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Autore: AyakoSoul    30/07/2014    6 recensioni
Favij sta per provare un nuovo gioco, consigliatogli da un utente anonimo, ma qualcosa va storto: perde misteriosamente la memoria e viene catapultato in uno strano mondo dove le mentalità delle persone si ricreano sotto forma di esseri viventi. L'unico modo per uscirne è andare in un altro mondo parallelo al primo, Nemes, ed affrontare le proprie Nemesi di tutti i giorni. Ma una minaccia per oscuri motivi sta decimando le Nemesi e, senza di loro, le persone che incarnavano nel mondo vero finiscono in coma e non riescono più a risvegliarsi. Riuscirà il ragazzo a non morire in un mondo che non gli appartiene?
Tratto dal capitolo 3:
“..Favij eh? Che bei ricordi hai trovato. Sembri quasi una persona..vera. Mi sa che ci divertiremo insieme.” una voce lontana gli rimbombò nelle orecchie, mentre il mal di testa continuava a fargli pulsare la tempia.
Dal capitolo 5:
I suoi dubbi si stavano insinuando nella sua testa, mentre il ragazzo con la mano fu talmente veloce che riuscì a provocargli un taglio laterale al fianco con la sola mano, facendogli perdere molto sangue e causargli un dolore indicibile.
...possibile che fosse Favij?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Favij, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Stava camminando verso un orizzonte bianco, in uno spazio del medesimo colore, che pareva infinito. Ormai le facevano male i piedi, ma lei non riusciva a smettere di andare avanti.

Era disperata, anzi, era sola.

E l'unica possibilità di non restare a lungo in quello stato era continuare a viaggiare attraverso UaY, così le avevano detto di chiamarlo, quell'enorme spazio candido. Ma lei sapeva che, in verità, quel mondo era un'altra cosa, ma non riusciva a capire cosa...

A un certo punto, vide un puntino nero all'orizzonte. Il suoi occhi vitrei si illuminarono di speranza, e corse verso quell'unica macchia presente. Però appena le fu vicina, vide che non era altro che una piccola sfera color seppia, anche se sembrava più un buco.

La toccò, e vide che era veramente una piccola voragine perfettamente rotonda.

Pensò che forse sarebbe potuta uscire da lì, così, con la forza della disperazione, afferrò per le estremità il buco e lo squarciò.

Appena vide oltre, il suo cuore perse un battito.

La Terra.

In tutto il suo splendore, con tutti i suoi abitanti.

E un ragazzo, quel ragazzo che continuava a parlare da solo al computer, che anche se era triste si sforzava di sembrare allegro.

E poi, il mondo parallelo a UaY, coi suoi cieli ambrati e i suoi abitanti bizzarri che convivevano con le Nemesi, sempre alla ricerca dei loro padroni.

Da quelle meraviglie, colò all'interno dello spazio bianco uno strano liquido nero che si espanse pian piano, fino a occupare tutto lo spazio e circondarla.

Si voltò, spaventata, a guardare intorno a sé.

Vide Favij in piedi, che la guardava sorridendo, gli occhi scarlatti che risplendevano del potere del Virus. Provò a chiamarlo, ma non riusciva a proferire parola. Così corse verso di lui, gettandosi tra le sue braccia e abbracciandolo.

Non le venne in mente il nome con cui lo chiamava ogni giorno, ma le veniva voglia di chiamarlo in un altro modo.

'Alpha'....

Chiuse gli occhi, appena li riaprì davanti a lei c'era un enorme specchio, e lei non aveva più la tuta nera, ora era pallida come un cadavere, il cerchio sul suo petto era coperto da una maglietta azzurra e aveva dei pantaloni neri.

Sentì una mano che posava sulla sua spalla, si voltò di scatto con un brivido e vide il ragazzo dai capelli lunghi e argentati che la guardava con aria malinconica.

'Ricordati chi sei, Omega. Ricordati il mio nome, Nemes.'

Poi, il buio, mentre le si occludeva la gola e sentiva il respiro farsi affannoso.

In quel momento, capì che UaY era il Nulla.

UaY era un nascondiglio.”

 

 

La ragazza urlò dallo spavento, tirando un pugno nel buio che la affliggeva, colpendo a caso qualcosa che non riusciva a capire cosa fosse, ma sentiva qualcuno che le gridava di fermarsi.

Poi, come se si fosse scordata di fare una cosa così basilare, aprì gli occhi.

Rimase di pietra quando vide che, davanti a lei, c'era Steve coperto di lividi e di graffi, steso a pancia in giù con aria rassegnata e sofferente, lo sguardo sgranato rivolto dietro di lei che ruotava tutt'intorno alla stanza, che aveva le pareti squarciate.

La ragazza si guardò intorno, chiedendosi cosa fosse successo, poi guardò il ragazzo, che indietreggiò accasciandosi contro la parete, che ancora pareva un po' scosso.

-Steve! Cos'è successo?- chiese la ragazza, preoccupata, vedendo il compagno scosso da brividi.

-Cosa hai fatto...- mormorò, guardando in alto.

La ragazza si voltò ad osservare gli squarci nelle pareti, e subito le salirono le farfalle allo stomaco.

Un po' euforica, pose le mani di fronte a sé e cercò di concentrarsi su di esse, ma non successe nulla, e lei aggrottò la fronte. I suoi poteri non erano tornati.

E allora come avrebbe mai potuto combinare tutto quel casino?

Guardò nuovamente il ragazzo, che sembrava leggermente sollevato nel vederla in condizioni normali.

Lei non capiva.

Eppure, se ne accorse in quel momento, la ferita sulla sua nuca non le doleva più, dopo una sola notte. Possibile che per un lasso di tempo molto breve fosse riuscita ad acquisire nuovamente le sue forze per poi tornare “normale”, benché per lei non fosse così?

-Cos'è successo, di preciso?- chiese di nuovo, avvicinandosi agli squarci procurati ai muri.

Sentì l'altro balbettare per cercare le parole da pronunciare, dietro di sé.

-Non so...hai...hai cominciato a urlare nel sonno e...sono apparsi quegli squarci sul muro...era come se qualcosa di invisibile fosse lì a distruggere tutto e...quando mi sono avvicinato mi sei saltata addosso ed hai iniziato ad attaccarmi...il cerchio sul tuo petto si è illuminato...-

Anche se cercava di non darlo a vedere, dalla voce si capiva che era scosso.

E sentì il rimorso salire quando disse che era stata lei a ferirlo, con un po' di agitazione per il fatto che il Cerchio avesse, per un breve lasso di tempo, ricominciato a funzionare.

Guardò un attimo il compagno, vedendo i graffi e i lividi che gli aveva procurato, una morsa che le stringeva lo stomaco.

Continuava a ripetersi di non fidarsi di lui.

Ma, in fondo, non aveva fatto niente di male.

Si chinò in ginocchio accanto a lui, vedendo la sua schiena, curva per il modo in cui si era seduto, alzarsi e abbassarsi con ritmi irregolari per il panico.

Riflettendoci su ancora per qualche secondo, guardando il vuoto, con lo sguardo confuso del ragazzo puntato addosso.

-Posso curarti io le ferite-, si decise a dire, alzandosi e prendendo da un piccolo scaffale posto all'angolo della soffitta, anch'esso con un piccolo taglio laterale, il kit medico.

Mentre iniziava a disinfettargli i tagli sul viso, il ragazzo cominciò a farle delle domande.

-Posso sapere una cosa?-

-Dimmi-, rispose quella, concentrandosi su un punto sotto il sopracciglio dove usciva molto sangue.

-Cos'hai sognato di preciso, per urlare a quella maniera?-

La ragazza rifletté un attimo su come rispondere.

-Ho sognato... un enorme spazio bianco, che veniva inquinato da delle macchie nere...ho sognato...- si fermò, prima di pronunciare il nome “Nemes”. Le faceva uno strano effetto quel nome, e da quando se ne era andato ne sentiva, insolitamente, la mancanza. Poi, i suoi occhi azzurri e limpidi le scombussolavano lo stomaco, ed era come se un piccolo punteruolo le stesse trapassando il cuore, man mano che pensava a lui.

Era qualcosa di simile alla nostalgia...

“Impossibile, non lo conosco e soprattutto l'ultima volta ci ha attaccati...” pensò.

Rimase ancora qualche istante muta, mentre il ragazzo che stava curando la chiamava, confuso.

“Ma allora perché...perché mi sento così male...”

Accadde tutto in un lampo: qualcosa balenò nella sua mente in modo sibillino, pochi istanti che sparirono com'erano comparse.

Un sorriso, la sua mano stretta a quella di qualcun altro.

Abbracciava qualcuno, un essere vestito di bianco.

E vedeva degli occhi blu come il mare, che sembravano volerla risucchiare al loro interno con il loro sguardo benevolo.

-Omega?- continuò a chiamarla Steve, con un tono di voce alto e più preoccupato.

Quando la ragazza si riscosse, una lacrima, calda, solitaria, gli solcava la guancia destra. Strinse gli occhi, asciugandosi il viso.

-Scusa, non so che mi è preso.-

Detto questo, un silenzio di tomba riempì la stanza mentre la ragazza fasciava il braccio del ragazzo.

-Già, non ho finito la risposta...- si giustificò.

-Niente, niente...- balbettò il ragazzo, guardandola con compassione -Ci sono altre cose che mi preoccupano...-

-Tipo?-

-Cos'è quel cerchio azzurro?-

A quella domanda, la ragazza sussultò lievemente, causando un leggero strappo alla benda.

-E'...una fonte di energia ricaricabile. Ormai non la ricarico più, però...è sempre utilizzabile- rispose, in modo frettoloso.

Poté dirsi che gli aveva detto una mezza verità. Non doveva sapere come era possibile ricaricare l'energia, non lo avrebbe mai dovuto sapere...

Mentre ancora chiudeva la garza sui suoi muscoli, si sentì un tonfo provenire dalle scalette che portavano su in quel posto, e dei fiori variopinti si sparpagliarono sul parquet mentre qualcuno gemeva e imprecava di dolore.

Vide alzarsi, mentre si massaggiava il viso e borbottava insulti e accidenti, un ragazzo alto e magro con i capelli castani e riccioli dallo strano ciuffo sporgente. Le sembrò che il suo cuore stesse saltando di gioia: in tutto il casino di quell'inizio giornata, tra il sogno e le cure, non si era minimamente curata della sua presenza.

-Favi!- esclamò, e corse da lui, che ancora era in ginocchio e si massaggiava con cura il bernoccolo che aveva sulla testa, ma si trattenne dall'abbracciarlo di slancio.

La ragazza si guardò un attimo intorno, notando tutte le piante colorate che si erano sparpagliate sul pavimento.

-Cosa sono tutti questi fiori?- chiese, raccogliendone uno vicino al suo piede che aveva sfumature fucsia e lillà e che emanava un odore pungente e dolce.

Quello si alzò e le sorrise.

-Un augurio di guarigione. O non ti piacciono i fiori?- ridacchiò.

Quella scosse la testa, ilare.

-No no! Tutto il contrario, io li adoro!- esclamò con felicità.

Ridacchiò leggermente, in maniera simpatica e un po' imbarazzata.

-Solo che...-

-Cosa?- chiese il ragazzo, che nel frattempo prese il sacchetto che teneva e cominciò a raccogliere ogni singolo petalo per terra.

La ragazza scoppiò a ridere, una risata che riempì la stanza.

-E' un po' buffo tutto ciò...- continuò, singhiozzando dal ridere.

-Effeminato!- disse, e l'altro, un po' irritato, iniziò a scompigliarle i capelli con le mani.

-Ma senti questa stronza! E io che lo facevo per te!- disse, anche se anche lui se la rideva sotto i baffi.

A ridere si aggiunse anche Steve, ora in piedi, che teneva tra le mani un fiore uguale a quello che prima aveva preso Omega.

-Perché hai preso dei fiori dell'animo?- chiese, guardando Favij con un'aria tra il malizioso e il divertito.

-Mi piacevano-, rispose l'altro scrollando le spalle, -Perché?- chiese a sua volta, sistemandosi un ciuffo castano.

Negli occhi azzurri dell'altro balenò un'altra risata.

-Questi fiori se li regalano, durante la stagione di fioritura, gli innamorati, come richiesta di matrimonio- rispose, scandendo bene l'ultima parola.

La ragazza sgranò gli occhi, sentendosi avvampare.

Diede uno schiaffo alla fronte dell'amico, come suo solito, quando era innervosita o imbarazzata.

-Ahia! Ma che ho fatto?!- esclamò l'altro, ridacchiando. Lo divertiva guardare la ragazza così, un po' in imbarazzo ma che faceva la finta offesa. E poi, con quelle guance un po' arrossate era molto carina.

 

 

Steve guardava quei due far finta di litigare per uno stupido fiore, assorto nei suoi stessi pensieri.

A vederli, potevano dirsi fratelli, per come si comportavano. Ma ancora gli sfuggiva il perché Omega e Favij fossero in quel posto, o perché Silvestro li avesse accusati di furto. Era tutto così programmato...o c'era dell'altro? Il ragazzo sapeva che il suo fratellino dagli occhi dorati era stato lì, vicino alla finestra, l'altra sera. Aveva sentito la sua presenza. Poi, se ne era andato, scappato da dove era venuto, con un salto così grande che si era sentito il suo tonfo per terra.

Ancora non aveva iniziato l'azione.

….

“Forse”, pensò Steve, “mi vuole ancora bene. O forse lo fa solo per nostro padre...”

 

 

Quella mattina, un ragazzo pallido e magro dai capelli rossi e gli occhi dorati stava camminando vicino alla foresta che limitava il confine della città, calpestando ogni fiore che gli si parava davanti, a sguardo basso, facendo sbiadire quel trionfo di colori che i bambini venivano sempre ad ammirare nei tardi pomeriggi.

Si mise per terra, la schiena appoggiata contro un grosso tronco d'albero che copriva coi suoi imponenti rami un buon perimetro di quell'area, assicurandogli l'ombra accompagnata da un fresco venticello.

Aveva visto dormire quelli che per suo padre erano considerati i nemici.

Possibile che avesse ragione?

La mattina, prima che si alzasse qualcuno, se ne era andato, ma non aveva visto niente di particolare. Per lui, quelle erano persone normalissime. Eppure, suo padre continuava a sostenere che la ragazza dagli occhi strani fosse l'assassina che stavano cercando. Per questo non aveva agito: suo padre sosteneva così, ma lui ne voleva sapere di più. Lui non agiva impulsivamente.

Lui stava sempre in silenzio, ma rifletteva sempre su ciò che accadeva intorno a lui, forse per questo faceva il detective.

….“E' colpa sua”.

Una stilettata al cuore gli arrivò insieme a quel ricordo lancinante, che scacciò via iniziando a strappare l'erba davanti a sé.

Lui non aveva bisogno di nessuno per essere felice.

Lui non voleva nessuno.

Sotto la rassicurante ombra di quell'albero enorme, si mise a riflettere sulle prossime mosse da fare.

 

 

Dopo aver raccolto tutti i fiori sparpagliati nella stanza, tra un commento sarcastico su Favi e sulla ferita già quasi rimarginata del tutto di Omega, il compagno si mise a guardare tutti gli squarci sulle pareti, un po' preoccupato.

La ragazza aprì la bocca per raccontare tutto, ma qualcuno lo fece prima di lei.

-Infestazioni di topi e gatti. Un putiferio, non credevo che in questa casa succedessero cose cosi incredibili. Sarà perché ci siete voi?- ridacchiò quello, scherzandoci su.

E l'altro, ancora un po' perplesso, li lasciò, dirigendosi verso il bagno al piano di sotto.

In quel momento, la ragazza si voltò con la fronte aggrottata.

-Perché non gli hai detto niente?- sbottò.

L'altro si avvicinò, un sorriso rassegnato sul volto.

-Come pensi che reagirebbe se venisse a sapere di quel che hai fatto? Non è una cosa normale, le persone che riescono a fare queste cose involontariamente vengono definite come mostri.-

L'ultima frase che disse le rimase impressa, un velo di preoccupazione le scese sul volto.

La turbava tenere segreta quella cosa alla persona che si fidava ciecamente di lei.

Steve le pose le mani sulle spalle.

-Sarà il nostro piccolo segreto, okay?-

L'altra annuì, ammutolita.

“...vengono definite come mostri.”

Un brivido la scosse al pensiero.

Sentiva che tutto ciò non avrebbe portato a nulla di buono.

 

 

..….......Messaggio dell'autrice..............

E' tornato Silvy (Silvestro)! *^*

Mi chiedo se vi ricordate ancora di lui....

Comunque, è uno dei miei personaggi preferiti, e vi faccio vedere uno spicchio della sua personalità, finalmente...

Anche se mi devo scusare per il capitolo un po' noioso...scusatemi!

E lo strano sogno di Omega a cosa porterà? Cosa significherà? :3

La scena del fiore ci stava troppo, comunque. Non vedevo l'ora di scriverla!

Ah, e no, non mi ero dimenticata della storia.

Solo che in questi giorni ero perennemente fuori e questo ha causato una...ehm...mancanza di ispirazione...chiedo venia!

Allora ringrazio tutti quelli che vorranno recensire, aggiungere la storia tra preferite, ricordate e seguite! X3

A presto ^^,

 

AyakoSoul

 

PS: Mi scuso se i dialoghi sono segnati in modo diverso dal solito. Sto usando un altro computer, che ha una tastiera che non riesco a usare. Appena potrò, rimedierò!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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