takenouchi vide un braccio forte e deciso liberarla dalla presa, ma non si limitò a questo.
La stessa persona che la liberò prese quello stesso ragazzo per il braccio, con rabbia e nervosismo, e gli puntò un pugno in faccia, dicendogli con cattiveria:
 
-Prova a ripeterlo ora, se hai il coraggio!
 
L’amico si spaventò e fece qualche passo indietro:aveva paura di avvicinarsi perchè vedeva il nuovo arrivato davvero furibondo.
Colui che invece era stato preso, cercò di ribellarsi, ma la fortissima presa che lo aveva mantenuto fermo, lo immobilizzò di nuovo, arrecandogli anche del dolore.
Taichi era fuori di sè, tanto che aveva cominciato ad attirare l’attenzione di qualche passante.
 
-Lei sta con me, se non l’hai capito! Prova a toccarla di nuovo o a fiatare ancora, e ti rovino la faccia che hai!
 
Sora rimase impietrita dalla scena, non se l’aspettava proprio.
Ma percepì anche che stava degenerando.
Si voltò verso il mare e vide Shinichi andarle incontro.
Ritornò su ciò che stava accadendo e, dopo aver preso fiato, cercò di richiamarlo con tutta calma:
 
-Taichi...
 
L’interessato si voltò subito, e la vide guardarlo con uno sguardo un pò emblematico.
Notò che con il suo delicato viso gli fece cenno di spostare l’attenzione in un’altra direzione: il loro bambino stava accorrendo verso di loro.
Capì subito il messaggio che voleva mandargli, così cercò di calmarsi.
Prese con forza il ragazzo che aveva davanti e lo raddrizzò, poi gli mise le mani sulle spalle e gli sussurrò:
 
-Sparisci da questa spiaggia, immediatamente.
 
I due ragazzi, sparirono immediatamente, vergognandosi a morte della scena e dicendosi  l’uno all’altro che non sapevano che il suo fidanzato fosse lì.
Taichi si voltò subito verso Sora, e andò a passo svelto verso di lei, prendendole l’esile braccio: per quanto avevano stretto la presa, le avevano lasciato un rossore sulla pelle.
Ma la bella fanciulla ritrasse subito la mano e si voltò immediatamente verso Shinichi, che ormai era arrivato da loro.
 
-Mamma!! Che è successo!? Papà, stai bene?!
 
Sora si chinò subito, sorridendo allegramente, proprio come se non fosse successo niente, il che stupì il giovane padre.
 
-Ma non è successo niente!Un piccolo bisticcio del tuo papà! Ma vedi, siamo quì!
 
Vide il piccolo assolutamente non convinto dalla situazione, anche perchè Taichi ancora non partecipava alla piccola scena di sdramatizzazione che la Takenouchi stava improvvisando.
Così, la madre lo prese in braccio, sorridendo nuovamente e camminando verso l’acqua, come se volesse entrare.
 
-Allora, quante onde hai abbattuto fino ad ora?? Hai già vinto la guerra contro il mare?
 
Il bel padre capì tardi che la sua compagna stava cercando in tutti i modi di far dimenticare la scena al figlio.
E doveva ammetterlo, era davvero forte come ragazza.
Non era la prima volta che faceva così, anzi, da quando era li ad Odaiba, nonostante i maltrattamenti da parte di tutti loro, Sora non aveva mai smesso di sorridere e scherzare col figlio.
Ormai aveva compreso che Shinichi era tutto per lei e che l’ultima cosa che avrebbe voluto era creargli un dispiacere o renderlo triste o farlo preoccupare.
Tutto ciò che faceva, era solo per rendere felice suo figlio.
Notò che con niente era riuscita nel suo intento; sapeva anche come incalzare il bimbo, bastava parlare di qualcosa che lo entusiasmava per fargli sparire il malumore.
 
-Si, mamma! Adesso siamo in pausa! Ma Kintama e Kenzo stanno tornando in acqua! Erano andati a bere!
 
Sicuramente Shinichi si riferiva ai due bambini appena conosciuti, che non tardarono, infatti, a tornare in acqua.
Così, il piccolo ricominciò a giocare, poco distante dalla madre.
Taichi si era affiancato a Sora, ancora con un pò di fiatone addosso.
Stava cercando di smaltire la rabbia che gli era salita, e così, vedendola ancora attenta a ciò che stava facendo il loro bambino, le chiese:
 
-Come stai? Ti fa male?
 
A quella domanda, si voltò subito.
La cosa assurda di tutto ciò, era che, nonostante la situazione che stava per sfociare sul tragico, nonostante la brutta scena appena accaduta, Sora stava ancora pensando a lui e a quelle due donne.
Realizzò piano piano ciò che era accaduto ,che lui l’aveva protetta e che ora era preoccupato per lei.
 
-Ah, emh, no no, sto bene...- gli rispose, cercando di sorridergli.
 
Il ragazzo dagli occhi nocciola cercò di trovare le parole adatte per parlare, ciò che le era successo non era per niente una bella cosa, a suo parere:
 
-Mi dispiace, sono arrivato in ritardo...ti hanno detto delle cose davvero cattive... io...
 
Voleva dirle che non riusciva a mandarle giù.
L’avevano trattata malissimo, come una poco di buono, una ragazza facile.
E ciò, non appena arrivò alle sue orecchie, gli fece scattare la scintilla e non lo fece ragionare più.
Ma come si erano permessi? Gli avrebbe dato volentieri un pugno in faccia.
Ma non riuscì a spiegare nulla di tutto ciò, poichè vide Sora sorridergli di nuovo.
 
-Ah, guarda, davvero, non preoccuparti. Ho subìto di peggio in California.
 
Vide lo sguardo di Taichi totalmente scioccato dalla notizia appena appresa, doveva assolutamente spiegarsi meglio prima che si facesse brutte idee.
 
-No no, nel senso, che non era la prima volta. Sai, in California sono stata presa molte volte di mira per il fatto di avere un bambino a quest’età... all’inizio ci rimanevo molto male, ma poi ho visto che lì criticare il prossimo è un passatempo. Non ero l’unica ad essere ragazza madre, e c’erano  decine di ragazze più giovani di me, quindicenni, sedicenni e così via. Col viverci ho capito che in America le persone criticano un pò tutto, c’erano per esempio ragazze che venivano prese in giro per il loro aspetto, per essere in carne, o per essere delle cervellone. Lì c’è l’etichetta del “loser” che può essere messa a chiunque, per questo devi star tranquillo, non sono rimasta sconvolta.
 
Ma Sora non lo vedeva calmarsi, anzi.
Vide il ragazzo fissare l’acqua limpida, intento evidentemente a ragionare.
Era consapevole della forza della bella ramata, ma ora questa idea si stava rafforzando sempre più.
E chissà quante cose aveva subìto e che lui non sapeva.
 
-Ma...ma ti hanno mai fatto del male? Sii sincera, ti prego...lo voglio sapere...
 
Taichi aveva stretto i pugni e continuava a vedere la sua immagine riflessa nell’acqua.
Quello che chiedeva era una cosa davvero grave,c osì rispose subito:
 
-Di questo non devi preoccuparti, non sono mai stata sfiorata con un dito. Mio zio John era la mia guardia del corpo, e mi accompagnava sempre in ogni posto, non mi lasciava mai da sola. All’università tutti lo conoscevano, è abbastanza famoso...
 
Sora ne approfittò per raccontargli un pò della sua vita in America.
Il famoso zio John era un noto camionista, ed era famoso non per il suo mestiere ma per il suo hobby, suonare in una band metal.
Era un uomo alto, molto robusto,dai capelli lunghi , raccolti in una coda, e una barba altrettanto lunga e raccolta in una treccia.
Il racconto del compagno di sua zia Harumi riuscì a cambiargli umore e farlo un pò ridere.
E con la sua descrizione capì anche le ragioni per cui le persone temevano di aver a che fare con lui, doveva mettere davvero paura.
Così, Sora riuscì a sdramatizzare la situazione.
Parlarono senza rendersi conto tutta la mattina della sua vita in America, facendo svanire per un attimo la preoccupazione del ragazzo.
 
Il pomeriggio, Sora e Shinichi rimasero a riposarsi nella camera dell’hotel, avevano dormito poco la notte prima, in più la mezza giornata al mare li aveva un pò stancati.
A prendere questa decisione fu anche il fatto che Taichi disse loro di dover  fare un giro nel centro poco lontano da quell’hotel, lasciandoli così soli a dormire.
Quell’uscita, però, aveva uno scopo ben chiaro.
Era un pò di tempo che gli balenava quell’idea in testa, e, dopo gli eventi di quella mattina, ormai non aveva più dubbi sul da farsi.
Doveva trovarli entro la sera, prima dell’aperitivo-cena della sua azienda.
E ci riuscì anche per tempo.
Tornò per le sei e trovarono il figlio e la sua mamma svegli.
Avevano già fatto entrambi la doccia e iniziato i preparativi.
Sora stava vestendo il figlio per la serata: Taichi le aveva fatto capire che dovevano essere abbastanza eleganti, così fece indossare a Shinichi una camicetta bianca a maniche corte con tanto di papillion e dei pantaloncini neri eleganti.
Era davvero bellissimo.
 
-Secondo te, glieli lego questi capelli?- chiese la giovane al compagno, riferendosi alla folta chioma del piccolo.
 
Taichi rise e guardò suo figlio: aveva due occhioni grandi, evidente segno che sperasse il padre dicesse di farglieli lasciare sciolti.
E così fu:
 
-No no, ribelli come quelli del papà, almeno non potranno criticare solo me!
 
Sora lo guardò, scuotendo la testa.
Lei aveva sperato le dicesse il contrario, sarebbe sembrato più elegante, ma erano due contro una, così sospirò:
 
-Ah, voi due, sempre d’accordo...
 
Shinichi corse dal padre, dandogli un cinque e poi un bacio sulla guancia per ringraziarlo.
Poi, il giovane disse ai due che sarebbe andato a farsi una doccia, in modo che anche Sora potesse cambiarsi e prepararsi.
Taichi poteva sentirli bene anche da sotto l’acqua: sentiva suo figlio consigliare la madre sul vestirsi, sentiva dirgli che un vestito era troppo semplice e addirittura un altro troppo accollato.
Scoppiò a ridere, non ci poteva davvero credere!
Era davvero una piccola peste.
Per semplificare le cose e non creare troppo imbarazzo, il giovane Yagami cercò di vestirsi e prepararsi dentro il bagno e, una volta fatto, chiese a Sora se poteva uscire e se fosse pronta anche lei.
Quest’ultima acconsentì, dicendo che ormai si era anche truccata ed era pronta.
Quando Taichi uscì, rimase bloccato sulla soglia della porta: Sora era intenta a ridere e a parlare col figlio, che la stava ancora bacchettando sul come doveva sistemarsi i capelli.
Ma rimase totalmente perso per la bellezza della ragazza, poco distante da lui: indossava un vestito bianco e corto fino a metà gamba.
Era un vestito stretto, che risaltava la sua snellezza e le sue forme perfette.
Abbinati, aveva indossato dei tacchi non troppo alti ma che l’aiutavano a slanciarsi un poco.
Quel vestito la rendeva davvero affascinante, grazie anche al bel contrastocreato dal bianco del vestito e l’abbronzatura.
Rimase immobile e incantato, pensando più volte a quanto fosse bella e non riuscendo a capire su cosa stavano discutendo, fino a che non fu chiamato in causa.
 
-No, mamma! Lascia la treccia! Ti sta meglio! Papà!! Diglielo anche tu!!
 
Sora si era fatta la sua solita treccia morbida, che le ricadeva di lato e che evidenziava il suo delicato viso, reso ancora più bello da quel leggero trucco che si era fatta.
 
-Ma sembro una bambina! Non mi pare il caso!- protestò la mamma, cercando di non ridere.
 
-Ma no mamma! Io ti voglio così! Papàààà! Papàà! Per favore, diglielo anche tu!
 
A quel punto, anche la ragazza si voltò verso il giovane, ma lo trovò fermo ,immobile, e fissava proprio lei con uno sguardo indecifrabile.
Vedendo l’attenzione puntata su di lui, Taichi decise di rispondere, ma quello che disse gli venne del tutto spontaneo:
 
-Sei davvero stupenda.
 
Sora avvampò in un istante, per non parlare del suo cuore che scalpitò così forte da farle male.
Per fortuna, a sdramatizzare la scena e a renderla un pò più leggera, fu la risata vittoriosa del loro bambino, mentre i due genitori ancora non riuscivano a distogliere lo sguardo l’uno dall’altra.
Taichi ,poi, si rese conto di essere stato fin troppo diretto, così, facendo finta di mettere apposto alcune cose, si spostò, scostando lo sguardo da Sora e correggendosi un poco:
 
-Ti sta bene, ha ragione Shinichi, quindi non preoccuparti.
 
Sora non ce la faceva più a reggere il calore che provava addosso, per questo si alzò anche lei e fece finta di mettere in ordine i suoi oggetti personali, ringraziandolo del complimento.
Non si era mai imbarazzata a tal punto.
 
-Visto che siamo pronti, possiamo andare, vero papà?!- chiese energico il piccolo dagli occhi mielati.
 
Gli sorrise, dicendo di avere ragione e di prendere la sua giacchietta.
Neanche a farlo apposta, padre e figlio sembravano essere vestiti uguali, solo che Taichi rinunciò al papillion e anche alla cravatta, erano due cose che gli davano fastidio e che lo soffocavano.
Teneva ,dunque, la sua camicia bianca un pò aperta in sommità e lunga sopra i pantaloni.
Sora prese la sua borsetta e fece cenno a Shinichi di avvicinarsi alla porta perchè stavano per uscire, quando ,però, fu richiamata da Taichi:
 
-Puoi venire un attimo...
 
Lo vide abbastanza serio, ma non la guardava in viso, quasi che si preoccupò inizialmente.
 
-Dimmi, che c’è?- gli chiese curiosa.
 
Sentì prendersi delicatamente la mano sinistra, con quelle sue mani calde e forti, e, ovviamente, per l’improvviso del contatto, sentì sussultare di nuovo il cuore e arrossire leggermente, per poi quasi morire nel vedere cosa fece successivamente.
Taichi alzò la sua mano fino ad una certa altezza e ,senza esitar,e le infilò un anello argentato sull’anulare.
Inutile dire che si sentì completamente svenire.
 
-Vorrei evitare situazioni spiacevoli come quelle di oggi...
 
Glielo disse guardandola dritta negli occhi e accarezzandole la mano, per poi stringerla.
Sora non riuscì a rispondergli, non ce la faceva, le mancava davvero il fiato, così si limitò solo a guardarlo.
E quel contatto, lui che le stringeva ancora la mano e non mollava la presa, era un motivo in più per non smettere di osservare il suo bellissimo viso.
Anche Taichi sembrò voler fermare il tempo, ma la loro piccola sveglia suonò, come sempre.
 
-Mamma! Papààààà! Andiamo!! Ho fame!
 
A quel richiamo, sciolsero la presa, ma la Takenouchi si sentiva ancora scottare.
In due minuti aveva rischiato l’infarto, fu questo che pensò prima di raggiungere suo figlio e uscire dalla stanza.
 
 
 
 
 
 
 
Raggiunsero il rinfresco verso le sette e mezza.
C’era veramente un bel pò di gente, tanto che  Shinichi e Sora si intimorirono un poco.
Ma Taichi cercò di metterli subito a loro agio, e a questo lo aiutò il suo capo.
Yusuke Hokitomo, un signore sulla cinquantina, non esitò ad accogliere il suo futuro dipendente e la sua famiglia.
Notò subito il piccolo, e la sua grande somiglianza col padre:
 
-Oh Taichi, è davvero tuo figlio allora! Dovevo vederlo per credere che tu fossi padre!
 
Shinichi si presentò, facendo sorridere il capo dell’azienda.
Poi fu la volta di Sora, che ,come al suo solito, diede l’impressione di una ragazza estremamente dolce ed educata.
 
-Davvero, sono incantato dalla vostra bellezza!-esclamò per poi guardare  il giovanotto al suo fianco.- Ora ho capito perchè ne hai parlato davvero poco, giovanotto! Una rarità, senza dubbio.
 
Dai discorsi successivi del signor Yusuke,  la giovane madre capì che Taichi aveva già accennato di loro due al suo capo, e ,addirittura, che gli avesse spiegato un pò la situazione.
Ma fu solo un bene, perchè così evitarono eventuali situazioni imbarazzanti e di disagio.
Parlarono e scherzarono una decina di minuti , e Sora pensò che era davvero un uomo gentile e affabile.
Ad interrompere la situazione fu la voce di una ragazza che chiamò a gran voce proprio lui, il giovane Yagami.
Nessuno dei presenti fece in tempo a voltarsi che se la ritrovarono tra le braccia di Taichi.
Sora la riconobbe subito, del resto come poter non riconoscerla?
I suoi capelli platinati potevano riconoscersi ovunque.
Era la bella giovane che stava parlando con Taichi proprio quella mattina.
Era in quelle situazioni che Sora si sentiva davvero stupida.
Quasi le veniva da ridere: dapprima le accadeva qualcosa che poteva farle pensare di avere ancora un posto nel cuore del ragazzo, e subito doposi verificava un evento in grado di distruggere questa credenza.
Si guardò l’anello che aveva in dito, quasi malinconica, ma non poteva farsi vedere così, erano in mezzo a delle persone, che figura ci avrebbe fatto?
Quando alzò lo sguardo, vide il giovane cercare di distaccarsi da quella donna che aveva anche dei stupendi occhi azzurri.
 
-Makino, suvvia, ti sembrano i modi?- la rimproverò lo zio.
 
Quell’intervento, fece capire alla Takenouchi che dovevano conoscersi tutti e tre, e chissà da quanto tempo.
Sentendosi un pò estranea, si accostò al figlio, che nel frattempo era rimasto allibito e alquanto deluso dalla scena di quella donna che era saltata sopra al padre.
Quest’ultima, non si era affatto accorta delle due nuove presenze, perchè aveva gli occhi solo per colui che aveva di fronte:
 
-Ah Taichi! Come promesso, sei venuto!
 
Altra frase che non andò per niente giù alla fanciulla dai capelli ramati, che guardò così altrove.
Addirittura una promessa?
Taichi si imbarazzò, era consapevole che alla scena stava assistendo anche la sua famiglia, ma davvero non riusciva a staccarsi quella ragazza di dosso.
 
-Si, Makino, ma non sono da solo.- cercò subito di chiudere il discorso,mentre cercava di sciogliere quell’abbraccio.
 
-Stasera ci sarà da divertirsi! Ci sarà anche la musica e i balli!
 
Niente, non lo ascoltava proprio.
Nel mentre, Sora notò lo stato del suo bambino, il quale non spostava la sua attenzione dalla scena, così cercò di distrarlo:
 
-Emh, signor Hokitomo, è vero che ci sono degli intrattenimenti per i bambini? Mi hanno detto anche degli spettacoli coi maghi..
 
-Oh, certo cara! Vostro figlio sicuramente gradirà! Guardi, laggiù ci sono gli animatori, può affidare tranquillamente il suo bambino a loro! Ogni anno è un successo per i bambini dei nostri dipendenti, si divertirà!
 
Certo, era una bella occasione per portar via Shinichi da quella scena deludente.
Ma Taichi vide che Sora voleva allontanarsi, in evidente imbarazzo per tutta quella situazione, così, con decisione , staccò la ragazza platinata, e richiamò lei.
Solo in quel momento, Makino si accorse della presenza dei due e si immobilizzò, scrutandoli.
Sora aveva, intanto, già chiesto a suo figlio se voleva raggiungere gli animatori, ma lo vide lanciare sguardi dubbiosi prima al padre e poi a lei stessa:
 
-Perchè papà si fa abbracciare da un’altra donna, mamma?!- chiese indicando col suo piccolo dito la fanciulla dagli occhi celesti.
 
Sora avvampò per l’ennesima volta, ma perchè Shinichi doveva farle fare sempre delle figuracce?
Il signor Yusuke rise apertamente, mentre Taichi si avvicinò al figlio:
 
-Ma che dici, piccolo!
 
Vide il bambino dalla folta chioma dorata guardarlo arrabbiato, non lo aveva mai fatto:
 
-Non abbracci neanche la mamma... perchè?
 
A quel punto, intervenne Sora, abbassandosi verso di lui e sorridendogli.
 
-Tesoro mio, è un semplice saluto. C’è chi saluta stringendosi la mano e chi abbracciandosi, dipende dalla confidenza che hai con una persona, si vede che è una cara amica di papà...
 
Taichi si accorse della situazione assurda che si stava creando, e il tutto per Makino.
Ma quest’ultima era più sconvolta di tutti loro:
 
-P-papà?!
 
Vide che erano due gocce d’acqua e impallidì alla sola idea, ma ognuno reagisce agli shock a modo suo e lei scoppiò a ridere.
A quel punto, tutte le prestarono attenzione, sembrava davvero presa da una risata isterica.
 
-Ma vuoi davvero dirmi che è tuo figlio? Ma...ma è impossibile! E’ davvero... è grande! Insomma, non è possibile!
 
Fu la volta del signor Yusuke ad imbarazzarsi per il comportamento della nipote, li stava implicitamente offendendo.
Si avvicinò a Taichi e lo incitò ad andare verso i tavoli, che avrebbe pensato lui a spiegare la storia alla ragazza.
Il giovane obbedì.
Notò che Sora era propensa a prortare loro figlio verso gli animatori, per fargli dimenticare l’accaduto, ma lui non si era dimenticato la giustificazione della mamma, così cercò di fermarla e risponderle.
Dopo essersi impuntato, ottenendo così l’attenzione dei suoi genitori, disse:
 
-Se quella lì è un’amica di papà perchè lo ha abbracciato, allora tu sei una grande amica del capo della Tashibi visto che ti ha toccato il sedere!
 
Inutile dire l’assoluto silenzio e spiazzamento dei due adulti di fronte ad una risposta così.
Ma ,sopratutto, la Takenouchi sgranò gli occhi ,davvero sorpresa e, perchè no, anche un pò sconvolta.
Ciò significava che suo figlio l’aveva vista, ma quindi, anche lui aveva assistito alla scena.
Con questa idea in testa, cominciò a voltarsi verso il castano accanto, ma Taichi si fiondò sul figlio prendendolo in braccio e ridendo forzatamente:
 
-La mamma si è sbagliata! Non è un fatto di confidenza! Ognuno saluta a modo suo! Sai, per esempio, gli italiani quando si salutano si danno anche dei baci sulla guancia! Dipende anche dal carattere di una persona!
 
Shinichi, finalmente, sembrò quasi convincersi con la versione del papà.
Quest’ultimo diede un’occhiata veloce alla ragazza poco distante, che li guardava ancora con gli occhi sgranati, quei due non gliela raccontavano giusta.
Allora il giovane Yagami propose di portare lui stesso il figlio verso gli intrattenitori di bambini e, non appena Sora espresse la volontà di accompagnarli, i due ometti si voltarono verso di lei dicendole che “dovevano anche parlare di cose tra maschi”.
Al che, l’interessata rimase ancora più spiazzata, non riuscendo neanche a replicare.
Durante il breve tragitto, in effetti, padre e figlio si rimproverarono delle cose a vicenda:
 
-Insomma, Shinichi! Mi avevi promesso di non parlare di quella cosa con la mamma! Invece l’hai cacciata fuori!
 
-Era per capire, papà! Voi adulti dite una cosa e ne fate un’altra!
 
Per l’ennesima volta, il bel giovane dagli occhi nocciola si chiese il perchè di quell’assurda intelligenza e accortezza del piccolo, stava superando anche la madre.
 
-Quando crescerai, capirai, ma per ora fidati dei tuoi genitori!
 
-Io non voglio vederti con un’altra, papà, la mamma ci soffre! Poi piange!
 
A quelle parole, si fermò completamente, guardandolo dritto negli occhi color miele, e, prima che potesse chiedergli spiegazioni, il bimbo, aiutandosi anche coi gesti delle braccia, continuò:
 
-Quando eravamo in California, la mamma piangeva ogni sera per te! Io la vedevo piangere e la zia Harumi mi confidò che era perchè le mancavi! Ora che siamo quì, lei non piange più come prima perchè possiamo finalmente vederti ogni giorno! Però se tu abbracci un’altra, lei piange! E io non voglio!
 
Rimase a bocca aperta per le parole del figlio, per poi scuotere la testa e infine sorridergli dolcemente.
Gli mise una mano tra i capelli folti, scompigliandoglieli un poco:
 
-Non devi preoccuparti, figlio mio. Per me c’è sempre stata solo lei nel mio cuore. Non c’è spazio per altre.
 
Lo vide sorridere come non mai, lo abbracciò così forte da trasmettergli tutta la sua felicità.
Ora si che poteva andare a giocare tranquillamente con gli animatori e gli altri bambini.
 
Una volta lasciato andare, Taichi sapeva di dover affrontare lei.
Sperava tanto che non gli chiedesse giustificazioni, ma infondo sentiva di doverle spiegare qualcosa, almeno a riguardo di quella ragazza.
Quando arrivò davanti alla fanciulla, quasi che si incantò di nuovo, era davvero bella quella sera.
 
-Avete finito il confessionale?- chiese scherzando.
 
Lui rise un poco, per poi passarsi una mano tra i capelli, certo che quella giornata stava diventando faticosa.
La vide voltarsi per andare verso il buffet e i rispettivi tavoli, ma , involontariamente, la fermò:
 
-Ecco, Sora... mi dispiace per tutta quella situazione... ecco..
 
L’interessata lo fissò, guardandolo un pò interrogativa e scrutandolo per bene, era in imbarazzo.
 
-Quella ragazza, Makino, è la nipote del mio capo e... insomma, lei mi saluta così ma.. non abbiamo assolutamente confidenza, cioè... io...
 
Stava palesemente cercando di giustificare l’accaduto, e non riusciva a trovare le parole giuste, tanto che a Sora fece davvero tenerezza.
La vide sorridere dolcemente e ciò lo mandò ancor di più in difficoltà.
 
-Che ne dici se andiamo a bere qualcosa?
 
L’invito improvviso della dolce ragazza fece capire a Taichi che aveva già dimenticato tutta la scena e di proseguire la serata.
Lei era così, non aveva mai intenzione di rovinare qualcosa, quindi cercava sempre di rimediare e di non far sentire a disagio il prossimo.
Così, accettò senza problemi, era l’idea più giusta e sensata.
Stava per l’appunto pensando di dover recuperare un pò la serata quando si sentì di nuovo salutare, stavolta da due voci maschili.
Taichi si voltò, assieme alla giovane madre al suo fianco, e si trovarono davanti un ragazzo bassetto e occhialuto, dai capelli corti e i riflessi blu, e un altro giovane un pò più alto, dai capelli dritti e castani, come i suoi occhi.
Quest’ultimo salutò il giovane Yagami ridendo e dandogli una pacca sulle spalle.
 
-Kenta, Kenji, come state?!- chiese subito il bel ragazzo dagli occhi nocciola, ridendo a sua volta.
 
Sora rimase un pò indietro, non li conosceva e si sentiva sempre di troppo in quelle occasioni.
Capì dai loro discorsi che anche quelle due persone avevano a che fare con l’azienda di Taichi, dovevano essere poco più grandi di loro e già dipendenti del posto.
Però, anche lì, il bel giovane non esitò nel presentare la fanciulla, facendola  avanzare con coraggio e con l’aiuto della sua delicata mano dietro alla nuda schiena di lei.
 
-Sora, ti presento Kenta- disse indicandogli il ragazzo che indossava gli occhiali- e lui è Kenji. Lavorano già da due anni per Yusuke e sono due cari amici.
 
Lei sorrise con tutta la sua dolcezza, tanto da incantare i compagni di Taichi così tanto che rimasero imbambolati a guardarla e a squadrarla dalla testa ai piedi, nonostante lei avesse proteso la mano per presentarsi.
Entrambi i neo genitori si accorsero del loro sguardo sognante, tanto che Sora aveva pensato di ritrarre la mano.
Ma ,poi, fu presa da Kenta, che ,addirittura, gliela baciò:
 
-Davvero molto piacere... un grande piacere... enorme...- fece non staccandole gli occhi di dosso.
 
La Takenouchi non sapeva cosa fare, così cercò di sorridere di nuovo.
Kenji notò che l’amico non voleva mollare la presa, così fu costretto ad intervenire e prendere la mano della ragazza, per stringerla e salutarla anche lui.
 
-Non ti abbiamo mai vista dalle parti di Odaiba... ce ne saremo ricordati insomma, di dove sei?
 
-E’ di Odaiba anche lei.- rispose subito Taichi affiancandosi ancora di più a lei.
 
Quei due erano davvero simpatici, li trovava davvero divertenti, ma proprio non stava pensando al fatto che ,in realtà, gli piacevano molto le donne.
 
-Ah, emh, che ci fai quì? Sarai una futura dipendente della nostra azienda?- chiese Kenji molto interessato.
 
-Dì di si!- esclamò subito l’altro speranzoso.
 
Sora guardò entrambi, era leggermente imbarazzata, ma non voleva che rispondesse Taichi al suo posto, così disse:
 
-Io sto con lui...ho accompagnato Taichi a questo evento...- fece un pò imbarazzata e guardando anche verso l’interessato.
 
L’imbarazzo della ragazza era dovuto anche al fatto che non aveva la benchè minima idea di come presentarsi, se come amica, se come ex fidanzata, se come madre di suo figlio, insomma, non sapeva darsi un ruolo.
E Taichi non l’aveva aiutata in questo, non le aveva fatto capire chi dovesse essere lì.
 
-Non dirmi che questo schianto è la tua ragazza!- fece di nuovo Kenta con la sua solità spontaneità e sincerità, tanto da far arrossire l’interessata.
Questo ragazzo, molto intelligente e un genio nel suo mestiere, in realtà aveva un piccolo difetto: quasi sempre non riusciva a mantenere una sua opinione nella propria testa e la esponeva subito senza pensarci, anche se ciò poteva metterlo in una situazione di assoluto disagio.
 
-Per forza, insomma, se non è una dipendente, e sta con lui....- ragionò ad alta voce l’altro- Taichi, ma non ci hai detto nulla!!! Mai nulla!
 
Sora non sapeva dove guardare, se quei due strani ragazzi, o se l’uomo con cui stava o direttamente altrove.
Che razza di situazione!
Taichi non stava messo meglio, dentro di sè avrebbe voluto prenderli per le orecchie e fargli una ramanzina lunga un chilometro, ma ora erano lì, e doveva affrontare la cosa.
 
-Cosa avrei dovuto dire a due perversi come voi?-disse incrociando le braccia e cercando di far capire loro di smetterla di comportarsi in quel modo di fronte a lei.
 
Ma vide Kenji confrontarsi con l’amico e parlare col solito tono alto:
 
-Ah ecco, non ci ha mai detto niente perchè la voleva tenere tutta per sè,minimo aveva deciso di presentarcela quando ormai la storia fosse conclusa e l’avesse definitivamente conquistata.
 
-Eh, ci credo... anche io avrei nascosto una così... e la nasconderei tutt’ora.
 
Kenta era davvero impossibile, non si faceva nessun problema nello squadrarla di continuo, al che Taichi si innervosì talmente tanto, che prese Sora per mano e l’accostò ancora di più a sè.
Inutile dire il grande rossore di quest’ultima,sia per il gesto del ragazzo, sia per le cose dette; dentro di sè ringraziò il fatto che le luci erano abbastanza soffuse e che non si vedesse molto il colore del suo viso.
 
-La cosa non è affatto recente, abbiamo anche un meraviglioso bambino di cinque anni, ecco perchè lei sta ora qui con me, perchè ho portato la mia famiglia.
 
Le facce dei due erano totalmente sconvolte.
In tutto quel tempo che si conoscevano, non avevano mai intuito che avesse un bambino e una ragazza, e ciò lo dissero apertamente.
Sora rimase piacevolmente sorpresa, e cominciò a pensare al fatto che Taichi fosse consapevole che quella sera avrebbe dovuto affrontare tutto ciò.
Insomma, poteva anche andare da solo a quell’incontro così da evitare tutti quei fastidi.
Invece quel gesto le faceva capire che in realtà stava proprio approfittando dell’evento per mostrare a tutti la verità, il fatto che lui avesse una famiglia già avviata.
Forse lo doveva considerare come un segno positivo?
 
-Ma, mia dolce e splendida Sora, ci confermi davvero di avere un bambino e di averlo concepito da questo ammasso di capelli?
 
Lei rise, sia per la domanda di Kenta, sia per la sua espressione.
Strinse di più la mano del ragazzo al suo fianco, per poi prenderlo sotto braccio e appoggiare delicatamente la sua testa su di lui:
 
-Si, proprio così... e nostro figlio ha lo stesso “ammasso di capelli”, poi ve lo faremo conoscere.
 
Con la conferma della ragazza, che appariva davvero sincera ai loro occhi, capirono che i due non stavano scherzando.
Taichi sorrise a Sora, ma lo fece sopratutto per quel dolce gesto che fece.
 
-Cioè, tu hai avuto un bambino, e hai quel fisico così perfetto?!
 
Kenta insisteva nello squadrarla, nonostante ormai Taichi gli avesse detto che era intoccabile, così ,proprio lui lo cacciò via e portò in salvo la ragazza, era davvero impossibile coprirla da tutti quegli sguardi curiosi.
Si sedettero al loro tavolo, lui era totalmente stravolto.
Non pensava che gestire tutta quella situazione lo rendeva così stanco!
 
-Ah Sora, dovrei dire a Shinichi di farti buttare questi vestiti!- esclamò esausto e passandosi una mano tra i capelli castani.
 
A quell’espressione, Sora lo guardò di nuovo allibita, non capendo più nulla su ciò che stava accadendo.
Ultimamente, quando stavano insieme, senza la loro famiglia alle spalle, i due avevano ripreso confidenza, e lui aveva cancellato totalmente la freddezza iniziale.
Ed ora erano addirittura arrivati a quei livelli, non che la cosa le dispiacesse, ma se prima non sapeva come comportarsi, ora davvero non sapeva cosa fare.
Non sentendo la sua risposta, la guardò e notò la stessa faccia scossa di qualche minuto prima.
 
-Attiri troppe attenzioni, difficili da gestire.- concluse prendendo il suo bicchiere e riempendolo di quel vino bianco che aveva davanti.
 
Voleva rispondergli, ma davvero nonsapeva cosa dirgli.
Insomma, tra lui e Shinichi non sapeva più neanche come presentarsi.
Cosi, fece la stessa cosa, e prese da bere anche lei.
Stettero in silenzio per qualche minuto, osservando un pò la folla in generale, c’era davvero tanta gente.
Poi, Taichi se ne uscì con un’altra frase:
 
-Che disastro, mi dispiace di averti messo in imbarazzo e in situazioni difficili...da quando siamo arrivati stamattina. Giuro, non era mia intenzione... volevo davvero passare un pò di tempo con voi...
 
Pensò che fosse davvero tenero: lei sapeva che quello che stava accadendo non era assolutamente voluto.
In fondo, non era neanche la prima volta.
Sorrise pensando a ciò che stava per dirgli, per poi guardarlo negli occhi:
 
-Non sarà mai un disastro paragonabile a quella volta...
 
A quel punto, Taichi cominciò a perdersi nell’oro di quei occhi, riuscendo ad intuire, forse, a cosa si riferisse:
 
-Quale volta?- chiese per conferma.
 
-La sera in cui ci siamo messi insieme.- rispose subito, facendo poi un sorso di vino.
 
Posò il bicchiere sul tavolo, e appoggiò la sua nuda schiena sullo schienale della sedia, era evidente che si stava immergendo nei ricordi, grazie anche a quel sorriso nostalgico che le spuntò in viso.
 
-Ricordi? Mi avevi inizialmente portato a cena da Sishima, il più noto ristorante di Odaiba, ma quando arrivammo lì, risultò non esserci la tua prenotazione.
 
Lui rise a quelle immagini vecchie che gli apparirono in testa:
 
-Davvero, da dimenticare. Che poi, per rimediare, avevo cercato di portarti nell’altro ristorante, il Tokeita, ma siccome era Sabato, era tutto pieno, nessun tavolo disponibile.
 
-A quel punto, avevi deciso di portarmi in un altro posto, che però era fuori città, ma avevi lo scooter, così iniziammo lo stesso il viaggio.
 
-.. e a metà percorso iniziò il diluvio universale...risultato: bagnati fradici e con una fame da lupi.
 
Rise alla scena: si ricordò di lui e i suoi lunghi capelli zuppi d’acqua e lei col vestito nuovo completamente bagnato.
 
-Alla fine ci siamo fermati al solito pub, l’unico posto che ci poteva accogliere in quelle condizioni perchè ci conoscevano..- continuò lei ormai immersa di nuovo in quella sera.
 
-E’ vero... che poi, anche per tornare a casa fu un’impresa perchè iniziò un’acquazzone... quando arrivammo nel nostro palazzo, avevamo già beccato il raffreddore...davvero.. un disastro totale...
 
Ma vide Sora fissare pensierosa il suo bicchiere di vino, per poi accennare ad un sorriso:
 
-Apparentemente... in realtà, è stata la serata più bella della mia vita...
 
Non aveva mai dimenticato quella sera, neanche un solo secondo.
Si ricordò che una volta arrivati davanti alla porta di casa sua, Taichi si scusò della malriuscita di tutto ciò, ne era davvero affranto.
Aveva perso tempo non solo per organizzare il tutto, ma anche per prepararsi lui stesso, e tutto ciò lei lo aveva capito ai tempi, come tutti del resto.
Così, non lo fece neanche finire di parlare che lei lo abbracciò delicatamente e lo baciò con un’enorme dolcezza, tanto da scioglierlo.
E quel loro bacio non lo avrebbero mai dimenticato.
Entrambi pensarono ,contemporaneamente, alla conclusione di quella serata e Taichi non potè non accorgersi che l’aveva appena definita “la serata più bella della sua vita”.
Sentì un calore piacevole al cuore, ed ebbe anche una strana sensazione.
Nonostante fosse diventata ancora più bella e una donna, averla lì, proprio in quel momento in cui ricordavano certe cose, gli dava l’impressione che non fosse passato poi così tanto tempo.
E che le cose tra di loro non fossero mai cambiate, nonostante tutto.
 
-Mamma, papà!!
 
La voce di Shinichi ruppe l’atmosfera.
Il bambino, accompagnato dal personale addetto, corse verso i suoi e si mise a sedere: era entusiasta, gli animatori gli avevano promesso degli spettacoli dopo cena, ed era corso da loro per poter mangiare velocemente.
I genitori risero per quanto era buffo, e cercarono di spiegargli che l’inizio di quello spettacolo non dipendeva dalla sua velocità nel mangiare, ma dai camerieri e dalle portate della cena.
Così, la serata continuò in assoluta tranquillità, tra le risate dei tre, altre conoscenze dei futuri colleghi di Taichi, e vari spettacoli.
Arrivò mezzanotte e la giovane famiglia si ritirò in Hotel.
Erano davvero stanchi, la giornata era stata piena di avvenimenti e cose nuove, sopratutto per Shinichi.
Si divertì molto anche grazie agli spettacoli organizzati ed era rimasto impressionato dai maghi e dagli illusionisti.
Infatti, anche quando si adagiarono tuti e tre sul letto,  non smise di parlare di quello che aveva visto.
Il piccoletto si piazzò in mezzo ai due e cominciò a gesticolare preso dal suo solito entusiasmo.
Sora rise, e lo abbracciò, baciandogli la nuca e dicendo che ora doveva dormire, così che poi si sarebbero svegliati presto per tornare al mare.
Anche quest’ultima notizia lo esaltò, dando un piccolo pugno involontario sul viso del padre, che era dall’altra parte.
Risero ancora per un pò,poi Taichi spense la luce, cercando di convincere il figlio a chiudere gli occhi.
Si posizionò su di un fianco, verso Shinichi, e lo abbracciò anche lui, baciandolo a sua volta per dargli la buonanotte.
Successivamente, fece scivolare la mano su quella della ragazza e l’accarezzò.
Potè benissimo notare in quella notte limpida i suoi occhi brillare.
Sentì che, a quel tocco, Sora gli prese la mano e la strinse.
Che bella sensazione che provarono entrambi, un bel calore con un gradevole brivido.
Stavano davvero bene così, sentivano una serenità e tranquillità interiore che da tempo mancava in loro.
Continuarono a stringersi e ad accarezzarsi la mano, fino a che non si addormentarono col sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Shinichi era davanti alla sveglia digitale.
Si era alzato dal letto e stava cercando di capire se il primo numero che leggeva era un sei o un sette.
Si ricordò che la mamma gli aveva spiegato che il sette negli orologi digitali era formato da due linee ortogonali tra loro, una “L” rovesciata, e ciò gli fece capire che ancora non era arrivata l’ora di svegliare i suoi.
Per questo, si sedette a terra, davanti al comodino, cercando di capire i numeri seguenti al sei, chissà quanto mancava!
Cercò di capirlo ragionando numero per numero, come gli aveva insegnato la mamma.
Nel mentre, per l’assenza del piccolo, Taichi e Sora si erano davvero avvicinati involontariamente l’uno all’altra.
Il bel ragazzo l’abbracciava teneramente, mentre lei si era accucciata su di lui.
Erano davvero teneri.
In realtà, Taichi si era accorto di quando Shinichi si era alzato, e, vedendo il viso angelico di Sora davanti a lui immerso nel sonno, non seppe resistere, e si avvicinò.
Quest’ultima riconobbe subito il gesto dolce di Taichi, avevano dormito tante di quelle volte insieme che era difficile dimenticare il suo tocco, così si accucciò subito a lui e si riaddormentarono serenamente, non pensando proprio a dove fosse finito il loro bambino.
Arrivarono le sette, e Shinichi si emozionò.
Si accertò che quel numero che vedeva fosse effettivamente un sette, scrutando per bene l’ora, poi, trovandosi dal lato del letto del papà, gli saltò subito sopra, urlando:
 
-Sveglia!!! Sveglia!!!! Svegliateviii! Dobbiamo andare al mare!! Papàààà! Mammaaa! Su!!!
 
A Taichi prese un colpo, un risveglio così traumatico, causato non solo dal gesto di Shinichi ma anche dalle urla, gli aveva fatto salire il cuore in gola.
Sora invece non si scompose dalla sua posizione e nè aprì gli occhi, anzi, si accucciò ancora di più su Taichi, ridendo un poco.
Il ragazzo dagli occhi nocciola, si girò un poco, per guardare dapprima suo figlio che nel frattempo si era seduto al suo fianco,e poi la sveglia.
Posò di nuovo lo sguardo, quasi sconvolto , sul piccolo che aveva una faccia davvero furba e gli occhi brillanti.
 
-Shinichi....sono le sette!!!- esclamò.
 
-Si!! Lo so!!! Ma dobbiamo andare al mare!!! Se no ci rubano il posto!- disse allargando le braccia, come se la cosa fosse ovvia.
 
Taichi cercò di guardare Sora, ma lei aveva nascosto il viso su di lui.
 
-Shinichi...ora al mare non c’è nessuno...neanche i pesci!!!
 
-Non è vero!!! Ieri Kintama e Kenzo mi hanno detto che erano arrivati alle sette e mezza! E mi hanno preso in giro perchè sono arrivato alle dieci!
 
Sora capì che si stava riferendo ai due bambini conosciuti il giorno prima, così sussurrò il suggerimento al padre.
 
-Ah...Shinichi, siamo distanti dieci minuti a piedi dalla spiaggia... e al mare si va alle otto, ora torna a dormire.
 
Ma il bambino non ne voleva proprio sapere.
Appena il padre cercò di accucciarsi di nuovo con la madre, gli prese la testa e la voltò verso di lui.
Con le sue piccole manine cercò di aprirgli gli occhi:
 
-No papà, basta dormire! Ci vogliono dieci minuti? Più devi considerare il tempo per il vestirsi e per la colazione... così arriveremo alle nove!
 
Si guardarono negli occhi per qualche minuto, poi Taichi si voltò verso Sora e le alzò dolcemente il viso:
 
-Tuo figlio fa sempre così la mattina? E’ peggio di te quando venivi a svegliarmi per andare a scuola... e poi questa sua intelligenza...a volta è davvero fastidiosa! Ha preso tutto da te..
 
Lei aprì i suoi occhi assonnati e rise apertamente:
 
-Ora è solo figlio mio? E credimi...che in realtà è la tua copia in tutto e per tutto...
 
Ormai si era arreso, lo stava davvero torurando e il fatto che neanche Sora riuscisse a farlo ragionare, lo demoralizzò ancora di più.
Così gli disse di prepararsi il costume e i vestiti da mettere, tanto da farlo scattare con entusiasmo.
Appoggiò di nuovo la testa sul cuscino, guardando ancora una volta lo splendido viso di Sora, poco distante dal suo.
Lo accarezzò, scostandole i capelli, e pensando che avrebbe voluto stare davvero un altro pò sul letto con lei.
Stavolta Sora non esitò nell’abbracciarlo, aveva voglia di avere un contatto molto più lungo con lui ed ora, per quella piccola peste, dovevano alzarsi.
Ma neanche fecero in tempo ad accucciarsi di nuovo, che videro Shinichi alla fine del letto posare dei vestiti proprio sopra alle lenzuola, con aria trionfante:
 
-Questi sono i vostri vestiti e costumi, ve li ho portati! Mamma, ho scelto per te quel vestito bello, quello rosa pallido e con la gonna larga, quello che ti fa sembrare un fiore! Tanto c’è papà che ti protegge.
 
Lo guardarono allibiti, di nuovo.
Era davvero tremendo, ma alla fine vinceva sempre.
 
-Il vestito della mamma lo decido io stavolta! – fece Taichi mettendosi a sedere sul letto ed esaminandolo.
 
Scoppiarono tutti a ridere: si era creato un quadro familiare strano e divertente, erano davvero bellissimi insieme.
 
Guidati e diretti dal piccolo Shinichi, arrivarono al mare.
Si accamparono stavolta molto più vicini alla riva, anche perchè la gente a quell’ora era davvero poca.
Alle 8:15 erano già operativi e Shinichi stava cercando di entrare in acqua, stavolta munito sia di braccioli che di salvagente.
Ma come al solito il mare era gelido, tanto che Sora disse che sarebbe andata a prendere un pò di sole e li avrebbe raggiunti più tardi.
Dopo essersi scambiati uno sguardo complice tra padre e figlio, Taichi la fermò per un braccio.
La tirò a sè, prendendola poi per la vita e cominciando a trascinarla piano piano verso l’acqua.
Sora si agitò, non aveva proprio voglia di farsi il bagno:
 
-Taichi! Fermati! Lasciami! Lo sai che soffro l’acqua fredda! Lo sai che non la sopporto! Lo sai che la odio!! Ti prego...dai... non è divertente!
 
Shinichi rideva come un matto e ,invece di aiutare la mamma, incitava il padre a buttarla dentro.
Sora lo fulminò e gli disse che l’avrebbe pagata anche lui.
Ogni volta era così, quei due si mettevano d’accordo su una cosa e fino a che non la facevano non erano contenti.
Entrati a fatica in acqua, per facilitarsi nell’impresa, Taichi bloccò Sora in un abbraccio.
Quest’ultima non riuscì a liberarsi, quella presa era davvero impossibile da sciogliere, così si aggrappò a lui, mettendogli le braccia intorno al collo e cominciando a lamentarsi di quanto fosse gelida l’acqua.
 
-Taichi...giuro che me la paghi... non potevi farmi un dispetto più grande...- disse sofferente, appoggiando il viso sulla forte spalla del ragazzo nel mentre, ormai ,l’aveva fatta bagnare fino alla vita.
 
Lui rise di gusto, ogni volta era così quando andava al mare con lei, e lo era stata fin da piccola, non era cambiata per niente.
Lo aveva sempre riempito di simpatiche minacce, ma alla fine non gli faceva mai nulla.
Se la strinse a sè, accarezzandole la schiena abbronzata e avvicinando la bocca al suo orecchio:
 
-Non c’è cosa che mi rende più rilassato e felice...- le sussurrò, provocandole un brivido che partì dall’orecchio e andò lungo la schiena.
 
Alzò la testa per guardarlo in viso, mantenendo una poca distanza tra i loro visi.
Lei aveva le braccia attorno al suo collo, e lui attorno alla sua schiena, e insieme si strinsero ancora di più per poi appoggiare la fronte , l’una sull’altra, e guardarsi negli occhi.
A Sora salì letteralmente la voglia di baciarlo, di riassaporare quei dolci gesti di un tempo.
Taichi sembrò volesse davvero farlo, accorciando ancor di più le distanze, ma poi sentirono un rumore strano verso una certa direzione, così si voltarono e videro Shinichi poco distante andare verso di loro.
Una scena davvero buffa gli si mostrò davanti: il piccolo, dotato di braccioli e anche di salvagente, sbatteva i piedi provocando così dei grandi schizzi d’acqua al suo seguito.
Le persone che erano attorno a lui vennero così bagnate, ma Sora e Taichi avevano cominciato a ridere per la sua espressione soddisfatta e felice.
Arrivò di fronte a loro e li guardò con quel suo sguardo furbo e mielato, tanto da far allentare la presa dei due genitori.
 
-Ciao!- salutò sorridendo.- Volevo solo venirvi a salutare!- disse poi voltandosi col suo salvagente per tornare a nuotare nella direzione da cui era venuto.
 
Non fecero in tempo a ridere che Shinichi, sbattendo i piedi sulla superficie dell’acqua per nuotare, li inondò letteralmente, bagnandogli viso e capelli.
Non riuscirono a capire se lo avesse fatto apposta o no, ma Taichi lo prese per il salvagente e lo avvicinò a loro:
 
-Mi hai fatto bere un litro di acqua salata!!!!- protestò davanti al figlio che rideva di gusto.
 
Sora aveva le mani sui fianchi, le azioni combinate di quei due l’avevano letteralmente bagnata tutta.
Si avvicinò a quella scena divertente, e, inizialmente, parve prendere le difese del figlio, allontanandolo dal padre.
Ma Shinichi ,poi, vide la madre che ,con un’agile mossa, fece perdere l’equilibrio del padre, facendolo ricadere e andare sott’acqua.
Poi si voltò verso il figlio dicendogli che era il suo turno, e cominciò a schizzarlo bagnandogli così la sua folta chioma.
Ovviamente, protestò, cercando di scappare nuotando, ma era davvero lento e la madre, prendendo il salvagente lo riportava sempre a sè.
Nel frattempo, il giovane papà era riemerso, completamente spiazzato dal gesto di Sora.
Si avvicinò a lei, prendendola in braccio all’improvviso e lanciandola un pò in aria verso il largo .
Shinichi esultò col padre, lo aveva salvato.
Quando Sora riemerse , guardò allibita entrambi e fece finta di essere offesa:
 
-La mettete così? Bè  allora d’ora in poi cavatevela senza di me!-disse infine dandogli le spalle e incrociando le braccia.
 
Ma si voltò ben presto perchè cominciò a sentire entrambi lamentarsi.
Infatti vide che, a quella minaccia, i due si puntarono un dito contro l’altro dandosi la colpa a vicenda, prorpio come due bambini.
E Sora non potè che scoppiare a ridere.
 
La giornata andò così, meravigliosamente bene.
Si divertirono da matti, tutti e tre, e giocarono anche tutto il tempo, prima con le racchette, poi con la palla, poi coi tuffi, insomma, non si erano fermati un secondo.
Fecero anche cena fuori prima di tornare a casa, durante la quale fecero un riassunto dei momenti più belli di quella gita.
La cosa che rese davvero magnifico tutto ciò fu proprio l’ultimo commento di Shinichi che disse ai suoi che era stata la gita più bella della sua vita e che voleva stare sempre con loro.
Taichi aveva addirittura pensato di prolungarla, ma il lunedì mattina seguente Sora aveva lo stage, quindi non poteva.
 
Per quando tornarono a casa era quasi mezzanotte.
Shinichi si era addormentato in macchina, era davveron stanco anche perchè, sopratutto lui, non si era mai fermato.
Così, il papà aiutò Sora a portarlo in camera sua.
Toshiko ovviamente stava dormendo, per questo cercarono di far piano e adagiarono il piccolo a letto.
Taichi accarezzò il bimbo, per poi dargli un bacio in fronte.
Sora sorrise alla dolce scena, quanto era felice di tutto ciò.
Poi, la ragazza accompagnò il bel giovane alla porta e cominciò a ringraziarlo di tutto.
Mentre lo faceva, le venne un leggero imbarazzo dovuto al fatto che ,osservandolo per bene, pensò che era davvero diventato un bel ragazzo.
Abbassò ,così, lo sguardo e notò che, involontariamene, stava giocando con l’anello da lui regalato.
In quei due giorni lo aveva fissato spesso, abbastanza sbalordita, perchè non le sembrava neanche un anello d’argento, ma d’oro bianco.
Poi, le venne in mente che forse doveva restituirglielo, così se lo sfilò e glielo porse:
 
-Quasi che stavo per dimenticarlo...
 
Taichi guardò prima lei e poi la sua mano.
Glielo prese, ma solo per rimetterlo sull’anulare.
Senza guardarla e stringendole poi la mano, disse:
 
-Voglio che tu lo tenga... ci tengo molto...
 
A quel punto, fissò i suoi occhi nocciola proprio in quelli dorati di lei.
C’era un’atmosfera magica in quel momento, la quale non riusciva a farli allontanare l’uno dall’altra, anzi, senza accorgersene ognuno di loro aveva fatto un passo verso l’altro.
Dopo aver inspirato per bene, Sora riuscì a sussurrargli:
 
-E’ stata davvero una bella gita, sono stata benissimo..
 
Sentì le mani di Taichi scivolarle fino a dietro la schiena , avvicinandola così di più a lui.
 
-Dovremo rifarle più spesso..- disse lui, mentre avvicinava il viso e mentre lei fece finta di sistemargli il colletto della maglia.
 
Stettero in silenzio, in quella serata limpida e illuminata solo dalla luna e dalle stelle.
Nessuno dei due riusciva a pensare , era come se si fosse congelato tutto attorno a loro, come se si fosse fermato il tempo.
E Sora non resistette nello scoccargli un lieve bacio sulla guancia, ma quel gesto fece solo scattare la reazione di Taichi.
Fece pressione sulla bella scheina di lei, spingendola e contemporaneamente alzandola verso di lui e costringendola a baciarlo.
Fu un bacio assolutamente passionale, voluto da non si sa quanto tempo, nessuno voleva staccarsi, anzi.
Sora si aiutò ad alzarsi mettendogli le mani attorno al collo, premendo ancora di più la testa folta del ragazzo contro la sua.
Lui continuò a stringerla, cominciando poi ad accarezzarla e ad infilarle le mani sotto al vestito per sentire la sua nuda pelle.
Erano così presi dal momento che Taichi la sollevò per portarla verso il divano, ma non fece molta attenzione e il gesto lo spostò di un poco, causando del rumore.
All’inizio non ci fecero caso, e Sora , mentre continuava a baciarlo, cominciò a sbottonargli la camicia.
Era un miscuglio di emozioni, dalle quali nessuno dei due riusciva a scappare.
E non riusciva neanche a farli ragionare.
 
-Sora, sei tu?
 
La voce improvvisa di Toshiko li fece fermare e staccare l’uno dall’altra.
Si guardarono a vicenda, cercando di prendere fiato, poi sentirono aprirsi una porta, evidentemente la signora stava uscendo dalla sua camera.
 
-Ma siete tornati a quest’o...- le parole le morirono in bocca quando vide che c’era anche Taichi, o meglio, quando notò che stavano da soli in sala.
 
Si creò una situazione molto imbarazzante per i due giovani, che cominciarono a guardarsi a vicenda.
 
-Ah..emh.. si Toshiko, colpa mia che ho voluto farli cenare fuori.- disse subito Taichi per non creare ulteriore disagio.
 
-Ci stavamo salutando...- fece lei, non riuscendo a smettere di guardarlo.
 
-Si..esatto..scusa se ti abbiamo svegliata.
 
-Oh..no no! Figuratevi!! Mi ero solo preoccupata...sapete, avevo sentito dei rumori...
 
Si scusò di nuovo ma la situazione era davvero pesante, e così decise che forse era ora di andare.
 
-Allora... ci sentiamo domani...- fece lei, molto imbarazzata.
 
-Si.. ci vediamo domani..- disse lui, correggendola e facendole capire che si sarebbero visti, causando un’ulteriore accelerazione del battito della ragazza.
 
Annuì sorridendo, poi , visto che ormai avevano notato Toshiko squadrarli entrambi, si velocizzò verso la camera, oltrepassandola e augurando la buonanotte anche a lei.
Taichi, dopo aver fatto lo stesso con Toshiko, si avviò verso la porta per poi voltarsi di nuovo nella direzione delle camere da letto e incrociare un’ultima volta lo sguardo bellissimo di Sora, che ancora esitava nell’entrare in camera.
Ma, sempre per la presenza della signora Takenouchi, i due dovettero andare ognuno nella direzione opposta.
Sora, non appena chiuse la porta dietro di sè, scivolò a terra, ancora non credendo a cosa fosse successo.
Non riusciva neanche a materializzarlo nella testa, sentiva solo il cuore battere all’impazzata e ardere come non mai.
Il fiato si era accorciato per quanto il sangue le pulsava velocemente e l’unica cosa che riuscì a fare fu sfiorarsi le labbra con le dita.
Si erano davvero baciati? Era davvero accaduto tutto quello o l’immaginazione le stava giocando brutti scherzi?
Fatto stava che quella notte, rimase seduta per terra per delle ore intere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sora non aveva chiuso occhio, era stata questa la conclusione di quella notte.
Ad ogni tentativo, gli appariva la sua bella immagine, o riprovava quella sensazione indescrivibile che sentì quando l’aveva presa e baciata.
La mattina era dovuta andare a fare lo stage, ma non appena la mente si liberava un secondo, le ritornava lui in mente, ormai era impossibile viverla quella giornata.
Aveva voglia di rivederlo, di avere un contatto con lui, ma allo stesso tempo si aggiunsero nella sua testa mille dubbi, ad esempio come avrebbe dovuto comportarsi nei suoi confronti, se avrebbe dovuto scrivergli o telefonargli.
E sicuramente lo avrebbe fatto appena pranzo.
 
Sora quella mattina avrebbe lavorato solo mezza giornata, per poi tornare a casa Takenouchi per mangiare.
Quel giorno, come avevano già prestabilito ancor prima dell’accaduto, Taichi non sarebbe andato a prendere il figlio la mattina, come era solito fare normalmente gli altri giorni, proprio per farlo riposare.
Perciò non aveva neanche avuto modo di incrociarlo, ma alla fine fu un bene, poi sicuramente a lavoro non avrebbe combinato nulla.
Tornò finalmente a casa, non vedeva l’ora di stendersi un secondo a letto, ma non appena aprì la porta, Shinichi le saltò sopra per salutarla.
Non fece in tempo neanche a sorridergli che notò che vi erano più persone in quella casa: i signori Kamiya, che la salutarono gentilmente, Hikari che le sorrise dolcemente e infine lui, che la mandò direttamente all’altro mondo.
Fece un saluto generale, facendo capire che fosse abbastanza stupita nel ritrovarli tutti li, e, facendo finta di mettere apposto la borsa, si voltò un attimo,dando ai presenti le spalle.
Era stupìta, allibita, sconvolta, disorientata, spiazzata.
E quel pranzo quando lo avevano organizzato?
 
-Vieni Sora, è tutto pronto.- fece Toshiko mentre serviva a tavola.
 
Siccome ancora lei non si decideva a voltarsi, Shinichi la prese per mano, sorridendo:
 
-Dai mamma, ho fame! Sai, ho giocato di nuovo tantissimo oggi! E’ venuto papà in tarda mattinata e poi abbiamo deciso di fare pranzo, tutti insieme!
 
Di certo, sapere ciò non l’aiutò affatto.
Si sentì solo ancora più in imbarazzo, dunque era stata idea sua?
Si fece trascinare, incrociando, così il suo sguardo che le mandò il cuore alle stelle.
Lui era inevitabilmente calmo e si comportava come sempre, parlando con tutti normalmente e rispondendo alle domande sulla loro gita appena passata.
In realtà, poi , prese il sopravvento il racconto di Shinichi, il più entusiasta tra i tre per ciò che avevano passato, causando così tantissime risate durante il pranzo.
Nel prestare attenzione al piccolo, la giovane coppia si lanciò non si sa quanti sguardi,ma erano come una droga, sembrava che non potessero farne a meno.
Non appena finirono di mangiare, Sora come al solito era l’addetta al lavaggio piatti, così si alzò e cominciò a liberare la tavola.
Ma stavolta, qualcosa andò diversamente.
 
-Toshiko.
 
Il richiamo di Taichi fece voltare un pò tutti.
Il ragazzo si era alzato e si era avvicinato alle due Takenouchi, che erano rimaste con qualche piatto in mano.
 
-Potresti finire tu in cucina per oggi? Io e Sora dobbiamo andare in un posto ora.
 
Ci fu un silenzio generale e, non si sa per quale miracolo,la bella ragazza riuscì a non far cadere i piatti a terra.
La signora riuscì solo ad annuire, abbastanza sconcertata quanto la figlia.
Il giovane Yagami tolse dolcemente i piatti sporchi dalle mani delicate di Sora e la invitò ad andare verso l’uscita di casa sua.
Nonostante lo scombussolamento, Sora riuscì a notare il sorriso di Shinichi al padre, come se sapesse qualcosa,infatti non protestò quando il padre specificò che lui sarebbe rimasto momentaneamente con i nonni e la zia.
Non appena la coppia uscì da casa, inutile dire le chiacchiere che cominciarono a susseguirsi, sopratutto tra le due madri.
 
-Vedi? Che ti avevo detto! Deve essere successo qualcosa!- esclamò Toshiko.
 
-Si, ma dove la porta ora? Oddio, sono troppo agitata!- rispose Yuuko.
 
-Ragazze...se la sbrigheranno da soli, non credete? Sono abbastanza grandi...- fece Susumo esausto.
 
Continuarono a chiedersi mille cose e a farsi domande su domande, Hikari cercò di farle smettere ma sembrò inutile.
Solo lui poteva farli zittire e ci riuscì:
 
-La zia Harumi diceva sempre: : “chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni! Chi si fa i fatti miei, va in ospedale!”
 
Sentendo quelle parole dette dall’ amato nipote, capirono che forse parlare di certe cose davanti a lui non era l’ideale e che, in fondo, aveva davvero ragione.
 
 
 
 
 
 
 
 
Taichi aveva preso la macchina, ma non ci volle molto per arrivare a destinazione.
Sora cercò di domandargli dove stessero andando, ma lui ,sorridendo, le rispose che tanto avrebbe avuto presto la risposta.
Il suo atteggiamento estremamente sereno l’aveva tranquillizzata molto: alla fine l’imbarazzo era dovuto anche agli occhi dei familiari, puntati implicitamente su di loro.
Quando erano soli, c’era tutt’altra situazione.
Anche se non poteva nascondere di avere un pò d’ansia, sapeva che prima o poi dovevano cacciar fuori di nuovo il discorso.
 
La fece scendere di fronte ad una bella e nuova palazzina.
Capì che era proprio quella la loro destinazione.
Salirono fino al quarto piano, ed entrarono dentro un appartamento: era davvero nuovo, con un arredo moderno.
Vi era una grande sala annessa ad una spaziosa cucina colorata.
Sentì Taichi poggiarle la mano sulla schiena, facendo intendere di proseguire con lui verso un largo e lungo corridoio.
Nel fondo, vi era un spazioso bagno e ,invece, lungo esso, vi erano 4 porte, due per lato.
Taichi ne aprì una che rivelò nascondere una stanza già arredata: era una cameretta, con un letto pieno di peluche e un bell’armadio attaccato al muro.
 
-A Shinichi è piaciuta molto, sopratutto quando ha visto l’angolo giochi.-disse ridendo.
 
Ma Sora non rise affatto, perchè le stava sorgendo un’idea che non riusciva a concretizzare, perchè era assurda e impossibile.
Taichi notò il suo stato, così continuò quella specie di tour.
Due stanze erano senza arredo, vuote e l’ultima che le mostrò era una grande e bellissima stanza matrimoniale.
A quel punto Sora iniziò quasi a tremare, sopratutto quando vide sul comodino lo stesso quadretto di loro due che teneva in camera sua.
Le stava salendo le lacrime, ma volle fermarle, no, non era possibile, impossibile che Taichi avesse pensato a tutto quello.
 
-All’inizio, ero davvero furioso con te, Sora.
 
Si voltò verso di lui non appena lo sentì parlare.
Gli occhi di lei erano palesemente lucidi e si poteva sentire il battito del suo cuore anche a quella distanza.
 
-Anzi, la parola “Furioso” neanche rende l’idea. Sentivo più emozioni negative messe insieme verso di te. Delusione, rabbia, sfiducia, anche odio. Non capivo perchè mai mi avessi fatto una cosa del genere, tu che mi conosci da una vita e sai come reagirei ad ogni situazione. Sono sicuro che sapevi che l’idea di avere un bambino l’avrei accettata con gioia anche a quei tempi,perchè ti amavo alla follia. Per questo ho cominciato a pensare che la tua scusa fosse davvero banale, non giustificabile, stupida. Alla fine, la felicità è stare insieme alle persone giuste, avremmo sofferto un pò, certo, ma ce l’avremmo comunque fatta e questo lo sai. Perciò non riuscivo ad accettarti all’inizio. Per sei lunghissimi anni eri riuscita a non farti viva, io non ce l’avrei mai fatta... per questo avevo cominciato anche a pensare che non mi avessi mai amato.
 
Vide Sora sforzarsi di guardarlo in faccia e contemporaneamente non piangere, si era da sempre sforzata di essere forte, di non crollare, e ci era quasi sempre riuscita.
 
-Il fatto che ciò non lo pensai solo io, mi fece capire che forse avevo davvero ragione. Ma ,con il passare delle settimane, capii anche una cosa, che nessuno di noi ti aveva davvero lasciata esporre seriamente la tua versione dei fatti.Nessuno di noi aveva preso seriamente le tue motivazioni, questo perchè ci hai recato un così grande dolore che non te l’abbiamo neanche voluto concedere. Ma, pensandoci bene, tu non hai mai protestato, neanche una sola volta, su come ti abbiamo trattata. Mi chiedevo spesso: “ma perchè non reagisce? Perchè non dice la sua? Lo so che non le stanno bene molte cose, e allora perchè non fa nulla per cambiarle?” Non l’avevo mai capito... e lo sai chi mi ha illuminato? Solo lui, il nostro splendido bambino. Il nostro innocente e sincero Shinichi.
 
Si avvicinò di più a lei, che ormai tremava come non mai, non per la paura, ma per quell’esplosione che sentiva dentro di lei.
 
-Quante volte a quella piccola peste sono uscite fuori le cose che avete passato in California? Quasi che mi ha raccontato tutta la vostra vita, facendomi ricordare uno dei tuoi difetti più grandi, ossia che metti sempre al primo posto il bene del prossimo e non te stessa. L’hai sempre fatto, basta anche pensare alla nostra avventura a Digiworld in cui tutti ti consideravano la mamma del gruppo. Tu agisci pensando prima al bene delle persone che ami, e vai contro ogni cosa per loro, anche se significa sacrificare la propria felicità, ed è proprio questo quello che hai fatto. Pur di rendere felice Shinichi e farmi ottenere un futuro glorioso, hai ucciso te stessa e ciò che il tuo cuore voleva, e questo è dimostrato dal tuo comportamento di qui... pur di non darci fastidio con la tua presenza, ti sei ridotta ad un fantasma... ed è incredibile come sei riuscita a gestire il tutto.
 
Le cominciò ad accarezzare le braccia, come per calmarla e rassicurarla.
 
-In questo tempo, passato con Shinichi e anche con te, sono riuscito a comprenderti e a capire quanto tu non sia cambiata affatto. Anzi, sei diventata ancora più straordinaria... se io e mio figlio abbiamo questo rapporto è solo merito tuo... che lo hai cresciuto tenendogli sempre in testa la mia immagine.
 
Fece una pausa, abbracciandola di più a se e accarezzandole il bellissimo viso.
 
-E ti sembrerà assurdo, ma io in questi anni non ho mai smesso di pensarti...Ogni giorno mi chiedevo dove fossi, e ti detestavo per quello che mi stavi facendo, ma la sera.. a letto... pregavo non so chi per riportarti da me, che avrei fatto di tutto per rivederti un solo secondo della mia vita. Non ti ho regalato questo anello a caso, non ti ho portato qui per osservare questo appartamento, quello che voglio dirti è che ti amo, ti ho sempre amata e che tutto quello che abbiamo passato mi ha fatto solamente capire quanto ti voglia al mio fianco. Non riesco più a starti distante, non riesco più a non toccarti, ti prego...Sora... vieni a vivere con me, qui, insieme a Shinichi... ti prego... sposami e legati per sempre a me.
 
Non riuscì più a trattenere l’emozione e le lacrime cominciarono a scivolarle via, copiose, dagli occhi che brillavano come non mai.
Tutto quel discorso, tutte quelle parole, la toccarono totalmente e la fecero rinascere.
Non credeva di aver mai provato una simile felicità dentro di sè.
Aveva da sempre voluto costruirsi una vita assieme a loro, sapeva che sarebbe stato difficile anzi, quasi non ci sperava più.
Si aggrappò al ragazzo che aveva di fronte e lo baciò,facendogli capire che non desiderava altro che lui e una vita al suo fianco.
Quanto lo amava, nessuno poteva immaginarlo.
Per Taichi avrebbe scalato le montagne, per lui avrebbe dato la sua vita.
Pe r tutto ciò che aveva detto, non riusciva davvero a staccarsi da lui e stavolta nessuno li avrebbe interrotti.
E questo lo sapeva anche Taichi, che cominciò a spingerla proprio verso il letto.
Risero insieme all’idea, per poi sentire il giovane Yagami dirle:
 
-Quelle due stanze vuote, sono state studiate anche quelle...ne voglio altri due.- disse ridendo assieme a lei mentre si adagiavano sul letto.
 
Lei gli prese il viso per baciarlo ,un’altra volta, lo sapeva, lo aveva sempre saputo, lui gleilo aveva sempre detto.
Con lei avrebbe costruito una famiglia numerosa, sia perchè doveva dimostrare al mondo che l’amava a tal punto, sia perchè voleva mostrare la meraviglia che poteva concepire con una ragazza splendida come lei.
Alla fine, i suoi sacrifici non erano stati vani.
Alla fine, il loro dolore era stato ripagato.
Ora, potevano essere felici.
Perchè la felicità dipende dalle persone, e dal loro amore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THIS IS THE END!
 
 
 
 
Lo so, ho detto che avrei aggiornato domani o dopodomani, ma meglio così, no? (sto migliorando eh? Ahahah)
 
Ok, forse avevate altre aspettative da questo capitolo, me ne rendo conto.
 
Ovviamente, (penso che non capiti solo a me) ci sono delle parti che non mi convincono e degli aspetti che, invece, ho io stessa apprezzato della mia storia.
 
Io, il figlio di questi due personaggi che amo alla follia, l’ho proprio immaginato così, e non nascondo che in questa storia l’ho adorato, e, chissà, in un futuro lo potrei inserire in qualche altra fiction! Mah!
 
Ringrazio a chi mi ha seguito, chi mi ha incitata, chi ha apprezzato la mia idea, chi commenterà in futuro e anche chi mi criticherà.
 
Voi lettori siete fonte di ispirazione, grazie a voi ho trovato il coraggio di proseguire vecchie storie.
 
Con la speranza che vi sia piaciuto almeno in minima parte l’ultimo capitolo di What I’ve done, ci rivedremo prossimamente (tra una settimana se tutto va bene) con l’aggiornamento epico di Unbreakable bond (scenderanno tutti i Santi del calendario, lo so...).
 
Ciao cari, tanti baci per voi.
 
Alla prossima J
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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