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Autore: wings_of_dreams    29/07/2014    2 recensioni
Di tutta la giornata c’era un determinato momento che Sofia amava di più, sicuramente nessuno aveva mai gustato più di lei il suono dell’ultima campanella, la salvatrice dopo tutte quelle estenuanti ore di scuola. Non l’amava solo perchè poneva fine al supplizio giornaliero, no il vero motivo era un altro.
“Andiamo da quanto tempo vieni qui? Possibile che balbetti ogni santa volta?” bisbigliò per non farsi sentire.
“Non è colpa mia, io mi sforzo anche, ma ho quell’orrenda maledizione di fare solo figuracce quando sono agitata”.
“No cara, quando sei con qualcuno che ti interessa”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISASTER DATE

La risata di Ronnie riecheggiava nel corridoio della scuola.
Scuoteva i suoi capelli scuri, i suoi riflessi violacei risplendevano alla luce del sole.
Liam la guardava sorridendo beato, era bellissima, si sentiva il ragazzo più fortunato della terra, lei era un angelo, il suo angelo.
Quella ragazza un po' bassa, con lo sguardo curioso, ma estremamente timido, gli aveva fatto battere il cuore più del dovuto dalla prima volta che l'aveva vista, tuttavia gli era servito parecchio tempo per realizzarlo. Era stato graduale.
Si erano scontrati in corridoio una mattina, lui era in ritardo, camminava a passo spedito, anzi correva, non l'aveva vista. Nessuno dei due si fece male. Si era limitato a delle scuse, poi lei scappò via.
Da quell'episodio Liam cominciò a vederla raramente e casualmente nei corridoi, come se non fosse più una presenza invisibile. Poi a cercarla con lo sguardo, imparò quale fosse il suo armadietto o quando avesse ginnastica.
Si ritrovò a pensarla ogni tanto durante le lezioni, specie quando la vedeva in ansia per le verifiche, perché la scorgeva intenta a ripassare fino all'ultimo accovacciata in terra. Aveva imparato a conoscere le sue amiche, con cui passava gli intervalli, il suo umore e tante altre piccole cose.
Ogni tanto le faceva un cenno e la salutava, aveva persino accennato qualche conversazione con lei e fu durante una di queste che capì di avere una cotta per la ragazza.
Aveva fatto una battuta, per sviare le tensione dovuta alla timidezza di lei. Non si ricordava nemmeno quale fosse, ma Ronnie inaspettatamente aveva dapprima sorriso, poi si era lasciata andare a gustose risate. Liam era arrossito, era davvero carina quando sorrideva.
Imparò il suo orario, fondamentale per incontrarla "casualmente", ogni tanto le portava anche i libri quando quelle braccia sottili ne erano stracolme. Fu solamente quando la classe della sua amica partì per Parigi che si fece coraggio.
Erano da soli in biblioteca, a studiare, almeno Ronnie lo faceva, lui era troppo nervoso. Lei lo aveva notato e gli aveva domandato se stesse bene. Liam era allora crollato, le aveva detto che le piaceva e le aveva chiesto di uscire. Ronnie era letteralmente morta dalla felicità, aveva una cotta per Payne da sempre.
Liam mentre la guardava ridere ripensò al loro primo bacio, avvenuto al secondo appuntamento.
Era passato un po' di tempo da quei avvenimenti, ormai l'aveva capito, era realmente innamorato di Ronnie.
Rideva con Sofia ora, era contentissimo che avessero fatto pace.
"Allora che si fa dopo scuola?".
"Non hai voglia di tè?"
la punzecchiò Ronnie.
"No" rispose immediatamente.
"Io andrei volentieri a mangiare un dolce" disse Liam sorridendo sotto i baffi.
"Bene, divertitevi".
"Sofia non fare storie" la fulminò Ronnie.
"Mi sentirei in colpa a rovinare una vostra uscita" disse lei con aria innocente.
"Credo che sia molto probabile che saremo noi quelli di troppo" puntualizzò Liam.
"Hey Payne non sfottere" ribatté accigliata.
"Bambini basta!" sbuffò Ronnie. "Dopo scuola andiamo tutti alla forneria".
"Va bene! Per oggi offro io"
disse Payne contento.
"Tu vieni o giuro che ti taglio i capelli nel sonno!".
Sofia tremò. Sapeva bene che la dolce e timida Ronnie era capacissima di farlo, possedeva un celatissimo lato oscuro, che era saggio non riportare a galla, tuttavia non era entusiasta dell'idea dei due fidanzatini, guardava con diffidenza questa loro iniziativa.
Preoccupata varcò la soglia ben nota del luogo ormai teatro di disdicevoli ricordi.
Non guardò verso il bancone, si sedette velocemente al solito posto, una devastante orda di emozioni contrastanti le martellò tutto il corpo fino al midollo.
Una parte di lei sperava di essere ignorata, ma l'altra... Voleva vederlo, voleva morire sotto quei brucianti occhi verdi, per l'ennesima volta, soffrire e bearsi allo stesso tempo di loro, di lui. Lo aspettò.
"Ciao".
Non era lui, non era la sua voce.
Si era arrabbiato. Aveva sbagliato a non presentarsi ancora, lui aveva capito che il gioco non valeva la candela, che lei era solo una perdita di tempo, uno spreco di energie.
"Sei Sofia giusto?".
La ragazza rizzò il capo di scatto, guardò per un attimo Ronnie, ma dalla sua faccia capì che non ne sapeva nulla. Posò allora lo sguardo sul misterioso interlocutore.
Era un bellissimo ragazzo con i capelli castani, lunghi e lisci come la seta, li portava in acconciatura apparentemente disordinata, ma curata. Aveva gli occhi blu, come non ne aveva mai visti prima, la barba fintamente incolta e due labbra sottili stese in sorriso luminoso.
Annuì lentamente.
"Molto piacere io sono Louis. Vedi il ragazzo dietro il bancone? Lui è il migliore amico, si chiama Harry".
So perfettamente chi sia, avrebbe voluto rispondere.
"Sai c'è la festa del suo quartiere domani sera, voleva invitarti a venirci con noi".
"Che cosa?"
disse senza riflettere.
"È un po' impacciato a volte, non sapeva come dirtelo".
Impacciato? No, non stiamo parlando dello stesso Harry.
"Ci sarai?".
"Lei verrà sicuramente"
intervenne prontamente Liam.
"Perfetto, a domani sera allora! Ah potete venire anche voi due" disse Louis indicando la coppietta.
"A domani sera Louis" sorride Ronnie.
Il ragazzo si girò tutto contento verso il bancone.
"Hey Harry! Sofia ha detto che verrà alla festa. Non c'è di che amico, io me ne vado ora, il mio compito è finito".
Lo straccio tenuto in mano dal riccio si schiantò velocemente al suolo, mentre questi fissava esterrefatto l'amico. Non lo aveva assolutamente visto avvicinarsi a Sofia, era troppo preso dal lavoro.
Lei si coprì subito il volto con le mani, maledicendo qualsiasi entità superiore che aveva permesso che tutto ciò accadesse.
"Lo sai vero che io vi shippo?".
"Ti prendo a sprangate chiodate sui denti, anche te Liam e quell'idiota di Louis"
ringhiò Sofia incenerendo Ronnie con lo sguardo.
"Non lo conosci".
"Ho già visto abbastanza, sarà figo quanto vuole, ma l'urlata finale poteva risparmiarsela, anzi anche l'invito. Ripensandoci poteva evitare di parlarmi".
"Come se ti dispiacesse avere un appuntamento con Harry".
"Non ne sapeva nulla, non è un appuntamento".
"O era solo sorpreso".
"Chiudi il becco Payne. Io devo andare in bagno, per favore non organizzatemi un matrimonio a sorpresa durante la mia assenza!".
"Non è una brutta idea, vero Ronnie?"
la punzecchiò Liam.
Sofia sbuffò e si allontanò.
Al suo ritorno però, trovò gli amici con già le loro ordinazioni, più una tazza del solito tè e una fetta di torta per lei.
"Oh grazie per avere ordinato anche per me" li ringraziò, sedendosi.
"Ehm no, veramente Harry ha chiesto solo le nostre. Ha portato anche queste dopo" spiegò cauta Ronnie.
"Ti prego dimmi che scherzi".
"No, è vero".

Guardò la torta e l'assaggiò.
"Succede sempre qualcosa quando fa la sua torta al cocco" disse con un timido sorriso, che a Harry non sfuggì.
 
"Ronnie io non so cosa mettermi, non so nemmeno quale sia il dress code per la serata!".
Avvolta nell'accappatoio osservava insoddisfatta l'armadio con le ante spalancate, i capelli umidi gocciolavano ancora lungo la sua schiena, ma erano molto più asciutti rispetto a quando si era posizionata davanti alle ante aperte.
"Allora ti importa di fare bella figura" sogghignò la ragazza dall'altro capo del telefono.
"Beh sì" ammise arrossendo.
"Quindi Harry ti piace".
"Ronnie...".
"Ammettilo che non è più una stupida cotta per il ragazzo dagli occhi smeraldo della forneria, non dopo quello che mi hai raccontato, se abbiamo fatto pace è merito suo".
"Harry mi piace davvero, vorrei che anche solo per stasera mi trovasse carina".
"Beh dovrebbe essere stupido per non farlo".
"In quale universo?!".
"Non ricominciare".
"Sei tu che dici cavolate".
"Non è vero! Dai su, pantaloni o vestito?".
"Ti ho chiamato io per una consulenza"
la schernì.
"Sono nella stessa barca".
"Così impari a accettare inviti da sconosciuti".
"In realtà è stato Liam".
"Liam è il tuo ragazzo, quindi è colpa tua".
"Trovato! Metterò la gonna nera a vita alta".
"Non tralasciare la tua bombetta".
"Mai nella vita, tu hai idee?".
"Sì, ma non sono adatte".
"Sofi, lascia fare a me".

 
Le lanterne appese agli alberi facevano scintillare le loro foglie, disegnando venature dorate sulle differenti tonalità di verde, le fronde degli alberi erano composte da gioielli preziosissimi e bellissimi.
Sofia non era mai stata in quel parco, guardava ogni dettaglio, catturava ogni immagine aggirandosi a bocca aperta. Perfino le panchine erano particolari, alcune in ferro battuto, altre in pietra, dalle forme svariate uscite da tutti i cortili dei palazzi delle fiabe.
Anche l'erba dei prato era unica. Tanti steli argentati si alzavano verso la luna, ne rubavano il pigmento, erano tanti piccoli filamenti di corpo celeste, ritrovatisi per errore sulla Terra.
"Sei emozionata?" le chiese Liam accarezzandole la testa.
"Lui mi piace".
"Di cosa hai paura allora?".
"Non mi ha invitata lui ad uscire e... Insomma... Io non sono come le altre...".
"Che intendi?".
"Sono cose da ragazze Liam, non so se mai capirai".
"Ti ha guardata tutto il tempo l'altro giorno".
"Dopo che Louis se ne andato".
"Sofia ti piglio a schiaffi se continui"
sbuffò Ronnie.
I due fidanzatini presero a parlare, finché il discorso non escluse del tutto la ragazza, ma non le importava. Continuava a guardare il posto in cui si trovava, sicura di scorgere altre bellissime caratteristiche.
Il vialetto su cui camminava era fatto da massi larghi, quasi come quelle delle antiche strade romane, le piaceva il modo in cui risuonavano i propri passi.
Notò in lontananza quattro figure, due sedute sulla panchina, una in piedi e l'ultima camminava avanti indietro dalle altre. Quest'ultima aveva un che di buffo, sembrava irrequieta. La osservò man mano vi si avvicinava.
Aveva dei pantaloni scuri e stretti, un maglione scuro lungo, da cui spuntava una maglia chiara. Calzava un paio di stivaletti scamosciati beige. Sul capo portava un cappello, ampio, come quelli che suo padre indossava andando al lavoro, da cui spuntavano i capelli lunghi e ricci. Aveva capito fin da subito chi fosse, ma le piaceva ammirarlo di nascosto nella penombra, senza farlo notare né a Ronnie, né a Liam.
Abbassò lo sguardo su di sé, non era sicura che il proprio outfit fosse adatto. Il vestito corto nero in jersey, le calze nere ricamate erano eccessive, sorrise guardandosi i piedi, anche lei indossava degli stivaletti marrone chiaro.
Si strinse nel golfino corto che indossava, aveva la pelle d'oca, ma non per il freddo, dato che le serate cominciavano a diventare più tiepide.
"Hey Sofia!"
La ragazza spostò la sua attenzione su Louis, il quale si dimenava in maniera eccessiva per salutarla, agitando le braccia come un ossesso, nonostante fossero a pochi passi di distanza.
"Ciao Louis" rispose sorridendo.
"Scusate se non vi ho salutato, ma non conosco i vostri nomi" si scusò il ragazzo castano, guardando la coppietta dietro alla ragazza.
"Figurati, io sono Liam".
"Io Ronnie"
si presentò con un sorriso smagliante.
Era sempre stata timidissima, ma la sola presenza di Liam la tranquillizzava, aveva meno problemi ad aprirsi con gli altri da quando uscivano insieme, lei aveva sempre avuto dentro la forza per riuscirsi, ma aveva avuto bisogno solo di un piccolo aiuto per liberarla.
Payne la osservava dolcemente mentre chiacchierava con Louis, in silenzio, pensando a quanto la trovasse perfetta nella sua adorabile timidezza.
"Comunque loro sono Niall" disse indicando un ragazzo biondo, sicuramente tinto "Zayn" sta volta era rivolto a un ragazzo dai capelli corvini e pelle ambrata "e lui, va beh lo conoscete è il panettiere o fornaio, come preferite".
"Sai un nome ce l'ho anch'io"
disse questi stizzito.
"O scusa Harold".
"Harold?"
ripeté Sofia.
"È il suo vero nome".
"Piantala Louis"
lo fulminò il riccio.
"Ti vergogni del tuo nome?" lo punzecchiò l'amico.
"Hey la smettete voi due? Vi ricordo che abbiamo compagnia" li richiamò Zayn.
"Allora che ne dite di andare a prendere dello zucchero filato e andare a fare qualche gioco?" propose il biondo.
"A me va bene Nia..." approvò Sofia.
"Niall" sorrise quest'ultimo.
"È un nome irlandese vero?".
"Esattamente, proud to be Irish!"
esclamò fiero.
Il gruppo partì, Liam parlava con Zayn, Ronnie e Sofia invece chiacchieravano con Niall e Louis. Harry rimase in in silenzio, un po' in disparte, quasi pensieroso. Sofia si sentiva dispiaciuta per questo, a tal punto da commettere quella che lei stessa definì una pazzia.
Lo raggiunse. Sorridendogli.
Forse era stupida, forse avventata, forse gli avrebbe peggiorato la serata, però, per una singola volta, era lei a rivolgergli un sorriso, non si presentava come la problematica depressa.
Non si era esattamente preparata, non sapeva cosa dirgli, se ne uscì quindi con uno squallidissimo "Hey, bel cappelo!".
"Ciao,lieto che ti piaccia"
rispose con un sorriso.
"Sai, non sono mai stata in questo parco, é bellissimo, è incantato".
"Potresti ambientarci il tuo prossimo racconto".
"Bell'idea! Credo mi udirebbe qualcosa sul fantasy".
"Però me lo devi far leggere, é un mio diritto ti ho dato l'idea"
dice convinto.
"Come siamo pretenziosi Harold" ribatté lei altezzosa.
"Mi dà fastidio quando mi chiamano così".
"Oh...".
Sofia si schiaffeggiava mentalmente. "Il fatto è... Che... Il fatto è che... A me... Piace moltissimo" ammise vergognandosi.
Styles la guardò intensamente. "Allora tu sei l'unica che potrà farlo, ma non dirlo a Louis" concluse ridendo.
"Bocca cucita!".
"Ti conviene o puoi scordarti il tuo amatissimo Yorkshire Tea".
"Questo é scorretto!".

"Mio il negozio, mie le regole".
"Cambierò posto".
"Non puoi".
"Oh e sentiamo, perché?".
"Perché lo dico io".
"Hai vent'anni e questo è la massima giustificazione che puoi darmi?".

"No, è quella che voglio darti, è assai diverso" sogghigna quasi... malizioso.
Sofia avrebbe voluto capire, ma non ebbe nemmeno il tempo di rimuginare sulla sua risposta, dato che un Niall esaltato urlò "Zucchero filato!".
Lo avevano preso tutti, da bravi bambini, avevano osservato la preparazione di quel dolce così delizioso, allo stesso modo in cui si fissa un mago intento a compiere una magia.
"Cosa facciamo adesso?" domandò Ronnie.
"Autoscontri!" gridò Zayn, suscitando l'approvazione di tutto il gruppo.
Andarono di buon passo verso l'attrazione, le vetture erano biposto, uno di loro sarebbe salito con uno sconosciuto.
"Posso andare io da solo" suggerì Liam.
"Non se ne parla, siete nostri ospiti!" lo fulminò Zayn.
"Resto giù io, posso fare anche meno" suggerì Sofia, ma si beccò un'occhiataccia da tutti i presenti.
"Allora, Ronnie e Sofia voi due salute Liam vai con Harry, Niall e Louis, io andrò con uno sconosciuto".
"Mi dispiace, ma non posso accettare di metterti in questa posizione. Proviamo a chiedere se possiamo stare in tre, vieni con me e Ronnie"
propose Sofia.
Involontariamente Harry spostò il suo sguardo su di lei, non conosceva Zayn da molto e già si preoccupava per lui.
Per qualche arcana posizione degli astri, i ragazzi poterono attuare l'idea avuta dalla ragazza. Fu divertentissimo.
Quella giostra era perfetta per scaricare un po' di tensioni e preoccupazioni, per scherzare e divertirsi.
Ronnie si sentiva un po' intimorita dalla presenza di Zayn, per qualche istante detestò Sofia e la sua boccaccia, ma non ebbe il coraggio di dire nulla.
La sua amica sapeva che lei non ne fosse molto felice, difatti sapeva già cosa fare per metterla a suo agio. Diresse volontariamente la loro vettura contro quella di Liam, lanciando un'occhiata loquace a Ronnie.
"Facciamolo nero" sorrise quest'ultima.
Il gioco cominciò.
Ronnie si divertiva ad andare contro Liam, che ingaggiava battaglia provocandola con stupide battute, ma anche Zayn prendeva spesso il comando per andare contro Louis e Niall. Furono però abbastanza saggi da non passare il tempo a scontrarsi solo fra di loro.
Si stavano divertendo.
Era bello, sotto quelle luci, dentro quelle urla, quelle risate, in quella carrozza, con il profumo del dopobarba di Zayn che le stuzzicava piacevolmente le narici, Sofia credette di essere al posto giusto, nel momento giusto.
Guardò Ronnie ridere e scherzare con il ragazzo con estrema naturalezza, entrambi le rivolsero un ampio sorriso, quando la scoprirono intenda a studiarli, il ragazzo le regalò anche un occhiolino.
“Siamo invincibili” decretò lui allegramente alzando due dita in segno di vittoria.
Pronti si precipitarono verso una nuova battaglia.
 
“Smettila di lamentarti Liam” sbuffò la sua ragazza.
“Dico sul serio, vi siete accanite un po’ troppo nei miei confronti”.
“È solo un gioco”.
“Evidentemente te lo meritavi”
mormorò Sofia divertita.
“Dovresti solo ringraziarmi” rispose allo stesso tono.
“Perché vi scannate sempre?” sbottò Ronnie seccata.
“Ma noi ci vogliamo bene, vero Sofi?” sorrise abbracciandola.
“Sì, non preoccuparti, ci piace solo variare le dimostrazioni d’affetto!”.
Erano seduti su una panchina, intendi a decidere sul da farsi, erano parecchio indecisi.
Ronnie e Zayn proponevano un secondo giro di autoscontri, Niall aveva fame, Liam voleva vedere la casa stregata, Louis e Sofia il tiro a segno, mentre Harry si dichiarava favorevole a tutto.
“Comunque Liam non ti devi lamentare più di tanto, tu e Harry ci avete quasi ammazzato” disse Niall.
“Harry, credevo fossimo amici” si lagnò Louis fingendo di asciugarsi una lacrima.
“Mai sentito parlare di vendetta?”.
“Vendetta? Perché?”.

Inviperito Harry si voltò verso l’amico. “E me lo chiedi anche?” soffiò piano credendo di non essere udito, per poi tornare a chiacchierare con gli altri con tranquillità.
Ronnie vide contrarsi ogni singola fibra che componeva il tessuto muscolare del corpo di Sofia, divenuta ormai più rigida di una statua greca. Il suo sguardo si fece per poco tempo buio, freddo e inespressivo. Scosse il capo per tornare alla normalità.
Le sfiorò il braccio preoccupata, ma ricevette solo un sorriso veloce e un po’ tirato.
“Mi accompagni in bagno Sofia?” esordì allora.
“Va bene”.
“Sapete dove sono? Posso portarvici se volete”
provò il ragazzo della panetteria.
“No. Non vogliamo disturbare. Possiamo trovarlo da sole” sibilò acida Sofia.
Quanto l’avrebbe schiaffeggiato volentieri.
Ricevette una gomitata dalla sua amica, voleva intimarle di mettersi in marcia, o voleva che si scusasse? Oh beh non c’era nessuna differenza, era fin troppo testarda anche solo per prendere in considerazione la seconda opzione.
“Mi spiace, ma insisto” rispose assottigliando gli occhi.
Che cazzo voleva?!
“Non…. mi serve pìù, ho… cambiato idea!” balbettò Ronnie intimorita dalla situazione.
“Quindi… Che si fa?” chiese Zayn.
“Proviamo altre giostre” ripropose Liam.
“Solo se dopo ci fermiamo a mangiare qualcosa”.
“Va bene Niall, su dai andiamo”
sbuffò Louis.
Sofia si allontanò il più possibile dal giovane panettiere, voleva godersi una bella serata, avrebbe fatto ancora un giro su un paio di giostre e poi, con una scusa, sarebbe tornata a casa.
Sì concentrò al meglio che potè sulle parole di Ronnie, sulle battute di Louis, sulla risata di Niall, il profumo di Zayn che camminava accanto a lei e sulla voce di Liam.
Vedendo il bicchiere mezzo vuoto, aveva conosciuto davvero dei ragazzi fantastici, perché non gioire e godersi la loro compagnia?
Si unì ai loro discorsi, sentendosi subito meglio, ma improvvisamente sentì una forte presa sul suo polso, in seguito ci fu forte strattone.
Si ritrovò a correre a perdifiato, a fatica su quei tacchi, anche se bassi. Cosa diavolo stava accadendo? Correva, ma non riusciva a vedere chi la stesse trascinando. Una miriade di domande le frullavano nella testa. Era in pericolo? Voleva mettersi ad urlare, ma non riusciva.
Finalmente si fermò. Ansimava per la fatica. Non era l'unica a farlo.
Davanti a lei, con le mani appoggiate sulle ginocchia, c'era il suo rapitore che cercava di calmarsi e riprendere fiato.
"Cosa... cazzo ti è preso Harry?!" urlò anche se sfinita.
Harry alzò lo sguardo lentamente, rimase in silenzio, la guardava e basta. Non ne voleva sapere di staccare gli occhi di dosso, Sofia era in soggezione.
Fu lei con sfida a spostare il proprio, fu lei a ignorarlo, fu lei perché non voleva dargliela vinta.
Styles si drizzò, le si avvicinò.
"Sofia" inspirò profondamente.
"Non preoccuparti, me ne sarei andata presto. Ah non sai lanciare frecciatine nascoste, ho sentito perfettamente quello che hai detto a Louis. Spero che tu non sia così sfigato da pensare che io sia venuta solo per ved...".
"Chiudi quella tua fottutissima boccaccia per una singola fottuta volta cazzo!"
urlò a pieni polmoni.
Lei si sussultò, non aveva mai usato quel tono con lei. Si sentiva offesa, arrabbiata e spaventata. Istintivamente fece un passo indietro.
Al riccio bastò un centesimo di secondo per comprendere le come si sentisse e quali fossero le sue intenzioni. Si mise le mani sui fianchi, osservò le punte delle proprie scarpe e prese fiato. Poi tornò a guardarla negli occhi, mentre le sue dita affondavano sempre di più nel tessuto del suo maglione.
"Ascoltami. Non so cosa vi siete detti tu e Louis, ma qualsiasi cosa sia uscita dalla sua bocca... dimenticala".
Uno schiaffo. Nell'aria si era librato un poderoso schiaffo, ghiacciando l'atmosfera e il sangue della ragazza. Quelle parole l'avevano ferita nel più doloroso dei modi possibili. Ammettere che quel riccio stronzo le piacesse, le era costato uno sforzo immane e lui, ora, la rifiutava nella maniera peggiore. Non pretendeva che ricambiasse, non ci aveva mai sperato, solo un po' più di tatto.
Mai più si sarebbe mostrata ferita ai due smeraldi.
"Non è un problema. Mi ha solo, no anzi. Ci ha invitati a venire qui stasera, Liam e Ronnie hanno accettato subito e mi hanno costretta. Louis non ti ha neanche nominato, altrimenti non sarei qui". Grandissima bugia.
"Bene".
"Ciao".
"Ciao? Dove vai?".
"A casa mia, te l'ho già detto, presto me ne sarei andata lo stesso".

Harry scosse il capo.
"Vieni con me".
Sofia rimase basita da quelle tre parole. Era scemo o mangiava i sassi?
"No".
Styles sbuffò, le prese l'avambraccio e cominciò a camminare tranquillamente, ignorando le sue proteste.
Era pazzo, non c'era altra conclusione possibile, si convinse la ragazza.
Arrivarono fino davanti allo spazio per il tiro a segno.
Diverse baracche erano disposte in quella piazzetta del parco, alcune avevano le pistole ad acqua, altre i classici barattoli da tirare giù con una palla e così via; ognuna esponeva i diversi premi, peluches di enormi dimensioni e molto altro.
Uno in particolare attirò l'attenzione di Sofia.
Era un gigantesco panda, morbidissimo con gli occhi verdi.
"Da quale vuoi cominciare?" le chiese il riccio.
"Non capisco, perché mi hai portata qui?" rispose confusa.
"Facciamo un patto, giochiamo un po' e poi quando abbiamo finito te lo dico".
Sofia era titubante, non voleva rimetterci, quella situazione era troppo assurda.
"Ci divertiremo vedrai" la incoraggiò.
"Ok..." accettò poco convinta.
 
Avevano ormai provato quasi tutti i giochi, Sofia doveva ammetterlo, si stava divertendo, e non poco.
La risata di Harry era davvero contagiosa, era gioiosa e pulita, un suono che era in grado di sciogliere i più duri grovigli di nervi. E poi c’erano le sue fossette. Dio quanto erano belle, Sofia le amava, così dolci, così perfette, invitanti e belle.
Mentalmente si rimproverava, lei non doveva restare lì con lui, l’aveva chiaramente rifiutata, eppure era talmente masochista da non voler rinunciare per nulla al mondo alla sua compagnia. Avrebbe voluto fermare il tempo, allontanare per sempre quel spaventoso dopo che si erano ripromessi per parlare, impedire che quella serata diventasse un costante rimorso.
“Rimane l’ultimo da provare” disse il riccio del pane.
“Qual è?”.
“Quello laggiù”

Le indicò la baracca dove vi erano allineate diverse piramidi di barattoli di latta grigi, era lì che aveva visto il panda.
“Vuoi provare?”.
“Non so Harry, di solito sono sempre truccati quelli”.
“Lo penso anch’io, ma forse possiamo farcela, dai proviamo”.
“Abbiamo giocato abbastanza”.
“Ho un motivo se voglio provarci”
ribattè sorridendo.
Sicuro di sé, si avvicinò alla baracca.
Dietro al bancone c’era una ragazza dai capelli castano chiaro, aveva lo sguardo annoiato, ma non appena vide avvicinarsi il ragazzo, il suo viso si illuminò, cercò di sistemarsi al meglio e lo accolse con un caloroso sorriso.
“Ciao! Sei venuto per tentare la fortuna?”.
“Spero di riuscirci, ma sento che è la serata giusta”.

Sofia osservava inorridita la scena, se ne stava in disparte, si era altamente infastidita dalla situazione.
“È la tua ragazza lei?” ripresa lei indicando Sofia.
“No, non preoccuparti” la rassicurò quest’ultima. “Se sono di troppo posso anche allontanarmi” commentò ironica a bassa voce.
Harry non la sentì,o forse la ignorò e basta.
“Quanti tentativi ho?”.
“Tre”.

Styles sogghignò.
Afferrò una pallina.
Si tolse il cappello, lo appoggiò al bancone. Scrollò i suoi lunghi ricci, vi passo dopo una mano. Cominciò a girarsela nelle mani, sempre più velocemente, iniziò a lanciarla in aria e riprenderla al volo, si stava palesemente pavoneggiando.
Poi tirò.
Caddero tutte le lattine.
La ragazza dietro il bancone cominciò a esultare battendo le mani.
Harry le regalò uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
“Devi scegliere il tuo premio” ammiccò lei, sporgendosi verso di lui maliziosamente.
“Prendo il panda gigante” esclamò senza pensarci troppo, facendo comparire un’espressione di delusione sul volto della fanciulla.
Harry rimirò tutto contento il panda, si voltò sorridendo a trentadue denti, ma immediatamente si spense. Sofia non c’era più.
 
“Brutto deficiente” sputò acida Sofia, mentre sorseggiava una birra. “Non posso neanche tornare a casa, devo rimanere qui ad aspettare Liam”.
Per la terza volta quella sera, si era ritrovata su una panchina, ma ora era sola e incazzata nera,
Era una stupida. Lei si era cacciata da sola in quella situazione.
“Stai parlando da sola questo sì che è preoccupante”.
Sofia roteò gli occhi al cielo, come aveva fatto a trovarla?!
“Posso sedermi qui?”.
Non rispose, non aveva voglia di sprecare fiato per lui.
Il riccio sospirò e si mise accanto a lei.
“L’ho vinto prima per te” tentò pur di stabilire uno straccio di conversazione porgendole il panda, ma invano.
Sofia, continuando a sorseggiare la birra, prese il telefono, voleva controllare se Ronnie avesse provato a contattarla, ma prima che abbassasse il capo sullo schermo, un enorme panda occupò tutto il suo campo visivo.
“Ciao! Io sono un panda, mi ha vinto il riccio al tuo fianco, sai ha buttato giù le lattine in un colpo” disse una voce stupida e alterata, per sembrare tenera.
La birra le andò di traverso.
“Ciao” disse alzando un sopracciglio.
“A quanto pare vuole che sia tuo”.
“Perché dovrei accettare?”.
“Mah non so, lo spera e basta”.
“Ah. Per che diamine sto parlando con un peluche?”
sbottò allibita.
“Perché non vuoi parlare con lui, ma ti capisco, non mi sembra uno sveglio”.
“Ok panda, che vuoi da me?”.
“Beh sapere perché te ne sei andata”.
“Chiedilo al riccio”.
“Non lo so, cioè non lo sa”.
“A no? Oh sai, prima mi separa dal gruppo, poi mi dice di dimenticarmi dell’invito che ho ricevuto dal suo migliore amico, mi trascina in giro con sé, si mette a flirtare con una lasciandomi lì imbambolata a guardarlo e poi mi perseguita con un peluche chiedendomi cos’ho!”
gridò.
“A lui dispiace”.
“Non mi importa, può fare quello che vuole, ma non mi prenda più in giro”.
“Ti ha cercato come un pazzo sai?”.
“Questa è una bugia, lui non voleva che io fossi qui, per questo mi ha chiesto di scordare le parole di Louis”.

Ci fu un lungo silenzio e poi un sospiro.
“Aveva un motivo, perdonalo”.
“E non potrei saperlo?”.
“Non può dirlo”
disse il panda imbarazzatissimo.
Sofia scosse la testa. “Voglio andare a casa”.
“Louis ha scritto a Harry prima, i ragazzi stanno andando alle macchine, vuoi raggiungerli?”.
“Sì”.
“Mi terrai?”.

Lei sorrise. “Sì, mi stai simpatico”.
 
Camminarono uno affianco all’altro in silenzio.
Forse volevano provare a dirsi qualcosa, ma le parole morivano in gola, la situazione fra di loro era diventata ingestibile e insostenibile, quindi nessuno osava proferire.
Harry fissava di sottecchi le braccia di Sofia avvolte intorno al morbido panda.
Lui procedeva con le mani nelle tasche, calciando occasionalmente dei sassolini, fu solo allora che notò un dettaglio che lo fece sorridere: i loro stivaletti erano simili.
Sofia era silenziosa, fissava il pupazzo fra le sue braccia, lui aveva notato che le piaceva, lei non aveva mai fatto una parola a riguardo. Non riusciva a comprendere il suo comportamento, era così confusa!
Alzò lo sguardo e da lontano riconobbe Louis e Niall.
“Là ci sono i ragazzi” disse atona.
Sentì Harry mandare inghiottire rumorosamente la saliva.
“Oh bene”.
Li avevano quasi raggiunti quando Harry le chiese di fermarsi ancora un secondo.
“Cosa c’è?” chiese lei guardandolo negli occhi.
“Sofia” sospirò lui solamente.
Non tolse la mani dalle tasche, non le accarezzò il viso, nessuna parte dei loro corpi entrò in contatto se non una.
Harry si sporse in avanti, poggiò tremante le sue labbra su quelle di Sofia, il cui povero cuore emise l’ultimo sgraziatissimo battito.
Quando si allontanarono le gote di entrambi erano divenute tavolozze per sperimentare le diverse gradazioni di rosso.
“Buona notte” concluse lui osservandola ancora per pochi istanti.
Lei rimase lì. Immobile. Impalata. Pietrificata.
Il suo cervello non ne poteva più, era tutto troppo complicato, infatti le girava fortissima la testa. Le sue labbra erano dischiuse in segno di stupore, sotto lo sguardo di Liam, Ronnie, Zayn, Niall e Louis, i quali avevano assistito a tutta la scena.


 
  
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