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Autore: oO_Keira_Oo    29/07/2014    3 recensioni
Dal Capitolo 2
“C-come hai fatto a prendermi? Chi sei tu?” Chiese July in stato di choc.
“Davvero non ti ricordi di me?” Replicò lui.
“Dovrei?” Domandò ancora lei.
“Sai, quando eri piccola eri meno pesante da prendere al volo.” Scherzò di nuovo il ragazzo.
July lo guardò intensamente, poi qualcosa scattò e due semplici parole le vennero alla bocca, uscendo in un sussurro senza che lei se ne rendesse conto. “Peter...Pan...?”
Cari lettori, spero di avervi incuriosito almeno un pochino. É la mia prima storia in assoluto e sto cercando di renderla il più avvincente possibile. Le mie recensioni scarseggiano, ma l'importante é continuare, giusto? Ad ogni modo, nel malaugurato caso vi dovesse capitare di legge questa cosa oscena, siete i benvenuti! {COMPLETATA} ~ {SEQUEL A SETTEMBRE 2015}
FanFiction dedicata a Lucia & Luisa.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Pan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neverland'
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Nei capitoli precedenti:

Capitolo 2: Vecchie conoscenze

[…] Rispose Beatrice alzando gli occhi dal portagioie e posandoli con rancore su Peter, che abbassò lo sguardo. “Ora cosa vuoi fare Peter? Portarla all’isola che non c’è, a Neverland, farle vivere grandi avventure e poi cosa? Riportarla a casa e scordarti di lei? È una vecchia storia Peter, sempre la stessa. Non dico che non le guarderai le spalle, che non la difenderai a costo della tua stessa vita, che le insegnerai a combattere e le farai vivere la più grande esperienza della sua vita, la più entusiasmante che si possa desiderare, ma dopo?” […] “Hai pensato a cosa succede dopo? Al fatto che rimarrà a pensarti ogni giorno, ad aspettarti ogni giorno alla sua finestra e tu invece a scorrazzare senza renderti conto del vuoto che lasci ovunque passi?”

Capitolo 5: Yo ho! Yo ho! E una bottiglia di rum.

“No, non ci posso credere! Uncino, il vecchio Capitano Giacomo Uncino! In realtà, non sei cambiato tanto.” Una vecchia voce rugosa interruppe il simpatico dialogo.

“Aspetta!” [...] “Quegli occhi, quel volto, io li ho già visti... Chi sei tu?”

“Io, signori, ero un tempo conosciuta da te, Uncino, come l'odiosa ragazzina, ma è passato molto tempo d'allora, adesso sono conosciuta come Beatrice Cook.”

Capitolo 12: Il lato oscuro dell'Isola

“Non trovi assurdo quanto mi assomigli? Stessa pelle candida, stessi occhi verdi lucenti; l’unica differenza sono i capelli: i miei erano molto più belli, lunghi, mossi, corvini…”

[…]

“Cosa ti è successo, Bea?”

“Sono cresciuta”
 

 

La verità

Parte I: Evelin's Port

Le somiglianze più profonde sono le più segrete.

- Raymond Radiguet.

 

“Svegliati! Jake svegliati!” La principessa ci provava, ma il ragazzo sembrava non pensarci nemmeno a volersi svegliare; la cosa peggiore era che il suo braccio impediva alla ragazza qualunque movimento. La sera precedente, Giglio Tigrato aveva ceduto: aveva bisogno di qualcuno che la consolasse e Jake era stato gentile; le aveva accarezzato i capelli e l’aveva abbracciata finché il sonno non l’ebbe raggiunta. Ora però doveva alzarsi e vedere come stesse Peter.

Diede uno spintone sulla spalla al ragazzo “Jake, per favore”

“Ehm, cosa?” Jake disse con voce assonnata e ancora un po’ intontita.

“Dobbiamo andare, Jake. Dobbiamo andare a vedere Peter!” La ragazza cercò ancora di spostarlo ed alzarsi, senza successo.

Il moro fu come colpito da una secchiata d’acqua che lo svegliò completamente; diede un bacio sulla tempia alla ragazza tra le sue braccia, lasciandola con gli occhi sgranati “Hai ragione: andiamo” e velocemente uscì dalla tenda.

*&*&*&*&*&*&*&*&*

Era mattina.

Era mattina e July si svegliò, colpita in viso dal sole che entrava da una finestra.

Era mattina e Peter non aveva aperto gli occhi.

July pigramente aprì gli occhi; si era assopita – cosa che si era promessa di non fare – poco prima dell’alba, ma per tutta la notte era rimasta a prendersi cura del ragazzo; asciugandogli il sudore dalla fronte e bagnandogli le labbra secche.

Nelle sue fantasie immaginava di vederlo sveglio, magari con il suo sorriso beffardo, a guardarla e saltarla con qualche battuta sciocca... ma nulla di ciò accadde. Vide Trilli, seduta sul comodino dall'altro lato del letto che, con faccia triste, guardava verso il ragazzo. Peter aveva ancora un'espressione sofferente, diversa dalla sera prima e né July né Trilli potevano dire se fosse un bene o un male.

Ovviamente le due non potevano saperlo, e lui non poteva dirlo, ma Peter stava decisamente peggio: aveva la mascella serrata, gli occhi chiusi ermeticamente e le nocche bianche a causa dei pugni stretti; cercava di combattere qualcosa fuori dalla sua comprensione.

July passò una mano leggera sulla fronte “Peter, apri gli occhi” le dita portarono con loro un po' della patina di sudore che incontravano “Peter, è mattina” continuò con voce flebile. Strinse le mani attorno al pugno del ragazzo, abbassando poi la testa, fino a toccare con la tempia le nocche. Non capiva: era vivo, il petto si alzava ed abbassava, ma non sveglio, e ciò era in netto contrasto con quello che aveva detto lo sciamano.

Forse devo solo aspettare: è ancora presto.

Prese il panno appoggiato sul comodino – suo fedele compagno per tutta la notte – passandolo sulla fronte del ragazzo.

Si alzò e si diresse nella cucina: <<..deve mangiare e bere molto...>> aveva detto l'indiano. Da bere gliene aveva dato in quantità, insieme a qualcosa vagamente somigliante ad una zuppa – non aveva mai cucinato: a Londra c'era chi lo faceva per lei. Prese della verdura e dopo averla pulita, la mise con dell'acqua in un grosso pentolone, accendendo il fuoco sotto; cosa che si rivelò sorprendentemente più semplice rispetto alla sera prima.

Sarà pronta per quando si sveglierà... perché lui si sveglierà.

Con un bicchiere d'acqua, presa da quella sorta di fontana, tornò da Peter, cercando di non svegliare i Bimbi Sperduti che dormivano nell'altra stanza, ancora all'oscuro degli avvenimenti di non molte ore prima...

*&*&*&*&*&*&*&*&*

"Ieri sera ci hai messo molto meno" Osservò Jake, mentre camminava attraverso il bosco diretto all'Albero dell'Impiccato.

"Sì, devo ringraziare Trilli; di solito non condivide la sua polvere così facilmente" Continuò Giglio Tigrato camminando al fianco del moro. "Ancora non riesco a credere che quel presuntuoso dello Sciamano non sia venuto con noi..." La sua attenzione passò al terreno.

Jake scosse la testa, le labbra si curvarono in un sorrisetto amaro

Il medico che cura mamma e Jasmine sarà pure un pirata, ma ci ha mai lasciato nei guai...

La principessa, evidentemente persona curiosa, lo risvegliò dai suoi pensieri "Da dove vieni, Jake?"

Per un secondo, al moro si gelò il sangue nelle vene, ma come aveva imparato bene, mentì "Io vengo dallo stesso posto da dove viene July" solo un paio di secoli prima Concluse in mente, convincendosi che quelle non fossero vere e proprie bugie ma... Mezze verità.

"É un bel posto?" Chiese ancora la ragazza.

A Jake vennero i lucciconi mentre pensava a come fosse la sua vita prima di venire su questa dannata Isola senza tempo "Oh sì, decisamente bello; c'è sempre gente nuova, che viene da lontano a raccontare le proprie storie. A volte la vita può sembrare faticosa ma la positività della gente riesce sempre a portare un sorriso..."

Chissà com'è ora, quel piccolo paesino sulla Costa nord...

Giglio Tigrato abbassò di nuovo lo sguardo, mormorando "Mi piacerebbe vederlo"

Il ragazzo le rivolse un debole sorriso "Prometto che se riuscirò a tornarci, ti porterò con me".

Lei sorrise amaramente, pensando che, nonostante le nobili intenzioni del ragazzo, il padre non l'avrebbe mai lasciata andare.

Già devo ringraziare i Grandi Spiriti se mi lascia avere una tenda mia.

In quel momento arrivarono all'Albero dell'Impiccato ed il cuore di Giglio Tigrato si fece pesante, le venne in mente di non aprire la porta, perché sarebbe stato più semplice non sapere ...

Ma se non lo avesse fatto, io non avrei avuto alcuna avventura da raccontarvi...

*&*&*&*&*&*&*&*&*

July salì al suo bagno temporaneo, la luce che entrava dal finestrino per un secondo l'accecò; riparandosi gli occhi, si girò chiudendosi la porta alle spalle e si avvicinò al lavandino. Con lo sguardo basso, aprì il rubinetto a pompa, per rinfrescarsi il viso.

La mano sinistra, bagnando la faccia, andò a toccare un punto preciso sullo zigomo corrispondente. Solo in quel momento July ricordò quel feroce taglio che si era fatta; spiccava sulla sua pelle come una violenta sbavatura, sul quadro di un celebre pittore. Una sbavatura livida, dolente e marcata.

Fissò il suo riflesso, mentre con la mancina tracciava il contorno della piccola ferita; le labbra strette in un'espressione disgustata: nonostante tutto, ancora non assomigliava al mostro crudele che si sentiva, per gli episodi del giorno prima.

Un insistente bussare alla porta la risvegliò; July si buttò i capelli sul viso, per coprire lo sfregio, e si fiondò giù per le scale, lasciandosi dietro il taglio, il senso di colpa e quel bagliore che, filtrando dalla finestra, sembrava volerla trafiggere con una lama di luce.

*&*&*&*&*&*&*&*&*

“Novità?” Dalla bocca dell'indiana una domanda secca, che non ammetteva divulgazioni.

Dall'arco della porta July vide Giglio Tigrato, compagnia non molto gradita, insieme ad un'altra persona che secondo lei, avrebbe fatto bene a sparire dalla faccia della Terra.

Dopo aver lanciato una fugace stilettata a Jake, gli occhi verdi si posarono sulla ragazza dalla pelle scura “Ancora nessuna” la voce tagliente.

La bionda fece spazio, invitando i due ad addentrarsi nella stanza disordinata; mentre Jake entrava come se si trovasse a casa sua, la principessa si era bloccata “Cosa intendi per Nessuna?”.

July prese un grosso respiro e rispose guardando dritto negli occhi scuri della ragazza “Intendo che non si è svegliato... non ancora almeno” cercò di trasmettere con la voce, le sue speranze.

Per un momento, a Giglio Tigrato mancò il respiro; ma capendo cosa intuiva la ragazza, cercò di inspirare profondamente, entrando nella tana ad affiancare Jake.

Il ragazzo corrucciò le sopracciglia, portando la mano sinistra a mantenere il mento mentre, con espressione concentrata, mormorò “Credo che abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno che ne sa più di noi”.

July lo guardò sospettosa, ma la voce di Giglio Tigrato la precedette “Cosa intendi?”.

Jake prese un profondo respiro “C'è... un uomo che vive dall'altro lato dell'isola, lui è bravo, cura molte persone. Credo che sia la nostra unica possibilità” alzò lo sguardo verso le ragazze.

Giglio tigrato sgranò gli occhi “Ma dall'altro lato dell'isola, non vivono-”.

“...I pirati” .

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Pennino era sempre stato un ragazzo intelligente; Peter l'aveva capito subito, forse per questo l'aveva messo a capo dei Bimbi Sperduti quando lui non c'era. Pennino, con i suoi capelli scuri corti e un po' indemoniati, era in grado di guidare il gruppo come un vero generale, di piazzare trappole, di distinguere le piante velenose da quelle commestibili ed era l'unico nel gruppo che sapesse leggere.

Ma non fu per le sue conoscenze, o l'ingegno, ma solo per casualità, che Pennino, quella mattina, si svegliò presto.

Dal suo letto a castello, che condivideva con Volpe, il ragazzino si stiracchiò e non si ributtò sotto le coperte come gli altri bimbi, ma poggiò le gambe fuori e si alzò, senza svegliare Volpe che dormiva sopra.

La stanza dove dormivano, nei tre letti a castello, tutti i bimbi tranne Zoey – che aveva un lettino tutto suo - era abbastanza grande, sempre piena di giochi sparsi sul pavimento, pareti sporche di pittura e chissà cos'altro. Vi erano tre finestre, che facevano entrare la luce in quella stanza, se no solo circondata da buio e terra insieme al resto della casa. Nessuno sa come Peter abbia fatto a creare una casa così grande da un albero; Pennino aveva sentito che il Pan aveva preso l'albero più grande dell'isola ed a sua volta l'aveva ingrandito. Ma queste erano solo storie da indiani, la verità rimarrà sempre segreta.

Il bambino, cauto a non pestare i giocattoli – soprattutto quelli di Zoey, che si sarebbe sicuramente arrabbiata – si avviò verso l'uscita, ma proprio lì delle voci attirarono la sua attenzione.

Jake questo è un suicidio!”

Per una volta sono d'accordo con la biondina. Come pensi che ci facciano entrare nella cittadina? Siamo un'indiana e una straniera, come minimo suoneranno un allarme vedendoci arrivare! In men che non si dica, saremo circondati da una cinquantina di pirati assassini-a-sangue-freddo!”

Pennino rimase nascosto dietro la porta, che dava direttamente sulla stanza vicino all'uscita. Stava fermo ed in silenzio, per ascoltare e non farsi sentire; ma non poté trattenersi dallo sgranare gli occhi, quando sentì Giglio Tigrato parlare di pirati.

Sentite, lo so che vi sembra una pazzia, ma credo sia l'unico modo per salvare il vostro amico”.

Cos'hai ora Jake? Ti vengono i sensi di colpa?”.

Cosa intende?”.

Niente Lily, solo... sentite, vi fidereste di me, se vi dicessi che c'è un modo per farvi entrare? Un modo sicuro, grazie al quale se indosserete dei cappucci, nessuno vi noterebbe?”.

Pennino trattenne il respiro e si mordeva il labbro, aspettando un qualunque suono proveniente dalla sala accanto. Quei pochi secondi gli sembrarono infiniti minuti.

Non credo abbiamo altra scelta. Io vengo”.

Prima di sentire la risposta di July, il bambino si fiondò attraverso la stanza, buttandosi a capofitto sulla ragazza. Strinse le gambe tra le braccia, arrivando ad appoggiare la testa poco sotto il suo petto “Dì di no!”.

July appoggiò le mani sulle braccia di Pennino in modo gentile, senza però scostarle “Pennino...”.

“No! Vi ho sentito prima parlare del porto: lì ci sono tantissimi pirati!” il ragazzino si girò a guardare l'indiana “Nemmeno tu ci devi andare!”.

Le ragazze si scambiarono un'occhiata. Pennino strinse ancora più forte le gambe, come a voler inchiodare la ragazza lì.

July posò lo sguardo sul piccolo moro “Pennino, guarda che non è vero, te lo giuro! E poi chi ha paura dei pirati? Ci metterò così poco che tu nemmeno ti accorgerai che me ne sono andata”.

La ragazza, dal canto suo, si sentiva onorata dalle azioni di Pennino: si era affezionato in così poco tempo e lei anche credeva di voler bene – almeno un po' – a quella piccola, pazza banda.

Il bambino la guardò con i suoi grandi occhi scuri “Non è vero! Almeno posso venire con voi? Tanto hai detto che non è rischioso!” .

July si morse il labbro, rivolgendo uno sguardo implorante verso Giglio Tigrato, perché era vero: l'aveva appena detto. Non riusciva a credere che un bambino di dieci anni l'avesse completamente fregata.

“Sì ma... tu mi servi qui a prenderti cura degli altri bimbi...” Non sapeva se Pennino avesse abboccato, ma evidentemente la sua scusa funzionò, perché il ragazzino lentamente si staccò da July e con la testa bassa.

“Va bene” un mormorio abbastanza infelice.

“Allora, come si chiama questo posto?” Chiese July, che come ultima arrivata, sapeva ben poco del luogo.

“Signore, vi porto ad Evelin's Port”.

*&*&*&*&*&*&*&*&*

Le piante e gli alberi che li avevano accompagnati per tutto il viaggio, iniziavano a diramarsi e pian piano, in lontananza, una grossa struttura in legno spiccava tra la vegetazione.

Questo fortino, che circondava Evelin's Port, era alto più di cinque metri; in lunghezza, invece, si estendeva a perdita d'occhio, ma ogni venti metri si distinguevano delle piccole torrette di guardia.

Fu proprio grazie ad una di queste, che i tre ragazzi riuscirono ad entrare nella cittadina.

Ogni torretta presentava due uscite: una interna, che dava sulla cittadina, ed una esterna che sbucava nella foresta. Fortunatamente Jake, ragazzo dalle mille risorse, conosceva bene la posizione di ogni torretta e quindi, di ogni uscita esterna.

Una piccola porta, in legno più scuro rispetto al resto della struttura, coperta da rami e foglie era esattamente ciò che faceva al caso loro.

Con un po' di forza, Jake riuscì ad aprirla; July e Giglio Tigrato, che avevano camminato con lui attraverso l'isola, presero un grosso respiro e si avvicinarono, non avendo idee migliori per entrare ad Evelin's Port.

La casina era buia, eccetto per la poca luce che filtrava dalle finestre, si poteva infatti vedere ben poco. Consisteva in un solo ambiente, con un letto sfatto sulla sinistra e un separé, dietro questo, che divideva la stanza in due parti.

Il moro le aveva avvertite: avrebbero dovuto fare in fretta, perché chiunque poteva entrare in qualunque momento.

Attenti a non fare troppo rumore, Jake entrò dietro July e Giglio Tigrato; l'indiana portava un mantello, che le copriva maggior parte del corpo, viso compreso, per non far riconoscere la “pelle rossa” che distingueva la sua gente in tutta l'isola.

Nella seconda parte della casa, si poteva vedere un tavolo, su cui poggiava del cibo, qualche mobile, alcuni dei quali erano aperti, e la porta; l'unico oggetto su cui si concentrarono i ragazzi.

Si mossero verso questa spostandosi come ladri: i passi erano leggeri, tanto che le tegole sotto i loro piedi, sembravano ignorare il loro passaggio; i respiri lenti e regolari, come se uno di questi potesse far volare l'intera struttura.

Ci mancava poco, pochissimo e poi sarebbero stati fuori... la porta era proprio lì, da sotto entrava un filo di luce, come a preannunciare una piccola vittoria... eccola...

E la luce scomparve, sostituita da un'ombra.

La maniglia girata.

Il sangue gelato.

Il respiro trattenuto.

La porta spalancata.

Una mano scura, pronta, stretta vicino un pugnale.

Una figura si presenta.

Una spada, puntata al collo di Jake “Cosa ci fai qui?”.

Jake scrutò meglio la figura: la carnagione nera come la notte, i capelli scuri legati in una piccola coda, che incorniciavano un volto dai tratti africani. Una camicia bianca, aperta, rivelava un petto muscoloso.

“Max, cavolo mi hai spaventato!”.

Il ragazzo scoppiò a ridere, riponendo la spada in un fodero che teneva legato alla vita. Max tirò Jake in un abbraccio fraterno. “Dov'eri finito, compare? Nessuno ti ha più visto da quando quella nave ha attraccato in porto”.

Jake sciolse dall'abbraccio “Lavoro, Max, lavoro”.

Giglio Tigrato tossì, per far notare anche la sua presenza.

“Loro sono July e Lily” Giglio Tigrato alzò un sopracciglio all'essere presentata con il suo nome, nella loro lingua.

Max si abbassò, provando a guardare sotto il cappuccio di Giglio Tigrato, che a sua volta abbassò il viso, cercando, senza successo, di nasconderlo completamente. Al corvino scappò un sorrisetto.

“È un piacere. Cosa porta una straniera e un'indiana ad Evelin's Port?” La principessa si mosse a disagio sotto lo sguardo della guardia, all'idea di essere riconosciuta, ma se Jake si fidava, non aveva motivo di spaventarsi, giusto?

“Abbiamo bisogno di un medico” spiegò July con voce ferma ma educata “Jake ci ha detto che qui possiamo trovarne uno”.

“Voglio che Ascanio ci dia un consiglio, Max. Lui è bravo e poi è un amico; saprà aiutarci” continuò Jake.

Max sgranò gli occhi “Davvero? Questo è il piano?” il silenzio che seguì gli fece da risposta “E voi siete d'accordo?” si girò verso le ragazze.

July guardò Jake con sguardo incriminante “Perché Max, dov'è il problema?”.

“Il problema, cara mia, è che Ascanio è lontano da qui e ad andare non sarà un problema, ma a ritorno le strade saranno piene di gente, perché sarà mezzogiorno e tutti tornano da lavoro per pranzare, oppure girano per accaparrarsi gli ultimi pezzi pane fresco. E la vostra amica pellerossa, non riuscirà a nascondersi da ogni abitante di Evelin's Port.” Disse indicando Giglio Tigrato.

July rivolse uno sguardo verso Jake, che come a rassicurare tutti parlò “Sono sicuro che potremmo farcela entro quell'ora”.

Max rise un po' “Se siete tanto convinti va bene, andiamo; ma poi non dite che non vi ho avvertito” e scuotendo la testa si avviò all'uscita, seguito da Giglio Tigrato.

Jake fece per avviarsi, ma una mano lo fermò, tirandolo per un braccio; July lo guardò con uno degli sguardi più duri che il ragazzo avesse mai visto “Ascoltami bene Jake, tu puoi far credere di avere la situazione sotto controllo ed io voglio anche crederci, ma se qualcosa va male in questa sorta di spedizione, sappi che tu sarai ritenuto interamente responsabile. E fidati, troverei un modo per fartela pagare”.*

*&*&*&*&*&*&*&*&*

Attraversare la città si era rivelato ancora più semplice del previsto, essendo questa completamente sgombra -come preannunciato da Max - dovevano solo attraversare un altro paio di vicoletti e sarebbe stata fatta. Il piccolo tragitto era stato pieno di domande poste da Max e di risposte vaghe degli altri tre.

Max era davanti le due ragazze, insieme a Jake “Ora mi volete dire perché stiamo andando dal medico? Un vostro amico si è sbucciato il ginocchio?”.

Il ragazzo non ebbe il tempo di capire cosa gli stesse succedendo – così come Giglio Tigrato e Jake – che un coltello gli fu piantato sul petto.

July, che prima camminava vicino Giglio Tigrato, grazie ad un gesto fulmineo, aveva estratto con la destra uno dei coltelli che la ragazza teneva alla vita, per piantarlo contro il petto di Max e spingerlo contro un muro vicino. Il coltello affilato faceva male contro il petto del ragazzo, alto almeno un metro e ottanta, che con la schiena contro il muro aveva una faccia sorpresa. Lo shock era palese anche sulle facce di Jake e Giglio Tigrato, che non credeva la ragazzina londinese capace di un qualunque gesto così deciso.

“Non provare a scherzare: tu non sai cosa è successo!” Gridò July in un impeto di rabbia, mentre gli occhi le pungevano. Max non rispose.

“July, Max stava solo scherzando, abbassa il coltello...” Jake mise una mano sulla spalla della ragazza – quella collegata al braccio che teneva il coltello - che però si scostò, bruscamente.

“Non toccarmi” la voce era piatta con un accenno di disgusto.

July riprese a camminare davanti agli altri, senza sapere bene dove stesse andando, mentre nel gruppo regnava il silenzio. Jake le disse di svoltare un paio di volte a destra, poi a sinistra e di nuovo a destra; questo fu l'unico accenno di comunicazione.

Seguendo le indicazioni, il quartetto si ritrovarono difronte una porta in scure tegole marce, con qualche buco e molte macchie. Entrambe le ragazze si chiesero, decisamente scettiche, come quella potesse essere la casa di un medico.

Max e Jake si fecero largo tra le due, portandosi difronte alla porta e, mentre il nero bussava, il moro aprì direttamente la porta.

July e Giglio Tigrato allungarono il collo per scrutare dentro; l'ambiente era inaspettatamente pulito e luminoso, anche se non molto grande. Vi erano tre tavoli – due contro le pareti ed uno al centro della stanza – contenenti utensili medici di vario genere, strani vasetti emananti un forte profumo, ampolle scoppiettanti, pentolini e moltissimi fogli scritti, lì abbandonati in modo caotico. Un paio di librerie disordinate e piene di libri erano messe una dietro l'altra, appoggiate per un fianco al muro di destra.

Seguirono i ragazzi all'interno con facce decisamente sbalordite; i due amici di Evelin's Port presero un bel respiro e, contemporaneamente, urlarono abbastanza da far tappare alle ragazze le proprie orecchie “Ascanio!”.

Un buffo uomo bassetto, con un po' di pancia, degli occhi piccoli e neri, incorniciati da un paio di occhiali, quasi senza capelli, sbucò da dietro una delle librerie, con un libro in mano ed una faccia offesa “Ragazzi, non sono sordo: non c'è bisogno di urlare!” poi volse lo sguardo verso le due ragazze “E chi sono queste due belle giovani donne?”

Giglio Tigrato decise che, utilizzando Jake la versione inglese del suo nome, che lei avrebbe fatto lo stesso, giusto per non destare sospetti “Io sono Lily e questa è July” si dovette sforzare per ricordare il nome della bionda.

Nonostante la voce chiara, Ascanio sembrò non capire, e con un sorriso caloroso disse “Cosa? Non siate timide, su” .

I ragazzi sghignazzarono mentre la principessa, non molto paziente, prese un grosso respiro “IO SONO LILY E QUESTA E' JULY”.

“Calma, calma! Perché urlate tutti? Siete sicuri di sentire bene?” Si passò una mano sul mento, mentre nell'altra teneva il libro ora chiuso.

Giglio Tigrato stava per rispondere in modo poco gentile, ma Jake la interruppe “Ascanio, un nostro amico” - July si morse un labbro per trattenersi dal inveire contro Jake sul nostro - “è ferito... gravemente. Abbiamo bisogno del tuo aiuto”.

Ascanio non vacillò la sua espressione dolce e cordiale “Certo; sarà un piacere! Lui dov'è?” Si alzò sulle punte, cercando di vedere se dietro di loro ci fosse qualcun altro.

“Non può alzarsi dal letto e non vive qui... per questo ho bisogno del tuo aiuto” spiegò ancora il moro.

L'uomo sbarrò gli occhi e la mascella gli cadde “Oh ragazzi miei, mi dispiace ma io sono un medico, mica uno che fa miracoli!” si girò per tornare alla libreria.

“Jake ha detto che sei il migliore, pensavamo che con la tua esperienza avresti potuto aiutarci comunque...” July gli rivolse la parola per la prima volta, riuscendo ad ottenere l'effetto desiderato: Ascanio si voltò si sistemò gli occhiali e, stirandosi il panciotto, disse “Beh, in effetti le mie conoscenze mediche sono le migliori qui”.

July era l'unica che in mente si permise di dissentire: i medici di Londra, con il progresso, erano riusciti a fare cose straordinarie; ma quella non era Londra e si sarebbe dovuta accontentare.

“Penso di potervi aiutare, però dovrete dirmi il più possibile” ordinò “Allora, cosa è successo?”.

Giglio Tigrato e Max voltarono lo sguardo verso July, aspettando la risposta; mentre lei si scambiava un'occhiata con Jake. Lui le rivolse un'espressione implorante e la bionda non poté fare altro che sospirare e prendere la parola, senza aggiungere troppi dettagli.

“Il nostro amico è stato accoltellato al fianco ieri, ha perso moltissimo sangue: la ferita è profonda, gli abbiamo messo delle bende e ho ci ho buttato dell'alcol, ma non si sveglia, inoltre... abbiamo chiamato uno sciamano” - La faccia di Giglio Tigrato cadde, per paura che l'intera “copertura” fosse saltata - “ha detto che se non si fosse svegliato stamane, sarebbe morto”.

Ascanio la bloccò “Non credere a quello che dicono quegli indiani, la loro conoscenza è arretrata di anni!” Si concesse un sorrisetto beffardo sul viso, mentre l'indiana – appunto – trattenne un ringhio. “Ad ogni modo, la situazione non è da sottovalutare” si passò la mano libera sulla barbetta “forse potrei usare il mio Jolly” mormorò più a sé stesso che ai quattro, che lo guardarono non capendo di cosa stesse parlando. Prima che uno di loro potesse chiedere spiegazioni, l'anziano si fiondò sul lato opposto della stanza, vicino ad cassa contenente strane erbe, e la spostò, per rivelare una specie di botola – o meglio, il suo coperchio.

Con una discreta parte della sua forza, riuscì ad alzarlo, per rivelare una scaletta di legno che dava in una cantina. Senza esitare, né degnare i ragazzi di un'occhiata, scomparve lì sotto.

Nessuno dei quattro sapeva cosa fare – oltre a stare bloccati sul posto – finché Jake, limitandosi a fare spallucce, scese le scale; gli altri, semplicemente seguirono il suo esempio.

Quella che poteva sembrare una piccola cantina era in realtà più simile ad una sala di gigantesche dimensioni, all'apparenza anche più grande della casa sopra. Non vi erano finestre, ma le varie candele già accese, compensavano la mancanza di luce. D'avanti ai ragazzi si aprivano file e file di banchi, sistemati in modo da formare tre corsie; ogni tavolo presentava, in modo discretamente ordinato contenitori di vetro di forme, colori e contenuto diverso.

Ascanio guardò con aria divertita le espressioni stupefatte dei ragazzi. Jake, che conosceva il vecchio da prima di venire sull'isola, stentava a credere ciò che gli dicevano i suoi occhi. “In tanti anni... non ho mai visto questo posto...”

Ascanio ignorò la punta di accusa ed indignazione “Vi piace? In realtà è nulla di ché; solo il lavoro di una vita” non mascherò il tono soddisfatto “Ora però torniamo a noi”.

Le ragazze sembrarono riprendersi; Max invece, continuava a sgranare gli occhi e darsi pizzicotti.

Come può una persona sola, fare tutto questo lavoro?

Forse il ragazzo non ricordava, sul momento, che Evelin's Port faceva parte di Neverland da quasi più di due secoli, ormai.

Ascanio non perse tempo e richiamò anche il suo interesse, urlando “Max svegliati, razza di idiota!” Il garbo e la pazienza non erano certo alcune delle doti più spiccate dell'anziano. Prese un bel respiro – giusto il tempo che Max si rimettesse dritto e indossasse un'espressione più intelligente – per poi incominciare a parlare. “Quello che ci serve, come detto, è il mio caro Jolly. È una medicina di mia invenzione; si chiama così perché, essendo le sue proprietà quasi infinite” esagerò passandosi una mano sulla barbetta grigia “può curare praticamente qualunque cosa”.

“Ma... non ci sarebbe qualcosa di più specifico?” si permise July.

Il viso di Ascanio divenne più duro “Guarda ragazzina che il mio Jolly è in grado di fare miracoli! Non ti permetto di dubitare di lui!”

“Io non dubito, ma-”

“Guarda cara che con quelle informazioni cosi vaghe, nessuno sarebbe in grado di darti una mano. Quindi ti conviene accettare!”

A Londra mi avrebbero aiutato di certo!

Prima che potesse fiatare, Giglio Tigrato si fece avanti con un sorriso falso “Certo che accettiamo, Ascanio!”.

Nonostante July le avrebbe mozzato la lingua, forse fu un bene che parlò: quando sei in una situazione disperata, iniziare una discussione con l'unica persona che può aiutarti, non è esattamente saggio.

"Bene" sorrise soddisfatto il vecchio "perché più siamo meglio è! Il mio Jolly è da qualche parte parte tra tutte queste boccette; voi dovrete aiutarmi a trovarla".

Max sgranò gli occhi - capitò diverse volte durante quella giornata - guardando prima Ascanio poi le file di banchi, poi di nuovo Ascanio.

"E' una boccetta piccola, con del liquido rosso dentro... no, non rosso" rifletté grattandosi la nuca "mi pare... sì! Trasparente: è trasparente!"

July voleva prendersi a schiaffi: non sapeva nemmeno il vecchio cosa stessero cercando!

Giglio Tigrato si limitò a poggiare le mani sui fianchi e soffiare un capello nero che le ricadeva sul viso "Beh, meglio iniziare..."

Ascanio sorrise soddisfatto "Questo è lo spirito!".

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Con sguardo deciso, Giglio Tigrato fu la prima ad avviarsi verso una delle file di banchi, iniziando ad ispezionare i vari oggetti che vi ci erano poggiati. E' molto meticolosa: la sua voglia di avventura la portava a pensare che quella fosse una missione salvavita; una missione il cui esito poteva designare la vita o la morte di una persona.

No, non di una persona, ma di Peter.

La principessa dovette ammettere che non ha mai capito come girassero le cose con quel ragazzo. Lei s'ingelosiva della ragazzina di turno, lo tirava un po' qui è là, ballavano, lui qualche volta la salvava dai pirati... era la prassi.

Girando, le sue mani si aggiravano distrattamente trai diversi contenitori. Se fosse stata in se, si sarebbe rimproverata per la mancanza di concentrazione, ma la sua mente era improvvisamente così lontana che nemmeno si accorgeva di non prestare attenzione; mentre la parola rimbombava nelle sue orecchie.

Prassi... si riduce davvero tutto a questo? A delle abitudini acquisite e mai perse nel tempo.

La vita dell'indiana era sempre uguale: c'erano sempre le stesse cose da fare, sempre le stesse persone da conoscere, sempre gli stessi posti da vedere. Forse per questo Jake, sbucato dal nulla, con tutte le sue novità e i suoi acconti di un mondo diverso, le sembrava così affascinante.

L'idea della tribù è quella di una famiglia, ci si protegge a vicenda, non si rimane soli, si prendono insieme le decisioni... gli ideali erano ottimi, ma costituivano la prigione dorata in cui il padre l'aveva rinchiusa.

Questa prigione era il motivo per cui ogni mattina, quando guardava il sole fare capolino tra le montagne, si prometteva di scoprire cosa fosse nascosto da quelle cime: Evelin's Port era solo la prima tappa.

Un tocco forse un po' troppo forte, sulla spalla sinistra, la svegliò dai sogni ad occhi aperti. Saltò indietro, le mani già serrate sulle else dei pugnali, in posizione difensiva. I muscoli delle braccia e della schiena tesi e persino l'espressione del viso era indurita.

Jake sgranò gli occhi e portò le mani di fronte a sé “Hey Lily, scusa, non volevo spaventarti”.

Giglio Tigrato si rilassò, tornando dritta. “Ma che spaventata? Solo sorpresa...”

Sciolse la presa dai pugnali, e senza degnare il ragazzo di una seconda occhiata, proseguì ad esaminare le boccette; stavolta con più attenzione.

Il moro si fece scappare un sorrisetto, mormorando a sé stesso “Immagino”.

La principessa gettò una stilettata veloce al ragazzo “Di' un po'; non dovresti dare una mano anche tu? E poi devi ancora spiegarmi un paio di cose...” Jake la seguiva sorridendo a mezza bocca “Come conosci il vecchio?”

Lui abbassò lo sguardo, elaborando qualcosa di almeno lontanamente possibile, prima di rispondere “Ne ho sentito parlare quando sono arrivato sull'isola” prese un respiro “Prossima domanda?”.

Quando Giglio Tigrato si girò, fu sorpresa – per la seconda volta in poco tempo – di vedere il viso del ragazzo così vicino al suo, nonostante fosse qualche centimetro più in alto. Subito si voltò, continuando l'interrogatorio “Cosa centri tu con questa storia? E come conosci Peter e la ragazzina?” non cercò di nascondere la poca simpatia nei confronti della biondina.

Jake sospirò, passandosi una mano tra i capelli: se le avesse detto la verità, l'avrebbe ammazzato; se avesse detto una bugia, sarebbe stata July a farlo a pezzi e davvero, dopo aver visto la scena con Max, non voleva provocare la ragazza. Optò per una via di mezzo “Io ho incontrato per caso July, ed ero presente quando i pirati li hanno attaccati”.

Giglio Tigrato non era sicura se credergli o meno “Tutto qui?”

Il ragazzo fece spallucce “Tutto qui” confermò.

Ad una delle file più a destra, qualcosa cadde, frantumandosi in mille pezzi. Entrambi i ragazzi volsero lo sguardo verso la fonte del rumore. July si teneva la mano sinistra, da cui usciva un debole filo di sangue “Scusate, non ho prestato attenzione ed ho colpito una di queste che è caduta” mentì.

Ascanio si girò appena a sorriderle “Non si preoccupi signorina: di quelle ne ho tante”.

July si guardò il palmo, dove qualche scheggia l'aveva graffiata, ma fortunatamente, non aveva stretto abbastanza la boccetta da lasciare dei pezzi di vetro nella mano.

Che bugiardo...

La rabbia le salì: Jake non aveva nemmeno il coraggio di ammettere le sue colpe; si morse un labbro per cercare di scaricare il nervosismo.

Una risatina dalla sua destra la fece sobbalzare “Per tagliarti in questo modo, la boccetta deve aver lottato duramente prima di cadere”.

July represse un ringhio, e cercando di ignorarlo, proseguì a esaminare i contenitori.

Max poggiò le mani sui fianchi, con fare scocciato “Senti, mi sembri simpatica, mi dispiace per quello che è successo prima e per quello che è successo al tuo ragazzo”.

Le guance della ragazza si colorarono d'imbarazzo “Non è il mio ragazzo, solo un amico mio e di G- Lily” cercò di controllare la voce, mentre faceva il gioco di Jake chiamando l'indiana con il nome inglese.

Max abbassò la testa e rise un po' “Un amico di entrambe, eh? Questo la dice lunga...”

July lo guardò male, senza prestare attenzione a dove metteva i piedi, infatti andò a sbattere contro qualcosa di grosso e morbido. Si voltò per vedere Ascanio che, come se nulla fosse, era intento ad esaminare, da sopra gli occhiali, una boccetta contenente del liquido bluastro.

L'africano si abbassò all'altezza della ragazza, mormorando “Ma, non ha detto che il liquido che stiamo cercando è bianco?”

July si limitò ad annuire, mentre guardava l'uomo con espressione perplessa.

“Max, perché non vai a controllare che non arrivino ospiti indesiderati?” Ascanio parlò con voce atona.

Il ragazzo si limitò ad annuire, pensando che forse il vecchio avesse sentito il suo commento e si fosse offeso. Si grattò la nuca e silenziosamente, abbandonò la stanza.

July, invece, un po' stranita dai modi di fare, decise semplicemente di passare Ascanio e continuare a fare quello per cui erano venuti. Nemmeno ebbe fatto due passi che la voce dell'uomo le fece gelare il sangue nelle vene, inchiodare i piedi a terra e bloccare qualunque movimento.

“Com'è l'altro lato dell'isola?”

Ascanio fissava la boccetta, imperturbabile .

“Come, scusi?”

“Le ho chiesto com'è l'altro lato dell'isola. Io non ci sono mai stato, sono rimasto ad Evelin's Port dal momento in cui sono arrivato, sa?”

July si girò, la testa piena di domande; una in particolare era già inchiodata all'interno della sua mente

Se sa chi siamo, perché ci sta aiutando?

Pensò che forse poteva far finta di nulla e magari il vecchio si sarebbe convinto di aver sbagliato persona. Prima di rispondere, si schiarì la voce “Ehm, cosa intende?”.

Ad Ascanio venne da ridere “Sono qui da molto tempo, signorina Cook; conosco tutti. Sinceramente sono molto amareggiato che mi abbiate creduto così ingenuo; come se non avessi riconosciuto la vostra amica indiana” prese un respiro, prima di ricominciare a parlare “poi, lei le assomiglia molto...”.

La testa iniziò a pulsare e sembrava che tutto stesse girando. Con una mano si appoggiò ad uno dei banchi per mantenersi in equilibrio. Prese un grosso respiro e, con il fiatone, temendo la risposta, chiese “A lei chi?”

“Ma, a Beatrice Cook, naturalmente”.

A quel punto, July svenne.

 

 

* (N.A. E la piccola July non è così dolce e cara come vuole far credere xD )

 

 

N/A:

Non ho abbastanza scusanti per un ritardo di quasi tre mesi, davvero non so cosa dire. I primi due sono stata impegnata con la scuola e luglio l'ho passato a scrivere e ri-scrivere questo capitolo. Mi dispiace; giuro che – a parte nel caso di un'altra caduta col motorino – non si ripeterà mai più un ritardo tale.

Voglio ringraziare tutti quelli che hanno continuato a credere in questa storia, nonostante i miei ritardi.

Vi chiedo ancora scusa, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque.

Non siamo alla fine, anche perché il bello deve ancora arrivare. Non so se scrivere un seguito o fare tutto in questa storia (che poi diventerebbe di una 50ina di capitoli XP). Datemi una voce, ok?

Mi dispiace ancora

-J

P.s. Il capitolo è stato diviso in due parti; quindi il prossimo sarà pronto tra poco. ^^

 

   
 
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