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Autore: Drosophila Melanogaster    30/07/2014    2 recensioni
-Charles ha promesso che non avrebbe mai letto i miei pensieri.- la donna soffiò irritata, sul volto di Erik si dipinse un sorriso tagliente.
-L'aveva promesso anche a me, Mystica. Ed è entrato comunque.- il sorriso si fece più largo, malizioso, insolente.
-Quindi o la nostra cavia vuole essere trovata, o vuole essere fermata.-
- Fallo. -
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Un movimento della caviglia ed essa fu libera dalla mano di Charles. Un altro lieve movimento e la punta della scarpa di Erik si piantò nello stomaco del giovane professore, di nuovo. Altro sangue finì a coprire il pavimento di marmo bianco.
Perché? Perché si comportava in quel modo? Nella testa di Charles risplendevano ancora gli occhi verdi dei due bambini, pieni di terrore, di lacrime. Le due creature piangevano e poteva quasi sentirne le lacrime calde e salate sulle mani, quasi fosse colpa sua.
Le dita affusolate di Charles si poggiarono sulla macchia di sangue uscita dalla sua bocce e le sue dita si sporcarono di rosso, un rosso cupo, simile a quello delle tende che teneva sempre chiuse sulla finestra dell'atrio. - Cosa ti è successo? - Bisbigliò dunque, la bocca impastata dal dolore e ormai impossibilitato a muoversi, gli occhi azzurri acquosi e rossi allo stesso tempo per la vicinanza con il medicinale ancora in fase di sperimentazione. - Mi sei successo tu. -
La mano di Erik si posò in modo delicato sulla guancia di Charles a pulirgli uno schizzo di sangue. Trascinò il dito sulla guancia rosea trascinano la goccia di sangue e sporcandolo persino di più.- Ma guarda che disastro. - Sussurrò portando il pollice coperto dal guanto nero alle labbra e bagnando la stoffa con la lingua prima di frizionare sulla guancia dell'amico per pulirlo da quella macchia che deturpava così tanto il suo bel viso.
- Lasciami in pace. - mormorò sommessamente Charles cercando quasi di sottrarsi a quel tocco che non lo faceva affatto sentire al sicuro come avrebbe dovuto essere. - Non posso certo lasciare che ti sporchi, lo sai, il sangue non va via. - La mano del professore si strinse attorno al polso del mutante in un tentativo disperato di allontanarlo da se. Era paura quella che Erik vedeva? Charles aveva davvero paura di lui? Cosa poteva mai essere successo a quel piccolo topo da laboratorio incredibilmente coraggioso per farlo spaventare a tal punto? Cosa c'era esattamente dietro il suo tentativo di fuggire da se stesso?
Ogni domanda avrebbe potuto avere una risposta in quel momento, erano così vicini che i pensieri di uno passavano nella mente dell'altro e viceversa quasi senza soluzione di continuità perché Charles, troppo debole in quel momento, non era in grado di controllarli, di controllarsi. La mano di Erik si strinse attorno al polso del professore e sul suo viso si dipinse un tenero, lieve sorriso. Poi un rumore. Le porte si spalancarono di colpo e si sentirono distintamente i passi bagnati di un nuovo ospite. Erik si girò allontanandosi immediatamente dal professore ancora steso a terra, i suoi occhi grigi fissi sulla sagoma di un uomo. L'uomo era bagnato fradicio, doveva aver camminato sotto la pioggia fino a quel momento, i capelli rossi, lunghi, gli si erano appiccicati al viso e nei suoi occhi verdi si vedevano la tempesta e il dolore. Il nuovo arrivato non dovette scrutare a lungo la stanza, il pavimento era sporco di sangue, seguì la striscia ed eccoli lì: l'uomo che odiava e la sua innocente vittima.

La luce penetrava da una fessura nel soffitto di quella che era diventata la sua cella. I lunghi capelli ramati ricadevano pesanti sulla sua fronte, le dita magre stringevano il polso del fratello che dormiva. La scia delle lacrime sulle guance paffute trascinava via lo strato di sporco che gli nascondeva la faccia. Il labbro emaciato e violaceo piangeva sangue dopo l'ultimo incontro con il Maestro. Lo portava a vedere la televisione. Gli mostrava la guerra in tutto il suo orrore. Aveva visto la morte in faccia, quella brutta donna che sorrideva coi suoi denti storti, ed ogni volta che distoglieva lo sguardo il Maestro si accaniva su di lui. Strappava i suoi capelli, ammaccava i suoi zigomi una volta rosei e paffuti. Poi lo ributtava nel buco. Suo frTello maggiore dormiva sempre. A lui non portavano da mangiare. E non potevano dividersi nulla, mangiavano in stanze separate. Quando si ritrovavano suo fratello era più stanco, debole, cadeva sulle ginocchia e dormiva tutto il giorno scosso da sogni violenti. Il Maestro era un uomo giovane. Con grandi mani che puntava davanti a se e con le quali compiva magie spaventose. "Sei di una razza inferiore. Lo scarto della mia potenza. E imparerai ad odiare come odio io, per sentirti di un passo più vicino alla nostra grandezza." La sua voce gli incuteva terrore.
Ascoltava ogni sua parola senza fiatare, stringeva i pugni e piangeva in silenzio.

-Sei un mostro.-
Le parole del giovane Walsh rimbombarono ancora una volta nelle orecchie di Magneto. Quella frase che il bambino rosso gli ripeteva tra i singhiozzi, la frase che aveva gridato stringendo la carcassa gonfia del fratello, che aveva inciso sul proprio petto con cicatrici sanguigne. Le parole che aveva udito il giorno in cui lo aveva abbandonato in una grande città, colmo d'odio e rabbia.
-Boetius.-


Nd.A.
Il bell'uomo che potete ammirare nell'immagine (non che gli altri non lo siano...), è il volto che abbiamo immaginato per il nostro Boetius.
Un ringraziamento a chi coninua a leggere, siete adorabili :)
Buona continuazione,
L&R
   
 
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