Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Andreatorinista    07/09/2008    4 recensioni
La depressione è uno stato d’animo, che induce una persona a non credere più in se stessa, a sprofondare in un burrone buio e tetro Con la convinzione di non riuscire mai più a rivedere la luce. Questo stato d’animo colpisce tutte quelle persone che, nonostante gli sforzi fatti per avere il rispetto del prossimo, e per avere un futuro migliore, sono stati ripagati con niente. Nulla. Le persone più tenaci e ottimiste, voltano pagina e ricominciano tutto da capo. Ma le persone più deboli, si fanno possedere da questo male incurabile, convincendosi che l’unica soluzione possibile per non soffrire è quella di morire. Di chiudere gli occhi per sempre, sicuri al 100% che il buio che viene dopo la morte, sia molto più bello del mondo corrotto e malvagio, che si è divertito a corrodere i loro animi, come fa l’acido su delle tegole di legno. Questo è il significato di depressione. Il significato di quel male, che in un giorno di pioggia, mi ha tolto la vita.
Genere: Generale, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kiba Inuzuka
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LS Vi siete mai chiesti che cosa vuol dire toccare il fondo?
Raggiungere le profondità di un burrone, con la convinzione di non riuscire mai più a risalire in superficie?
Vi siete mai chiesti come si sentono le persone che si ritrovano in queste condizioni?
No…sicuramente No.
Perché voi siete contenti della vostra vita.
Del cammino che il destino vi ha assegnato.
E quindi non vi preoccupate più di tanto.
Ma provate soltanto ad immaginare che cosa sarebbe successo, se la vostra vita non fosse andata come volevate voi.

La depressione è uno stato d’animo, che induce una persona a non credere più in se stessa, a sprofondare in un burrone buio e tetro
Con la convinzione di non riuscire mai più a rivedere la luce.
Questo stato d’animo colpisce tutte quelle persone che, nonostante gli sforzi fatti per avere il rispetto del prossimo, e per avere un futuro migliore, sono stati ripagati con niente.
Nulla.
Le persone più tenaci e ottimiste, voltano pagina e ricominciano tutto da capo.
Ma le persone più deboli, si fanno possedere da questo male incurabile, convincendosi che l’unica soluzione possibile per non soffrire è quella di morire.
Di chiudere gli occhi per sempre, sicuri al 100% che il buio che viene dopo la morte, sia molto più bello del mondo corrotto e malvagio, che si è divertito a corrodere i loro animi, come fa l’acido su delle tegole di legno.
Questo è il significato di depressione.
Il significato di quel male, che in un giorno di pioggia, mi ha tolto la vita.

Last Seconds

Ero agitato.
Stavo perdendo la pazienza.
Erano ore che cercavo le chiavi della mia macchina invano.
Quel dannato temporale aveva fatto saltare il generatore, ed era anche difficile riuscire a guardare ad un palmo dal naso.
Dopo qualche minuto, in cui credevo di sbroccare, riuscii a trovarle.
Fu un sollievo.
Senza prendere un giubbotto e un ombrello per proteggermi dal freddo e dalla pioggia, mi misi in macchina, e feci partire il motore.
Destinazione…
Già, chissà dove stavo andando.
Mentre scalavo le marce e reggevo il volante, vedevo intorno a me soltanto le luci dei lampioni, qualche passante che vagava senza meta, e nulla di più.
Sul sedile del passeggero avevo la mia fedele bottiglia di grappa.
Gli lanciai un’occhiata, poi decisi di berne un sorso.
Dovevo essere proprio disperato per bere mentre stavo guidando, ma ormai io e l’alcool eravamo diventati come culo e camicia, dopo quella notte di un anno fa.

“Ah ah ah ah ah ah.”
Questo qui che ride sono io.
Stavo ritornando a casa, dopo una bella festa in maschera organizzata da Naruto.
“Ah insomma Kiba, quante volte te l’ho detto di non esagerare col Rhum?”
La ragazza che mi stava rimproverando e che camminava di fianco a me era Hinata.
Una ragazza dolcissima.
Inutile dire che mi ero innamorato di lei, e che quella sera avevamo compiuto il nostro primo mese di fidanzamento.
Insieme a lei ero felice.
Davvero felice.
“Non si chiama Rhum, Si chiama Vodka.” Le dissi ricominciando a ridere.
Hinata tirò un sospiro di rassegnazione.
Ormai si era abituata a riportarmi a casa semi-ubriaco.
“Non cambierai mai.”
“Ah ah ah. Sai tesoro, non vedo l’ora di passare questo nuovo mese insieme a te.”
Sentendo queste parole, si fermò di colpo, chinando il capo.
anche se ero quasi ubriaco, avevo perfettamente capito che c’era qualcosa che non andava.
“Ehi Hinata. È successo qualcosa?”
Lei non rispose.
Mi stava facendo davvero preoccupare.
Ma prima che gli rifacessi di nuovo quella domanda, cominciò a parlare.
“Kiba…devo dirti una cosa importante.”
Era un mese che stavamo insieme, ma non l’avevo mai vista così triste.
Lei era una ragazza solare e piena di vitalità.
Vederla in quello stato, mi faceva uno strano effetto.
“Dai Hinata, non farmi preoccupare troppo. Dimmi che ti è successo?”
“Riguarda noi due.”
Rimasi paralizzato.
Quelle parole mi fecero stare male.
Sapevo benissimo che cosa comportava un discorso del genere.
Ed era per questo che dai miei occhi stavano per fuoriuscire delle lacrime amare, ma non volevo piangere.
Non volevo soffrire.
In fondo non mi aveva ancora detto nulla.
Poteva benissimo trattarsi di qualcosa di banale, che avremmo risolto in quattro e quattr’otto.
“Era da un po’ che volevo dirtelo, ma la paura di vederti soffrire mi angosciava e quindi ho sempre rimandato.”
Le cose stavano peggiorando sempre di più.
Ma io avevo fiducia nel destino.
Avevo fiducia in lei.
E quindi la incitai a sputare il rospo, mostrandomi allegro e sorridente.
“E dai Hinata, così mi fai preoccupare sul serio. Se devi dirmi qualcosa fallo e basta. Sfogati.” Dissi sorridendo, senza sapere a cosa andavo incontro.
“Kiba…io…io mi sono innamorata di un altro.”
Ci avevo creduto fino all’ultimo.
Pensavo che l’amore che provavo per lei, e che le dimostravo ogni giorno, potesse sigillare il nostro rapporto per sempre.
Ma mi sbagliavo.
Ovviamente io le volevo bene, e per non ferirla, le dissi che non c’era niente di cui preoccuparsi, che assecondavo la sua scelta, e che avrei fatto di tutto per aiutarla a conquistare la persona che amava.
Il tutto sorridendo.
Nel giro di due minuti, mi ritrovai da solo, sotto la luce di un lampione, con lo sguardo perso nel vuoto.
Il mio finto sorriso lasciò spazio ad una smorfia di dolore.
Un dolore che veniva dal cuore.
Un dolore che diventava sempre più forte, man mano che le lacrime scendevano sulle mia guance.
Desideravo che tutto ciò fosse solo un incubo.
Ma era la cruda verità.
Ero rimasto solo.
Solo.

Si.
Adesso ricordo perché avevo cominciato a bere.
Comunque dovevo concentrarmi sulla strada.
Non sapevo dove stavo andando.
Svoltavo a destra e poi a sinistra, senza sapere che direzione stavo prendendo.
Era l’istinto che mi diceva quello che dovevo fare.
E io non mi opposi al suo volere.
Tanto, non avevo più nulla da perdere.
La radio trasmetteva una canzone triste.
Proprio il massimo per una giornata di merda.
Una delle tante.
I tergicristalli si muovevano ritmicamente, liberando il parabrezza da quelle fastidiose gocce d’acqua che impedivano una vista completa della strada.
La lancetta dell’indicatore di velocità segnava i 90 all’ora.
E mentre mi accingevo a fermarmi ad un incrocio, ripresi la mia bottiglia di grappa per un secondo sorso.
Ormai il mio corpo stava sudando, la mia testa stava scoppiando, e la vista diventava sempre più appannata.
Però ero ancora lucido.
Riuscivo ancora a distinguere le auto dalle case, quindi non c’era alcun problema.
Il semaforo divenne verde, e anche se con un po’ di ritardo per via dei mie riflessi annebbiati, ripartii verso quella meta che neanche io sapevo bene quale fosse e dove si trovava.
Sapevo solo che volevo guidare.
Era come se fosse una valvola di sfogo che, unita alla grappa, mi faceva sentire meglio.
Mi faceva sentire appagato.
Felice.
Ma non era questa la vera felicità.
La vera felicità l’avevo perduta per sempre.
E tutto è successo un mese fa.

“Mh mh mh. Ino sarà sicuramente contenta del regalo di San Valentino che gli ho fatto.”
Questo qui sono ancora io.
Come ho fatto ad uscire dalla depressione?
Semplice, perché avevo trovato lei.
Ino Yamanaka.
Una ragazza bellissima, seducente e anche molto ribelle.
Insomma era il mio tipo.
Avevamo un sacco di cose in comune, ed era per questo che ci eravamo messi insieme.
Quel regalo di San Valentino rappresentava un traguardo per me storico.
Erano infatti due mesi esatti che stavo insieme a lei.
Inutile dire che grazie a Ino ero di nuovo al settimo cielo.
Ed ero convinto, anzi sicuro, che il nostro rapporto sarebbe continuato ancora.
Ne ero certo, prima di voltare l’angolo e di vederla abbracciata ad un altro, mentre le loro labbra si univano in un dolce bacio.
“Mmh, sei molto brava a baciare eh?”
“Già.”
“Allora hai mollato Kiba. Per quale motivo?”
“Mollato? Sei sicuro che io sia stata veramente insieme a lui?” disse dandogli un altro bacio sulla bocca.
“Quanto sei perfida, ed è per questo che mi piaci.”
“Ad ogni modo mi ero messa con lui, perché mi faceva pena. In realtà non lo amavo per niente.”
“Poverino però. Chissà come ci rimarrà se viene a sapere la verità.”
“Ma chi se ne frega, tanto è solo uno sfigato del cazzo. Prima o poi l’avrei lasciato comunque. Certo è carino, ma i tipi come lui non piacciono più a nessuno. Deve mettersi in testa che anche impegnandosi con tutte le sue forze, non riuscirà a trovare una ragazza. È inutile. Ormai i ragazzi come lui sono passati di moda. Che si mettesse il cuore in pace.”
Le rose rosse e i cioccolatini mi caddero per terra.
Quelle parole mi avevano sminuzzato come una cipolla.
Mi sentivo male.
Tremendamente male.
E la cosa che più mi faceva star male, era il ragazzo con cui mi aveva tradito Ino.
Shikamaru Nara.
Un tipo svogliato e insopportabile.
Un ragazzo che trattava le donne come degli stracci.
Per quale motivo uno come lui, che non meritava di avere una fidanzata per il suo modo di comportarsi, doveva essere felice, e io, che davo il meglio di me stesso, dovevo essere triste?
Per quale motivo?
Perché?
Dov’è la giustizia in tutto ciò?
A questa domanda, non riuscii mai a dare una risposta.
La cosa certa è che i regali di San Valentino rimasero lì per terra, mentre mi accingevo a fare ritorno a casa, ascoltando con l’Ipod Teorema di Marco Ferradini.
Ancora una volta, mi ritrovai solo.
Solo.

La strada che stavo percorrendo ora, era un’extraurbana.
Ero uscito dalla città.
Intorno a me, soltanto gli spazi sconfinati dei campi di uva e di grano.
Ma a me non importava più nulla di niente e di nessuno.
Avevo anche finito la grappa.
Che palle.
Gli occhi mi si stavano chiudendo, ma tanto anche aperti le cose non sarebbero cambiate.
La mia vista era quasi del tutto appannata.
A malapena distinguevo la destra dalla sinistra.
Ma non per questo mi fermai ai lati della strada, anzi.
Continuai a guidare, finché non raggiunsi un piccolo paesello fatto di case a due piani.
Qui dovevo rallentare, ma invece di scalare dalla 4° alla 3°, misi la 5°, affrontando le serpentine a 110 all’ora.
Un cartello stradale indicava che in caso di pioggia o di neve bisognava montare delle catene, tenendosi sui 40 all’ora.
Ma io non ci feci caso.
Anzi…non ho voluto farci caso.
Presi la bottiglia e la gettai sui sedili posteriori, mentre il volante mi scivolava sulle mani, completamente zuppe di sudore.
Girando a destra, l’acqua che aveva allagato la strada fece slittare gli pneumatici, e con essi l’intero abitacolo.
Vidi che la mia auto si muoveva lateralmente, e che si stava dirigendo a tutta velocità verso un portone blindato, forse appartenente ad un garage.
Le ultime cose che percepii, furono il rumore dello sportello del guidatore che si schiantò contro la cancellata, una forte esplosione, e poi il buio.
Buio.

La depressione è uno stato d’animo, che induce una persona a non credere più in se stessa, a sprofondare in un burrone buio e tetro
Con la convinzione di non riuscire mai più a rivedere la luce.
Questo stato d’animo colpisce tutte quelle persone che, nonostante gli sforzi fatti per avere il rispetto del prossimo, e per avere un futuro migliore, sono stati ripagati con niente.
Nulla.
Le persone più tenaci e ottimiste, voltano pagina e ricominciano tutto da capo.
Ma le persone più deboli, si fanno possedere da questo male incurabile, convincendosi che l’unica soluzione possibile per non soffrire è quella di morire.
Di chiudere gli occhi per sempre, sicuri al 100% che il buio che viene dopo la morte, sia molto più bello del mondo corrotto e malvagio, che si è divertito a corrodere i loro animi, come fa l’acido su delle tegole di legno.

In quel disastroso incidente, io persi la vita.
E mai riuscii a sapere se dopo di esso, avevo riconquistato la felicità.

Fine

La mia prima ANGST, spero sia riuscita bene.
la storia di questa fiction è vera, nl senso che me la sono sognata, e c'ero io al posto di Kiba o.O brutto segno XD.
cmq fatemi sapere come vi sembra ;^) see ya
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Andreatorinista